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SaveRiding: l’App che premia la mobilità sostenibile

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Immaginate un programma universale di “accumulo miglia”. Non per gli aerei però, ma per i mezzi elettrici. Un sistema premiante per tutti coloro che si muovono a zero emissioni, che coinvolge utenti e aziende in un progetto green innovativo.

Questa è l’evoluzione promessa da SaveBiking, start-up veneta che da qualche anno opera nel mondo della mobilità dolce, forte della sua speciale App “premiante” gratuita messa a disposizione di chi vive gli spostamenti in maniera sostenibile.
Si tratta di un sistema che permette all’utente di accumulare punti grazie ai propri spostamenti quotidiani non inquinanti. Punti che poi diventano utili per avere sconti e premi nell’acquisto di servizi o prodotti all’interno di un marketplace digitale specifico. Una sorta di negozio online creato insieme a diversi partner commerciali che hanno aderito all’iniziativa.

Da SaveBiking a SaveRiding

Questa formula virtuosa, nata per premiare inizialmente gli utilizzatori di biciclette, intende ora allargarsi e abbracciare l’intera mobilità sostenibile. Da SaveBiking si passa quindi a SaveRiding.

L’obiettivo dichiarato della società è quello di dar vita al primo programma universale di accumulo di punti di mobilità sostenibile al mondo. Un sistema che possa offrire valore per ogni chilometro sostenibile percorso, con ogni modalità di trasporto sostenibile, in qualsiasi parte del mondo.

L’evoluzione dell’App amplia così il campo di adesione anche alla crescente community di utenti “elettrici”, in un processo di inclusione che va dal possessore di monopattino fino a chi guida auto a zero emissioni. La fidelizzazione degli utenti si conferma un fattore determinante, così come il coinvolgimento dei partner commerciali, che dal sistema ne ricavano benefici maggiori.

Un circolo virtuoso per la mobilità sostenibile

«Non ci limitiamo a dare punti all’utente virtuoso – sottolineano Pietro Lucchini (CEO) e Angelo Cianciosi (COO) di SaveRiding – ma creiamo un sistema in cui tutte le parti in causa si sentano pienamente coinvolte. In primis i partner commerciali che vendono i loro servizi e prodotti ai nostri utenti. Si deve creare un circolo virtuoso di coinvolgimento, in cui la mobilità sostenibile sia incentivata e cavalcato da più realtà possibili».

L’allargamento dei confini a tutta la mobilità elettrica si tramuta così in una sommatoria di azioni virtuose che poi vengono valorizzate grazie all’accesso dell’utente ai vantaggi e agli sconti del marketplace. E per questo la società chiede ai propri partner interessati di proporre ai clienti soluzioni quanto più green e personalizzate, che li incentivino e li supportino nella transizione.

«A seconda delle esigenze e delle abitudini di ciascun cliente – continua Lucchini – bisogna puntare ad offrire servizi appositi su misura. Ad esempio, per chi si muove in auto elettrica proporre sconti all’acquisto di un veicolo, oppure al biker una bici elettrica. Magari anche la colonnina di ricarica da mettere in garage o polizze assicurative convenienti per la micromobilità».

Questo metodo – sostiene Cianciosi – può essere utilizzato anche dalla stessa azienda per i suoi dipendenti o clienti, incentivando così la mobilità sostenibile”.

Sostenibilità e ambiente

Con l’evoluzione del progetto, la nuova SaveRiding – che sarà operativa a breve – punta ora al consolidamento e alla propria sostenibilità economica: “Abbiamo 6000 downloads e 600 utenti mensili in passaparola, che è già una buona base di partenza per fare i test e migliorare le criticità – conclude Lucchini – Nel frattempo stiamo lavorando con aziende di energia e trasporti per estendere i partner, il cui ruolo è centrale tanto quello dei nostri utenti “virtuosi”.

Tra le iniziative del 2023, SaveRiding ha in programma nuove partnership nel mondo sharing e delivery, dove l’elettrico su due ruote va per la maggiore.

 

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2 COMMENTI

  1. A Reggio Emilia un progetto pilota del comune concede sgravi fiscali alle aziende i cui dipendenti si recano a lavoro in bicicletta.
    Sono iniziative molto belle perchè si sa che quando si tratta di benefit… l’italiano è molto meno disfattista. 🙂

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