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Si chiama Quds Rise, è un sogno elettrico nell’incubo di Beirut

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(Photo by ANWAR AMRO / AFP)

Quds Rise è un sogno elettrico nell’incubo di Beirut. Una due posti sportiva a batteria interamente progettata e realizzata in Libano. Mercoledì scorso il debutto del prototipo, entro l’anno l’inizio della produzione di serie. I primi esemplari saranno venduti nel 2022.

Secondo i piani della società EV Electra che l’ha lanciata Quds Rise sarà solo il primo modello di una gamma di auto elettriche e ibride, le prime in assoluto prodotte in tutto il mondo arabo. Costerà approssimativamente 30.000 dollari.  
A volte l’inimmaginabile accade. A Beirut accadde il 4 agosto del 2020 quando l’esplosione di un silos al Porto rase al suolo mezza città, facendo 207 vittime.

4 agsto 2020, l’esplosione al Porto di BeirutE’ accaduto di nuovo l’altro ieri, ancora a Beirut. L’inimmaginabile ha un nome, Quds Rise, e un cognome,  Jihad Mohammad. Quds Rise è la supercar elettrica cento per cento made in Libano. Jihad Muhammed è l’uomo d’affari che l’ha realizzata sotto l’egida del brand EV Elettra, mettendo al lavoro per quattro anni, così racconta,  una squadra di 300 tecnici e ingegneri, tutti come lui palestinesi di origine libanese.

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L’uomo d’affari palestinese di origine libanese Jihad Mohammad a bordo del prototipo Quds Rise [Anwar Amro / AFP]
 E mercoledì scorso, 28 aprile, ha portato Quds Rise in trionfo tra le ferite di una città allo stremo. Dove metà della popolazione vive sotto la soglia della povertà, il reddito annuo medio è di 17 mila dollari, i concessionari hanno venduto in tutto 62 auto nuove nei primi tre mesi del 2021, il 97% in meno dell’anno scorso.

Eppure Jihad Mohammad dice di voler vendere 10 mila esemplari della sua creazione elettrica. Benchè il Libano produca tutta la sua energia elettrica da centrali a combustibili fossili e con lo sfacelo economico degli ultimi due anni, i cambi bloccati, la svalutazione e il mercato nero, i rifornimenti arrivino a singhiozzo provocando quotidiani black out.

quds riseMa questo è solo il primo di una lunga serie di paradossi. Li racchuide un pò tutti il video della sfilata inaugurale lungo le strade riarse e arruffate di Beirut. Quds Rise, Mohammad al volante, è scortata da un carosello di scooter, vecchi catorci e pick up ai quali manca soltanto la mitraglietta d’ ordinanza per evocare le lugubri camionette dell’Isis. Ma le mani alzate tutt’intorno da piloti e passeggeri non impugnano kalashnikov: stingono il sogno dell’ennesima resurrezione.

Questa è Beirut, signori. Godetevi fino all’ultima goccia il filmato della rossa Quds Rise in parata verso il futuro, ma con un brano del 1986 come colonna sonora (“The Final Countdown” degli Europe).

Gustatevi le sue linee aggressive, come i muscoli di Swarzenegger, e il suo musetto lezioso, come un ciccolatino Ferrero Rocher. Non ridete, se ci riuscite. Pensate che il nome deriva dall’arabo “al-Quds”, Gerusalemme. Infatti la calandra dorata riproduce la sfavillante Cupola della Roccia che svetta sulla Spianata delle Moschee, nella Città Vecchia. Sintetizzando così l’anima di questo progetto visionario, metafisico miscuglio di contraddizioni:  tecnologia e teocrazia, miseria e nobiltà, muscoli e ninnoli da bigiotteria, aggressività e impotenza. Quds Rise, verrebbe da dire, è “un cane che abbaia ma non morde”.

Rendering dal sito di EV Elettra

Infatti su strada guaisce più che ringhiare: il motore posteriore da 160 cv, la spinge alla velocità massima è di 165 km/h, con un”accelerazione 0-100 in 5 secondi; l’ autonomia è di 450 Km (non si sa secondo quali parametri) con batteria agli ioni di litio da appena 50 kWh. Ma il peso è piuma per la categoria (1.100 kg) grazie alla carrozzeria in alluminio e fibra di vetro.

Il posteriore di Quds Rise nel rendering dal sito EV Elettra

Nessuna informazione è stata data sulla componentistica e nessuno ha visto la fabbrica. Che pure dovrebbe sfornare, oltre alla Quds Rise, il taxi eCab, la limousine  Quds Capital ES, l’ hypercar Quds Nostrum EE. Si noterà dal filmato che Quds Rise esce da un anonimo garage, camminando su due assi di legno che le permettono di superare una buca o un fossato. Non sembra proprio l’esordio di un brand che vuole  diventare “globale” e che ha già approntato le sedi per sbarcare in Europa (Italia compresa), stando alle dichiarazioni di Jihad Mohammad. A chi gli ha fatto osservare che in Libano non esistono stazioni di ricarica ha risposto che ne installerà 100 la sua EV Elettra.

E a chi gli ha chiesto come pensasse di vendere un’auto così costosa per gli standard di un Paese praticamente al default, ha risposto che i clienti libanesi potranno pagare la metà in dollari, il resto in sterline libanesi a un tasso di cambio «migliore di quello del mercato nero», da pagare in cinque anni senza interessi».

Interno di Quds Rise, sempre in un rendering

A NOSTRO PARERE Se tutto questo sarà vero, vorrà dire che a Beirut accadono anche i miracoli, non solo l’inimmaginabile. Tuttavia ci siamo innamorati di questa impresa “in equilibrio sulla follia” per dirla con Vasco Rossi, e non ci stanchiamo più di contemplare estasiati le immagini di  Quds Rise. Che per noi non è solo un’auto: è “uno stato d’animo” come si diceva un tempo della NSU Prinz. Oggi, ma solo per oggi,  siamo tutti Jihad Mohammad.

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3 COMMENTI

  1. Io credo che se in una qualunque scuola di design industriale italiano uno studente avesse osato proporre un design del genere, sarebbe stato non solo espulso, ma bannato a vita e spedito a raccogliere pomodori. Normalmente non parlo dell’estetica, ma questa auto ha il senso del grottesco, le sue forme sembrano uscite da una puntata dei Simpson.
    La prima impressione, a vederla, è che prima era larga il doppio, poi ha provato a passare tra 2 camion e gli è andata male. Quella specie di “moschea” color oro al posto della presa d’aria del radiatore invece mi fa venire in mente la tradizione dei camion indiani piani di ninnoli, manca solo la moquette a pelo lungo sul tetto e ci siamo. I fari anteriori sono troppo lunghi creando una sorta di monofaro o monociglio sul frontale e lì dimostrano quanto poco sono furbi: viste le proporzioni errate, il faro doveva essere “lungo”, non “largo”, in stile Lotus Elise o Ferrari 458. Anche le prese d’aria enormi (sia sul paraurti anteriori sia addirittura sul cofano e sui passaruota posteriori) sono ridicole, mi ricordano i ragazzi tamarri slow&furious che montano un alettone al posteriore alla loro city car a trazione anteriore.
    Tutto il look è palesemente eccessivo per un’auto che ha 160 cv e fa 165 Km/h e che viene sverniciata in autostrada da una semplice Fiat 500 1.4 (non Abarth).
    E poi i colori … sul sito evelectra.com il colore principale è un black mate da wrapping con le finiture in oro e poi c’è questa fantastica versione sport con la striscia rossa sul cofano: https://evelectra.com/wp-content/uploads/2021/02/Evelectra-Rise-sport.jpg

    La nota “positiva” (tutta da verificare) è il ricorso alla leggerezza: fibra di vetro per la carrozzeria, il solito alluminio, non spiega comunque come si è riusciti a contenere tanto il peso. Andando sul loro sito la prima cosa che si nota è che ti chiedono i soldi per comprarla, offrendoti 2 modalità di pagamento: ma quando vedi l’auto non c’è uno straccio di specifica, non è scritto quanti airbag ha, se ha un climatizzatore (onestamente ne dubita), se ha una pompa di calore, che tipo di impianto audio c’è, etc.

    Io ho moltissime riserve su questo progetto e finché non vedo non credo …

  2. Tutto molto bello. Farei un unico appunto: il logo del produttore è piuttosto inquietante (e anche bruttino).
    Per un’auto ecologica magari qualcosa di più “rilassante”, no?

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