TORNA A: Sindrome cinese
La lunga marcia dei furbetti
Le buone intenzioni non portano sempre buoni risultati, e un’inchiesta condotta a livello nazionale da parte del governo cinese all’inizio del 2016 ha messo in luce clamorose frodi da parte di alcuni produttori di automobili collusi con funzionari corrotti per incassare sussidi su veicoli elettrici mai prodotti o mai venduti.
Ecco quali “trucchetti” sono stati portati alla luce:
Registrazione illegale di veicoli. In Cina, i produttori ricevono sussidi in base alle vendite di veicoli elettrici. Per verificare il volume delle vendite riportate dalle case automobilistiche, le autorità locali controllano il numero di licenze per la messa in circolazione emesse. Alcuni produttori hanno ottenuto corrompendo le autorità locali preposte alla registrazione dei veicoli senza poi produrre effettivamente quelle automobili, o producendole mancanti di parti di alcune parti essenziali per il corretto funzionamento (perlopiù batterie). Risultato di ciò è l’esistenza di alcuni veicoli solo sulla carta e non effettivamente su strada.
Uso di batterie meno performanti. I sussidi che la Cina riserva alle case produttrici sono anche legati all’autonomia dei veicoli, autonomia che dipende in gran parte dalla capacità delle batterie. Le auto elettriche con autonomie maggiori ricevono, ovviamente, sussidi più alti. Per alcuni veicoli elettrici commerciali, la ricchezza del sussidio è direttamente proporzionale alla capacità delle batterie. Alcuni produttori usavano equipaggiare i veicoli con cui testavano l’autonomia con batterie più grandi e capienti di quelle che poi venivano effettivamente montate dentro ai modelli. Il tutto per far vedere alle autorità competenti che non dichiaravano il falso.
Falsi clienti. In Cina, vengono elargiti sussidi ai produttori di auto elettriche anche a seconda di quante persone acquistano le auto (non solo sui veicolo prodotti quindi). Tuttavia, gli investigatori hanno scoperto che alcuni produttori vendevano i veicoli a se stessi invece che a clienti in carne ed ossa. In questo modo le case ricevevano sussidi per veicoli che non erano effettivamente stati venduti.
L’inchiesta del 2016 ha interessato 90 compagnie e 401.000 veicoli elettrici venduti nel solo periodo compreso tra il 2013 e il 2015. Per essere più precisi, 8.015 veicoli (il 2% delle vendite totali controllate) non erano mai stati prodotti e 12 compagnie sono state dichiarate colpevoli di frodi; in più dell’80% dei casi si trattava di veicoli elettrici commerciali. Questo scandalo ha prodotto nei consumatori cinesi una certa sfiducia nei confronti dei produttori di automobili già nel mirino per le false promesse sull’autonomia dichiarata dei loro veicoli, in diversi casi prossima ai 400 km.