In Italia, i sistemi di accumulo per le rinnovabili a tutto il 2024 hanno raddoppiato la capacità installata rispetto all’anno precedente. Un successo trainato soprattutto dagli impianti stand-alone, mentre frena il residenziale. Sono i numeri che si leggono in un report dai Italia Solare, che ha rielaborato i dati di Terna.
A fine 2024, in Italia risultano connessi 733mila sistemi di accumulo elettrochimici (contro i 518mila nel 2023), per una capacità totale di 12,94 GWh (mentre erano 6,6 GWh nel 2023). Quasi raddoppiati, visto che stiamo parlando di una crescita del 97%. La potenza totale è pari a 5,56 GW (contro i 3,3 GW nel 2023).
Lombardia sempre prima nel residenziale
E’ quanto si legge nell’ultimo rapporto di Italia Solare, una delle principali associazioni di categoria del settore fotovoltaico in Italia, che ha utilizzato. “Il 70% della capacità connessa, ovvero 9,05 GWh ( per 4,46 GW di potenza) – si legge nel documento – è attribuibile ad accumuli associati a impianti fotovoltaici. E, in particolare il 68%, ovvero 8,63 GWh (4,31 GW di potenza), è relativa ad accumuli associati a impianti fotovoltaici di potenza minore di 20 kW. Gli accumuli stand-alone – si legge ancora – rappresentano ormai una quota sostanziale dell’installato, ovvero il 29,6% della capacità complessiva con 3,8 GWh e 1 GW di potenza, mentre un residuale 0,6% è associato a impianti termoelettrici ed eolici (56 MWh e 2 MWh, rispettivamente).
Nel confronto tra le regioni, la Lombardia guida la classifica con 1.601 MWh, seguita da Veneto (1.186 MWh), Emilia-Romagna (832 MWh), Lazio (651 MWh) e Piemonte (629 MWh). Queste cinque regioni concentrano “oltre il 55% della capacità totale relativa ai soli accumuli associati a impianti fotovoltaici e ospitano circa metà della popolazione italiana”.
Italia Solare: “Sistemi di accumulo sono imprescindibili, ma ne servono di più di taglia medio-piccola”
Le regioni del nord Italia dominano la classifica per accumuli stand-alone, dove se contano 14 che rappresentano il 77% della capacità totale (2,9 GWh) e il 73% della potenza totale (751 MW). Nelle zone Centro Nord e Centro Sud sono connessi 7 accumuli che rappresentano il 18% della capacità totale (695 MWh il 19% della potenza totale (195 MW). Nella zona di mercato Sud e nelle isole sono invece connessi i restanti 6 accumuli ai quali corrisponde il 5% della capacità totale (205 MWh) e l’8% della potenza totale (85 MW).
Positivo il giudizio di Italia Solare, pur con qualche distinguo. “L’aumento degli accumuli di varia taglia, in particolare utility-scale, conferma il loro ruolo strategico per la transizione energetica“, ha commentato Fabio Zanellini Coordinatore del GdL Sistemi di accumulo di Italia Solare. “Ma restano ancora da valorizzare le potenzialità degli accumuli medio-piccoli”
Gli stand-alone decollano, il residenziale rallenta
Venendo ai dati del solo 2024, sono stati connessi alla rete 209.111 (293.277 nel 2023) sistemi di accumulo elettrochimici, con una potenza complessiva pari a 2,11 GW, pari a quella dell’anno recedente, e una capacità complessiva pari a 5,92 GWh, contro i 4,2 GWh del 2023. Molte positivo il dato degli impianti stand-alone: sono 18 accumuli di questo tipo connessi nel corso dell’anno passato. Rappresentano una quota pari al 57% di tale capacità con 3,35 GWh, mentre gli accumuli associati a impianti fotovoltaici rappresentano il restante 43% con 2,57 GWh. A questi ultimi accumuli corrisponde però il 60% (1,27 GW) della potenza connessa durante il 2024 e il restante 40% (843 MW) corrisponde agli accumuli stand-alone.
Siamo molto in ritardo rispetto alle necessità (dettate dai prezzi internazionali dell’energia che siamo tutt’ora costretti ad importare) ed ai paesi nostri concorrenti (anche alcuni “alleati” continentali) per lo sviluppo delle smart grid (5 corridoi Hypergrid ad es.) quindi gli accumuli possono solo supportare localmente visto che non si può produrre al sud ed inviare ed eventualmente accumulare al nord, vicino agli utilizzatori fortemente energivori ed H.T.A. (hard to abate) per stabilizzare la fornitura energetica.
Per gli accumuli domestici… ancora i prezzi dovranno calare un po’ per essere competitivi, sicuramente aumenteranno le installazioni per coloro cui termina lo scambio sul posto, sempre che le proprie condizioni d’uso siano favorevoli.
Gli accumuli domestici hanno subito la fine del superbonus (prima 110% poi 90%) a fine 2023, le date coincidono col calo indicato dall’articolo.
Il ritiro dedicato e le sue penalizzanti tariffe sicuramente invoglia a tenersi l’elettricità piuttosto che cederla, ma non si può nemmeno esagerare con accumuli che saranno poi pieni per pochissimo tempo, e si ripagheranno dopo tanti anni. Io confido molto nelle CER che permettono di monetizzare meglio la cessione di elettricità, nonostante i mille cavilli messi dal ministero.
se consideriamo gli impianti di taglia utility, al Sud possono sia produrre che accumulare l’energia
l’accumulo fatto localmente può avvenire ad alta potenza, senza le limitazioni della rete; e poi rivendere l’energia accumulata in rete, anche al Nord, in fasce orarie che pagano meglio che a mezzogiorno (quando la rete è già inondata di energia FTV); se la rete di trasmissione Nord-Sud è ancora limitata in potenza, il trasferimento dagli accumuli alla rete sarà diluito a minore potenza ma su più ore 😉
ribadisco quel che ho sempre sostenuto.
se veramente vogliono fare una elettrificazione green devono innanzitutto limare la burocrazia (vincoli paesaggistici per un FV su tetto… assurdo).
e soprattutto fare prezzi calmierati.
E inutile spingere un privato nel green e poi lasciarlo in balia di sedicenti elettricisti che badano solo al profitto, dovrebbero nazionalizzare le tariffe di installazione, con i dovuti margini per gli addetti ai lavori ma senza tutta questa speculazione, magari facendo una azienda nazionalizzata in tal merito (come funzionò enel o RFI e la distribuzione dell’acqua per molti anni addietro)
per il FTV sui tetti una cattiva influenza sui prezzi la ha avuta il superbonus edilizio (prezzi raddoppiati nel periodo di punta), dalla cui scia si inizia a uscire ora; tra l’altro nell ‘ultimo hanno i prezzi dei pannelli si sono dimezzati
non abbastanza, e lentamente, ma qualcosina è stato fatto di semplificazione:
– un po’ più semplice l’allaccio alla rete (ora fatto da remoto ma ancora bisogna attendere molto)
– alzato il limite di potenza per impianti domestici
– su un tetto nuovo non sei più obbligato a fare anche la copertura in coppi sotto ai pannelli
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approfitto del tuo spunto, per postare una riflessione che veniva diffusa dell’associazione Elettricità Futura
il grosso della quantità di produzione FTV, e i maggiori ribassi del prezzo medio dell’energia nazionale, si ottengono con:
A) impianti FTV o agri-FTV utility di grande taglia messi a terra
(costo circa 600-700 euro a KW installato), oltre a costare poco, hanno una resa al metro quadro moto elevata grazie a esposizione perfetta, pannelli bifacciali, inseguitori solari a un asse, manutenzione e pulitura semplici
B) al secondo posto come produzione e resa, hai gli impianti di media taglia messi sui capannoni (costo circa 1000 euro a KW installato)
C) infine gli impianti domestici di piccola taglia, costano di più (diciamo 1300-1700? ), esposizioni mediamente meno ottimali, un po’ più complessi e costosi da manutenzionare e tenere puliti (tetti non facilmente accessibili, in pratica per pulirli si aspetta che piova); sono comunque convenienti per l’autoconsumo, si ripagano in pochi anni rispetto al prezzo energia di rete maggiorato degli oneri di rete e tasse
insomma andrebbero aiutati a livello di semplificazione norme e iter sia A), che B), che C)
e al crescere delle installazioni è diventanto importante anche aggiungere gli accumuli, per spostare ad altri orari l’energia prodotta a metà giornata;
a livello utlity (grandi taglie) gli accumuli BESS sono già scesi di prezzo e in Italia si ripagano in 2-3 anni (!), questo anno ci sarà la corsa alle installazioni, almeno chi otterrà i permessi (fanno da collo di bottiglia)
mentre accumuli a casa dipende, ai prezzi delle catene commerciali usuali ancora non convengono (250-500e a KW di capacità), invece cercando on-line forse già si (circa 120-150e a KW compresa spedizione, ma per avere assistenza bisogna mettersi daccordo con il proprio installatore
errori di stumpa creativi:
un h di troppo davanti a “anno”, h che invece doveva andare nell’ultima frase:
.. 250-500e a KW-h di capacità
.. 120-150e a KW-h compresa spedizione