Si chiama Aria l’elettrica ideale, pensata dal TU di Eindhoven

Si chiama Aria l’auto elettrica ideale: l’hanno sviluppata gli studenti del TU Eindhoven. I clienti la possono riparare da soli, in alcuni casi.

Si chiama Aria Si chiama Aria e nasce per essere facilissima da riparare

Davanti ai progetti dei team universitari si tende ad avere un atteggiamento di sufficienza. Alzi il sopracciglio con l’aria di chi si trova davanti ragazzi che stanno un po’ giocando senza alcuna idea di mondo reale. Ma capita che colgano nel segno.  L’idea di partenza del team del famoso Politecnico olandese è stata di costruire un veicolo che fosse eccezionalmente facile da mantenere. Come? Con un design modulare che punta su componenti staccabili, tra cui la batteria, i pannelli della carrozzeria e l’elettronica interna.  “I proprietari possono riparare l’auto da soli e non dipendono più dal produttore per interventi minori”, spiegano gli studenti. Stiamo parlando di un concept, certo. Ma è un altro segnale inviato alle reti di assistenza del mondo automotive, già in allarme per la semplicità e la poca manutenzione delle auto elettriche. Un altro segnale che arriva dalle nuove generazioni, sempre meno attratte dal fascino dell’auto. E sempre più interessate ad avere oggetti che li portino da A a B col minor costo e le minori seccature possibili.

si chiama Aria“Se qualcosa si rompe, sostituisci solo la parte difettosa”

Se qualcosa si rompe, l’utente sostituisce solo la parte difettosa. Con manuali chiari, componenti standardizzati, una cassetta degli attrezzi integrata e un’app che legge lo stato dell’auto, puoi fare la manutenzione da solo“, spiega il team. Un approccio che riguarda anche la piccola batteria da 13 kWh, fatta di sei moduli da 12 kg di peso ciascuno. Rimuovibili manualmente e sostitubili secondo necessità. Stessa filosofia per la carrozzeria: i pannelli esterni si staccano facilmente, dando facile accesso ai componenti sottostanti. Il messaggio che arriva da Eindhoven è destinato sia ai costruttori sia alla UE: non dimenticate la facilità di riparazione: “Le auto elettriche stanno diventando sempre più difficili da riparare” accusa il team. “Le batterie sono spesso integrate nel telaio, le parti non sono standardizzate e difficili da ottenere per i garage indipendenti”. E anche la UE, dopo elettrodomestici ed elettronica di consumo, dovrebbe emanare regole che agevoli la riparazione  delle EV.

Visualizza commenti (5)
  1. NIO sta tentando di espandersi anche in Europa (del nord)… Se riuscisse nell’impresa di farsi conoscere (magari anche grazie a qualche accordo con CATL, che pure produce sistemi di battery-swap) potrebbero pure riuscire….
    Certo non da noi in Italia, dove abbiamo inventato lo “spauracchio elettrico causa di tutti i mali” oltre ai bizantinismi e lentezze varie nel rilascio di autorizzazioni per impianti di ricarica (e quindi cambi batterie).
    Magari all’ultimo secondo il min. Urso si sveglia… fa una retromarcia nei confronti della Cina (che sta impostando fabbriche europee ovunque tranne da noi ) e riesce a portare uno stabilimento NIO in sostituzione dei morenti (o già sepolti) che abbondano… Dubito che Stellantis abbia capacità di far un ulteriore accordo (oltre Leapmotor) per aggiudicarsi anche la tecnologia di battery swap (che per altro avevano pure messo sul prototipo di “Panda elettrica”).
    E pensare che il timore della durata della batteria è (forse immotivatamente visti gli ultimi studi) il pri

  2. Continuo imperterrito la mia personale battaglie anche se in pochi su vaielettrico mi seguono: il battery swap risolve (tra i tanti) anche questo problema, la batteria NON è legata indissolubilmente all’auto ma anzi diventa una “commodity” che cambio quando voglio e di cui non mi devo preoccupare dello stato.
    Un auto che sopravvive molto più della batteria è quanto di più sostenibile ci possa essere, e le batterie che perdono autonomia possono essere riutilizzate per i BESS e successivamente riciclate.
    In Europa potevamo prendere al volo quest’occasione soprattutto nel segmento delle utilitarie, “bastava” una direttiva dall’alto o un accordo tra le case produttrici.
    Invece no, tutti si stanno studiando la loro batteria superperformante e superintegrata con l’auto, la mia impressione è che cadranno come birilli

    1. Il battery swap potrebbe essere una soluzione in alcuni casi – soprattutto veicoli leggeri – ma perché in Europa la relativa infrastruttura non prende piede (vedi Nio) e la formula dell’auto venduta con batteria a noleggio è stata abbandonata da anni ?
      Il riutilizzo delle batterie da autotrazione per i BESS è possibile anche se esse sono “incorporate” negli EV..
      Vedo difficile la battaglia contro le batterie proprietarie e super integrate perché, almeno secondo i costruttori, questo schema garantisce maggiore compattezza dimensionale e smaltimento del calore
      https://chargedevs.com/whitepapers/driving-the-future-of-ev-battery-assembly-with-adhesives/

  3. Il passaggio da prototipo a prodotto commerciale prevede il superamento di determinati test, anche distruttivi, chissà se con componenti facilmente sostituibili dall’utente verrebbero superati senza usare materiali compositi che porterebbero il prezzo fuori mercato.

  4. ” “Le batterie sono spesso integrate nel telaio, le parti non sono standardizzate e difficili da ottenere per i garage indipendenti”. E anche la UE, dopo elettrodomestici ed elettronica di consumo, dovrebbe emanare regole che agevoli la riparazione delle EV.” ”

    in effetti in Europa è stato fatto un putiferio normativo per uniformare prese USB e cavi ricarica dei cellulari (per evitare sprechi di materiale e rischio rifiuti non gestiti RAEE) … andrebbe fatta una legiferazione per impedire la non riparabilità (per questioni tecniche o di costo improponibile pure su vetture semi-nuove), con batterie con moduli rimovibili, inverter e OBC riparabili etc etc … Anche se ciò rischierebbe di rendere eterne le vetture così concepite…

  5. // segnale che arriva dalle nuove generazioni, sempre meno attratte dal fascino dell’auto \\
    E allora perché progettare un auto dall’aspetto “sportivo” e con soli due posti ?? E con una batteria (quasi) da quadriciclo..
    Peccato perché i principi di progettazione “sostenibile” sono condivisibili anche se forse non sempre applicabili.

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