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Stellantis, la produzione di auto crolla del 37% e torna ai livelli degli anni ’50

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Uno stabilimento francese di Stellantis (credit foto: Stellantis Media).

Stellantis, la produzione di auto in Italia ha subito un crollo senza precedenti nel corso del 2024. Le vetture uscite dagli stabilimenti non hanno superato il mezzo milione: per la precisione sono state 476.090, con un calo del 36,5% rispetto all’anno precedente.

Siamo ben lontani dagli obiettivi del governo. Il ministro delle Imprese Adolfo aveva insistito a lungo Urso per arrivare almeno a un milione di veicoli prodotti. Così come siamo lontani dalle promesse fatte a suo tempo da Stellantis, gruppo automobilistico di riferimento in Italia e che ha nella famiglia Agnelli il suo socio principale. Nel 2024 sono diminuite le auto prodotte e aumentate le uscite di personale e il ricorso alla cassa integrazione.

Il bilancio di fine anno del settore automotive, come risulta da un rapporto della Fim (il sindacato metalmeccanico della Cisl) è un quadro quanto mai negativo per la prima industria manifatturiera italiana. Con cali che vanno dal -21% delle fabbriche di Pomigliano a oltre il 70% per i poli di Mirafiori e di Modena. Con periodi di chiusura prolungati per tutti i centri di produzione.

Bisogna tornare agli anni ’50 per trovare un numero così basso di autovetture prodotte in Italia. Tolti i veicoli commerciali stiamo parlando di 300mila unità.  Solo un anno fa la produzione complessiva si era attestata a più di 750mila veicoli prodotti.

La 500e, prodotta a Torino Mirafiori

Stellantis, la produzione di autoveicoli è vista in ripresa soltanto dal 2026 e tornare sopra il milione di veicolo nel 2030

Come evidenzia il rapporto, la produzione Stellantis è scesa soprattutto nel secondo semestre del 2024. Con frequenti periodi di chiusura degli impianti e oltre 20mila lavoratori coinvolti in cassa integrazione o contratti di solidarietà. Di fatto, uno su due. Secondo Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl, il 2025 non promette una ripresa significativa. Solo nel 2026 è prevista una risalita dei volumi, con un aumento stimato del 50% rispetto al 2024, riportando però la produzione ai livelli di tre anni prima.

Della vicenda si è occupata anche il Financial Times, tenendo conto che Stellantis è uno dei principali gruppi automotivi europei. Ha ricordato l’allarme utili comunicato al mercato nel settembre scorso. A cui hanno fatto seguito le dimissioni – arrivate prima della scadenza – dell’amministratore delegato Carlo Tavares.  “John Elkann, presidente dell’azienda, sta guidando la ricerca di un nuovo CEO“, scrive il quotidiano britannico. “Il cui compito principale sarà quello di risolvere i problemi di produzione in Europa e affrontare le problematiche negli Stati Uniti, dove gli elevati livelli di inventario hanno costretto il gruppo a rivedere le sue previsioni di profitto per il 2024“.

Dopo un lungo scontro per il mancato rispetto dei piani di produzione, Stellantis ha presentato al governo Meloni un nuovo impegno per produrre 1 milione di veicoli in Italia entro il 2030. Ha ribadito il suo piano di investimenti da 2 miliardi di euro quest’anno sia nei veicoli commerciali che nelle auto. Nell’occasione, il piano industriale è stato rivisto con l’assegnazione della piattaforma Small a Pomigliano, destinata alla futura produzione di modelli di auto compatte.

Ora Stellantis deve convincere gli addetti ai lavori che non si tratta solo di un nuovo modo per prendere tempo e – contemporaneamente – salvare la faccia al governo. In particolare dovrà dare rassicurazioni che non guarda solo a una ripresa della produzione ma prevede anche un ruolo degli stabilimenti italiani nella transizione verso la mobilità elettrica.

Al momento, la produzione di autovetture elettriche si limita alla 500e. Un piano per l’annunciata gigafactory di batterie che avrebbe dovuto prendere il via a Termoli verrà presentato solo a metà 2025. Mentre è già diventata realtà la realizzazione di una gigafactory in joint venture con il gruppo cinese Catl in Spagna.

 

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15 COMMENTI

  1. Tra quel bidone del Puretech con cinghia a bagno ( adesso a catena, ma tanto le decine di migliaia di unità prodotte continueranno a creare problemi che costeranno ai rispettivi proprietari ) i serbatoi dell’Adblue che sui diesel Euro6 si guastano in continuazione ( più di 1000 euro di spesa) hanno collezionato una serie di errori ingiustificabili e oltretutto la gestione dei guasti l’hanno scaricata il più possibile sui clienti finali, meritano di sparire nell’oblio.

  2. Mi dispiace molto per tutti gli operai e dipendenti perchè alla fine pagano solo e sempre loro. Ma questo dinosauro/parassita senza idee, senza ambizioni, senza niente di niente deve sparire. Ci danneggia 3 volte: 1) con auto mediocri e costosissime 2) facendo lobby e imponendo dazi alle auto cinesi quindi impedendo a noi cittadini di comprare auto migliori a prezzi più bassi 3) facendosi pagare l’auto due (o anche tre ) volte contando tutti i sussidi governativi (cioè soldi nostri). E aggiungo il quarto danno: finanziando una serie di media che sparano a zero contro le BEV più o meno direttamente (vero gruppo Gedi ?)

  3. Il progetto stellantis ha due ibiettivi:

    – riempire le tasche degli azionisti
    – spillare soldi ai vari governi per continuare a riempire le tasche degli azionisti.

    Il primo è stato raggiunto, sul secondo ci stanno lavorando.

  4. Il terremoto del settore automotive è appena iniziato in Italia ed Europa: tante situazioni (tra prevedibili e previste, altre non molto) hanno portato ad un forte calo della disponibilità economica nel nostro continente; il bene “automobile” è sempre molto caro (a prescindere dalla motorizzazione) e sempre meno persone hanno stipendi in grado di provvedere a tutte le necessità personali e familiari (spese abitazione, cure mediche, asili e studio dei figli).
    Troppa capacità produttiva rispetto alla clientela potenziale, perché una bella “fetta della torta” se la prendono case concorrenti con prodotti molto più moderni (Tesla, case cinesi) ed economici .

    Ancora noi non vediamo la tempesta che sta per arrivare nel mercato cinese, a sua volta affollato da centinaia di marchi (tra grandi, statali e altri poco più che start-up).in un momento in cui anche la Cina soffre del crollo delle esportazioni (a seguito blocchi del periodo COVID e post, e delle crescenti tensioni internazionali) e quindi forte calo del loro PIL

    Tra pochi anni di gruppi automobilisti se ne conteranno pochissimi, forse neppure 10 (magari con vari marchi da gestire) perché le restrizioni al commercio ed il continuo concentrarsi della ricchezza in numeri sempre più ristretti di persone non consentirà più grandi volumi produttivi .

    Stellantis ha veramente poco tempo per confluire in gruppi ancora più grandi e capaci di sostenere il ritmo della crescente competizione internazionale…

  5. Gruppo che ormai sforna calessi a motore a caro prezzo e che se verrà ancora aiutato economicamente dai vari Governi finirà per passare alla produzione di carretti trainati a mano, rigorosamente in Cambogia.
    Il suo destino è ineluttabile, ma d’altronde la Fiat avrebbe già dovuto chiudere 40 anni fa.
    Spero solo che i marchi storici italiani che fanno parte di Stellantis (Alfa Romeo, Lancia, Maserati) vengano rilevati da altri produttori, interessati a riportarli ai dovuti fasti.

    • 40 anni fa (parlo del 1985) l’allora gruppo Fiat attraversava una fase felice grazie al successo in Europa di Uno ed altri modelli come Lancia Thema. I problemi sono iniziati negli anni ’90 del XX secolo, attenuati solo in parte con l’arrivo di Marchionne

      • L’origine dei guai “veri” della fiat ha un nome e un cognone (Cesare Romiti).
        E se non ha iniziato proprio subito a fare danni, lo si deve al compianto Vittorio Ghidella.
        Fuori lui…. 🤦‍♂️

  6. Morto che cammina , le politiche nazionali dovrebbero tutelare chi lavora non chi non lavora , è solo l’inizio , perché altri mercati subiranno questo percorso se si rimane con un meccanismi industriali di prodotti vecchi e sistemi ancora più vecchi , chi ha successo oggi ottimizza ed è lungimirante , chi lo è stato in italia è uscito dal paese per farlo .

    • Non cerchiamo alibi e non cerchiamo di dare colpe e responsabilità a chi non le ha. La verità è che l’imprenditoria italiana sull’automotive è sparita da anni perchè spesso fatta da cialtroni che cercavano solamente di fare profitti a livello finanziario e non progettando invece un futuro tecnologico al passo con i tempi. Stellantis che non è più imprenditoria italiana, ricordiamocelo, ha anche lei al suo interno amministratori e manager altrettanto cialtroni, che si sono riempiti le tasche con enormi profitti fregandosene altamente del futuro tecnologico, non prevedendo nulla di nulla. Le direttive europee sono state approvate da anni, ma gli amministratori di Stellantis hanno continuato ad ignorarle, a non pianificare nulla di nulla. Sarebbero tutti da prendere a calci in culo, ma purtroppo loro sono i padroni di quell’azienda, e non puoi farci nulla. Ma rimane il fatto della assoluta sparizione dell’imprenditoria italiana nell’automotive.

  7. A parere mio un’azienda morta che cercherà di spillare quanti più possibili soldi allo Stato senza investire un €.

  8. L’auto elettrica non c’entra nulla , questi da anni producono auto meno che mediocri vendute a carissimo prezzo, ingiustificato. Ognuno raccoglie quello che semina,i soldi scarseggiano e le persone fanno bene conto dove spendere

  9. Fanno auto di bassa qualità con prezzi alti, le bev poi costano ancora 10k euro più delle versioni termiche… è normale che nessuno le voglia

  10. Parole e investimenti…
    Investimenti e parole…
    Poi i fatti sono, la panda in vendita 16/18000 € più interessi del finanziamento, ma anche la Ypsilon messa in pensione perché era vecchia e brutta e poi costava solo 15000€ e ci guadagnavano troppo poco, sostituita da quella bella e ibrida a soli 25.000€, ma se vogliamo essere fighi la compriamo elettrica a soli 10.000€ in più e poi se vogliamo anche distinguerci dalla massa arriviamo a 40000€!!!
    40000€, 40000€, 40000€, 40000€ 40000€…. Sembra quella pubblicità delle assicurazioni ahahahah!
    Una scatola di tonno con le ruote, talmente piccola che non so neanche se mi ci stá la pancia davanti al volante. E poi dei bei motori con cinghia a bagno d’olio, anche se adesso ci hanno messo la catena, (ma ormai la frittata è fatta).
    E poi…….

    • Che poi dubito ci guadagnassero poco, era un progetto vecchio sicuramente già ampiamente ammortizzato e che offriva poco e nelle versioni più lussuose (ed uscivano frequenti versioni speciali quindi qualcuno le prendeva) non erano così economiche.
      Per il resto poi su mille marchi di auto loro che anche solo esteticamente trovo gradevoli tra quelle uscite negli ultimi 3 anni ne troverò forse 3 e che comunque non comprerei mai. Tra loro e Ford non so chi sia messo peggio.

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