“Sharing for Caring” è il primo prototipo italiano di mobilità autonoma pensato per restituire libertà alle persone anziane e con fragilità.
Le applicazioni della guida autonoma sono molteplici e spesso fantasiose. Il progetto del Politecnico di Milano (che già abbiamo visto all’opera in strada e in autostrada) invece si sta dimostrando oltre che tecnologicamente validissimo anche socialmente utile. Darfo Boario Terme ha ospitato la presentazione di “Sharing for Caring”, un progetto di AIDA – Artificial Intelligence Driving Autonomous del Politecnico di Milano che vuole offrire un servizio di navetta a bassa velocità a guida autonoma. Un servizio dedicato alle persone anziane o con fragilità che per diversi motivi non possono guidare e quindi muoversi, specialmente in quei contesti urbani dove la rete di trasporto pubblico è limitata.

Nei piccoli Comuni in particolare, utilizzare la guida autonoma permetterà di collegare le abitazioni delle persone anziane o con mobilità ridotta a punti di interesse come farmacie, ambulatori e supermercati, etc… La tecnologia rende sostenibile sia ecologicamente che economicamente un servizio di mobilità on demand anche per le realtà amministrative più piccole.
Quale tecnologia c’è dietro al “Sharing for Caring”?
La tecnologia di guida autonoma sviluppata dal Politecnico di Milano è composta da muscoli e cervello, esattamente come ogni guidatore. I muscoli, quelli che fisicamente guidano la speciale Fiat 500 elettrica, sono attuatori che sterzano il volante e intervengono su acceleratore e freno. Il cervello invece è un un computer che elabora i dati ed è sempre connesso a internet e anche a un centro di controllo che può intervenire da remoto in caso di necessità. Il cervello di AIDA raccoglie le informazioni attraverso una complessa sensoristica montata sul tetto del veicolo che integra GPS, laser, radar e telecamere.
Nulla è stato lasciato al caso nemmeno in termini di carrozzeria. La grafica della Fiat 500 elettrica è ispirata all’arte giapponese del Kintsugi e rappresenta visivamente il messaggio del progetto. Come spiega l’Ing. Federico Falck, presidente della Fondazione Ico Falck: “Il “Kintsugi” insegna che le crepe non sono solo rotture, ma parti della storia che, se valorizzate, possono diventare bellezza. Così anche le fragilità possono trasformarsi in risorsa, se accompagnate con intelligenza e sensibilità, all’interno di un progetto nel quale il team di giovani ricercatori entusiasti e preparati lavora per la mobilità futura, attento ai cittadini più fragili”.

“Sharing for Caring”, una sfida per il futuro
Il nostro Paese sta rapidamente invecchiando con una popolazione che per un quarto ormai ha più di 65 anni. L’Italia poi è caratterizzata da tantissimi centri urbani di piccole dimensioni con poche migliaia di abitanti e quindi sprovvisti di una rete di trasporto pubblico. Questi due elementi creano una necessità crescente. “Sharing for Caring” propone una risposta tecnologica a una domanda sociale, mette il progresso, la guida autonoma, a servizio delle persona anziane e con fragilità.
“In un contesto demografico in cui l’età media della popolazione è in costante avanzamento, è fondamentale garantire autonomia e indipendenza anche a chi vive in territori meno serviti,” ha dichiarato il Prof. Sergio Savaresi del Politecnico di Milano, responsabile scientifico del progetto. “Robo-Caring vuole essere una risposta concreta: un servizio sostenibile e replicabile, capace di trasformare la guida autonoma in uno strumento di inclusione sociale.”









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