L’elettrico è un foglio bianco
Start up italiane / Sharge Me, la ricarica tra auto (1)
L’idea è di Marin Krosi e Sabrina Velikonja, due giovani triestini, e nasce per combattere uno dei maggiori freni alla diffusione dell’auto elettrica: l’ansia da ricarica. In che modo? Facendo sì che ogni auto elettrica si possa trasformare in una ricarica mobile, che posso rintracciare nelle vicinanze attraverso una app dedicata. Quindi: non vehicle-to-grid, ma vehicle-to-vehicle. L’intuizione è nata nel 2018 dopo un viaggio nella Silicon Valley, con un investimento iniziale di 20 mila euro. E ha riscosso subito notevole interesse, con una nomination tra i candidati all’European Startup Prize. I ricavi di questo business-model derivano da due fonti: una percentuale sulle ricariche e, soprattutto, la vendita in forma anonima della posizione di queste auto agli operatori energetici
Start-up italiane / Daze, ricarica anche senza fili (2)
Daze, per la verità, non è più una start-up: è nata nel 2016 (qui il sito) per sviluppare sistemi di ricarica manuale ed automatica. Ed è via via cresciuta lavorando anche con grandi aziende, come Enel X. E da ultimo i ragazzi di Daze hanno curato il design della wall-box con la quale la Fiat vuole rendere semplicissima la ricarica domestica. Anche per quel che riguarda il montaggio, da effettuare fai-da-te con un paio di viti, senza elettricista (guarda l’articolo). Dazetechnology (questo il nome integrale) è stata fondata fa da due ingegneri meccanici bergamaschi, Andrea Daminelli e Giacomo Zenoni. Dal primo momento ha lavorato a un progetto di ricarica senza fili e nel febbraio 2018 il primo prototipo di Dazeplug ha ricaricato una Nissan Leaf. Dallo scorso anno Dazeplug è diventato disponibile all’acquisto, primo caricatore autonomo conduttivo per veicoli elettrici al mondo a essere commercializzato. Ed è stato premiato da Motus-e (primo posto assoluto) nella Call for StartUp 2019 (qui i dettagli).
Ricarico ti organizza il viaggio, per rifornire e non solo
In mezzo a tanti nomi inglesi, ecco Ricarico, start-up che si propone com piattaforma per pianificare il proprio itinerario tramite un semplice sistema di prenotazione online. Come? Sul sito si spiega che “Ricarico si pone come intermediario tra Driver, proprietari di veicoli elettrici, e Host, proprietari e gestori di colonnine elettriche o Wallbox). Inoltre mette a disposizione dei membri della comunità la propria tecnologia per gestire e prenotare i servizi di ricarica e quelli complementari (ristorazione, alloggio, intrattenimento, etc.)“. Non si tratta solo di colonnine pubbliche, ma anche di installazioni di privati che fanno della ricarica un motivo di attrazione (per esempio una cantina vinicola: mentre ricarica il cliente assaggia e compra). Ricarico ha da poco spento le prime due candeline: l’ha fondata nel marzo 2018 Armando Foschini, partecipando all’ “Incubation Programme” promosso dall’Università La Sapienza e Luissenlabs.
GoVolt, il sogno di Giuliano e Istvan
La mobilità elettrica nell’ultimo decennio si è sviluppata soprattutto grazie allo sharing e alla possibilità di testare un’auto o uno scooter di flotte condivise. Giuliano Blei, ex analista finanziario con esperienza nella gestione degli investimenti, ha fondato GoVolt nel 2017, perseguendo il sogno di diventare imprenditore. Con lui un altro giovane imprenditore, Istvan Szentkereszty de Zagon.
Che cos’è GoVolt? È uno scooter-sharing pensato e progettato per essere totalmente eco-sostenibile. “La sua flotta”, scrive BHeroes.it, “percorre le strade di Milano utilizzando veicoli elettrici a zero emissioni. Veicoli che sono i primi al mondo ad essere costruiti in SMC (Sheet Moulding Compound), materiale altamente leggero il cui processo di polimerizzazione a caldo permette di ottenere un manufatto perfettamente omogeneo e stabile“. Gli scooter in flotta sono 400, con oltre 24 mila utenti iscritti.
Parlando di ME, forse vale la pena di ricordare il designer Sergio Mori, purtroppo scomparso prematuramente qualche anno fa. Credo che il creativo bresciano abbia saputo imprimere nello scooter i tratti tipici della progettualità italiana, ovvero la capacità di osservare la realtà e di tradurla in materia “viva”, andando oltre il semplice concetto di tendenza. Per un curioso caso del destino, la sua opera risulta peraltro molto simile alle ricerche sui ciclomotori di Pio Manzù, altro talento del design mancato troppo presto.
Veramente interessanti questo progetti il V2V forse il più ambizioso. Tragedia del ChaDeMo, che lo propone da anni con il modello di sviluppo obsoleto anni 90 che alla fine non ha portato a niente!
In più loro devono anche monetizzare il servizio non ho veramente idea di come faranno, ??.