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Sostenibilità dopo il coronavirus? Parte l’offensiva “liberi tutti”

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Che ne sarà della sostenibilità dopo il coronavirus? Che ne sarà della lotta ai cambiamenti climatici e della mobilità elettrica? Qualcosa possiamo già immaginarlo. Ci aiuta a capirlo (tra virgolette) l’intervista al presidente dell’Anfia Paolo Scudieri pubblicata ieri dal Corriere della Sera.

All’industria dell’auto, sostiene, «vengono attribuite colpe che non ha» e le si chiedono sforzi  onerosi per rispettare limiti «autoimposti».  Ma dopo il «doppio choc del coronavirus», prosegue Scudieri,  ci saranno «meno capitali per affrontare la transizione». La sua ricetta? «Ci vuole realismo: bisogna spostare gli obiettivi fissati per il 2030 di almeno cinque anni». Una campana a morto per l’auto elettrica. E non solo per quella: libera l’auto, liberi tutti.

Sembra la tragica, beffarda,  risposta all’appello lanciato dal direttore di Sapere Nicola Armaroli nell’editoriale che apre l’ultimo numero della rivista scientifica del CNR e che pubblichiamo qui sotto.

 

  “Nuove emergenze, si faccia tesoro della lezione”

 

                                             di Nicola Armaroli

Noi nati negli anni ’60 siamo cresciuti a pane e Guerra fredda. Ai tempi del liceo abbiamo manifestato contro le basi missilistiche in Europa e abbiamo macinato film e libri che parlavano di spie, rifugi antiatomici e inverno nucleare. Era tutto sommato un mondo semplice: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra.

Il prof. Nicola Armaroli

Scagli la prima pietra chi non ricorda il babbo o il nonno sbraitare contro amici che avevano un’opinione opposta alla loro su buoni e cattivi. Nel mondo tagliato con l’accetta della nostra infanzia e gioventù abbiamo rischiato ripetutamente di essere cancellati dalla faccia della Terra da una guerra nucleare. Ogni volta, però, abbiamo avuto la fortuna di trovare uomini intelligenti e coraggiosi che hanno evitato il peggio, tra questi l’astro nascente Bob Kennedy (principale consigliere del fratello Presidente, John) nel 1962 o l’oscuro colonnello dell’Armata Rossa Stanislav Petrov nel 1983. Due persone cui l’umanità non è stata particolarmente grata.
Con questa formazione culturale – e con la cicatrice del vaccino del vaiolo ben stampata sul nostro braccio – noi ragazzi della Guerra fredda siamo rimasti costernati dall’attacco non convenzionale di COVID-19. Il mostro è arrivato dalla Cina: fin qui i nostri schemi, che prevedevano invasioni comuniste da est, hanno tenuto. Tuttavia, si è fatto strada senza fuoco e fiamme, e ci siamo rassegnati all’invasione solo quando siamo stati confinati in casa con il nemico in corpo. Tendiamo infatti a credere solo alle cose che vediamo, quindi rigettiamo istintivamente l’idea di un oggetto di circa 100 miliardesimi di metro che si riproduce silenziosamente dentro le nostre cellule. Mentre vi scrivo, molti cittadini di tutta Europa (e non solo) credono ancora che il killer invisibile non li riguarderà: pare non si trovi nessuno che abbia il coraggio di deluderli. Fra pochi giorni se ne pentiranno.
Era impossibile prevedere il mostro? No, i centri di ricerca e le autorità sanitarie internazionali sollevavano da tempo l’allarme. Nel maggio 2017 una copertina inquietante del settimanale Time scriveva: “ATTENZIONE: non siamo pronti per la prossima pandemia”. Evidentemente, non era un segreto di Stato. Del resto quasi nessuno lo sa, ma l’abbiamo già scampata più volte: nel 2016 il virus H7N9 (la cosiddetta “aviaria”) ha causato la polmonite nell’88% degli infettati, di questi il 75% sono finiti in terapia intensiva e il 41% sono morti. Se il virus H7N9 acquisisse la capacità di passare da persona a persona risolverebbe in modo sbrigativo il problema della sovrappopolazione, sconquassando la nostra civiltà. Anche Ebola rimane un rischio piuttosto serio.

 

Di fronte a queste minacce esiziali e certificate, assistiamo in questi giorni al pietoso spettacolo di governi che sbarrano i confini o vietano l’esportazione di dispositivi medici. Non esiste un minimo di coordinamento internazionale per affrontare un rischio globale con caratteristiche uniche: non è geograficamente confinabile, distrugge le persone da dentro e non da fuori, colpisce duramente i soccorritori, lascia intatte tutte le infrastrutture tranne quelle ospedaliere.
Ancora una volta agiamo solo in base all’emergenza, e questo è disperante. Nell’emergenza, però, adottiamo in breve tempo misure straordinarie che solo tre giorni prima ci sarebbero parse fantascienza.

 

Lo dico con forza: la nostra civiltà – complicatissima e interconnessa, lontana ormai anni luce da quella della Guerra fredda, ma ancora più fragile – è con il grilletto alla tempia a causa non di uno, ma di tre rischi micidiali che richiedono sforzi internazionali drastici e immediati: cambiamento climatico, pandemie, e (ancora) guerra nucleare. Che la batosta serva a stamparci nel cervello questa scomoda verità.
Bob Kennedy e Stanislav Petrov ci mancano tanto. Cercansi leader e persone coraggiose e lungimiranti all’altezza di quello che non possiamo più rimandare.

A nostro parere

Ha ragione da vendere Nicola Armaroli: l’epidemia COVID-19 dovrebbe insegnare all’umanità che un rischio preannunciato si trasforma in una catastrofe materializzata  se non lo si affronta prima che diventi un’emergenza. Se questo è vero per una pandemia, lo è dieci volte di più per la crisi climatica. Per due motivi. Primo: le conseguenze sulla vivibilità del Pianeta  sono l’estinzione, e non “solo” i milioni di morti. Secondo: l’inerzia dei fenomeni, una volta innescati, è di decenni o secoli, e non “solo” qualche anno.

Se l’umanità fosse capace di esercitare un “raziocinio di specie” facendo tesoro della  lezione, dopo il coronavirus ripartirebbe buttandosi a capofitto nell’ impresa di prevenire la successiva catastrofe, quella climatica. Ne sarà capace? Speriamo di sbagliarci, ma nutriamo forti dubbi. Abbiamo visto i grandi della terra  fare lo struzzo fino a due giorni prima che il virus dilagasse fin dentro le loro porte di casa. Non possiamo immaginare che facciano diversamente in futuro, quando sarà finita, e l’economia globale sarà ridotta in macerie.

Quel giorno la nuova priorità sarà ricostruirla. Ancora una volta in emergenza; la prima che si scorge oltre il naso. E come sempre è avvenuto nella storia, la logica del business chiederà «realismo»; in altre parole,  di andare per le spicce. Clima, transizione elettrica, sostenibilità, Green Deal? Solo intralci. Come i limiti alle emissioni auto, che il presidente dell’Anfia Scudieri vorrebbe congelare, ma «solo per cinque anni». Come se metà del decennio che tutti gli scienziati indicano come la “dead line” per evitare la catastrofe fosse tutto sommato un compromesso accettabile. Purtroppo, invece, è esattamente il ritardo che ci farebbe perdere l’ultimo treno per salvare il Pianeta. L’Inferno non può attendere. Prepariamoci a una dura battaglia.

LEGGI ANCHE: E dopo il coronavirus saremo davvero migliori?

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15 COMMENTI

  1. Non abbiamo piu` tempo per accettare le loro idee balorde, e` il consumatore che deve dare impulso alla produzione di auto che e` giunto il tempo per le emissioni zero perche` dopo le auto sara` il momento dei furgoni poi del trasporto pesante ecc. ecc.
    I vari Manley and amici di merende parlano con il loro portaoglio in bocca ed il consumatore gliela puo` chiudere quella bocca.
    Capisco che non tutti possono permettersi un`auto elettrica o non la possono ancora gestire perche` sprovvisti di parcheggi riservati in grado di permettere la ricarica notturna, non dico che domani tutti avranno l`auto elettrica ma chi se la puo` permettere ha l`obbligo verso tutti e verso il pianeta di fare questa scelta.
    Poi e` giusto che chi inquina paghi e quindi ben vengano ancora gli incentivi per chi del mondo se ne frega.

  2. Le sorti dei trasporti elettrici su gomma
    Non puo essere lasciate in mano agli industriali tradizionali

    Basta riccordare la battaglia infinita che le administrazioni delle singoli continenti ha dovuto fare nei anni 70 prima negli stati unti poi in Europa per impore le marmite catalitiche che sembrano oggi completamente scontate

    Riccordiamoci che Tutti costruttori USA si sono alleati nel 2001 negli Stati Uniti per mettere fine al programa New Generation Vehicules Partnership L’EV1 la Honda Rav 4 elettrica il Pick up elettrico Ford sono tutti stati maccinati nel 2001 dalle stesse mani di chi aveva ricevuto i sussidi per crearli

    Riccordiamoci che gli stessi costruttori anche i piu vertuosi Toyota in testa hanno fatto blocco nel 2020 contro il principio di rafforzamento delle norme antiinquinamento nello stato della California reputato per essere il piu inquinato degli USA

    Per mettere al riparo le nuove generazioni dobbiamo comperare oggi machine elettriche che diventano competitive solo con l’aiuto della produzione di massa

    Oggi il consumatore ha gia un ampia scelta di veicoli elettrici con provenienze di tre continenti con taglie prezzi molto diversificati scelta che viene sostenuta dal presenza di un mercato del usato grazie al lancio providenziale 10 anni fa dei programi Veicoli elettrici di Renault Nissan Tesla

    Darwin ci insegna che la velocita di evoluzione un garanzis di sopravivenza Il mercato VE del 2025 che dovra andare velocissimo avra estremamente bisogno del mercato del usato di produzione VE 2020 e cosi via.

    Tesla e riuscita a fare miracoli scegliendo dalla Tesla 3 in su la giusta scala dimensionale sia sulle tempistiche che sul gigantismo della produzione di massa.

  3. Le auto immobili di questo momento storico, le tasse di circolazione e le assicurazioni da pagare, i distributori di carburante in letargia e la possibilità di smart working e di università telematica indirizzeranno inevitabilmente verso servizi di mobilità individuale.

    Un canone e via andare.

    Liberi dalla necessità di possedere, di essere proprietari di chissà quale vettura.

    Un canone per un servizio che sarà sempre più conveniente, perché le persone non saranno più propense, come avveniva prima, ad acquistare un’auto ed i produttori accumuleranno la produzione perché non riusciranno a vendere come prima dell’avvento dell’era Covid 19.

    Quale miglior occasione per avvicinarsi senza titubanze alla mobilità elettrica?

    Quale miglior occasione per ripensare al design dell’auto immobile, diventata oggi, improvvisamente meno significativa, meno desiderata di un carrello pieno del supermercato?

    Una vettura elettrica essenziale e funzionale, che si ricarichi senza problemi collegandosi in strada con altre di servizio, cedendo o fornendo nel caso energia.

    Ma servirebbe di più.

    Servirebbe l’autoguida e vetture con la consapevolezza delle funzioni: puntuali quando servono, autosufficienti senza l’assillo di doverle caricare, sicure nel traffico.

    È però evidente a tutti che l’arrivo della panacea che tutti aspettano, il vaccino, ristabilirà gradualmente i precedenti rapporti.

    Se non arrivasse, allora servirà ben altro.

    Non sarà certo sufficiente l’app per combattere il Coronavirus, come ha richiesto la ministra Paola Pisano.

    L’app non risolve i problemi perché le banche dati ASL dei contagiati non sono attendibili e il numero degli inconsapevoli portatori sani non è rilevabile se non attraverso i tamponi.

    Per cui, a cosa serve una app se non abbiamo un’attendibile banca dati a cui collegarla?

    A cosa serve rilevare la temperatura per le strade, semplicemente lanciando un’occhiata, se i portatori sani consapevoli ed inconsapevoli non hanno la febbre?

    Bisogna poter disporre tutti di un web-tampone evoluto, tipo etilometro. Soffi, e se sei positivo, ecco l’immediato responso e tramite web vieni iscritto alla banca dati ASL Igiene Pubblica e individuato tramite la app, garantendo la privacy.

    Questo è ciò che serve adesso.

    Sperando che non debba servire anche dopo, anche se, consoliamoci, sarà senz’altro meglio che portare una mascherina.

  4. Tutti coloro che sono contro l’auto elettrica o sono nell’indotto dell’auto a combustione interna oppure sono prezzolati. Non dimentichiamoci che i petrolieri hanno investito un miliardo di dollari per screditare l’auto elettrica e chi li ha intascati fa di tutto per raggiungere l’obiettivo (e guadagnarsi i soldi della missione), anche solo quello di creare confusione, e nella confusione chi deve spendere dei soldi resta conservatore, preferisce restare in quello che conosce, e questo per petrolieri & c. è una vittoria.

  5. Purtroppo, l’Italia è già indietro di almeno 8 anni rispetto ed altre nazioni Europee come Francia, Inghilterra, Norvegia, Olanda, Svezia… etc. Non credo proprio che i dati che abbiamo a disposizione possano portare ad un ulteriore ritardo di anni. Il ritardo in produzione e vendita nel settore automobilistico, per via del covid-19 colpirà più le auto a combustione che le auto elettriche. Infatti, a livello internazionale, Tesla ha già ordini che soddisfano oltre 18 mesi di produzione per Model 3, Model Y, Cybrtrk e Roadster 2.0 Qualcosa di simile anche power Kia Niro EV e Hyundai Kona EV. Non credo che molte delle auto a combustione abbiano la stessa richiesta.

    • Gli ordini sono un conto, le vendite un’altro. Bisognerà vedere quanti ordini verranno confermati quando ci troveremo alle prese con una recessione globale

  6. Beh i danni all’economia dovuti al Virus Cinese sono tali che il lusso delle auto elettriche non ce lo possiamo più permettere. Il blocco del traffico ha evidenziato come l’inquinamento non sia diminuito, anzi le pm 10 sono aumentate, perché il traffico incide al massimo sul 2% dell’inquinamento totale. Il biossido di azoto non ha subito variazioni particolari anch’esso. La CO2 è un falso problema, visto che è il cibo delle piante e SICURAMENTE non è causa di alcun riscaldamento globale visto CHE NON CI SONO PROVE SCIENTIFICHE MA SOLO CHIACCHIERE DI GIORNALISTI, POLITICI E FINANZIERI CHE VENDONO CARBON TAX CREDITS.
    Il castello di carta dei pseudo ambientalisti alla Al Gore è finito. Che vuol dire? Che le EVs spariranno? No, assolutamente. Semplicemente dovranno farsi spazio solo con le proprie gambe, senza aiuti politici che OBBLIGANO I CONSUMATORI E TASSANO I CITTADINI PER FAVORIRE GLI AMICI industriali “verdi”. Se le EVs sono buone e ottime vendono, sennò no. E la lotta all’inquinamento? Quella rimane, ma l’inquinamento vero, non quello dei Gretini, che vuole centinaia di miliardi di euro per non risolvere niente ed arricchire le elites Verdi globaliste apolidi e compagni di merenda di Soros e Rotschild.

  7. Il problema non sarà rappresentato dalla transizione elettrica perché essa non sarà un bisogno primario dei singoli individui.

    Questo contagio globale disintossicherà per un po’ di tempo tutti noi dalla dipendenza dei consumi materiali ritenuti necessari per abitudine.

    Un’abitudine che ha offuscato la qualità della vita, sottovalutando le reazioni dei sempre più esclusi da quello che chiamiamo sviluppo economico.

    Questo non vuol dire che si ritornerà all’affresco cinematografico di “Mon Oncle” di Tati: la critica del modernismo di oltre sessant’anni fa.

    Se non arriverà un vaccino, il bisogno primario di ognuno di noi sarà lavorare, studiare, mangiare, limitare i contatti e dotarci di tecnologie che ci consentano di individuare le minacce nei contesti.

    Senza un vaccino efficace sarà inevitabile l’evoluzione transumanista dell’uomo.

    Questa pandemia ha già imposto in Cina nuovi terminali e app per individuare chi ha la febbre e chi è che ha la febbre, dove abita, dove lavora, se ha commesso reati, se paga le tasse, cosa mangia e perché si trova lì.

    Immediatamente. Basta uno sguardo.

    Tra non molto sostituiranno gli smart phone con occhiali connessi ad intelligenza artificiale per arrivare a neuroprotesi in grado di aumentare percezione e stimolare la cognizione. E voi non vorrete essere da meno. 

    Per non rischiare contagi, per migliorarvi ed essere migliori degli altri diventerete trasumanisti.

    Prima venderanno gli occhiali. Mi correggo, se volete vedere chi ha la febbre, li potete già acquistare, in calce troverete il sito.

    Poi, il vostro cervello potrà collegarsi istantaneamente ai big data con un impianto neuronale.

    E sarete voi a volerlo ed a pagarlo. Costi quel che costi.

    Ecco il transumanesimo: la simbiosi dell’uomo con l’intelligenza artificiale e i big data per stare al passo con le nuove tecnologie. 

    Senza impianto nel cervello sarete esclusi perché inutili.

    Di fronte a questo scenario transumanista quanto conterà la transizione elettrica della mobilità?

    Chiedetelo a Elon Musk che ora, grazie a questa pandemia, ha tutte le condizioni ideali per lanciare Neuralink.

    Sarà Neuralink l’emblema del trasumanesimo, come Tesla lo è stato per l’auto elettrica.

    Con Neuralink si andrà oltre gli smart phone: la connessione istantanea ai big data con il sistema nervoso. Il Vostro.

    A presto.

    Sapere è potere.
    (Francesco Bacone)

    Eccovi alcune realtà che prefigurano oggi gli scenari prossimi venturi.

    Chi ha la febbre e chi è che ha la febbre. È già in quarantena o è da isolare?
    https://www.tgcom24.mediaset.it/2020/video/coronavirus-un-casco-per-provare-la-temperatura-a-distanza_16461383.shtml
    https://www.ilsole24ore.com/art/i-poliziotti-cinesi-dotati-occhiali-il-riconoscimento-facciale-AES1mewD

    La app che vi rivela i contagi attorno a Voi, mentre camminate o siete nella metropolitana e nel quartiere dove abitate.
    https://www.rsi.ch/news/mondo/Covid-19-due-mesi-da-Wuhan-12870692.html

    I vostri nuovi occhiali.
    https://www.llvision.com/html/index.html

    Neuralink, di Musk. Oltre gli smart phone: la connessione istantanea ai big data con il sistema nervoso. Il Vostro.
    https://forbes.it/2019/07/18/elon-musk-neuralink-collegare-mente-umana-e-computer/
    https://www.youtube.com/watch?v=r3sAGIqi5cM

    L’affresco cinematografico di Tati: “Mon Oncle” la critica più feroce al modernismo, perché ironica e dilagante. Tati aveva capito tutto oltre sessant’anni fa. Per i neoumanisti è, e resterà oltre.
    https://www.dailymotion.com/video/x6mf28a

      • Eppure se non troveranno un vaccino ed altri ancora per fronteggiare queste epidemie si arriverà inevitabilmente a Neuralink.

        Guardiamo oggi alla Cina con speranza per capire come hanno fatto e cosa ci servirà.

        Ora però, il problema per noi è fronteggiare questa minaccia per superare l’adesso.

        Il problema non è stare chiusi in casa quando fuori c’è il sole.

        Il problema è la generazione della ricostruzione che se ne sta andando.

        Il problema sono i giovani che assieme a loro ci lasciano, i medici e gli infermieri che rischiano la vita lavorando disperatamente per assistere chi non possono guarire.

        Il problema è, che allo stato attuale, non abbiamo ancora le conoscenze per capire perché alcuni si ed altri invece, no.

        Perché guarisci e poi ti ammali di nuovo. 

        Perché contagi altri senza avvertire sintomi. 

        Ma qui potrò verificare di persona. Mia moglie è positiva e se io nel frattempo non mi ammalo e nei prossimi giorni mi sparirà completamente la tosse e l’irritazione ai polmoni allora sarò il classico e fortunato “portatore sano”. 

        Però a quel punto non vorrò più sentir parlare di infetti asintomatici perché potrò confermarvi che i sintomi ci sono. Eccome.

        Spero ovviamente che non accada il contrario.

        Di questi tempi, tutto il resto non conta. E se prima è contato qualcosa, dopo, sarà del tutto relativo.

        Quello che sta accadendo sta segnando e segnerà chiunque.

        Credetemi.

        Nel frattempo: state attenti, state al sicuro.

        • Caro Alberto, tutta la nostra solidarietà e il nostro incoraggiamento. Capisco che per noi è facile guardare al dopo coronavirus pensando solo all’economia, alla ricostruzione, alle polemiche fra ambientalismo e realismo. Il tuo dopo coronavirus ha priorità del tutto differenti. Un abbraccio forte.

          • Mia moglie mi ha appena detto che hanno chiuso a chiave in casa, lo zio del ‘30, decano dei farmacisti della provincia di Varese. Fino a ieri era al bancone senza mai cedere un momento, accada quel che accada.

            Adesso è rinchiuso in casa, risentito per questo sopruso nei suoi confronti. Gli altri farmacisti lavorano e lui no. Lui che è da sempre il riferimento per tutti.

            Questa è la generazione che mancherà a tutti noi.

            Vorrei tanto dar torto a Mattarella. Ma purtroppo ha ragione.

            Questa è la generazione punto di riferimento per i giovani e sta sparendo.

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