Servono benefit di ricarica per diffondere l’auto elettrica. Per esempio con piani di welfare delle aziende per i dipendenti, suggerisce Marco. Vaielettrico risponde. Ricordiamo che i vostri quesiti vanno inviati a info@vaielettrico.it
Servono benefit di ricarica, per attenuarne il costo o addirittura offrirla gratis
“Vorrei condividere una mia opinione ai fini della diffusione delle EV. Credo che per aumentarne la diffusione sia necessario un maggior ritorno economico all’utente finale. Quindi sarebbe utile che i costi per la ricarica vengano inseriti in un piano di welfare o di benefit che già oggi molte aziende offrono ai dipendenti. Questo permetterà di avere una cifra da spendere per la ricarica. Oppure, nei casi in cui le aziende dispongono di parcheggi per le auto dei dipendenti, si avrà l’opportunità di ricaricare l’auto durante l’orario di lavoro. In seguito alla realizzazione di un certo numero di parcheggi dotati di colonnine. Il costo della ricarica verrà in parte assorbito dal datore di lavoro, così come oggi accade con le mense aziendali. In questo modo il dipendente pagherà una ricarica circa un quinto rispetto al costo standard“.
Le aziende e il governo devono fare la loro parte
“Ciò permetterà anche di fare una ricarica green e senza costi aggiuntivi, qualora l’azienda disponga di pannelli solari o altro sistema di generazione. In questo caso il costo per la ricarica potrebbe anche azzerarsi. Dal punto di vista delle aziende, esse potranno sfruttare i vari incentivi già esistenti per installare pannelli, colonnine e quant’altro. Poi il Governo potrebbe varare ulteriori agevolazioni per tali infrastrutture o benefit. Ad esempio il valore dei benefit elargiti può essere recuperato come detrazione fiscale, almeno in parte. Considerando il costo ed i limiti odierni dell’auto elettrica, credo che una politica del genere ne aumenterebbe la diffusione. In particolare di modelli meno cari, utilizzati per lo più nel tragitto casa lavoro. Inoltre la loro diffusione contribuirà ad ottimizzare i costi dei modelli più importanti“. Marco Saracini

Servono benefit di ricarica? Puntare più sui datori di lavoro illuminati…
Risposta. In questa fase, con tutto quel che succede e con gli orientamenti emersi, non punterei troppo sul governo in arrivo. Fornire la ricarica a prezzi calmierati, se non in qualche caso addirittura gratis, può essere invece un buon modo per le aziende per andare incontro ai dipendenti. Cosa che in un momento così complicato sarebbe molto apprezzato. Tanto più che una pronuncia dell’Agenzia delle Entrate chiarisce che un benefit di questo genere può non essere assoggettato a tassazione quale reddito da lavoro dipendente. Questo a patto che ci sia “una finalità di educazione ambientale perseguita dall’azienda“, in linea anche con gli obbiettivi del PNRR. Quale quello della società che aveva chiesto il chiarimento, la Alfa (settore della carta tissue). Si leggono spesso notizie di aziende che stanno aiutando i loro dipendenti in tanti modi, per assorbire lo shock dell’aumento di luce e gas. Questo sarebbe un modo intelligente di farlo.
” la mia azienda ogni anno mi allunga buoni benzina da 200 euro”
Se vuoi ti vendo i miei buoni benzina, (puoi arrivare a 400 euro tra l’altro), te li cedo a 399 😉
vogliamo auto soldi e donne per tutti!!! 🥳🥳
L’auto elettrica può aspettare, nel frattempo si spera diventi più aerodinamica, efficiente, leggera ed economica.
Quello che serve è il bonus trasporti pubblici e nuovi mezzi di trasporto pubblico.
Questo è l’indispensabile sostegno economico che il governo deve portare avanti per incentivare la mobilità sostenibile e dare un aiuto econ9mico tangibile a tutti i lavoratori, pendolari, anziani e studenti.
A questo si devono aggiungere nuovi mezzi di trasporto pubblico, di nuova generazione destinati ad anziani e disabili per dare loro l’opportunità di muoversi nelle città con un servizio pubblico dedicato e gratuito che li porti nei centri ospedalieri e presso tutti gli enti pubblici.
Il mezzo c’è, si chiama Etioca e l’ha ideato il solito designer del secolo, Giorgetto Giugiaro.
Poi subito il Plan Velo, i francesi sono all’Act 2be i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
https://etioca.com/en/platform
https://www.youtube.com/watch?v=3kZ3rWHs9wU
Non concordo sul fatto che l’auto elettrica possa aspettare: creare un mercato sostenibile è la precondizione perchè i costruttori investano in aerodinamica, efficienza, leggerezza ed economicità.
Forse non è a tutti chiaro il momento critico che dovremo affrontare nei prossimi anni. Non si tratta di prevedere azioni amministrative che riducano il consumo di gas per il riscaldamento mediante l’introduzione di limiti di temperatura negli ambienti, di ore giornaliere di accensione e di durata del periodo di riscaldamento, in funzione delle fasce climatiche in cui è suddiviso il territorio italiano.
C’è ben altro da affrontare a livello di produzione industriale. E qui bisognerebbe aprire dei capitoli, non un commento.
L’auto elettrica può aspettare perché non rientra a titolo nelle politiche indifferibili ed urgenti. Per spostarsi in Europa viene data priorità al trasporto pubblico e alle biciclette nelle aree urbane con le misure CEF-T-2022 che riguarderanno anche le vie navigabili interne.
* ferrovie
* vie navigabili interne
* porti marittimi e interni
* sicurezza stradale
* terminali strada-ferrovia
* piattaforme logistiche multimodali
* hub multimodali per i passeggeri
* applicazioni intelligenti e interoperabili per i trasporti
* mobilità sicura e protetta
* resilienza delle infrastrutture.
Dev’essere chiaro a tutti che parte dei finanziamenti riguarderanno la mobilità militare per cofinanziare progetti che affrontano esigenze sia civili che di difesa al fine di adattare le infrastrutture di trasporto a un duplice uso civile e della difesa.
Politiche sui trasporti che tengono conto in particolare della nuova situazione creata dall’invasione russa dell’Ucraina.
L’auto, tanto più elettrica non rappresenta più quel bene famigliare da utilizzare anche quando non è necessario. Ormai è diventata un bene privo di una individualità specifica e pertanto passibile di sostituzione e di rinunce, mai come in questi tempi. I condannati sono coloro che per ragioni di lavoro non riescono a farne a meno e subiscono costi e oneri e doveri.
Ciò che va incentivato sono i bus e gli shuttle urbani, non l’auto elettrica. È necessario dare priorità a questi mezzi pubblici perché è qui che si gioca la mobilità sostenibile e a ben poco bastano i 300 milioni di euro del PNRR per sviluppare in Italia una filiera industriale completamente autonoma nel settore degli autobus, rafforzando la competitività delle imprese nella produzione di questi veicoli elettrici e promuovendo investimenti in ricerca e sviluppo di componentistica tecnologicamente innovativa da impiegare nella costruzione e assemblaggio di mezzi di trasporto su gomma moderni, sicuri con la guida autonoma ed ecologicamente sostenibili.
https://www.youtube.com/watch?v=ATwtDWV-BKQ
https://www.youtube.com/watch?v=jJIJI9uOsiM
I costruttori automotive realizzano tipologie di vetture dove riescono a massimizzare il profitto anche perché non hanno ancora raggiunto il 100% della catena del valore di Porter. I più sono dei meri assemblatori di componentistica che acquistano sul mercato.
Ragion per cui non riescono ad ottenere i profitti che avevano prima anche su piccole auto utilitaristiche.
L’innovazione non arriverà certo da questi o da Tesla che ha una gamma di vetture impopolari che partono da 60.000 euro.
Interassi imbarazzanti come i battery pack da 700 chilogrammi per consentire un’autonomia autostradale soddisfacente e imponente carrozzeria SUV per caricarci tutto e niente e scoprire che devi mettere la bicicletta sul tetto.
L’innovazione arriverà da chi ci crede veramente, da coloro che hanno considerato il profitto a lungo termine.
Quando i ragazzi di Sono Motor hanno buttato lì l’elettrosolarizzata Sion, tutti li hanno guardati con sguardi compassionevoli pensando che non sarebbero mai riusciti a costruirla, tantomeno a venderla.
Ora cosa accadrà?
Qualcuno si guarderà intorno e quando scoprirà l’imminente elettrosolarizzata incomincerà a fare due conti e aspetterà questa vettura ma anche la goccia a tre ruote l’Aptera di San Diego.
https://www.youtube.com/watch?v=ycacot3bJOU
https://www.youtube.com/watch?v=4AmykB6Gpho
Gli spostapoveri non li usa nessuno se non ne è costretto.
Mettere in pratica ciò che suggerisce questo articolo sarebbe un’ ottima scelta per ridare un po’ di slancio alla mobilità elettrica, soprattutto nell’ottica di incentivare auto piccole, quindi meno costose e più accessibili. Ma azioni del genere andrebbero prese subito e poi continuarle a mettere in pratica anche quando (speriamo) questa crisi si attenuerà.
Tutti noi possiamo fare qualcosa di positivo, compreso il governo (direi soprattutto) ma, è difficile oggi avere certezze e districarsi nei vari incentivi e bonus. Io per esempio volevo sfruttare il bonus 80% (che fine ha fatto?) per una Wall box intelligente che potesse essere programmata per ricevere esclusivamente o principalmente dall’impianto fotovoltaico
(quando un mio amico che la installerà mi ha parlato di questa funzione mi sono attivato), cosa che mi avrebbe permesso oltre a viaggiare quasi gratis, di avere un’auto veramente ad emissioni Zero. Ma non sono stati emanati i regolamenti attuativi (anche qui in Vaielettrico è stato trattato l’argomento)….
Speriamo comunque che le imprese percepiscano questo argomento delle colonnine nei posti di lavoro, perché se si aspettano le decisioni dei vari governi, è dura!
si tratterebbe anche dell’inizio di una disciplina V2H
In effetti pubblicizzare schemi V2H a favore dei datori di lavoro stimolerebbe l’installazione di colonnine aziendali 😉
V2H ovvero vehicle to home ovvero quando l’auto fornisce energia ad una abitazione.
Scritto così sembra che il dipendente ricarichi al massimo la sua batteria quando è in azienda e poi arrivato a casa la “cede” (tramite il V2H) alla sua abitazione così risparmia pure sulla corrente di casa.
Alcune aziende già lo fanno: Claus Santa Holding, BarabbaCoins lsrl, Magic Smoke LSD, Genie-in-a-bottle Limited Limited Limited e anche la società Ponte Sullo Stretto, quest’ultima sta anche costruendo colonnine gratuite a metà ponte.
Premesso che i benefit aziendali, tassabili o no, sono comunque un gioco di soldi (lo stato mette, leva, riprende, etc.), la mia azienda ogni anno mi allunga buoni benzina da 200 euro (il famoso welfare aziendale), se avessi l’auto elettrica dovrei venderlo su eBay.
Ma a parte tutto questo, non ha senso chi oggi spende mediamente 40k per l’auto elettrica, non è questa la fascia da sostenere economicamente. Non ci sono “poveri” che circolano in auto elettrica, dare incentivi a chi spende 40k per un’auto è uno schiaffo al resto degli italiani. Tra l’altro a questi signori abbiamo già dato fino a 15000 euro di incentivi per l’acquisto dell’auto, continuiamo a finanziarli?
Si vuole fare qualcosa di utile? Bene, lo stato incentivi le comunità energetiche con dei prestiti per maxi investimenti nell’autoproduzione. Trasformiamo le persone da utenti a produttori di corrente: lo stato si può fare carico di tutta la parte di progettazione, fattibilità, studi, etc. e offre una soluzione chiavi in mano alle persone che utilizzano i loro soldi non più per pagare la corrente ma per pagare il finanziamento necessario all’investimento per l’autoproduzione. Così, concluso il finanziamento, le persone si trovano proprietari di un bene grazie al quale la loro bolletta energetica crollerà e inizieranno a risparmiare. Con un supporto mirato in base all’ISEE e alla dichiarazione dei redditi si darebbe una mano a tutti e non sempre ai soliti.
99 minuti di applausi.
Concordo su ogni aspetto. E lo dico da beneficiario di incentivo rottamazione cumulato statale + regionale (15.000€) e superbonus 110% con cui ho realizzato un impianto fotovoltaico da 6Kp con accumulo.
Non voglio uno stato che mi regali l’uovo ogni giorno, ma che mi aiuti a comprare la gallina.