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Somec Power, la spinta c’è ma non si vede

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Nel cuore della Romagna, a Sant’Agata sul Santerno, la boutique delle bici da corsa Somec produce un gioiello elettrico  assolutamente identico a qualsiasi modello da competizione. Si chiama Power.   

Ma il patron Oliviero Gallegati non è ancora soddisfatto: «Troppo rumore. Sarà un problema di motore, o forse è la fibra di carbonio che entra in risonanza. Finché non avrò trovato una soluzione preferisco non mettere la mia Power nel catalogo ufficiale». Eppure i clienti la chiedono, diversi l’hanno già comprata. Sono cicloamatori avanti con gli anni, o giovanotti fuori allenamento; nessuno, però, disposto a mollare la comitiva quando la strada si impenna di brutto.

Davide Dall’Olio e Lara Gallegati con la Somec Power

Con 7.250 euro possono inforcare una bici da corsa con telaio su misura in fibra di carbonio, allestimenti personalizzati top di gamma, e fino a 400 watt di potenza supplementare perfettamente nascosti nel montante del telaio e in un portaborraccia pieno di elettricità anziché di acqua. E’ Somec Power, l’unica bici sportiva motorizzata praticamente indistinguibile da una, regolare, da gara. L’azienda di Sant’Agata sul Santerno fondata nel 1973 da Oliviero Gallegati, una realtà artigianale ma ugualmente ben nota a tutti gli appassionati di cicloraduni, gran fondo e agonismo per l’eccellenza dei suoi telai ancora rigorosamente made in Romagna, è stata la prima a scommettere, già tre anni fa, sulle bici sportive a pedalata assistita.

Una e-bike da peso piuma

Fin dall’inizio, però, ha colto il nocciolo del problema: il cicloamatore non accetta l’umiliazione di «mollare» in salita, ma nemmeno l’onta di ricorrere a un aiuto troppo esplicito. Se per urban-bike e mountain-bike un pacco batterie in bella mostra e un motore ben piantato sul mozzo non sono un problema, per la bici sportiva l’elettrificazione deve essere camuffata. E deve intervenire solo in casi di assoluta necessità. Per questo la Power se la cava benissimo anche a motore spento: pesa appena 10 chili, come una tradizionale bici in acciaio e solo 2,5-3 chili in meno dei migliori modelli in fibra di carbonio o titanio, e la trazione elettrica si stacca automaticamente appena si interrompe la pedalata, senza che resti alcun attrito meccanico ad intralciare il lavoro delle gambe. Un pulsante invisibile sul lato interno della leva cambio-freno di destra riattiva il motore e regola la potenza erogata in tre modalità: 100, 250 e 400 watt. A seconda della potenza richiesta l’autonomia varia da 2-3 ore a un’ora e mezzo.

«In salita 30 pulsazioni in meno»

«Ma in pianura e in gruppo il motore te lo puoi anche dimenticare _ dice Davide Dall’Olio, una discreta carriera da gregario di Pantani e oggi principale collaboratore Gallegati, da 19 anni mente tecnica della Somec _. In salita invece, quando sei al limite, l’assistenza del motore può ridurre il battito cardiaco di 30-35 pulsazioni al minuto: lo sforzo diventa tollerabile anche per un ciclista avanti con gli anni o fuori allenamento».

E il rumore? «In marcia, all’aperto, si sente sì e no. Però c’è ed è su questo che stiamo lavorando con l’azienda che ci fornisce i motori. Contiamo di ridurlo significativamente nei prossimi modelli» risponde Dall’Olio, che invece ha già risolto il problema del surriscaldamento. «Il motore racchiuso nello spazio stretto del telaio _ spiega _ sviluppa temperature fino a 80 gradi che alla lunga possono indebolire la fibra di carbonio. Abbiamo dovuto studiare un isolamento termico che tra l’altro blocca e stabilizza il motore nella sua sede».

Per irriducibili del cicloturismo

E’ fine gennaio, siamo al tramonto e fuori pioviggina: impossibile testare la Power all’aperto. Ma quando Dall’Olio aziona il motore sui rulli la bici effettivamente esala un leggero fischio che resta l’unico indizio dell’innocente doping elettrico. Lara, figlia di Oliviero e direttrice del bike store di Sant’Agata ormai riconosciuto come una Mecca per gli appassionati di tutta la Romagna, sintetizza così lo stato dell’arte: «E’ il fenomeno emergente degli ultimi anni ed è ormai un fenomeno di massa per tanti neo ciclisti che vedono nelle bici elettriche un’alternativa all’uso quotidiano della macchina o della moto, o un mezzo di svago per gite domenicali e vacanze. Noi commercializziamo i modelli dei principali costruttori sul mercato, da Bianchi a Giant, dal Look e Colnago e pur con prezzi che vanno dai 2 mila ai 4 mila euro l’elettrico rappresenta ormai una quota importante delle nostre vendite». Fra gli appassionati di cicloturismo, invece, viene ancora vissuto come l’ultima spiaggia per poter coltivare una passione che altrimenti si dovrebbe abbandonare. «E’ ancora un fenomeno di nicchia _ conclude Lara _, ma sta crescendo».

 

 

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