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Scambio rapido delle batterie: la versione di Ample

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Sul fronte dello scambio rapido delle batterie non c’è solo la Cina e non solo NIO; anche in America c’è chi studia questa soluzione per velocizzare il rifornimento delle auto elettriche. E’ la startup californiana Ample, che l’altro ieri ha presentato il suo ultimo concept di stazione di scambio che adotta la seconda generazione della sua tecnologia.

Stazioni “modulari” e flessibili: il battery swap per tutti i modelli

Il nuovo design consente ad Ample di dimezzare i tempi necessari per sostituire una batteria. Non più 10, ma soli 5 minuti. Le nuove stazioni, poi avranno tempi e costi di implementazione molto più ridotti e saranno flessibili, in modo da poter operare su più modelli di auto e di batterie. Presentando l’impianto, Ample ha detto che il rifornimento con il suo sistema di scambio delle batterie costerà agli automobilisti “il 20% in meno di un pieno di benzina“. 

Ample debuttò nel 2021 assicurandosi subito il supporto di Shell Ventures. Nell’occasione raccolse capitali per 160 milioni di dollari che le hanno sonsentito di sviluppare una prima rete di stazioni nella Bay Area californiana a supporto delle flotte Uber e Sally. Proprio la sperimentazione sul campo con questi due partner ha consentito di dimezzare i tempi dell’operazione. E di ridisegnare il processo in modo che i passeggeri possano uscire dall’auto duramte l’operazione di scambio.

Inoltre il sistema è modulare; su ogni modello di vettura, cioè, l’utente potrà scegliere se montare una batteria più o meno capace. Questo implica necessariamente accordi di compatibilità con i produttori di autovenicoli elettrici. Ample sostiene di essere in trattativa con sette brand. Ma per il momento ha firmato un solo accordo di cooperazione con il costruttore Fisker intenzionato a fornire l’opzione del battery swap ai sui clienti.

Una stazione Ample, dice l’azienda, può essere installata in soli tre giorni. Viene consegnata in moduli prefabbricati, che vengono poi montati senza necessità di scavi per le fondamenta.  Le stazioni possono essere facilmente assemblate in un unico complesso che consente lo scambio delle batterie a più veicoli contemporaneamente.T

Tante promesse, pochi dettagli sul modello di business Ample

Non è ben chiaro, viceversa, il modello di business proposto da Ample. L’azienda sembra infatti pensare a batterie di sua produzione, dotate di un adattatore compatibile con i diversi modelli di autovettura. Le sue batterie sarebbero modulari, ciascuna delle dimensioni di una scatola da scarpe. Le funzionalità di monitoraggio e controllo remoto resterebbero a carico di Ample, così come lavendita dell’energia contenuta nelle batterie sostituite.

Insomma, tante promesse e molta scena, ma ancora spesse cortine fumogene sul funzionamento reale del battery swap in versione Ample. E questo non consente di valutare la praticabilità di una soluzione tentata da moltre altre aziende in passato (l’israeliana Better Place e la stessa Tesla) poi naugragate e abbandonate.

Le versioni alla cinese di NIO e CATL EVOGO

Diverso l’approccio delle case cinesi NIO  e Xpeng,  che stanno installando reti di stazioni proprietarie e circoscritte ai propri veicoli elettrici come un plus da offrire ai propri clienti premium. O il sistema EVOGO di CATL, che partendo dalle proprie batterie ha stretto accordi con i due produttori di auto Chevy e Saic.

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9 COMMENTI

  1. Credo che l’eventuale successo di Ample dipenderá anche dalla posizione che il consorzio USA di ricerca sulle batterie (https://uscar.org/usabc/) prenderá in materia. Detto ente sembra avere un orientamento abbastanza “prudente” essendosi occupato anche di batterie a 48V per le ibride e perfino delle 12V per lo start stop..

  2. Non è chiaro il modello di business di queste tipologie di aziende.
    E comunque non lo hanno mai spiegato in termini chiari, forse hanno delle nicchie di mercato estremamente interessanti, che secondo loro permetterà di vivacchiare in maniera decente/decorosa come succede in tanti settori dell’economia.
    Comunque sia, io non investirei un centesimo nelle loro azioni e non le vorrei neanche se me le regalassero.
    Figuriamoci se accetterei di sostituire le batterie della mia Tesla con le loro, neanche se me lo ordinasse il medico!!

  3. non credo in questo modello di business, tanto meno sul fatto che possano sostituire la batteria del produttore per una sul loro standard. Già mi chiedo se quando quella della mia ID.3 sarà esaurita sarà economico sostituirla con una nuova o comprare un’auto nuova aumentando notevolmente il mio footprint su questo pianeta

      • mah, vedendo il servizio di Paolo Mariano sulla e-GOLF che ha percorso 300,000km non ne sono troppo sicuro: la mia ID.3 sosta in garage quindi non temo aspetti corrosivi della carrozzeria, se non prendiamo in considerazione centraline e componentistica elettronica che tra 10+ anni potrebbe non essere disponibile, dal video si evince che sono gli ammortizzatori il punto debole della catena dopo la batteria. Prevedo 15,000 km anno quindi miro a tenerla per i prossimi 20 anni, poi ne avrò 84 io….

  4. attenzione:
    Non vorrei mai che si trasformasse in un “Auto ad aria Eolo” o in una “Sion Motors”

  5. vedo che siete contrari, ma a me pare una soluzione che può offrire maggiore efficienza energetica ad auto più leggere e costi dell’auto più bassi perchè privi della batteria che verrebbe noleggiata in funzione della sua grandezza, che potrebbe essere di molto contenuta. Se ho una stazione ogni 60 km e una batteria che d’inverno me ne fa 150, perchè devo avere in pancia quando giro per la città una batteria che mi fa 500 km di autonomia? non si tratta nemmeno di rendere impersonale la propria auto, ma semmai possibili delle auto più piccole. Comprendo benissimo i meccanismi economici iniziali che rendono queste auto molto dispendiose (anche Tesla ha incominciato con la S e la X), ma se aprite una visione su auto con 40 kWh di batterie e una autonomia di 150/180 km d’inverno che possano trovare stazione di ricarica in ogni autogrill con il ricambio che richiede 5 minuti, a quanto pubblico potrebbe interessare? non forse negli Stati Uniti dove le distanze sono notevoli, ma in Europa senz’altro

      • sempre portandosi dietro peso non necessario per la maggior parte dell’utilizzo quotidiano: il difetto imputato alle ibride..

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