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Quando il doping è nella bici/3 Innocenti emozioni

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Se il dolo diventa un business

Quella che per il mondo agonistico è una vera e propria truffa, oltre che un rischio di affossamento totale della reputazione di uno sport antico, si può trasformare tuttavia, se spostata di ambito, in uno straordinario business.

Parliamo del mercato privato, quello dei cicloamatori di ogni età che, con un tale “aiutino” potrebbero non rinunciare alla scalata delle cime più ricche di fascino e difficoltà.

Sicurezza e democrazia
La bicicletta a pedalata assistita è chiamata anche pedelec (pedal electric cycle), epac (electric pedal assisted cycle), o con acronimo italiano bipa (bicicletta a pedalata assistita). In un recente articolo apparso sul New Yorker, Paul Steely White presidente di Transportation Alternatives, parla di «democratizzazione dell’uso della bici grazie alle e-bike» e sostiene, attraverso l’associazione che presiede, l’assunto che un maggior numero di ciclisti nelle strade aiuterebbe ad avere condizioni più sicure per tutti i ciclisti.

Viva la Fiab!
In Italia la Fiab, Federazione italiana amici della bicicletta, la più importante realtà associativa di ciclisti italiani non sportivi, si è espressa a favore della bici a pedalata assistita. «Ci schieriamo al fianco di tutte le iniziative che contribuiscono allo sviluppo della mobilità ciclistica e sosteniamo, senza pregiudizi, l’e-bike che può essere un mezzo strategico per avvicinare nuove persone alle due ruote negli spostamenti quotidiani come nelle esperienze di cicloturismo – ha dichiarato Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB. – La morfologia del nostro territorio e delle nostre città, infatti, non sempre incoraggia a scegliere la bicicletta come mezzo di trasporto abituale. Con la bici elettrica è possibile, invece, pedalare normalmente con il grande vantaggio di poter inserire un ‘piccolo aiuto’, da dosare in base alla pendenza del percorso o alle condizioni fisiche del momento, che permette a chiunque di affrontare in serenità tratti in salita o momenti di stanchezza e di godersi sempre e fino in fondo la propria pedalata, sia in un contesto urbano sia durante il tempo libero per un’escursione o per le vacanze».

Documento di sintesi
Tanto da approvare fin dal novembre 2016 un documento che mette d’accordo tutti i presidenti delle associazioni Fiab italiane e che nella sintesi sostiene che i «buoni motivi per apprezzare e promuovere la bicicletta assistita siano di gran lunga prevalenti rispetto ai problemi che possono emergere, anche considerando che questi potranno essere superati dando tempo e modo a questo settore di svilupparsi».

E il mercato gongola
E il mercato sembra essere in accordo col pensiero della Fiab, tanto è vero che nel solo 2016 in Italia si sono vendute 124mila biciclette elettriche. Per quanto riguarda quelle a pedalata assistita, il loro utilizzo è perfettamente legale al di fuori delle competizioni; basta rispettare delle regole. Innanzitutto possono soltanto assistere la pedalata e quindi l’utente deve dare sempre potenza con le proprie gambe. Non può dunque essere presente una “manopola del gas”, al massimo si può decidere di avere più o meno assistenza, ma questa dipende sempre dall’azione della pedalata impressa dall’utente. Se non si pedala la bicicletta si ferma. Inoltre, l’assistenza alla pedalata termina al superare dei 25 chilometri orari. Un motore che spinga la bici anche a velocità superiore fa uscire il veicolo dalla definizione di “bicicletta” per farlo entrare in quella di ciclomotore elettrico, che necessita di immatricolazione e assicurazione.

CONTINUA CON: Quando il doping è nella bici/4

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