Il mercato globale dell’auto elettrica è entrato in una nuova fase di competizione tecnologica. I produttori europei stanno intensificando ricerca e alleanze strategiche per colmare il divario con i marchi cinesi e con Tesla. Mettendo al centro lo sviluppo di software e piattaforme digitali.
Questo è quanto emerge da un’analisi di Morningstar DBRS – importante agenzia globale di rating del credito americana – in cui si spiega come la transizione verso l’elettrico abbia cambiato radicalmente le regole del gioco, spostando sempre di più l’attenzione dal motore e dalla meccanica ai software, elemento centrale per prestazioni, sicurezza e user experience.

Il software si prende la scena
I nuovi software-defined vehicles (SDV) rappresentano una trasformazione strutturale del settore. Queste auto non si basano più su una somma di componenti fisici, ma su piattaforme di calcolo centralizzate che controllano in modo modulare funzioni di guida, infotainment e connettività.
Come accade con gli smartphone, anche le auto diventano prodotti aggiornabili over-the-air, capaci di introdurre nuove funzioni o migliorare la sicurezza senza modifiche hardware. Questo modello apre la strada a nuove fonti di ricavo, come servizi digitali on-demand o pacchetti di potenziamento software.
Cina punto di riferimento. Ma l’Europa risponde
La Cina è oggi il cuore dell’evoluzione elettrica. Marchi come BYD, NIO, XPeng e Li Auto hanno costruito architetture elettroniche proprietarie e piattaforme basate su intelligenza artificiale, conquistando rapidamente il mercato interno e puntando sempre più all’Europa.
Secondo i dati riportati da Morningstar DBRS, nel 2025 la maggior parte delle auto a zero emissioni vendute in Europa sono state di produzione cinese, mentre in Cina la quota di veicoli elettrici sulle nuove immatricolazioni ha toccato il 50%. Il dominio tecnologico locale è tale che ha ridotto la presenza dei costruttori stranieri al 35% sul mercato interno.

Per reagire, le Case europee stanno incrementando gli investimenti in R&D e stringendo partnership strategiche nel campo dell’intelligenza artificiale e del cloud computing.
BMW ha lanciato nel 2025 la sua nuova piattaforma “Neue Klasse”, base per i modelli elettrici di prossima generazione, con un investimento stimato di 10 miliardi di euro. Il marchio bavarese collabora con Qualcomm e Amazon Web Services per i sistemi di guida automatizzata e gestione dati.
Anche Mercedes-Benz ha rafforzato le alleanze tecnologiche, cooperando con NVIDIA e ByteDance per lo sviluppo di software di infotainment e soluzioni AI per il mercato cinese.
Nel complesso, le principali case europee – Volkswagen, Stellantis, BMW, Mercedes e Renault – hanno aumentato la spesa in ricerca di oltre il 40% dal 2020 al 2025, segno di una corsa alla digitalizzazione senza precedenti.
I rischi del mestiere: morire nell’arena
La trasformazione, tuttavia, ha un prezzo. L’industria automobilistica non è più un campo di innovazione incrementale, ma un’arena dove ogni anno si definiscono nuovi standard tecnologici. Morningstar DBRS prevede quindi che l’elevata competizione e i costi di sviluppo limiteranno la redditività dei produttori europei nel medio periodo.
A lungo termine, gli analisti ipotizzano così processi di consolidamento, con i player più deboli destinati a uscire dal mercato o a fondersi con concorrenti più solidi. Anche la Cina, nonostante la leadership attuale, potrebbe assistere a una ‘selezione naturale’ tra i suoi numerosi costruttori di EV.

Più innovazione, per sopravvivere
Per l’industria europea — e in particolare per i fornitori italiani di componenti, software e sistemi energetici — questa evoluzione rappresenta una grande opportunità di rilancio. Il know-how tecnico e la tradizione manifatturiera del Vecchio Continente restano un vantaggio competitivo, ma servirà accelerare su digitalizzazione e sinergie industriali.
In un mercato sempre più globale e dominato dal software, l’innovazione non è più opzionale: è la condizione stessa per sopravvivere nella nuova era dell’auto elettrica e connessa.
LEGGI anche “La mobilità del futuro ha un cuore antico. E batteva qui” e guarda la VIDEO intervista al presidente di Motus-E Fabio Pressi



Il problema è che gli automaker europei non hanno ancora davvero realizzato l’importanza del software negli EV. Forse VW, ma solo in teoria e non nella pratica visto che hanno ancora un po’ di difficoltà. Gli altri non ne parliamo proprio.
Il primo grafico, EV global market share, è fuorviante perchè nel caso di BYD include gli ibridi plug-in (NEW, New Energy Vehicle, come li chiamano), che sono un po’ più della metà del volume.
Già oggi ê importante il software. Domani sarà basilare.