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Solare, la Cina straccia tutti: nel 2024 le nuove installazioni battono ogni record

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Nell’energia solare la Cina si appresta a segnare un altro traguardo storico. Batterà un record con nuove installazioni di energia fotovoltaica che potrebbero raggiungere i 260 gigawatt entro la fine dell’anno.

Altro che frenata delle rinnovabili. Mentre l’Europa è stata rallentata dalle difficoltà politiche per il rinnovo della Commissione Ue e negli Stati Uniti pesano le incognite sulle scelte energetiche di Donald Trump, la Cina viaggia a un’altra velocità. E in tutt’altra direzione, confermando i dati del luglio scorso.

Le aziende di Pechino si confermano il motore della green energy. I 260 gigawatt di nuova potenza che verranno installati a fine 2024 superano di gran lunga il record di 217 GW stabilito nel 2022. E rappresenta un incremento rispetto alle stime iniziali della China Photovoltaic Industry Association che a febbraio prevedeva nuove installazioni in una forbice tra 190 e 220 GW.

La sovraproduzione ha causato un calo dei prezzi che ha portato a un eccesso di produzione e la chiusura di piccoli produttori

Sul sito di Bloomberg, si può leggere il parere de presidente dell’associazione del fotovoltaico cinese, Wang Bohua il quale ha evidenziato come diversi fattori abbiano contribuito a questa crescita straordinaria. Il primo punto è la realizzazione di grandi impianti in zone desertiche, dove non mancano gli spazi e l’irradiazione è superiore. In secondo luogo, il successo degli incentivi per l’installazione di pannelli solari sui tetti. Infine, ha contribuito l’accelerazione nella costruzione della rete elettrica. Questo ha permesso di trasmettere energia solare verso i principali centri di domanda, migliorando l’efficienza del sistema.

Nonostante i progressi, il settore del solare in Cina sta comunque affrontando pressioni da non sottovalutare. La sovrapproduzione ha portato a un calo dei prezzi dei pannelli solari, con una riduzione del valore della produzione del 45% nei primi nove mesi del 2023, pari a 570 miliardi di yuan (circa 78 miliardi di dollari). Le esportazioni non sono state da meno, con un calo del 35% nel valore delle vendite nei primi dieci mesi, scese a 28 miliardi di dollari.

Questa dinamica di mercato sta creando difficoltà soprattutto per i piccoli produttori, alcuni dei quali sono stati costretti a chiudere. Tuttavia, la forte domanda interna rappresenta un’importante nota positiva, garantendo una spinta costante al mercato solare nel paese, che rimane il più grande al mondo.

Il solare cinese traina la crescita delle rinnovabili

Il settore fotovoltaico cinese continua a dimostrare il proprio ruolo centrale nella transizione energetica globale, stabilendo nuovi standard sia in termini di capacità installata che di resilienza del mercato. Secondo gli ultimi dai disponibili, la Cina garantirà il 65% della crescita delle rinnovabili nel mondo, nonché il 50% della nuova potenza installata di fotovoltaico. Confermandosi come il principale motore della transizione energetica globale.

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14 COMMENTI

  1. A prescindere dalla scontata condanna per il sistema politico cinese dove mancano democrazia e libertà civili, i politici cinesi, oltre a essere spinti da un anacronistico (e pericoloso) sentimento di rivalsa nazionalistica, non hanno bisogno di rincorrere il consenso, per cui sono liberi di seguire i suggerimenti dei tecnici, basati su dati scientifici, come quello di anni fa di puntare sulla mobilità elettrica. Da noi invece la maggior parte delle forze politiche sono i terminali di interessi clientelari che mirano a disinformare la pubblica opinione per “costringere” i politici a fare i propri interessi invece di quello generale basato su dati scientifici. E così nascono le fake news che denigrano la mobilità elettrica e le fonti rinnovabili, ed esaltano il fossile, il nucleare, ecc. e si perde tempo, oltre che soldi, in investimenti inutili volti solo a foraggiare il cliente di turno, mentre altri come la Cina fanno semplicemente quello che ogni buon amministratore libero da condizionamenti farebbe.

  2. In un altro articolo su questo stesso sito si parla della legge sul fotovoltaico sardo che limita drammaticamente lo sviluppo di energia sostenibile sulla base di presunte opposizioni popolari.

    E qui si vedono i limiti della democrazia: se le autorità cinesi vogliono installare 100 km2 di fotovoltaico, o costruire una diga o installare 100 generatori eolici lo fanno e basta. Se questo significa spostare 3 villaggi o una città intera, distruggere una piantagione produttiva togliendo il lavoro a 1000 persone, o massacrare un sito archeologico non importa. Fanno tutto in fretta, in spregio alle più elementari norme civili e – paradossalmente – ambientali.

    Non sto assolutamente difendendo il sistema politico cinese, beninteso, ma dovremmo tenere conto di questo invece di accusare sempre l’Europa di essere inefficiente.

    • Auspico per la Cina un sistema democratico. Nessuna difesa sul lato politico. Un dato interessante già visto durante il Covid ovvero gli obiettivi sono nobili e lodevoli: difendere la popolazione dal contagio in quel caso e oggi garantire un ambiente più sano e pulito. Nel 2012/2013 si è parlato di airpocalypse: il 70% delle 74 principali città del paese affette da livelli d’inquinamento superiori agli standard di qualità dell’aria stabiliti dal governo cinese, più permissivi di quelli europei. Da questa situazione è nato il programma cieli blu per ridurre le emissioni inquinanti in ambito urbano. E stanno ottenendo grandi successi. I corrispondenti dei media in Cina parlano di una rivoluzione silenziosa ovvero grazie ad autobus e auto elettriche le città hanno ridotto sensibilmente l’inquinamento acustico. Preferisco chiaramente e senza dubbio la nostra democrazia assordante e schifosamente inquinata – basta respirare l’aria in alcuni nostri centri urbani – ma dobbiamo cogliere gli aspetti positivi della transizione cinese. Seppur a volta appaia contradditoria come in questa storia che ho scritto anni fa https://www.vaielettrico.it/vendere-pannelli-ai-cinesi-successo-della-solbian-di-giovanni-soldini/

      • Mah un cinese inquina il doppio di un italiano (vedere emissioni CO2 pro capite Italia e Cina) e le emissioni di CO2 cinesi salgono di anno in anno (mentre quelle italiane ed europee calano) una qualsiasi città italiana é decisamente meno inquinata dj una città cinese… Quindi direi che si sta meglio in Europa sia ambientalmente che politicamente.

        • Sull’inquinamento Cinese e ora anche Indiano
          in un passato ,non troppo lontano,anche Europeo
          manca SEMPRE l’inquinamento in delega per i loro prodotti venduti all’estero
          di cui tutti si scordano

        • Il mio discorso era relativo alle diverse condizioni politiche più che al discorso delle emissioni di per sè.

          Comunque sia, i dati vanno letti ed interpretati.

          Primo, come dice Nello Roscini, se un prodotto che viene consumato da noi viene prodotto altrove, sarebbe corretto attribuire l’impronta di CO2 relativa a noi invece che a loro. E gran parte della produzione avviene in paesi dell’Oriente (numero crescente di veicoli, consumer electronics, etc.).

          Secondo, andrebbe tenuto conto anche la Storia: se si cumula l’impronta di CO2, la Cina sta molto sotto dell’Europa: 22% contro 12% (vedi https://ourworldindata.org/contributed-most-global-co2).

          Ovviamente si tratta di valutazioni in parte opinabili, ma concludere “Mah un cinese inquina il doppio di un italiano (vedere emissioni CO2 pro capite Italia e Cina)” non è sicuramente corretto.

          • I dati dicono che le emissioni pro capite cinesi sono state inferiori a quelle europee fino al 2019, poi uguali, e infine superiori dal 2022 ad oggi. Nel cumulato storico, 1,3 miliardi di cinesi hanno emesso come 500 milioni di europei. E la metà di 350 milioni di americani

  3. Una volta i nazionalisti italiani erano autarchici per principio. Ora che la tecnologia lo permetterebbe cercano idrocarburi e uranio in tutto il mondo. Siamo sicuri che sono nazionalisti o sono solo guidati da degli incompetenti e pure reazionari?

  4. Si chiama circolo virtuoso ..
    meno ti costa l’energia più produci prodotti e li vendi a buon mercato

    poi c’è il circolo vizioso
    più cara è l’energia , più i politici ricevono “incentivi” dal fossile ..
    e la produzione va in crisi , come anche i consumi interni del paese

    ogni riferimento alla viziosa itaGlia è ironicamente voluto

  5. 260GWp, come se in Italia installassimo 10,5GWp. E non parliamo di EO.

    La Cina nel 2024/2025 dovrebbe raggiugere il picco di consumo di benzina (viste le BEV/PHEV che si vendono) ed il picco di emissioni di CO2.

    Abbatterà la sua dipendenza dal petrolio (il carbone se lo estrae da se) e i costi energetici (che sono già bassi).
    In questo modo ipotecherà lo sviluppo per i prox 25 anni mentre in UE staremo ancora a parlare di pieni in 3 minuti.

  6. La Cina vuole rapidamente (stra)vincere la gara all’ abbattimento dei costi produttivi e l’ autosufficienza totale.. anche a costo di fare fallire alcuni produttori minori (che comunque può supportare e riconvertire ad altro).
    Puntano su tutte le forme possibili di produzione..anche nucleare (per motivi anche militari)ma si affiancheranno presto (molto prima degli occidentali, con le loro “pippe mentali”) degli idrocarburi.

  7. Invece l Italia punterà tutto sui biocarburanti ed il nucleare di terza generazione, almeno così gli hanno detto alla meloncina

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