Il nuovo contributo al dibattito su mobilità e inquinamento a Venezia arriva da Fabio Cavaletto, fondatore della cooperativa Sestante che organizza escursioni in barca elettrica nella laguna. Interessanti le sue proposte, tutte da leggere
In questi mesi abbiamo dato voce a numerosi protagonisti della nautica elettrica veneziana, da Piero Tosi a Franco Moro, a politici con il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta – aspettiamo, ancora fiduciosi, un riscontro dall’assessore alla mobilità Renato Boraso anche per capire la sua proposta di ZTL elettrica– ad associazioni ambientaliste come Legambiente che hanno fatto il punto, non buono, sulla mobilità sostenibile nella città più bella, e allo stesso tempo tra le più fragili, del mondo.
Oggi il contributo è offerto da un protagonista economico e sociale cittadino: Fabio Cavaletto, fondatore, con Alessandra Tosi, della Cooperativa Sestante di Venezia che porta in giro piccoli (soprattutto) e grandi per ammirare le bellezze naturalistiche della laguna. In silenzio, andatura slow e a emissioni zero.
Fabio è il comandante della motonave Raptus, ma pure un tecnico che negli anni si è sporcato le mani e fatto lavorare il cervello per motorizzare la barca. Nel 2008 ha “elettrificato” un catamarano da 11 metri per 2,40 e in tre mesi, senza un goccio di carburante, ha navigato da Venezia a Genova, la circumnavigazione dello stivale, in elettrico.
La proposta del contratto di laguna
L’aria e l’acqua di Venezia sono inquinate. Che fare? “Io propongo, sull’esempio del contratto di fiume sperimentato in altre parti d’Italia il contratto di laguna. Far sedere allo stesso tavolo tutti i portatori d’interesse e trovare punti di contatto – propone Fabio-. Sarebbe una soluzione, nonostante si vada a scontrarsi con tante persone, perché in laguna ci sono troppi enti competenti: la Provincia, il Magistrato delle Acque e tanti altri ancora. Serve una programmazione a monte”.

Con Fabio andiamo sul concreto: “Il problema fondamentale è che non si vuole veramente una mobilità elettrica. Noi siamo andati in Comune e precisato che non volevamo soldi, ma vantaggi sui posti dove andare”. Insomma come nelle aree marine protette con zone riservate solo alla vela e all’elettrico? “Si perché si tratta di zone naturalistiche. Chi ci sceglie, sta con noi tutta la giornata, facciamo un turismo lento”.
D’obbligo una riflessione sul futuro: “Le imbarcazioni consumano più di un’auto e pure di un camion. La nostra, faccio un esempio, pesa ben 72 quintali. Ma non si interverrà fino a che non si toccherà il fondo. Perché le grandi navi mantengono i motori accessi? Per avere la corrente. Servono limitazioni su questi aspetti non secondari”.
Il nodo ricarica in centro storico
Un’altra osservazione per nulla banale riguarda il centro storico e le imbarcazioni dei residenti dove devi poter avere la possibilità di ricaricare le batterie: “Non si possono montare i pannelli fotovoltaici, a questo scopo non si possono usare neanche i pali , nessuno ti concede una sperimentazione”. Il problema ricorda quello dell’impatto sul paesaggio delle pale eoliche, ma una soluzione estetica, necessaria in un museo a cielo aperto come Venezia, se si vuole si trova guadagnandone tutti in salute. C’è sicuramente un problema normativo: “Manca la volontà, abbiamo preparato, su richiesta, una bozza di legge sulla navigazione in elettrico, l’abbiamo scritta, ma non se ne è fatto niente. Eppure servirebbe una legislazione sul tema: far sedere allo stesso tavolo tecnici ministeriali ed operatori nautici. Non fare una legge a tavolino, ma conoscendo tutte le problematiche del settore”.
Navigazione ad ostacoli in laguna
Tante le proposte che arrivano dalla cooperativa che dal 2001 offre servizi di educazione ambientale e formazione. Un viaggio ad ostacoli da quando acquistarono un vecchio peschereccio a Trieste: “Lo abbiamo allungato per accogliere due sedie a rotelle, fatto il tetto e poi ci siamo chiesti: perché non lo rendiamo sostenibile? Ci siamo però scontrati con la legislazione sui motori elettrici che per il trasporto passeggeri ti impone di avere a disposizione anche un motore diesel.
Nel tempo abbiamo montato e cambiato 3/4 impianti elettrici. Sono arrivati pure i tedeschi – ricorda Fabio – con un sistema di adattamento dall’automotive all’imbarcazione. Alla fine mi sono rotto, ho preso due libri di elettronica applicata alla navigazione, sono andato da un amico di Milano e mi sono fatto l’impianto come volevo io. Adesso funziona”. E vai con il modo più gustoso di scoprire la laguna.