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Sardegna: ok aree idonee, ma per Todde “non ce ne sono”

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Un impianto eolico di Enel Green Power (credit foto: Enel Green Power).

Aree idonee per le rinnovabili: un compromesso al ribasso il via libera della giunta regionale sarda alla norma. Perchè, dice la presidente Todde, “quasi l’intera Sardegna sarà non idonea“. Si salvano i 6 GW necessari per rispettare gli obblighi comunitari al 2030 e ci sono 700 milioni per finanziare impianti fotovoltaici destinati all’autoconsumo. L’effetto retroattivo sugli impianti autorizzati, potrebbero essere bloccati, apre le porte ai contenziosi. 

La presidentessa Todde: «Quasi l’intera Sardegna sarà area non idonea»

Il decreto legge della giunta, dovrà essere approvato in consiglio regionale, arriva dopo una tempesta di fake news mai vista – più tre attentati agli impianti eolici e solari – che fanno il gioco di chi vuole ancora energia sporca. Quella prodotta dagli scarti del petrolio, negli ultimi mesi con impressionanti volumi in crescita (da 1.608 a 2.104 GWh), quella del metanodotto che taglia in due l’isola oppure il progetto Galsi. Niente di buono.

La presidentessa della Regione Sardegna Alessandra Todde

Una pressione con conseguenze politiche.  La maggioranza di centro sinistra ha velocizzato i tempi, prima Regione italiana dotata di un disegno di legge sulle aree idonee, e va bene. Ma le parole della presidentessa, «quasi l’intera Sardegna sarà area non idonea», fa passare il messaggio che le rinnovabili siano un male e non la soluzione al cambiamento climatico.

Nel testo si legge che la programmazione sarà attuata nel rispetto «degli obiettivi di potenza complessiva da traguardare all’anno 2030». Si traduce nei 6 GW tanto osteggiati dai contrari che senza paura del ridicolo chiedono una quantità minima insufficiente al fabbisogno e che spalancherebbe le porte all’approdo del gas estero nell’isola.

 

La sede della Regione Sardegna

Gli ambientalisti: siamo alla “ricerca spasmodica del vincolo”

Per il processo di decarbonizzazione basta destinare percentuali sotto l’1% del territorio ma la «ricerca spasmodica del vincolo», come denunciano i favorevoli alle rinnovabili in particolare l’alleanza Sardegna Rinnovabile, può frenare le installazioni.

Come sottolineano i favorevoli: «Gli impianti non si devono e non si possono fare ovunque, ma neanche vanno confinati nei luoghi che già hanno subito forme di antropizzazione impattanti».

Non tutta la Sardegna è un paradiso terrestre, ci sono zone marginali che possono accogliere i parchi eolici e fotovoltaici. E la localizzazione ottimale permette una produzione maggiore di energia con ricadute anche sui prezzi finali.

GUARDA IL VIDEO: PARLA LEGAMBIENTE 

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Si rischia di passare, le limitazioni riguardano anche le dimensioni delle torri in zone industriali, da un eccesso di richieste alla mancanza di investitori scoraggiati da oneri maggiori e margini minori.

Italia Solare sugli scudi: “Non sono aree idonee, si è replicata la moratoria”

Puntuale, dopo una prima lettura del testo, l’analisi dell’associazione Italia Solare. «Questo decreto legge non individua le aree idonee, ma semplicemente reitera la moratoria e pertanto non è in alcun modo accettabile”.

In particolare «L’approccio, piuttosto che tecnico, si rivela prettamente giuridico e politico, con il risultato che molte aree potenzialmente idonee vengono escluse senza giustificazioni coerenti. Il testo risponde alle polemiche dei sardi frutto di una ampia campagna di disinformazione, ma non pensa al loro futuro”. Queste le parole di Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare che conclude “Nella relazione non compare nessuna spiegazione in merito ai criteri utilizzati per la definizione delle aree idonee e non si fa cenno alcuno ai calcoli effettuati per verificare il raggiungimento degli obiettivi definiti dal Pniec”.

Impianti a terra solo nelle aree industriali

Rocco Viscontini Italia Solare
Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare

L’associazione sottolinea che gli impianti a terra «sembra possono essere fatti solo nelle aree industriali a seguito delle limitazioni introdotte per gli impianti agrivoltaici». Qui incide il decreto agricoltura voluto dal ministro Lollobrigida.

Il problema però tocca, «a causa dei limiti imposti dall’allegato G», anche gli impianti a terra nelle aree industriali.

«La cosa oltremodo sconcertante è che vengono bloccati anche tutti gli impianti già autorizzati o in fase di autorizzazione se non rientrano nei criteri definiti e va in senso contrario rispetto alle norme comunitarie» aggiunge Rocco Viscontini.

 

aree idonee

Norma retroattiva, saltano anche le autorizzazioni già concesse

Il dato denunciato da Italia Solare si legge anche in un comunicato della presidentessa Todde: «Gli impianti in corso di autorizzazione, o che hanno già ottenuto un’autorizzazione ma non hanno iniziato i lavori, non potranno essere realizzati se l’area prevista nel progetto non è ritenuta idonea».

Vuol dire che la norma sulle aree idonee impatta sia sui progetti in via di autorizzazione, ma anche su alcuni già autorizzati. Un effetto retroattivo che spalanca le porte ai ricorsi.

Sardegna
I pannelli andati a fuoco nell’attentato contro un impianto nel paese di Tuili

Alle imprese si chiedono maggiori garanzie economiche. «L’obbligo per le imprese di presentare due polizze fideiussorie: una finalizzata a garantire la corretta realizzazione dell’impianto e ad evitar di lasciare cantieri incompiuti, e l’altra – dal valore doppio rispetto a quello dell’impianto – finalizzata a garantire la corretta dismissione di questo quando giunto a fine vita». Così si rischia di agevolare i grandi gruppi e i fondi con tanta liquidità.

700 milioni per famiglie, imprese e CER

«Vogliamo che ogni famiglia e impresa sarda si possa produrre la propria energia. Infatti, da qui al 2030, investiamo circa 700 milioni per le comunità energetiche, impianti fotovoltaici, accumuli di energia elettrica per autoconsumo, con incentivi – anche a fondo perduto – destinati a cittadini, Comuni, imprese, privati ed enti regionali».

Parole di Todde e positive visto che sostengono l’autoproduzione. L’iniziativa lodevole, ma deve essere chiaro che  per la decarbonizzazione  non bastano i tetti di casa e aziende.

GUARDA IL VIDEO: I COMITATI DEL NO

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Un passaggio è riservato al mondo agricolo «mediante integrazioni al reddito delle imprese agricole sarde, favorendo pratiche di autoconsumo aziendale. Inoltre, entro 120 giorni, la giunta dovrà approvare il disegno di legge che istituisce l’Agenzia regionale sarda dell’energia».

Speriamo che questa norma non blocchi gli impianti industriali necessari per permettere anche una ricaduta significativa sul prezzo dell’energia prodotta.

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22 COMMENTI

  1. Domanda: ma la todde non era stata eletta con la sinistra ecologista, col movimento ecologista dei 4stelle quello del futuro radioso fatto di sole e di vento e in campagna elettorale si vantava pure di essere una esperta di questioni energetiche? Ammazza , tanto valeva prendersi un salvini qualunque se questi sono i risultati

  2. Giusto così, provate a mettere le pale sul Garda e vedete cosa dice la “gente del posto”, facile fare i green a spese altrui. Intanto del faraonico progetto Agnes a Ravenna nemmeno l’ombra ma c’è chi lo promette inaugurato in meno di un anno perché “le cose in Emilia Romagna si fanno”.

      • Lei pubblica articoletti clickbait ma se vuole la invito a venire e vedere con i suoi occhi che non é stato fatto esattamente nulla (dopotutto sul sito Agnes i parchi eolici non risultano ancora in fase costruttiva) comunque a fine 2025 le manderò foto del nulla e si renderà conto di aver (nuovamente) sbagliato le sue previsioni. Ma capisco che l’entroterra sardo é ben distante da casa sua quindi può tranquillamente tifare per le pale e fare il “green”.

        • Ha notato che gli articoli di Vaielettrico sulla Sardegna sono firmati da Gian Basilio Nieddu? Secondo lei da dove viene?
          (non è necessario che mi mandi le sue foto, Ravenna la frequento. Lei, piuttosto: giudicando dal cognome non mi sembra un romagnolo).

        • Ma la smetta con questa prosopopea farcita di balle. Come ha risposto Giorgio le pale ci sono sul Garda, viste personalmente l’altro giorno, come sull’Appennino emiliano. Sono veri i progetti sulla Riviera romagnola. Non ha visto niente? Certo l’autorizzazione ministeriale e di tre mesi fa. Il parco eolico di Assemini l’ho visto l’altro giorno e poco vicino stazionavano i fenicotteri rosa. Senza nessun problema. Quelli li ha lei e chi dicendo no a tutto diventa l’utile idiota per l’arrivo a babbo morto del metano e nel far proseguire la produzione di energia dagli scarti del petrolio. Niente di buono per la salute, per l’ambiente e per l’indipendenza energetica dall’estero.

    • Ad Affi le pale sul Garda ci sono eccome e si vedono benissimo. A volte bisognerebbe saperle le cose , prima di aprire bocca..

  3. Leggere queste cose mentre i quotidiani di tutto il mondo danno conto di continui disastri dovuti ai cambiamenti climatici, lascia davvero sgomenti. Cosa deve succedere perché ci convinciamo della necessità di cambiare strada?

  4. 30 anni di consumi elettrici della Sardegna, contando per ogni anno diciamo 12,7 TWh (anche se sappiamo che non basteranno in futuro) cioè 368 TWh su 30 anni

    costeranno:

    – 18 miliardi con sistema di rinnovabili e accumuli h24
    – 37 miliardi a metano
    – 42 miliardi con il sistema attuale carbone-metano-petrolio
    – 52 miliardi con centrali nucleari, + altri 16 miliardi di metano mentre si aspetta che vengano costruite, e siamo a 68 miliardi

    quiz: cosa preferiamo?

    • La cosa simpatica è che se la rifai con “quanto import estero di risorse” non cambia…
      Perché FV lo compriamo ma il costo dell’hardware è inferiore o quasi al costo di installazione, che è locale.
      Non si può dire lo stesso per l’uranio o il metano…

      • lista della spesa per 30 anni di alimentazione per la Sardegna
        NB: potenze nominali, le potenze medie effettive sono molto più basse

        2 GW eolico marino ( circa 3 grossi parchi )
        1,2 GW eolico terrestre ( NB: installazioni già presenti)
        3 GW fotovoltaico utility o agrivoltaico
        1 GW fotovoltaico su tetti e pensiline
        0,4 GW idroelettrico e biomassa (già presenti)
        6 GW-h accumuli di rete a batterie (da sostituire dopo 15 anni)
        1 GW-h accumuli domestici e aziendali (da sostituire dopo 12 anni)
        3 GW portata totale elettrodotti con altre regioni (già previsti)

        costo circa 14 miliardi in rinnovabili e batterie, ma vanno aggiunti margini di ricavo degli investitori, e siamo sui 18 miliardi

        con rinnovabili ci sarebbero un po’ di importazioni dall’europa (una parte delle turbine eoliche), e poco da fuori Europa (panneli e batterie); comunque molta parte di italiano, impiantistica, cavi, inverter, componenti, indotto e manodopera

        IMPORT di materiale al momento non ancora europeo:
        – 400 milioni per 3 GW di pannelli fotovoltaici
        – 1,4 miliardi per 7 GW di batterie (da cina, oppure fabbriche in europa)

        vero, rinnovabili sono meglio anche come riduzione dell’import;
        il trucco è facile, oltre alla manodopera, anche la materia prima energetica (sole, vento, acqua) è locale

        PS: chissà, con un moderato sovrapprezzo i pannelli potrebbero essere italiani (la famosa fabbrica Enel in ampliamento)
        e lo stesso una parte delle batterie, possibile entro 3-4 anni arriva una fabbrica italiana o europea di celle già a ione-sodio (senza litio)

  5. Mi passa la voglia di continuare ad andare a votare, dove ti giri e più trovi isolazionismo ed egoismo. Non ho compreso cmq se le aree idonee incidono anche sulle installazioni offshore. Con il vento che c’è in Sardegna ricorrere al carnbone è davvero un insulto all’intelligenza.

    • Non dovrebbero perché al di fuori delle competenze territoriali regionali, ma c’è il collegamento a terra dove possono sorgere problemi

        • Chiaro che non puoi sfregiare le spiagge più belle del mondo che hanno un gran valore, questo non è accettabile. Però ci sono soluzioni alternative che permettono di non alterare la scenografia naturale della costa e di paesaggi. Il problema non è bocciare il singolo progetto, decisione legittima se non rispetta alcuni requisiti, ma avere norme generali restrittive su ambienti, anche non industriali, dove si possono invece installare gli impianti.

          • Boh, i cavi comunque saranno interrati… E ci sara’ qualche punto sulla costa che va bene, dai.

          • Non mi permetterei mai di sfregiare alcunché. Ma con tutte le coste che ha la Sardegna ci sarà pure un posto dove fare passare un elettrodotto interrato, mica bisogna sbancare milioni di metri cubi di spiaggia, è un cavo. Hanno fatto lo stesso casino per il TAP in Puglia, finita la sbornia, passato il tubo, finito tutto. Non si vede più nulla. Quando hanno fatto il SA. PE. I. fra Lazio e Sardegna nessuno ha trovato problemi insormontabili, adesso chissà cosa cambia

          • Si certo come le ho risposto prima c’è sempre una soluzione, basta stare attenti a fare le cose bene

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