Finanziamento-record per Spiro, startup africana della mobilità elettrica. Cento milioni di dollari per espandere la propria rete di battery swap e moto elettriche in Africa e favorire la mobilità urbana green sul continente.
Spiro si è fatta un nome nel segmento della mobilità elettrica su due ruote. Ad oggi, l’azienda dichiara oltre 60.000 moto elettriche operative e una rete capillare di circa 1.200 (alcune fonti dicono 1.500) stazioni di scambio-batteria in circa sei Paesi africani (Togo, Benin, Ruanda, Kenya, Uganda e Nigeria).
Il suo obiettivo è superare le 100.000 moto in circolazione entro la fine del 2025, con un aumento del 400% sull’anno precedente.

Spiro ha beneficiato di questo cospicuo investimento, guidato dal Fund for Export Development in Africa (FEDA), braccio di investimento ad impatto della Afreximbank (Banca Africana di Esportazione e Importazione), con un apporto di 75 milioni di dollari. Il resto proviene da altri investitori strategici.
Il finanziamento non andrebbe a beneficio del solo sviluppo dei veicoli, ma anche alla manifattura locale, alla produzione di batterie, all’integrazione con energie rinnovabili e alla creazione di una catena del valore africana nel trasporto elettrico.
L’operazione della FEDA punterebbe quindi a scopi molto più ampi: attraverso un player importante come Spiro ridurre la dipendenza dalle moto usate a benzina importate e a stimolare il commercio intra-africano e l’industrializzazione regionale.
Africa, terreno fertile per l’elettrico, ma…
Molti mercati africani presentano ostacoli all’adozione di veicoli elettrici tradizionali, come le infrastrutture di ricarica poco diffuse o le reti elettriche intermittenti. Il modello di Spiro, se debitamente diffuso, mitigherebbe in parte questi problemi grazie alla rapidità del cambio-batteria e alla riduzione dei costi operativi.
In particolare, Spiro segnala che in Africa le moto elettriche costano circa il 40% in meno in acquisto rispetto ai modelli a benzina nuovi e fino al 30% in meno per chilometro in operatività.
Secondo il CEO Kaushik Burman, la combinazione costi inferiori + zero downtime rende il modello “particolarmente adatto ai taxi-moto (boda boda, okada) che coprono quotidianamente molti chilometri“.
Nonostante la visione promettente di Spiro, sull’implementazione della mobilità elettrica su due ruote in Africa permangono ancora diverse incognite. Dalla scalabilità della produzione locale ai problemi legati a manutenzione e durata delle batterie in condizioni africane complesse (calore, umidità, infrastrutture deboli), finendo con la concorrenza dei veicoli a benzina, diffusissimi e spesso poco regolamentati.
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// problemi legati a manutenzione e durata delle batterie in condizioni africane complesse (calore, umidità, infrastrutture deboli) \\
Avranno optato per la chimica LFP (che dovrebbe anche costare meno..) In questo caso speriamo non ci siano problemi di autonomia vista la minore densitá energetica che si aggiungerebbe alla rete di ricarica non ottimale..