Sette mesi con la nuova ID.3, la mia prima auto elettrica

prima auto elettrica

Prima auto elettrica, comprata con molti timori. Ma dopo sette mesi Antonio, un lettore di Pisa, fa un bilancio del tutto positivo. Unica rinuncia? La vacanza in Albania, dove la rete di ricarica ha troppi “buchi”. Ci scrive sperando di convincere qualche indeciso. A cui suggerisce come muovere i primi passi, vincendo le solite ansie.

                                         di Antonio Cassisa

Ritirata a Marzo con grandissima apprensione e trascorsi 7 mesi e 19.740 Km, oggi primo ottobre voglio raccontare la nostra esperienza con la nostra prima auto 100 % elettrica, Volkswagen ID.3.

Assolutamente disinformati sulla gestione di un’auto elettrica e non avendo garage con presa dove lasciare in carica l’auto la sera, abbiamo confidato nel fatto che vicino a casa ci fossero vari punti di ricarica cui potersi appoggiare senza allontanarsi troppo.

prima auto elettricaUn acquisto informato: sono partito da zero, ma anche  grazie Vaielettrico…

Fondamentali sono stati articoli e video molto esaurienti e approfonditi sul sito Vaielettrico.it che hanno fatto molta chiarezza in mezzo a un mare di Fake News che circolano sul web e sui social, dove chiunque commenta e argomenta senza conoscere minimamente la materia e alimentando solo la confusione e la disinformazione. Chiarezza che nemmeno i media più accreditati aiutano a fare, anzi.

Seguendo i passaggi base consigliati da chi l’auto elettrica la utilizza e la conosce bene, ci siamo avvicinati al mondo delle applicazioni indispensabili per poter ricaricare l’auto una volta giunti ad una colonnina. Utilissimo e altrettanto fondamentale il sito tarrifev.it (anche in forma di applicazione) che aiuta in maniera semplice ed estremamente precisa e aggiornata a districarsi tra le diverse compagnie di ricarica indicando l’applicazione più conveniente per quella specifica colonnina.

Il ginepraio di contratti, app, tariffe: io mi sono districato così

Scaricate quindi le principali e più utilizzate applicazioni sul cellulare, collegate le stesse a una carta di credito, è stato poi semplicissimo aprire l’applicazione, selezionare la compagnia della colonnina che avevo di fronte, e utilizzare per la ricarica l’applicazione consigliatami.

Sempre su consiglio di chi ne sapeva più di me ho poi ordinato le rfid card che alcune applicazioni forniscono (alcune gratuite, alcune in vendita per pochi euro) e che io tengo in auto e utilizzo quando una colonnina fa le bizze e non riconosce l’applicazione che volevo utilizzare, oppure per fare prima quando so che quella determinata card funziona con quella colonnina.

Senza garage per ricaricare qualche complicazione in più. Si superano, però il prezzo alle colonnine…

Quello delle applicazioni é un punto delicato che ho constatato essere piuttosto ostico con chi si approccia all’auto elettrica per la prima volta. D’altra parte risulta onestamente incomprensibile per chi è abituato a far rifornimento di carburante e vedere scritto ben chiaro e visibile il costo di ogni litro, come si possa fare rifornimento di Kw senza saperne spesso il costo prima e spendendo più o meno a seconda dell’applicazione utilizzata per la ricarica.

Ultimamente sempre più colonnine offrono la possibilità di pagare utilizzando carte di credito o bancomat, cosa che presumo sarà presto per tutte. Per quanto mi riguarda dopo i primi utilizzi e inevitabili perdite di tempo solo per attivare la colonnina, si è rivelato poi tutto molto comodo e veloce.

I prezzi ? Purtroppo sono in aumento e dopo una media iniziale di € 0,44-0,50 al Kw (sia in AC che in DC) siamo passati a 0,65 €/Kw attuali, con il paradosso che utilizzando le applicazioni giuste pago meno la ricarica continua, più rapida, che quella in corrente alternata.

Come ho gestito l’auto per consumare meno

Come ho gestito le ricariche della mia auto? La mia ID.3 ha una batteria da 58 Kwh e con un utilizzo cittadino o per spostamenti nell’arco di una ventina di km ha una grandissima autonomia, consuma poco e dopo un pò passa l’ansia da ricarica, normale e fisiologica i primi tempi. Utilizzando le opzioni consigliate in città, con il sistema B (brake) l’auto recupera potenza quando si toglie il piede dall’acceleratore e converte l’energia cinetica in energia elettrica che ricarica la batteria. 

In strade extraurbane o in autostrada il consumo ovviamente aumenta ma con l’opzione D quando si alza il piede dall’acceleratore l’auto veleggia utilizzando solo l’energia cinetica per lunghi tratti.

Senza entrare nelle specifiche tecniche dei consumi, dei km di autonomia in città o in autostrada, cosa che possiamo trovare in rete, dove ci sono tanti video o articoli di prove su strada con relativi consumi e tabelle, c’è da tenere presente che per pianificare un viaggio o qualsiasi spostamento, esistono numerose applicazioni che ci vengono in grandissimo aiuto, pianificando il percorso con le relative soste per la ricarica e facendoci viaggiare in tranquillità.

prima auto elettricaLa pianificazione dei viaggi? Con l’app ABRP non ho mai corso il rischio di restare a piedi

Oltre le opzioni che offre la casa costruttrice dell’auto, ho utilizzato e trovato comodissima l’applicazione ABRP (a better route planner), disponibile sia nella versione web che in quella per auto (in questo caso con un piccolo costo mensile, intorno ai € 5, che uno può utilizzare quando e per quanto vuole, senza alcun vincolo).

Con l’aiuto di ABRP e delle sempre più numerose colonnine di ricarica un po’ ovunque, in questi sette mesi sono andato, partendo da Pisa, la mia città, in Trentino, in Puglia, in Croazia, in Veneto, senza mai alcun pericolo di restare a piedi con la batteria scarica.

In sostanza abbiamo potuto constatare di persona, macinando Km, che per guidare l’auto elettrica serenamente occorre uno scatto mentale che ci affranchi dalle vecchie abitudini. Occorre pianificare gli spostamenti, lasciare sempre una base di carica la sera per un eventuale utilizzo non preventivato che ci possa permettere di utilizzare l’auto quando si vuole o di raggiungere eventualmente un punto di ricarica.

Tutto ciò è semplificato da chi ha la possibilità di possedere un garage con un presa privata ma assolutamente gestibile anche da chi, come noi, si affida solo alle colonnine pubbliche.

Perché ho scritto questa lunga testimonianza?  Perché possa eventualmente essere di aiuto a chi è indeciso e impaurito dalle infinite inesattezze e faziose bugie che circolano ovunque in rete, e non solo.

Sfatare i falsi miti con l’esperienza diretta

Tralasciando le ideologie politiche che sono contro o a favore dell’elettrico e lo consigliano o sconsigliano a seconda del colore della bandiera, io ho scelto di cambiare e di avviarmi in quella che probabilmente sarà la strada del futuro e ho potuto sfatare di persona tutti quei falsi miti che avevo letto prima di acquistarla e quindi posso dire che :

  1. Non si scarica se sono in coda con l’aria condizionata accesa, anzi mi è risultata comodissima quando son dovuto restare in auto parcheggiato al sole, comodamente al fresco senza inquinare o quando dal mare ho acceso il condizionatore dieci minuti prima di tornare all’auto per trovarla fresca (o calda, come inizia a capitare in questo periodo di abbassamento delle temperature);
  2. Non è una guida noiosa, anzi, precisamente l’opposto : è molto divertente con delle prestazioni davvero inaspettate;
  3. In autostrada è possibile ricaricare in tantissimi autogrill, sempre in aumento;
  4. Ci sono molte agevolazioni nelle città che permettono l’ingresso gratuito nelle ztl o in alcuni parcheggi;
  5. Non so se ci sono ma io non ho mai trovato divieti di parcheggio negli spazi sotterranei, anzi, talvolta ci ho trovato la colonnina per la ricarica;
prima auto elettrica
Stalli di ricarica occupati abusivamente
  1. Pur sapendo che ce ne sono tante, ho trovato in rarissimi casi auto termiche parcheggiate nello spazio riservato alle elettriche. La consapevolezza inizia a prendere piede, e le multe sono salate;
  2. Dulcis in fundo non dimentichiamo la soddisfazione di muoversi su un mezzo che non inquina e non fa rumore.

Costano care? Sì, è vero, anche se c’è un mercato sempre più florido dell’usato, incentivi sul nuovo e in cantiere diverse versioni più economiche.

Il vero limite? Abbandonare le vecchie abitudini

Sono limitanti nell’utilizzo? Sicuramente sì se non si è disposti a scostarsi dal vecchio modo di pensare legato alla benzina e al gasolio.

Unico neo riscontrato nella mia personale esperienza? La rinuncia a recarmi in Albania dove, pur visionando le varie mappe delle applicazioni, non ho avuto garanzia ci fosse un adeguato numero di colonnine. In questo caso mi è bastato informarmi sommariamente prima e ho preferito non rischiare.

Forse a qualcuno potrà essere utile questo mio racconto.

Buona scelta,  il più libera possibile, a tutti.

.

Visualizza commenti (19)
  1. In Cina siamo andati tutti a produrre perchè costa meno la manodopera, si inquina a dismisura e il prodotto anche con i costi di trasporto e gli scarti conviene ancora a chi commercializza….
    Per il pianeta non conviene molto…..

  2. Complimenti x il “coraggio”, io se non avessi avuto la possibilità di caricare nel box di casa non avrei comprato la mia BEV 5 anni fa.

  3. Vorrei sapere se la ID3 era usata poiché ho visto alcune inserzioni sui 20000€ però ho letto anche di molti difetti delle prime versioni grazie

  4. Io ho la cupra born, e questa estate sono andato in Albania. Non ci sono colonnine ma tanti meccanici si sono messi la wallbox e tu gli lasci l’auto, funziona cosi’.

  5. Massimo Cagliero

    Buonasera a chi legge, e mi scuso per le mie richieste da ignorante del settore… Ho letto con estremo interesse ed apprezzamento l’esperienza del Signore fortunato possessore di un veicolo elettrico così performante ed efficiente. Sono estremamente interessato anche io da tempo all’acquisto di un veicolo ecologico, ma ho qualche perplessità Sarei grato se qualcuno potesse aiutarmi a risolvere i miei problemi. Abito in un Capoluogo di Provincia piemontese, e nella mia città esiste qualche colonnina di ricarica,tutte situate in periferia o un paio di fronte ad un supermercato. Io abito al terzo piano di un condominio, non ho un garage e non sempre trovo parcheggio sotto casa, purtroppo. Avevo infatti pensato di calare un cavo dal balcone per alimentare il mio veicolo elettrico in strada, ma capirete che se non trovo posto, direttamente sotto, un paio di centinaia di metri di cavo diventano problematici, anche per la polizia. Ho pensato anch edi andare ricaricare in periferia, caricando una bici, ma poichè poi non posso lasciarla attaccata tutta la notte, una volta carica, dovrei ritornarci di notte per staccarla, pena sanzioni (mi pare) … Qualche suggerimento? Grazie

    1. Guido Baccarini

      Niente cavi volanti..
      Pericoloso, illegale e impraticabile.
      Piuttosto un appello al condominio a permettere di installare un punto di ricarica nel cortile condominiale a spese di chi poi pensa di usufruirne in futuro, che potrebbe anche significare nessuno a parte lei: già avere il permesso sarebbe qualcosa… Anche se significa accollarsi un bel costo, da soli.
      Alternativamente, sul posto di lavoro, anche lì ci vorrebbe un sondaggio tra i colleghi, l’unione fa la forza.

  6. antonio Gobbo

    da quel che ho letto sembrerebbe che Antonio non carichi da casa ma,solo dalle colonnine e a questo punto però mi chiedo … a che distanza ha la AC più vicina per poter ricaricare la sera e riprenderla al mattino successivo? 2 – 300 metri … 1km? 2 o più km? sul fatto delle DC meno care mi sembra piuttosto strano (dove abito io guardando sull’APP non ne ho trovate nessuna), al massimo potrei intermpretarlo come AC sovraprezzate…… può sembrare stucchevole questa rjchiesta ma vi assicuro che passare da ricaricare a 200 metri a 2 km (4 se si considera andata e ritorno) in condizioni climatiche avverse fa una differenza enorme.

    1. Buonasera Antonio, nel mio caso le colonnine AC sono a 5 minuti a piedi da casa e abitando in centro, con tutti i problemi di parcheggio che ci sono è una distanza assolutamente normale. Riguardo i prezzi a seconda delle app che utilizzi è possibile pagare l’ac più cara della dc, niente di strano purtroppo.

  7. Daniele Sacilotto

    A proposito di tariffe vi è arrivata la mail da Ressolar che preannuncia aumenti alle tariffe? Era l’ultimo baluardo per le ricariche alle FreetoX, ora a 0,60€/kWh, aspettiamo di sapere a che prezzo si arriverà

  8. Grazie Antonio, sottoscrivo parola per parola quanto hai scritto, e soprattutto che il vero limite è la resistenza mentale a pensare di abbandonare le vecchie abitudini legate ai carburanti fossili.
    Preciso solo che il nome corretto del sito (e dell’app omonima) di comparazione delle tariffe è https://www.tariffev.it, davvero indispensabile per muoversi nella giungla delle tariffe che purtroppo ancora esiste in Italia, dove i due monopolisti delle colonnine (oltre il 70% di quelle installate) sistematicamente rimodulano continuamente e sempre al rialzo le tariffe per il roaming sulle loro colonnine, tagliando le gambe a qualsiasi forma di concorrenza nella totale indifferenza delle istituzioni e degli inutili garanti. 🤬

    1. Scrivere che l’unico problema é la “resistenza mentale” vuole dire non aver capito nulla dei problemi attuali (reali) delle bev che ne bloccano la diffusione in Italia (e in Europa, senza incentivi il mercato crolla ovunque)

      1. Guido Baccarini

        “l’unico” sono parole di Vincenzo, non di Eugenio.
        Certo che le BEV hanno problemi reali, per la maggior parte delle persone, oggi.
        Ma se non provi ad analizzarli e ad affrontarli, i problemi, arriveremo buoni ultimi al 2035: perchè quella scadenza lì non è ideologica, è meteorologica.
        Al climate change non gliene frega niente di cosa capisce Vincenzo leggendo i commenti di Eugenio.
        E se Eugenio si è comprato una Zoe e ne è contento, pur vivendo in condominio e non essendo un dirigente di azienda, ci sono MILIONI di Eugenio in Italia, che però non vogliono nemmeno prenderla in considerazione, l’idea. Ringraziamo di questo i nostri governi (plurale, così non mi dite che ce l’ho con questo), la nostra stampa, i canali youtube dedicati a fare disinformazione (PAGATA dai petrolieri), gli studi finti PAGATI dai petrolieri, l’avidità dei produttori di auto, senza assolutamente dimenticare e puntare il dito verso l’ignoranza pandemicamente diffusa degli italiani e la totale mancanza di senso critico e pensiero logico: e questo è colpa di un sistema scolastico che fa acqua da svariati decenni.
        Don’t look up, mentre il livello dell’acqua sale, l’importante è vantarsi dei 1000 km senza soste fatti con la propria Panda Diesel che si rifornisce in due minuti.

        1. Tipica spocchia da amministratori. Al climate change non gli importa nulla dei confini nazionali ed Europei dato che l’aria non ha bisogno di passaporti per muoversi, anche azzerando da domani le emissioni del nostro continente in una specie di suicidio di massa l’impatto ambientale sarebbe risibile. Al contrario se pretendessimo dai nostri partner commerciali (cinesi, americani, tedeschi, giapponesi coreani, i famigerati norvegesi ecc ecc) emissioni pro capite uguali a quelle italiane (se ci riusciamo noi a vivere con 5 tonnellate pro capite possono farlo anche gli altri) il discorso cambierebbe notevolmente senza impatti per la nostra economia. Immagino che il direttore sia molto fiero, vedendo quello che scrive, della propria formazione mi chiedo cosa abbia fatto di così grandioso per guardare da così in alto le persone

          1. Guido Baccarini

            ….e cita la Cina come cattivo esempio di transizione energetica, grande mossa.
            E se la piglia col direttore.
            E con “gli amministratori”.
            CVD.
            Prosit.

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