Sardegna: ora arriva la prof anti rinnovabili

sardegna anti rinnovabili

In Sardegna arriva pure la prof anti rinnovabili. Non bastavano le peggiori fake news stile No Vax, moratorie e leggi bocciate e perfino tre attentati. Ora arriva il saggio di una ricercatrice di origini sarde pubblicato sulla rivista  L’Industria edita dal Mulino (che ringraziamo per averci messo a disposizione l’articolo).

Abbiamo scritto all’autrice, Maria Giovanna Bosco, e siamo ancora in attesa di risposta. Tuttavia la Bosco ha concesso un’intervista al quotidiano l’Unione Sarda analizzata passo per passo da Saper- Sardi per le rinnovabili.

In Sardegna il 70% dell’energia deriva da fonti fossili

Nel saggio nessuna citazione sui danni ambientali e sanitari prodotti dalle fonti fossili in Sardegna

Abbiamo letto le 37 pagine dell’articolo e la prima evidenza, sconcertante, è la totale assenza di citazioni e riferimenti – se li abbiamo persi vuole dire che erano ben nascosti – ai gravissimi danni sanitari creati dai combustibili fossili.

Eppure in meno di tre secondi si trova in rete la ricerca della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima): “In Italia 80mila morti l’anno per inquinamento atmosferico”. Ben in evidenza nel sito della Confederazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi.

Non basta? L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) sottolinea che «l’inquinamento atmosferico è ancora il maggiore rischio ambientale per la salute in Europa». Oppure la lettera di 14mila pediatri ai sindaci delle città italiane: «L’evidenza scientifica degli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sulla salute dei bambini è chiara e convincente, e rileva un possibile impatto sulla salute anche in età adulta e transgenerazionale».

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La ricercatrice universitaria Maria Giovanna Bosco, l’intervista all’Unione Sarda

Tuttavia la sostenibilità e l’ambiente – a partire dalla  produzione di energia – non sembra un valore per la Bosco che riduce tutto a una  questione di soldi: «Il sostegno pubblico aumenta l’offerta di energia rinnovabile. Il benessere dei consumatori diminuisce, poiché i costi correlati sono inclusi nelle bollette elettriche. La redistribuzione tacita del reddito dalle famiglie alle imprese del settore delle rinnovabili rende peggiori le condizioni sia delle famiglie che delle imprese».

Quattro righe abbastanza singolari: 1) I cittadini pagano per l’energia pulita che non provoca tumori e altri danni alla salute; 2) l sussidi ai fossili sono anche più alti e raggiungono gli 80 miliardi e li paghiamo in bolletta, in tasse e pure in salute (leggi); 3) Le imprese hanno pagato a caro prezzo la speculazione su gas e petrolio, chiedono interventi al governo sul caro energia (leggi) e stanno investendo in modo massiccio sulle rinnovabili. Glielo ha pure consigliato la Meloni.

Il 70% dell’energia sarda è da fonti sporche

Nonostante l’evidenza si legge poi: «La misura favorisce le imprese che investono in energia a scapito dei consumatori».  La Bosco dimentica che il 70% dell’energia prodotta in Sardegna è da fonte fossile. In due centrali a carbone. Nel resto d’Italia sono state quasi tutte dismesse; restano solo in Sardegna. Senza dimenticare l’energia prodotta dagli scarti di lavorazione del petrolio alla Sarlux.

Le comunità locali ignorate? Ma quando mai

Ecco un’altra chicca di Bosco. «Le comunità locali sono state sostanzialmente trascurate nel processo di individuazione delle migliori soluzioni per attuare una transizione efficace nel rispetto del paesaggio, del patrimonio forestale e culturale».

Gli impianti non si autorizzano in modo arbitrario ma seguendo delle disposizioni di legge altamente restrittive, per questo siamo fortemente in ritardo rispetto agli obiettivi fissati in sede Europea. E in Sardegna di progetti ne sono stati bocciati tantissimi (leggi). Alle comunità locali, invece,  sono destinati ben 700 milioni per avviare le comunità energetiche (leggi).

Un investimento per l’autoconsumo e l’autoproduzione senza pari in Italia, ma forse al mondo, che rende protagonisti i cittadini.  Le famiglie possono rendersi in gran parte autonome dalle aziende che vendono energia.

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La wind farm di Enel Green Power a Portoscuso, nel sud-ovest della Sardegna ( Sulcis-Iglesiente-Guspinese).

Il sacrificio del territorio? Sono meno di 4mila ettari

La ricercatrice parte in quarta contro le rinnovabili «che richiedono il sacrificio di ampie porzioni di territorio e di aree marine per generare una fornitura elettrica intrinsecamente intermittente e non programmabile».

Non è così. Uno studio recente (leggi) sostiene che «l’installato FER, anche nel caso 100%, occuperebbe non più dello 0,4% della superficie agricola totale (SAT) ovvero 4500 ettari da qui al 2030. Spazio per 50.000 impianti in copertura e 900 impianti utility-scale». Sono numeri ben lontani da un sacrificio di suolo impattante. Quello deriva piuttosto dalla speculazione immobiliare.

La Bosco usa invece dati ipotetici come le richieste di connessione di nuovi impianti presentate a Terna Spa che «al 31 marzo 2024 ammontavano a 809, corrispondenti a 57,67 GW di potenza per la sola Sardegna. Trenta volte la capacità esistente. Quantità di energia sarebbe sufficiente per un Paese di 50 milioni di persone». Come se 1000 domande per un posto da impiegato si traducessero in 1000 assunzioni. Le domande sui nuovi impianti vengono spesso bocciate e molte installazioni svaniscono al venir meno degli incentivi.

Come spiegano bene i tecnici di Saper che hanno fatto le pulci all’intervista della Bosco «il decreto di incentivazione attualmente in approvazione (FERX transitorio) prevede un’incentivazione per un massimo di 11,52 GW quindi meno del 15% della potenza da installare al 2030 (80GW). Se la professoressa avesse avuto il tempo o la pazienza di leggere il meccanismo di incentivazione avrebbe sicuramente notato un processo di competizione di prezzo che ha l’obiettivo di far competere, appunto, le società proponenti offrendo un prezzo di remunerazione basso abbastanza da fargli vincere la gara».

Vediamo i prezzi e l’intensità degli incentivi

«Aggiungiamo inoltre – continua Saper – che il prezzo massimo fissato a base d’asta su cui deve essere fatta un’offerta al ribasso per i grandi impianti è di 85 €/MWh contro un Prezzo Unico Nazionale medio nazionale dell’energia (basato sul prezzo del gas) che è stato di 125,5 €/MWh per il 2021, di 304 €/MWh per il 2022 (vedasi guerra in Ucraina), di 127,2 €/MWh nel 2023 e di 108,5/MWh nel 2024. Se l’economia sembra che possa essere un’opinione la matematica non lo è e la professoressa speriamo converrà con noi che 85 è minore di 108,5».

Infine lo spauracchio dell’assalto alla Sardegna. «Facciamo notare che in Sardegna l’80% dei progetti da inizio 2025 sono stati bocciati dal MASE e gli investimenti di quelle società, di fatto, sono andati persi» scrive Saper.

Sardegna anti rinnovabili
I pannelli andati a fuoco in Sardegna in uno dei tre attentati anti rinnovabili

La balla delle rinnovabili “su cui investe solo l’Europa”

Nell’intervista, la Bosco parla di rinnovabili come una chimera  «perché a livello globale tutti tranne l’Europa continuano a investire nelle fonti fossili». Non è vero. Parlano i dati che abbiamo pubblicato sulla Cina: «I 260 gigawatt di nuova potenza che verranno installati a fine 2024 superano di gran lunga il record di 217 GW stabilito nel 2022. E rappresentano un incremento rispetto alle stime iniziali della China Photovoltaic Industry Association che a febbraio prevedeva nuove installazioni in una forbice tra 190 e 220 GW (leggi)». La Cina corre, altro che chimera.

Nell’intervista al quotidiano è stata ancora più esplicita: «Il soggetto pubblico ha finito per portare avanti le esigenze dei privati spacciandole per interesse generale. Non solo: c’è l’evidenza scientifica che l’obiettivo di ridurre l’emissione della CO2 è una chimera, perché a livello globale tutti tranne l’Europa continuano a investire in fonti fossili. Il nostro sforzo per quanto lecito, degno, moralmente accettabile, sarà inutile».

La presidente Todde in aula durante la discussione della legge sulle aree idonee

Un altro passaggio sorprendente della ricercatrice: «Da un lato, il governo regionale ha subìto palesi intimidazioni da parte di aziende che hanno investito massicciamente in progetti di riqualificazione in Sardegna, approfittando di una lacuna normativa precedente all’emanazione della legge. Dall’altro, la stessa Legge sulle Aree Idonee contiene numerose deroghe che potrebbero comprometterne la finalità».

A nostro modo di vedere la Regione è stata sì intimidita,  ma da chi è contro le rinnovabili. Sui social si esaltano le azioni armate già sfociate in tre attentati. La Legge 20 sulle aree idonee approvata dalla Regione rende molto difficile e complesso investire in eolico e fotovoltaico. Al contrario si punta su un costosissimo metanodotto, molto più impattante dal punto di vista ambientale e in ritardo di decenni sulla metanizzazione (leggi).

Agrivoltaico
Impianto agrivoltaico nei vigneti Caviro in Emilia Romagna

L’ultima? La “cementificazione delle vigne”

La professoressa parla di «cementificazione delle vigne». Eppure a Vinitaly si è brindato con il vino prodotto con l’agrivoltaico (leggi). Bosco sostiene nel suo articolo che è preferibile «l’utilizzo di aree industriali già dismesse e già impermeabili, senza sacrificare aree ancora verdi e incontaminate, poiché destinate all’uso agricolo o al pascolo o semplicemente appartenenti al patrimonio geografico naturale che definisce l’identità della regione».

Si può essere d’accordo, ma non per quanto riguarda le aree agricole. Sotto le pale eoliche si può tranquillamente pascolare e coltivare mentre il Dl Agricoltura proibisce il fotovoltaico a terra (leggi) anche nella versione modulo 2 che permetterebbe l’integrazione tra produzione agricola ed energetica. E rafforzerebbe le imprese messe fuori mercato, e costrette a chiudere, dalla concorrenza di carciofi tunisini, arance egiziane e altri prodotti agricoli spagnoli.

Cara Bosco, solo agrivoltaico avanzato

L’agrivoltaico permette di migliorare la qualità del prodotto, difendendolo dalle conseguenze del cambiamento climatico – termine poco amato dalla ricercatrice -, grazie all’ombreggiamento e alla tutela dai fenomeni meteo estremi (leggi).

L’uso dei tetti? Ci sono 700 milioni per le comunità energetiche, più il bando agrisolare per le coperture delle aziende agricole e tanti altri interventi a favore degli  investimenti aziendali in efficientamento energetico per tagliare le bollette esplose con il conflitto in Ucraina.

No all’export di energia, ma qui si importa quasi tutto

Sull’export la Bosco scrive che la «domanda energetica locale risulta inferiore di circa il 40% rispetto alla produzione attuale (circa il 40% della produzione viene già esportato verso l’Italia continentale e la Corsica, in quanto non necessario a livello locale)».

Qui c’è una grave omissione. La domanda di energia elettrica aumenterà esponenzialmente per la necessaria elettrificazione dei trasporti. A Cagliari la gran parte degli autobus sarà elettrica entro il 2026. Nei porti sono partiti i primi cantieri per le banchine elettriche che ridurranno l’emissione di veleni dalle navi ormeggiate. Infine, l’intelligenza artificiale è entrata in ogni casa e azienda e l’elaborazione dei dati è altamente energivora (leggi).

Se si chiudessero le due centrali a carbone che alimentano l’isola, la crescita della  domanda interna di energia azzererebbe l’export. In ogni caso la Sardegna importa quasi tutto il resto. E tutto prodotto con l’energia delle regioni più industrializzate che ne consumano tanta. Non sarebbe un atto coloniale contribuire al sistema industriale italiano.

Le alternative per Bosco? “Il turismo, l’agricoltura…”

Dal punto di vista economico la Bosco critica il «passare da un modello economico territoriale ad alto contenuto occupazionale, basato su agricoltura di qualità, turismo e cultura, a un modello industriale specializzato nella produzione di energie alternative, a basso contenuto occupazionale e rendimenti molto elevati».

Gli imprenditori texani

Ma la produzione di rinnovabili non è in contrasto con il turismo. A inquinare sono gli sversamenti di idrocarburi in acqua, non le pale al largo come sottolineano Saper chiedendo alla professoressa: «Quanto spazio visivo occupano delle pale eoliche di 250 metri posizionate a 30 KM di distanza?». Torniamo allo 0,4% del territorio utilizzato per una Sardegna tutta alimentata da rinnovabili. E non si legge nell’articolo una spiegazione sul perché dovrebbe calare il numero dei visitatori.

L’agricoltura di qualità? Oggi con i cambiamenti climatici, la mancanza di manodopera, le maggiori esigenze del consumatore, le coltivazioni sono seguite da droni, robot, sensori per non parlare del post raccolta con macchine che scansionano anche l’interno dei frutti per individuare e selezionare le diverse qualità. Tutte operazioni che hanno necessità di energia. La pastorizia? In Texas convivono pecore e pannelli (leggi). Nel dopoguerra il 50% degli italiani era occupato in agricoltura, oggi è solo il 4%. Vogliamo tornare agli anni 50?

Che dire? Gli attivisti di Saper non hanno dubbi: «In conclusione, professoressa Maria Giovanna Bosco, noi pensiamo che nella sua intervista non vi sia un solo dato che giustifica le sue affermazioni».

Visualizza commenti (63)
  1. Il ministro Pichetto Fratin i giorni scorsi ha comunicato che le centrali a carbone della Sardegna non verranno spente. Quindi avremo l’inquinamento da fonti fossili e il territorio devastato da pale eoliche e campi fotovoltaici. Danni incalcolabili al turismo e all’agricoltura e vantaggi zero in bolletta. Vergognatevi

  2. Dopo aver letto l’articolo di VaiElettrico, se in Sardegna c’è gente così in malafede e menzognera come la suddetta prof, sul turismo in Sardegna ci metto una bella croce sopra! Vado in Grecia!

    1. Giuseppe Lorrai

      Ma perché le palle eoliche non ve le piantate nel vostro bel giardino condominiale del nord invece di sfregiare tutto il sud??? Coloniasti sabaudi siete

      1. Se si chiudessero i depositi di gas, abito a 7 km da quello più grande d’Europa (10 miliardi di metri cubi di metano), e le tante alte strutture a servizio della produzione e gestione dell’energia mancherebbero beni essenziali che la Sardegna importa dalle altre regioni italiane. Senza dimenticare la riduzione delle entrate fiscali che finanziano strade, scuole, sanità della Sardegna. Siamo una nazione che per fortuna si basa sulla collaborazione. Le pale e i pannelli di oggi per di più sono funzionali in primis a sostituire le fonti sporche: il 70% dell’energia prodotta in Sardegna. Porto Marghera, Ravenna, Piombino, Livorno, Taranto, per citare solo alcuni siti inquinanti, hanno pagato e pagano un contributo ambientale per lo sviluppo nazioanle, come lo ha pagata e lo paga Sarroch, più altri siti in Sardegna. Il “sacrificio” dato dalle rinnovabili è irrilevanti dal punto di vista ambientale e contenuto dal punto di vista paesaggistico. La gran parte dei progetti vengono poi bocciati. Non è tutta questa invasione che si vuole far passare.

  3. Grazie alla Redazione di VaiElettrico per aver smontato la lunga sequela di falsi ed omissioni contenuti nell’articolo della cosiddetta “ricercatrice”. Un’altra cosa la prof. ha omesso di dire: che dietro la battaglia e l’odio contro le FER c’è la lobby del gas e del nucleare che in Sardegna è molto attiva… e si vedono gli effetti!

  4. Sir Luca of Switzerland

    Questo articolo è la solita accozzaglia di stronzate prese dallo stesso tipo di fonti pseudoautorevoli che è anni che ci raccontano balle sulla pandeminchia di raffreddore 2020, Putin che ha il cancro terminale (da quanti anni?), che i russi combattono con i badili, che quelli per il virus di Wuhan fossero vaccini efficaci e sperimentati (non erano né vaccini, né efficaci, né sperimentati). I PDioti continuino a votare PD e 5 stelle, e ad essere felici di buttare via l’80% di quello che guadagnano (fatevi bene i conti, e metteteci pure l’IVA, i contributi, le accise e tutte le altre) in tasse che poi lo stato butta nel cesso per foraggiare le multinazionali e Sniffolo per fare ammazzare più gente perdendo la guerra in uno degli stati più corrotti del mondo!

    Meno male che c’è gente come la Prof.ssa Bosco che non si è bevuta il cervello come hanno fatto i gretini che credono alle stronzate scritte in questo articolo.

      1. Ti ringrazio tanto, e adesso che ho la nausea per quel commento? Come faccio a farmela passare?
        A proposito, dal tuo cognome sembri sardo, come li vedi i tuoi compaesani?

      2. Quello che più mi preoccupa, è che questo tizio ha il diritto di voto.
        Mi auguro che non vada mai a votare.

  5. Gianluca Zini

    L’Unione Sarda , che l’ha intervistata, è il principale mezzo d’informazione a sostegno della campagna contro le rinnovabili, quindi non ci si può aspettare altro da loro.
    Vi consiglio di rivedere la puntata di Presa Diretta in cui se ne parla ampiamente, e nella quale viene intervistato un signore, di cui non ricordo il nome, che spiega quali interessi ha questo giornale a sostenere questa campagna assurda.

  6. @Guzman
    ora che mi sono letto il testo completo dello “studio” posso dire con più sicurezza che non c’è traccia di metodo scientico, ma neppure di analisi quantitativa

    ====== nel merito

    il cosidetto studio per me è un pattume di slogan retorici, un panflè, un’invettiva che non sfigurerebbe in un comizio di un salvino, messa nel formato grafico che ricorda gli studi pubblicabilli

    di quantitativo ha solo un grafico iniziale fallatissimo per tanti motivi (costi delle bollette durante la crisi del 2022), dopodiche non una formula, un calcolo, sarebbe ridicolo non solo per uno studio scientifico, ma anche per uno studio di economia

    a spanne ho contato un CENTINAIO di sillogismi errati, slogan, citazioni sbagliate, errori, informazioni sbagliate e approssimative, alcuni notabili anche da un liceale, altri più nascosti sotto a supercazzole di termini complessi.. è un frullato di bufale già vecchiotte, come sono obsolete, quando non visibilmente farlocche, le informazioni nello studio, non nonostande sia stato riscritto nel 2025

    === esempio:

    scrive allegramente che per il bilancio Co2 sarebbe più utile rimboschire ad es. un terreno piuttosto che installare un agrivoltaico

    al solito non mette nessun dato numerico, fa come fanno i trollini, perchè se guardi i dati è una caXXXXX di proporzioni astronomiche che mi fa perdere anche l’educazione (di queste perle ce ne sono un CENTINAIO in 25 pagine, è solita la tecnica della “montagna di m.” da spalare se vuoi discurere ogni bufala), che non dovrerti scrivere se lavori per l’università, neppure se sei un economista sciappa e non un chimico o in ingegnere energetico, se non capisci le cose resti a sproloquiare su facebook, o ti candidi cn la Lega, non ti atteggi ad esperto che “scrive studi” sul tema energia, sennò sei un disinformatore in malafede con un tuo tornaconto

    ====== problema

    la transizione elettrica si farà comunque, lo sanno anche gli oppositori finti tonti che però vogliono guadagnare tempo

    tempo a cui corrispondono fior di soldi (in Italia solo di import grezzo, circa 60 miliardi all’anno in italia di fossili, più le infrastrutture gasdotti, raffinerie, centrali termiche, e i premi per la fornitura dell’energia, saranno (?) 120 miliardi anno, 180 con le tasse);

    e la transizione si farà però più o meno bene; queste opposizioni che usano la disonestà manifesta, intorbidano la discussione, e il risultato potrebbe essere che verranno fatti anche gli impianti del gas (costo paesaggistico, ambientale ed economico) per usarli pochi anni, e le installazioni di rinnovabili verranno fatte in modo meno sereno, cioè non scegliendo come si potrebbe gli impianti migliori in assoluto come basso impatto , costo realmente stracciato, e maggiori ricadute sul terriorio

    esempio:

    la “speculazione” sui terreni era poca prima del pessimo decreto aree idonee nazionale e relativi decreti regionali (ora giustamente impugnati dal Tar), invece c’è ora, perchè in modo artificiale si sono resi disponibili pochissime aree “idonee” (esempio fornalmente 1% del territorio, però da intrecciare con i luoghi tecnicamente adatti e vicini a connessioni terna no troppo costose; in pratica saranno lo 0,2 % del territorio),
    facendo alzare i prezzi di affitti o vendita.. questo e altre distorsioni del recente governo, sta gonfiando i prezzi delle rinnovabili italiane, a livelli comunque convenienti, ma non quanto potrebbero essere.. anche questo rallenta l’abbandono dei fossili e del relativo peso sull’economia italiana

    1. Nel merito NON È entrato con il suo elenco di giudizi, magari anche fondati, ma di prove a sostegno zero. Esempio altro non è che una continuazione del nel merito.

      Problema
      Certo che si farà. C’è tutto l’interesse delle aziende e del capitalismo globalista a farla. Bisogna solo cambiare i bisogni indotti alla massa di pecore che fino a ieri consumavano petrolio per mantenere in tanti un elevato tenore di vita (molto inquinante certo) e domani saranno in pochi a poterselo permettere e a poter continuare a inquinare. Il resto plebe.
      E infatti si smuovono montagne per giustificare il cambiamento necessario e come possiamo fareper?
      Diciamo che 40giga tonnellate di CO2 possono ribaltare il bilancio globale di Carbonio che è di più di 800gigatonnellate (FONTE GLOBAL CARBON PROJECT 2024)
      Diciamo che è laumento della CO2 a provocare quello delle temperature anche se i cicli di Milankovich e i dati geologici dicono il contrario (Barker et al, 387, 974 Science 2025)
      Talmente che si farà la transizione che anche quelli che lavoravano per confindustria ad esempio, per industrie energetiche o per i motori si sono buttati a fare propaganda spicciola.
      Quando avrete argomenti scientifici seri possiamo anche discuterne seriamente

      1. Un prova pratica; aspira quello che esce dal tubo di scarico della tua termica, io farò altrettanto della mia EV.
        Dopo un’oretta ci troviamo e discutiamo di cosa il nostro naso ha rilevato.
        Ti va?
        Dai, ti aspetto.

      2. Guzman guardi non sono qualificato per discutere con lei, le do il numero di mia suocera così fate un vero confronto tra titani della scienza

  7. Scrivo dall’appenino centrale alto Metauro. In questo momento nelle nostra zone convergono una serie di campi eolici (sono oltre 104 nella dorsale marchigiana). abbiamo già un impianto eolico esistente quello del monte dei Sospiri ad Apecchio PU con 10 MW di potenza, nei 9 anni di attività ha prodotto solo 1817 ore equivalenti senza escludere l’energia usata per autoconsumo. al di sotto delle 2000 eq necessarie per il pareggio economico. Quindi il vento non c’è è incostante, erratico, volubile e dai dati del GSE ultimo rapporto del 2023 pubblicato a Gennaio 2025 pag 15-16 per tutta iItalia si ottengono 1917 ore eq. (i grafici precedeti indicani un numero di ore eq. minori) Ma vorrei qui mettere in evidenza gli aspetti partecipativi sollecitati dalla prof.sa Bosco. la L. 240/1990 all’art. 7 mette in evidenza che nei procedimenti riferiti alle c.d. s. nel caso che l’amministrazione ravveda altri interessati quali vicini espropriandi, dirimpettai questi devono essere informati nelle stesse modalità che sono previste per il committente. La L. 108/201 recepisce la convenzione di Aarhus che ha tre colonne importanti l’accesso alle informazioni ambientali (si veda Il D. L.vo 195/2005), alla giustizia amministrativa, alla partecipazione . Per tagliare corto si veda cosa dice il MASE a proposito: https://www.mase.gov.it/portale/convenzione-di-aarhus-informazione-e-partecipazione-1. Inoltre anche la UE ha recepito la stessa convenzione con una apposita direttiva https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/summary/access-to-information-public-participation-and-access-to-justice-in-environmental-matters-aarhus-convention.html
    Senza considerare la direttiva europea sulla VIA che all’art. 6 afferma: Per consentire l’efficace partecipazione al processo decisionale da parte del pubblico interessato, quest’ultimo è informato sugli aspetti indicati in appresso, per via elettronica e mediante pubblici avvisi oppure in altra forma adeguata, in una fase precoce delle procedure decisionali in materia ambientale di cui all’articolo 2, paragrafo 2, e al più tardi non appena sia ragionevolmente possibile fornire le informazioni:»
    Non si può certo pretendere che la sola comunicazione di avvio del procedimento possa essere sufficiente ad avvisare altri interessati. Perchè non pubblicare sui comuni interessati? Ci sono agricoltori, anziani, persone che hanno scelto quei luoghi per abitare, le quali puntualmente dovrebbero vistare il sito della Provincia per impianti eolici sotto 1 Mw, il sito regionale per quelli fino a 30 Mw ed il sito ministeriale per quelli oltre i 30Mw. A scanso di trovarsi le loro aie, i loro cortili, i loro terreni, invasi da estranei e senza sapere il perché. Si sta davvero assistendo con questa corsa sfrenata all’accaparramento dei fondi destinati all’energia rinnovabile, ad una mancanza di applicazione della normativa partecipativa. La presidente della commissione per la convenzione di Aarhus presso l’ONU a Ginevra , mi ha detto che l’aspetto partecipativo , fa parte decisamente ai più ampi diritti dell’uomo!

      1. contiene pure grasse bugie ed errori,
        se non altro stavolta almeno non ha insultato
        (cambia nome ad ogni messaggio)

    1. Tutte queste parole per dire cose? Per insinuare il dubbio che le rinnovabili sono una truffa? I dati di Terna dicono altro https://www.terna.it/it/media/comunicati-stampa/dettaglio/consumi-elettrici-primi-sei-mesi-2024-rinnovabili-superano-produzione-fonti-fossili

      Se c’è un progetto che non funziona, continuiamo ad appestare aria, acqua e polmoni? Va bene e sono d’accordo su più partecipazione e informazione ma non ci casco quando è un alibi per bloccare la transizione energetica.

      Per ogni cabina elettrica o rifornitore di benzina o industria si apre una consultazione popolare? Ci sono regole, basta farle rispettare il resto spesso è solo uno strumento contro la necessaria e obbligatoria decarbonizzazione.

      Mi stia bene

        1. impianti eolici più datati vanno meno ore-anno-equivlenti di quelli recenti, per questo vengono prima o poi aggiornati con impianti nuovi più efficenti

          comunque anche con sole 1800 ore anno di funzionamento sono già utili e redditizi, perché hanno contratti con il GSE per vendere l’energia prodotta a tariffe relativamente generose di circa 70-80e al MW-h, non è il prezzo minimo possibile ma è comunque già nettamente meno del PUN medio italiano (circa 110e al MW-h)

          se il dibattito fosse più sereno, invece che nero o bianco, e il governo meno sabotante sulle autorizzazioni, si potrebbe fare sia selezione sul merito dei progetti, che maggiore competizione alle aste, abbassando le tariffe a prezzi stracciati come in Spagna, e anche aumentare le quote di utile girate al territorio locale

  8. Perchè non parliamo un pò dell’Emilia Romagna?

    Emilia-Romagna contro la Toscana per il parco eolico «Badia del vento»: «Dannoso per il paesaggio, valutiamo ricorsi»

  9. Si sta parlando anche troppo di Sardegna a mio modo di vedere.

    L’Italia a 12miglia nautiche, dalle coste può fare tutto l’eolico off-shore che vuole. Ai sardi piace il carbone? E chi siamo noi per giudicare, lo usassero.

    L’importante è uscire dalla logica del PUN, passare a prezzi zonali (regionali possibilmente). Ogni comunità pagherà in base al proprio mix e basta con la storia che paga pantalone (aiuti bollette).

    Così ogni comunità sarà guidata dalla propria bolletta.

  10. le bollette esplose con il conflitto in Ucraina ? nel 2021 che conflitto c’era visto che le bollette sono aumentate lungo tutto il 2021 e le azioni dell’ENI sono raddoppiate? dove stava lì la democrazia energetica e solare? invece di attaccare una ricercatrice che difende la bellezza e l’integrità della sua terra imparate ad essere veramente inclusivi. delle realtà locali. Uno dovrebbe fidarsi che queste operazioni portino benefici alla Sardegna quando poi se uno muove una critica viene attaccato in questo modo? E chi si fida più di voi. Come del cambiamento climatico, è superato, si è visto quale manipolazione e pretestuosità ci sia dietro. Non siate pretestuosi pure voi, diversificare è bene, non credo che la prof sia contraria al solare ma solo a certe modalità con cui viene implementato. Perché altrimenti a pensare male ci si azzecca, ma non credo proprio sai che la prof che è pagata con le nostre tasse riceva anche i fondi delle miniere di carbone. Quanto costa il kWh alla colonnina di ricarica delle auto elettriche. E infatti al di là delle parole non si capisce con tutta questa energia solra ed eolica in più, le bollette siano cresciute di pari passo. E l’IA potete usarla per scegliere la migliore marca di carta igienica per quanto mi riguarda. O magari spegnerla finché ancora si può, a maggior ragione per quanto consuma. E cercate di essere costruttivi e degni di fiducia se credete nel solare veramente.

    1. Guardi bastano queste sue parole: “Come del cambiamento climatico, è superato, si è visto quale manipolazione e pretestuosità ci sia dietro”, argomentazione da No Vax. La comunità scientifica è abbastanza chiara, ma anche tutti gli imprenditori agricoli lo sanno bene, sulla pericolosità del cambiamento climatico. Negarlo mi sembra grave. Senza se e senza ma. Passiamo all’altro passaggio: “… difende la bellezza e l’integrità della sua terra”. Il problema non sono le due centrali a carbone, il pericolo non è un metanodotto che taglia la terra per centinaia di chilometri per importare gas, quindi aumentare la dipendenza dall’estero, ma le pale fissate al largo e quasi invisibili. Una devastazione l’uso dello 0,4% del territorio per diventare indipendenti dalle importazioni con energia pulita e fatta in casa?

      1. Però le altre osservazioni mosse erano pertinenti. Non è che due mali si annullano a vicenda. Ed è vero che classe media viene devastata. Ma voi ragionate con le etichette? Altro prodotto del consumismo…

          1. Ma non dimostrerà mai niente, ogni volta che si tocca l’argomento rinnovabili in Sardegna immediatamente compaiono nuovi utenti, tutti con nomi random e tutti che postano non più di un paio di messaggi, che vengono qui solo a intorbidare la discussione.

    2. Scusi, le azioni dell’Eni sono raddoppiate in quanto precedentemente dimezzate a causa del covid. Trattasi di “rimbalzo”. Oggi le azioni Eni quotano meno del 2019 (al netto dei dividendi si intende)…

  11. L’energia ‘pulita’ è troppo distribuita e quindi impattante, non la si può mettere su suolo vergine. Perché proprio in Sardegna, già rovinata dalla cementificazione turistica?

    1. Rovinata dalla cementificazione turistica? Io non conosco altre terre dove per 40/50 chilometri non ci sono strade di approdo alle spiagge, non conosco terre che hanno montagne così intatte. La cementificazione è ridotta a pochi paesi dove peraltro siamo ben lontani dai palazzoni fronte mare tipici della gran parte delle coste italiane. La Costa Smeralda è sicuramente frutto di forti investimenti immobiliari ma non si può certo parlare di un obbrobrio, anzi è un modello urbanistico di altissima qualità e stia tranquillo che non trova per strada neanche un fazzoletto di carta. Ad agosto le spiagge sono affollate? Tante ma non tutte, ma è il segno della democrazia sociale che garantisce la fruizione collettiva dei beni pubblici. Molto pubblici visto che le spiagge sono soprattutto libere e non delimitate da stabilimenti dove si accede solo a pagamento.

      Le rinnovabili sono troppe distribuite? Per fortuna. Vuol dire che il capitale non è concentrato in poche mani e che anche il cittadino consumatore può diventare produttore di energia. Mica poco. Se per arrivare al 100% di rinnovabili servono poco più di 4.000 ettari vuol dire che si dedica a questo uso lo 0,4% del territorio meno densamente popolato d’Italia. Ma di quale impatto stiamo parlando.

    2. == sarebbe peggiorativo centralizzare le fonti rinnovabili a livello di benefici socio-economici,
      ma tecnicamente non ci sono problemi a farlo

      esempio tutte le rinnovabili necessarie alla Sardegna per andare 100% rinnovabile potrebbero stare in 3 sedi dell’isola, ognuna sarebbe un quadrati di lato 3 km, e un paio di campi eolici off-shore

      == poi non si usano terreni “vergini” ( parchi e men che meno boschi) ma terreni già destinati e segnati da attività antropiche (aree catalogate agricole, industriali, urbane)

  12. Mi pare che il giusto atteggiamento scientificamente rigoroso non sia quello di citare semplicemente dei lavori scientifici che argomentano in modo contrario a quanto to afferma la ricercatrice. Sarebbe logico, corretto e scientificamente accettabile argomentare entrando nel merito delle questioni, evitando gli articoletti mediocri per avere qualche commento e qualche like come si nota chiaramente dai commenti da persone che di scienza, anche se forse si fregiano di titoli, del metodo scientifico e del modo appropriato per valutare le argomentazione della ricercatrice nulla sanno limitandosi alla tifoseria becera. Che forse era l’intenzione dell’autore di questo pezzo. Se invece l’autore entrasse nel merito degli argomenti senza usarne contra personam potrebbe essere utile il confronto, per la Sardegna e i suoi abitanti

    1. E così presuntuoso da definire ignoranti coloro che commentano? La ricercatrice ha scritto cose non vere confutate da me e da coloro che ho citato. Devo scrivere anch’io 37 pagine? Siamo un giornale.

      E soprattutto. Una balla è una balla. Nell’articolo è pieno di cose non vere. Una per tutte: non si sacrifica nessun suolo agricolo perché non è permesso dal DL Agricoltura. E l’agrivoltaico non consuma suolo. Parlare di impianti per 50 milioni di persone è frutto di un’analisi scientifica? Quando, invece, la gran parte dei progetti viene bocciato? Evitare di parlare di inquinamento atmosferico, cambiamento climatico, rischio sanitario oltre che non scientifico è etico? Affermare che solo l’Europa investe sulle rinnovabili non è una balla quando la Cina fa molto di più.
      Sposare il confronto? Quando si liquida la transizione energetica come esproprio? Invece di fare il maestrino e il moralizzatore rifletta su questi temi.

      1. Lei non mi pare abbia confutato proprio nulla. Ha espresso delle opinioni, ha citato delle referenze che secondo lei vanno contro gli argomenti della ricercatrice. Questo non è confutare e semplicemente confidare nella fidelizzazione di chi legge che si accontenta del fatto che lei riporta delle referenze. Non sviluppa risposte argomentate con le quali davvero provare a mettere in discussione ciò che afferma la ricercatrice, ma confida sul bias confermativo che la platea che tradizionalmente la legge ha, per cementare le loro opinioni da tifosi calcistici

        1. Lei è come i No Vax. Questa è una mia opinione? “valutazione sulla qualità dell’aria dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA): sono 253,000 i decessi nell’Unione europea (UE) che si sarebbero potuti evitare se le concentrazioni di particolato fine fossero state conformi alle raccomandazioni dell’OMS”. Mi confuti lei questi numeri che nell’articolo sono omessi

    2. oltre a trollare, vuoi chiedere qualcosa di preciso che non avresti capito dalle spiegazioni nell’articolo?

      1. Mi pare che la precisissima referenza della Sima riportata come prova scientifica contro le affermazioni della ricercatrice, sia null’altro che un commento, opinabile, a dei dati di inquinamento. La stima con un salto triplo illogico e senza alcuna prova scientifica afferma che l’inquinamento è X il numero di morti per tale malattia è Y quindi X correla con Y. Già la correlazione è tutta da dimostrare ma tanto basta ai mediocri lettori per trasformarla in causale. Una straccioneria che alla Sima fa comodo dato il tasso bassissimo di istruzione scientifica del lettore. Lo stesso che l’autore di questo articolo sfrutta in modo palese per fidelizzare i lettori e i commentatori poco avvezzi al ragionamento logico

        1. Commento opinabile?? Sono opinabili i numeri dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA): 253,000 i decessi nell’Unione europea (UE) per l’inquinamento atmosferico? Qui se c’è un mediocre è lei non i nostri lettori che non l’hanno insultata

  13. meglio riperlerlo: i terreni degli impianti restano a prato o a coltivazioni, non vengono cementificati

    sono false affermazioni del tipo che “gli speculatori” “cementificano e sottraggono ossigeno” dove mettono FTV ed eolico

    che vengano da una ricercatrice in economia e assistente professore in università, crea più imbarazzo, ma restano boiate per me da insani di mente alienato dal mondo reale, o da bugiardi patologici che cercano di speculare sulla credulità dei meno svegli

  14. Che strano che questo rivoluzionario articolo scientifico compaia su “il Mulino” invece che su IEEE o altri journal accademici. Evidentemente i potenti non vogliono che la prof parli… o semplicemente il 99% degli editori si rifiuta di pubblicare un tale cumulo di stronzate.

      1. Buongiorno,
        potrebbero esserci cascati perché se ho capito dal loto sito sono un editore con argomenti di taglio umanistico, editori colti ma nel loro ramo e in modo “classico” e “lento” come era il mondo una generazione fa

        cioè non in grado di aggiornarsi su temi tecnici-tecnologici con la rapidità e complessità con cui il settore energia e rinnovabili sta evolvendo

        esempio, secondo me non sanno che nel settore energia citare dati del 2012, ma persino del 2020 o anche del 2022, è scorretto, obsoleto, e allora possono più facilmente “prede” di disinformatori

        lo ho visto succedere già tante volte con circoli-associazioni-portali-riviste culturali (non propriamente “scientifiche”) che si sono fatti usare come megafono, spesso anche in buona fede, da convegni e studi farlocchi per esempio dei propagandisti nucularisti

        e oltre agli umanisti, a volte vedo ci cascano anche gli economisti

  15. 1) Codesta ricercatrice ha cavalcato l’onda per farsi pubblicità; lo so, a pensar male si fa peccato, però spesso ci si azzecca.

    2) Se loro non vogliono produrre energia rinnovabile per il resto della nazione, per quale motivo il resto della nazione dovrebbe produrre qualsiasi altra cosa per loro?
    Che si fabbrichino tutto quello di cui hanno bisogno, dal badile al PC.

    1. la signora ho visto sta riproponendo la sua ricerca fuffa sui social, dove riposta anche contributi a tema simili e pieni di insulti e violenza verbale come fanno i troll

      difficile capire le motivazioni, può cercare visibilità, o fare un favore a qualcuno, o magari proprio non ci sta con la testa

      purtroppo pare essere assistente professore ramo diritto econnomico in università delle insubrie (marche) / milano, stiamo messi male

    2. ho letto studio in versione integrale, per me è un livello di pattume antiscientifico e propaganda che non lo spieghi con solo massicchia ideologia e incompetenza,
      la signora è laureta, deve esserci uno sforzo di malafede

      nello studio tra errori e mistificazioni, ci sono anche citacitazioni delle fonti fatte a pene di segugio contando che pochi le verificheranno o anche solo leggeranno le 25 pagine dello studio, preferendo invece citarne dei pezzi per fare disinformazione

      tra queste fonti c’è anche un esimio “scienziato” di nome Pili, però non è uno scienziato, ma un politico di peso in Sardegna e caporedattore Unione sarda, che porta avanti questa campagna di disinformazione da anni

      allora un mio vago sospetto è che una ricercatrice che come molti altri fatica a trovare una collocazione in università italiana o in aziende esterne, tanto da doversi trasferire in una sede minore ad Ancona e in una facoltà che non è la sua (economia), potrebbe stare cercando di “guadagnarsi” un forte ticket politico per poter essere ricollocata in università in Sardegna

        1. hai ragione, ho fatto illazioni; allora torniamo al contenuto dello studio (glieri serà ho trovato il pre-print in inglese e me lo sono letto):

          è in un formato grafico che assomiglia a uno “studio scientifico”, ha un grafico (fallato), figure, citazioni. ha un abstract ed è divoso in capitoli

          ma non è lontanamente uno studio scientifico e neppure una analisi, neanche per gli standard “bassi” degli economisti (sono a confine tra discipline umanistiche e scientifiche, ma di solito anche loro usano formule e analisi quantitative)

          è un panflé di retorica con CENTINAIA di errori di metodo (il più semplice da accennare è che usa i costi che le rinnovabili avevano anni fa, non oggi),
          di mistificazione, di slogan antirinnovabili precededuti da avverbi che vorrebbero qualificarli come sillogismi dimostrati

          siamo all’opposto del metodo analitico

          === per me si inserisce nel filone delle “finte pubblicazioni scientifiche”

          è metodo usato da decenni per fare disinfornazione per es. da petrolieri, nucularisti, negazionisti climatici, che pubblicano studi finti-fallati; è il livello più elaborato rispetto al semplice troll od opionionista che improvvisa una supercazzola:

          perchè produci testi fallati che assomigliano a studi scientifici, poi li pubblichi su riviste minori, senza peer-review ed impact-factor, e poi frasi-slogan prese dallo “studio” verranno usate coem citazioni diventate “autorevoli” sui media e sui social (in questo caso facebook, Unione-sarda, Linkedin) come se provenissero da uno “studio scientifico pubblicato”

          il gioco un poco rende, perché un utente medio non andrò a leggersi le 25 pagine dellarticolo, e se lo farà, potrebbe non avere gli strumenti per districarsi nelle supercazzole e nelle citazioni farlocche e decontestualizzate

          può portare anche a fare carriera in certi ambienti e metodi, ma non in ambito “scientifico”, chi falsifica una ricerca, lo fa una volta sola, poi scoperto viene giustamente messo ai margini dai “ricercatori” veri e bollato come persona “bugiarda”, opinionista politico e non ricercatore

          1. Effettivamente, c’è il precedente di un generale dell’Esercito Italiano con idee tali da farlo richiudere saldando la serrature che invece è riuscito a farsi eleggere tra le fila di un partito politico.

            È proprio vero, quando raggiungi il fondo gli altri si danno una spinta per risalire, noi ci mettiamo a scavare.

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