TORNA A: Sindrome cinese
Un boom deciso a tavolino
Il primo programma NEV (New Energy Vehicle) è partito nel 2009. Da allora lo sviluppo dell’auto elettrica in Cina è stato alimentato da una pioggia di ricchi sussidi pubblici. Ne hanno beneficiato soprattutto alcune aziende nate allora esclusivamente per produrre auto elettriche, componenti e batterie. E’ il caso di BYD, BAIC e Geely
I soldi del governo, infatti, arrivavano direttamente nelle loro tasche; il tentativo era quello di calmierare i prezzi dei loro veicoli a basse o nulle emissioni inquinanti. Ma questo non sempre è successo. Anzi, era una rarità vedere un veicolo cinese elettrico a prezzi stracciati. Più spesso i produttori puntavano a massimizzare i profitti, abbassando leggermente i listini sul mercato interno, ma vendendo preferibilmente all’estero, a peso d’oro. Nel 2012 il governo scelse allora di incentivare anche gli acquirenti tagliando dapprima del 50% le tasse annuali che in Cina comprendono assieme bollo, revisione e assicurazione. Nel 2013 sono infine arrivati gli incentivi diretti per i privati. Per costoro il governo taglia circa 9.500 euro dal costo di un’auto e fino a 80.000 da quello di un bus se acquistato nei distretti più piccoli che vogliono dotarsi di un trasporto pubblico esclusivamente elettrico. Come risultato le vendite di veicoli elettrici sono aumentate, nel solo 2015, del 328%.
Come abbiamo detto, da quest’anno i sussidi per i privati sono stati ridotti (oggi siamo a meno di 6mila euro) ed è stato introdotto un prelievo dell’8% sui ricavi dei produttori per ogni auto elettrica venduta. Gli straordinari utili generati in casa BYD (il maggior produttore di auto elettriche cinesi, che quest’anno ha superato i ricavi di Tesla) e i piani di investimento in Cina di grandi case straniere come Volkswagen giustificano le stime di incassi fino a 40 miliardi di reminbi nel 2018. Vediamo più in dettaglio le nuove regole entrate in vigore il primo Gennaio 2017:
- I sussidi “per veicolo” (cioè a seconda di quanti veicoli elettrici si possiedano in famiglia) dal 2017 al 2020 scenderanno del 20% ogni due anni dai livelli del 2016 e cesseranno nel 2021. Ciò non dovrebbe influire sull’esborso totale dei privati per l’acquisto di un veicolo elettrico perché il prezzo delle batterie è in picchiata.
- L’incentivo universale che esisteva prima del 2017 verrà annullato e sostituito da sussidi variabili a seconda dei requisiti di sostenibilità ambientale dei vari modelli di auto, favorendo l’acquisto di veicoli di nuova generazione meno inquinanti.
- Saranno introdotte misure anti frode. Il governo verificherà l’effettiva vendita di un veicolo prima di rilasciare all’azienda produttrice qualsivoglia sussidio e controllerà periodicamente e senza preavviso se i veicoli prodotti hanno i requisiti per accedere agli incentivi. Tutti i nuovi veicoli elettrici saranno equipaggiati con sistemi di monitoraggio “on-board” per permettere alle forze dell’ordine verifiche dal vivo. I veicoli elettrici pubblici (quindi acquisiti da municipalità o enti pubblici) non riceveranno sussidi finché i veicoli stessi non avranno raggiunto la percorrenza di 30.000 chilometri. Sia i produttori scorretti sia i commissari corrotti riceveranno severe punizioni per la contravvenzione a queste norme.
In aggiunta a ciò, Pechino ha sviluppato un sistema di credito per l’acquisto di veicoli a compensazione dei minori sussidi.CONTINUA CON: Sindrome cinese/3 Le frodi