Stellantis e il gruppo cinese CATL hanno annunciato la costruzione di una fabbrica di batterie per le auto elettriche in Europa. Ma non sarà in Italia: la gigafactory verrà realizzata a Saragozza, in Spagna e servirà tutti i marchi del gruppo italo-franco-americano. Per l’impianto che dovrebbe essere aperto nel nostro Paese, a Termoli, tutto è rinviato all’anno prossimo.
Ma si può dire che Stellantis, con la famiglia Agnelli/Elkann primo azionista, abbia tradito l’Italia perché è venuta meno la promessa di apre una gigafactory nel nostro Paese? Quanto hanno pesate le polemiche tra Stellantis e il governo Meloni? E come mai, alla fine, la scelta è caduta sulla Spagna?
L’investimento di Stellantis e CATL è di oltre 4 miliardi
Per rispondere a queste domande, guardiamo la vicenda dal punto di vista di Catl e del governo di Pechino. Si tratta di un investimento ingente, di poco superiore ai 4 miliardi di euro. Il progetto, frutto di una joint alla pari tra Stellantis e il colosso cinese, ha come obiettivo la fornitura di batterie LFP (litio-ferrofosfato) con una capacità produttiva di circa 50 GWh. L’avvio della produzione è previsto per il 2026. La tecnologia LFP, meno costosa ma con una densità energetica inferiore rispetto ad altre tecnologie, punta a produrre auto meno costose per i consumatori.
Se queste sono le promesse, la decisione di Catl appare quanto mai razionale. Stellantis produce in Spagna oltre un milione di veicoli all’anno e vuole crescere ancora. Mentre in Italia, gli obiettivi si sono sempre più ridotti negli anni e per la fine del 2024 non riuscirà a raggiungere il mezzo milioni di veicoli prodotti. Già nel 2023 la produzione è diminuita del 41% nel 2023, a causa della scelta dell’azienda di privilegiare paesi con costi di produzione più bassi, come Spagna, Polonia e Marocco.
Non solo. L’industria automobilistica spagnola produce oltre 3 milioni di auto all’anno ed è diventata la seconda in Europa, nonché l’ottava nel mondo. E più dell’80 per cento è destinata all’esportazione. E con una popolazione con una età media tra le più giovani dell’Europa occidentale, la Spagna vede le vendite interne continuare a crescere. A ottobre le immatricolazioni sono salite ancora del 6%, contro un calo generalizzato in tutta Europa.
Con questa operazione la Spagna si conferma uno dei principali hub dell’auto elettrica europea
In Italia, invece, le immatricolazioni a ottobre sono scese del 10% e complessivamente nei primi nove mesi sono salite del 2,1%, mentre in Spagna più del doppio. Ma è nel comparto dei veicoli elettrici ricaricabili che il confronto proprio non regge. La quota sul parco auto circolante a zero o bassa emissione è del 14,3% contro l’8,6% dell’Italia.
Infine, va ricordato che il governo Meloni aveva prima promesso fondi a sostegno della gigafactory di Termoli. Indirizzando in Molise oltre 250 milioni di finanziamenti derivanti da capitoli del Pnrr. Per poi annunciare – nel settembre scorso – che li ritirava di fronte a ritardi per l’avvio del progetto che avrebbe dovuto dare lavoro a 1.800 persone.
Inevitabilmente, di fronte ai numeri, la cinese Catl non poteva che scegliere la Spagna. Lo ha fatto per confermare la sua leadership. Si tratta del più grande produttore di batterie per veicoli elettrici e di accumulo di energia al mondo. Con una quota di mercato globale che nel 2023 era rispettivamente del 37% e il 40%. Inoltre, con questa operazione si consolida il ruolo della Spagna come hub europeo per la produzione di veicoli elettrici e batterie.
Il governo di Madrid ha concesso aiuti per 357 milioni
Ma non è solo per i numeri complessivi. Il progetto Stellantis sulle batterie ha beneficiato del sostegno del governo spagnolo, che ha concesso 357,8 milioni di euro in sovvenzioni. Come ha specificato il quotidiano economico spagnolo Cinco Dias “questi fondi, destinati anche agli stabilimenti Stellantis di Vigo e Saragozza, hanno reso la Spagna un’opzione strategica per il colosso automobilistico, superando altre possibili localizzazioni”.
A livello europeo, quello di Stellantis è il più grande impianto di batterie in Spagna, superando anche il progetto Volkswagen a Sagunto, Valencia. In questo modo la Spagna si conferma come uno degli hub in Europa per lo sviluppo dell’auto elettrica. E anche questo ha di certo contribuito alle scelte di CATL. Del resto, il governo spagnolo si sta battendo in Europa per confermare le scelte della Ue per accelerare verso l’auto elettrica. Mentre l’Italia è la capofila per chiedere una revisione degli obiettivi al 2035 per la fine della produzione di motori diesel e a benzina.
Ma la scelta è destinata a sollevare nuove polemiche in Italia, visto che da tempo si parla ormai di realizzare una gigafactory negli stabilimenti di Termoli. Per prevenire le polemiche la joint venture ACC, (composta da Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies, si è affrettata a dichiarare che “confermerà i suoi piani nella prima metà del 2025, forte del rinnovato sostegno strategico e finanziario dei suoi azionisti“.
Stellantis, per il momento, ha offerta una sorta di compensazione evitando quasi 400 licenziamenti con la proroga di un anno della commessa a Trasnova. Si tratta dell’azienda dell’indotto che fa attività di logistica a Pomigliano, a Cassino, a Melfi e a Torino. Oltre ai 97 licenziamenti previsti da Trasnova sono stati ritirati quelli delle aziende Logitech, Teknoservice e Csa.
“L’Italia sarà il secondo mercato per stabilimenti”
Una mossa che fa seguito alle dichiarazioni arrivare nelle ultime ore da Jean-Philippe Imparato, attuale Chief Operating Officer Enlarged Europe per Stellantis. E’ il manager più alto in grado, in attesa che la società trovi un sostituto dell’ex ceo Carlos Tavares che ha presentato le dimissioni meno di un mese fa. Parlando alla in radio alla Rai ha cercato di assicurare i sindacati e il governo italiano: “Stellantis considera l’Italia come un punto chiave per il proprio sviluppo. Darò un piano industriale per ogni fabbrica – che sto valutando di questi tempi – per dare una risposta molto semplice al ministro Urso. L’Italia diventerà il secondo mercato europeo per stabilimenti nel 2029″.
Per poi concludere: “Stellantis non abbandona l’Italia e lo faremo vedere a tutti la prossima settimana“. L’appuntamento decisivo, per il momento, è solo rimandato.
Comunque stellantis continua a chiedere soldi per darli agli azionisti, 23 miliardi di utili con stabilimenti spenti e operai in cassa.
Gli unici azionisti di stellantis sono gli italiani che pagano le tasse.
Ogni anno dovremmo essere noi a ricevere i dividendo .
Adesso con le tasse italiane manteniamo anche il governo francese visto che loro ( scemi) sono azionisti.
Aggiungo una riflessione sulla Gigafactory di Termoli.
La possibilità che salti o che venga rimandata lontano nel tempo (2030?) è molto molto concreta.
Se Stellantis ha deciso di costruire con CATL (che ha il know-how delle LFP) è perché avranno già deciso che la nuova 208 e la nuova Corsa su piattaforma STLA small verranno assemblate in Spagna. La nuova 500e partirà con LFP di fornitura e poi si potrà convertire alla fornitura spagnola.
Per le elettriche di più alta gamma STLA medium c’è già la fornitura ACC dalla Francia.
Per fabbisogni aggiuntivi opteranno sicuramente sullo stabilimento da avviare in Germania visto che il mercato elettrico è più vivace e ripartirà più velocemente che in Italia.
E noi resteremo fregati da noi stessi….
Un “clima politico” pessimo verso l’auto elettrica e le fonti enegetiche rinnovabili, un grande ritardo nel realizzare le moderne infrastrutture necessarie, come parchi eolici, fotovoltaici e le direttrici Terna da Sud verso Nord (lungo il cui percorso è presumibile si dovesse trovare anche l’ipotizzata fabbrica ACC a Termoli) e il voto ostile per le sanzioni ai cinesi han portato il “brillante risultato” che a Saragozza sorgerà la nuova fabbrica batterie CATL per Stellantis (che li produce pure l’ “italiana” Nuova Lancia Ypsilon” ).
Poi i cittadini sono pronti a lamentarsi per la perdita di reddito e posti di lavoro….
Quando si apre una nuova era tecnologica occorre perseguirla subito, senza esitazioni. Se nel mondo iniziano a produrre (e vendere) auto elettriche, dovevamo essere in prima linea nelle Joint Venture per produrle anche da noi (come Tesla, ovviamente, puntando all’inizio sul mercato Premium di chi può permettersi uno “sfizio” elettrificato come la Porsche Macan).
Adesso, Salvini, Giletti, Feltri ed altri “santoni” a parte, vediamo se riusciamo a correggere la rotta verso l’autonomia energetica di qui al 2030/35 (ovviamente con F.E.R.) e un’industria che produca tramite energie pulite e rinnovabili, anche veicoli – altrettanto “puliti” e moderni, che ci comprino almeno all’estero … finché pure noi italiani non avremo stipendi migliori (ma ce li dobbiamo meritare).
È vero però che con solo una produzione di lusso non garantisci abbastanza lavoro, da me la Ferrari va benissimo il resto però è in crollo e difatti non si trova molto lavoro. Al di là che andrebbero rinnovati tanti settori non solo l’automotive sia come energia usata che come gestione dell’ impresa.
Sul resto però concordo con tutto.
Non si trova lavoro perché non facciamo (come in USA) operazioni di facilitazione delle imprese: tra lunghi, costosi e tortuosi iter burocratici, scelte energetiche controproducenti ( pur usando attualmente GNL importato, andrebbero facilitate le imprese che vogliono investire fondi privati in F.E.R. e non fare l’opposto).
Diminuire il “cuneo fiscale” dovrebbe essere un target primario di ogni governo, perché aumenterebbero le assunzioni (e quindi ulteriori redditi tassati), incassi di IVA per aumento di consumi interni, ma anche attrarre investitori esterni interessati a produrre con le competenze dei lavoratori italiani, su cui andrebbe investito e curato parecchio la formazione continua, perché il mondo evolve, e così le competenze devono seguire i nuovi indirizzi produttivi.
Se continuiamo a “sbraitare” che vogliamo tornare indietro, a produrre vetture molto inquinanti, che all’estero non ci comprano ( perché arretrate tecnologicamente per certi mercati – asiatico – ed a costi più alti rispetto ad altri siti produttivi mondiali) non c’è da meravigliarsi se perdiamo posti di lavoro, reddito reale in forte calo … ed una Dacia Duster o una Panda ci sembra un obiettivo irraggiungibile…
Speriamo che in futuro cambino i toni della comunicazione ufficiale; leggendo Sole24, Reuters ed altre testate economiche mi rendo conto che ci stiamo attrezzando solo ora, troppo tardi e troppo lentamente… ed il coro sguaiato di persone che pensano “che si stava meglio una volta… torniamo indietro” è surreale…
Servono investimenti per recuperare il tempo perso ed un corretto sistema di tasse (l’attuale sistema progressivo pesa solo sulla classe media ormai distrutta), semplificazioni burocratiche ecc. Il tutto senza che lo stato abdichi il suo ruolo di supervisore e garante di diritti per tutti perché se lasciato tutto al libero mercato si avrà lo stesso un accentramento di soldi e cultura in poche mani da cui discendono le differenze sociali.
Di sicuro non bisogna tornare indietro, anche perché siamo già indietro! Non abbiamo aggiornato il nostro tessuto produttivo, scolastico e sociale per troppo e ora siamo alla mercé degli altri. Il tutto per non voler disturbare qualche arricchito spesso immeritatamente.
Nel caso dell’ automotive sarebbe bene che gli azionisti col controllo si rendessero conto che è colpa della loro cupidigia se sono rimasti indietro… e finanziassero a spese loro le società (con incrementi consistenti di capitale) per organizzare il recupero del ritardo tecnologico ed il miglioramento delle capacità produttive…ma ora è tardi…questa favola non fa’ dormire nessuno tranquillo…e ciò che è probabile è che cercheranno di mantenere a lungo l’ attuale gamma prodotti dislocando fabbriche dove costa meno (magari con la scusa di un “piano Mattei” per aiutare poveri africani a casa loro) e, se la cosa non dovesse funzionare, investire in nuovi affari più proficui come industrie legate al settore bellico o aero-spaziale…o super mainframe con tecnologia quantistica…
Vabbè.. oramai attendiamo martedì 17… e sentiamo il piano Stellantis per gli stabilimenti italiani…
Se il governo non capisce che deve investire (e/o favorire gli investimenti privati) in rinnovabili per ridurre il costo dell’energia, intervenire per regolamentare (leggi ridurre) il costo della ricarica pubblica, facilitare l’installazione di ricariche condominiali ed in qualche modo incentivare l’acquisto di auto elettriche (oppure penalizzando le altre motorizzazioni) non avremo mai una vera crescita delle vendite di auto elettriche e quindi nemmeno investimenti privati per la realizzazione di impianti per la produzione di batterie per le auto.
Anche perché non facendo esperienza il gap di professionalità tenderà a crescere.
Finirà che avremo soltanto forse impianti per le produzioni di nicchia per moto (Podium-Ducati?) ed auto di lusso.
Intanto il governo dopo la revisione della crescita allo 0,5% sta tornando indietro sulla riduzione delle detrazioni fiscali in edilizia. Questo è un buon segno…..magari capirà che deve cambiare registro pure verso l’auto elettrica.
Servirebbe anche spingere su vendere auto a misura d’ uomo che nella maggior parte dei casi sarebbero seg b o c di qualche anno fa ossia hatchback sotto I 430(specie per auto elettriche con pianali nuovi che hanno più spazio a bordo. Quindi ridurre i suv enormi.
Poi magari fare qualcosa per la mobilità su bici che mancano le ciclabili.
Poi beh si saranno accorti che passare da casa in classe g a quelle un classe b o A1 fa risparmiare le famiglie non poco e quindi garantisce più spesa e meno impellenza dello stato di pagare grosse riserve di gas oltre al risparmio sul sistema sanitario e a ridurre la cementificazione se invece che costruire nuovi quartieri (come fanno da me) si inizia a sistemare il nuovo soprattutto quando trovi cittadine come 20 Mila immobile vuoti.
Stellantis continua a promettere, senza mantenere, ma nel frattempo chiede (tanti) soldi mentre i cinesi piazzano le loro fabbriche in Europa come i cararmatini del Risiko così poi avranno ulteriori mezzi di pressione ( e ricatto) sui governi occidentali.
Certo la Spagna conviene anche per il basto costo della energia proveniente anche dai sette reattori nucleari in funzione.
non direi, i reattori nuculari li aveva anche nel 2018, circa 20% del mix, e il suo costo energia era pari all’Italia
dal 2019 al 2024 hanno installato molte rinnovabili utility (agevolate dal Governo Sanchez) arrivando a circa 60% rinnovabili ( e puntano al 100%) e in una manciata di anni hanno dimezzato il costo energia
gli ultimi reattori nuculari residui li vogliono SPEGNERE, già programmato a partire dal 2027, pensa quanto (non) gli servono, una volta che inizi ad installare rinnovabili che producono a 2-4 cents al kwh, meno del costo marginale di utilizzo di reattori già costruiti, e infinitamente meno del costo di reattori nuovi
( 16-23 censt a kwh )
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ci sono poi paesi del Est Europa con anche 40% di nuculare, e in queste settimane stanno avendo prezzi energia alle stelle per le tensioni sul gas
i prezzi energia li abbassi con nuovi impianti economici e veloci da installare in quantità (rinnovabili e accumuli) che riducano la quota di gas nel mix
Non abbiamo ancora capito che l’energia prodotta col nucleare non costa meno, niente più duri del marmo
Scusate se approfitto per un appello: nello stabilimento ENI di Calenzano ci sono stati 5 morti. Avete per caso visto l’amministratore delegato di ENI Descalzi? A 2 giorni di distanza non ha ancora detto una parola ne mostrato il suo bel faccione.
Se l’Italia vuole fabbricare batterie ed auto elettriche deve investire nel settore. Se non lo fa é ovvio che l’industria automobilistica si installa in paesi che investono nel settore, come la Spagna. Per non parlare del costo dell’energia.
Hai perfettamente ragione, se questo governo crea continui ostacoli alla transizione delle auto elettriche perchè fa credere agli italiani che la stellantis gioca sporco? il bue che dice cornuto all’asino