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Silk-Faw risorge dalle ceneri con i petrodollari degli sceicchi?

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Il progretto delle supercar elettriche sino-americne made in Reggio Emilia Silk-Faw potrebbe risorgere dalle ceneri come l’Araba Fenice. E proprio grazie a capitali arabi. Gli scecchi degli Emirati Arabi, infatti, avrebbero presentato al tribunale le credenziali per finanziare il salvataggio del progetto, scrive il Resto del Carlnio. I nuovi modelli potrebbero debuttare al Doha Motor Show di ottobre, in Qatar.

fabbrica silk-faw
Il progetto dello stabilimento Silk-FAW di Reggio Emilia.

Servono 26 milioni di euro entro settembre

Il piano di risanamento è stato presentato in tribunale con la formula della “composizione negoziale della crisi”, procedura prevista dal nuovo diritto societario e ha ottenuto l’approvazione del giudice Niccolò Stanzani Maserati. Ora la società ha 120 giorni di tempo per far seguire i fatti, cioè per dimostrare di essere in grado di mettere sul tavolo i 26 milioni di euro necessari a ripianare i debiti e avviare la realizzazione del progetto. Per il momento il piano industriale è solo carta: 19 pagine con il dettaglio delle azioni da intraprendere. Nel documento si accenna ai tre modelli di supercar da lancare (gli stessi originariamente indicati, due ibridi e uno 100% elettrico) e all’erogazione di 3,5 milioni di dollari da qui a settembre, per un totale appunto di 25 milioni.

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Johnathan Krane, ceo di Silk EV

Il progetto Silk-Faw, presentato due anni fa in pompa magna, si era arenato già al primo step. Cioè l’acquisto dell’area di Gavassa, nella periferia Nord Est di Reggio Emilia, dove dovrebbe sorgere lo stabilimento modello. La Regione Emilia-Romagna aveva messo a disposizione un contributo di 4 milioni di euro e il Comune emiliano aveva firmato le variante urbanistiche che avrebbe trasformato l’area da agricola ad industriale. Entrambe le decisioni però sono state annullate in mancanza del rogito per l’acquisto. Nel frattempo la società presieduta dal finanziere americano Johnathan Krane aveva accumulato circa 26 milioni di debiti nei confronti dei fornitori e degli oltre 100 dipendenti già assunti.

I nuovi investitori, i soliti dubbi

I nuovi capitali, per un totale di circa 30 milioni di euro, verrebbero in parte da Giga Carbon Neutrality, società che fornisce sistemi vehicle-to-everything e dal gruppo Abdulla Al Masaood & Sons una multi-industry attiva in diversi settori: gioielli, yacht, trasporti cargo via mare, automotive e persino proprietaria di showroom di Harley-Davidson. I contratti allegati al progetto risultano firmati alla fine dell’anno scorso. Giga Carbon Neutrality è una socità americana che  sviluppa progetti per monetizzare tagli alle amissioni di gas serra.

Il prototipo del modello Hoqui S9

C’è qualcosa di concreto in questo piano o siamo all’ennesimo tentativo di prendere tempo? Le perplessità restano. Il documento presentato al tribunale chiude infatti con una promessa del solito Krane, che resta presidente della joint venture: nel caso in cui venissero meno i fondi dei nuovi investitori, sarebbe lo stesso Krane a garantire la sostenibilità economica del progetto.  Visti i precedenti…

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3 COMMENTI

  1. Quando si decideranno a chiudere definitivamente la questione Silk Faw? E’ sempre stata dubbia; dal primissimo giorno. Basta.
    Non servono altre cattedrali nel deserto. Ne abbiamo già. :-/
    Che si investa nelle realtà già presenti del settore EV.

    • -Quando si decideranno a chiudere definitivamente la questione Silk Faw?-

      Quando avranno finito di riciclare o “far sparire” soldi. 😉
      Dai, ma è così difficile da capire?

  2. Hai capito? E mentre in Italia si piange per le brum brum chi vende petrolio e gas investe in FV ed auto elettriche.

    Sanno che voi soldi fatti oggi col petrolio possono assicurarsi il futuro anche DOPO che il petrolio comincerà a finire.

    Bravi.

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