Sardegna FER100%: si presenta lo studio (19 maggio)

Sardegna può diventare FER100%? Un traguardo possibile secondo lo studio “Analisi di possibili traiettorie per la transizione energetica in Sardegna”. Ricerca firmata  dal Politecnico di Milano con le Università di Cagliari e Padova e  commissionato dal Coordinamento FREE in collaborazione con il Consorzio Italiano Biogas e Italia Solare. Sarà presentata e se ne discute il 19 maggio. Appuntamento lunedì dalle 15 alle 18 nell’aula magna della facoltà di ingegneria e architettura dell’Università di Cagliari (via Marengo 2).

La wind farm di Enel Green Power a Portoscuso, nel sud-ovest della Sardegna ( Sulcis-Iglesiente-Guspinese).

La presentazione del nuovo rapporto FER100% con proiezioni al 2050

L’evento è voluto da Coordinamento FREE, ITALIA SOLARE e CIB – Consorzio Italiano Biogas. Sono le associazioni che hanno promosso e finanziato lo studio e organizzato – anche con la collaborazione di Sardegna Rinnovabile, Università di Cagliari e del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura – la presentazione ufficiale del nuovo rapporto elaborato da Politecnico di Milano, Università di Cagliari e Padova, che propone proiezioni e scenari fino al 2050. Uno scenario FER100%.

Lo studio,  come si legge nella presentazione dell’evento che «si propone come uno strumento tecnico-politico per orientare le scelte future su rinnovabili, reti e decarbonizzazione, in un territorio strategico come quello sardo, che è attualmente privo di una rete gas».

«Negli ultimi anni la transizione energetica in Sardegna è stata oggetto di analisi che hanno portato alla elaborazione di diversi scenari, frutto di processi guidati da istituzioni e operatori del settore – si legge ancora -. Il motivo di questa crescente attenzione alla Sardegna dipende sia da circostanze storiche, quali l’assenza del gas metano, sia dal peculiare contesto insulare, che rende la traiettoria evolutiva della Sardegna paradigmatica e anticipatoria della transizione energetica che sta interessando tutto il Paese». Insomma l’isola può diventare un laboratorio di livello internazionale.

«Obiettivo dello studio è stato quello di elaborare nuovi scenari evolutivi al 2030 ed estrapolare le traiettorie auspicabili per un’efficace transizione energetica della Sardegna, con proiezioni anche al 2040 e 2050». Parole del presidente del Coordinamento FREE, Attilio Piattelli.

La Regione Sardegna vuole limitare gli impianti dedicati alle rinnovabili

Futuro FER100% con il confronto del mondo della ricerca, associazioni ambientaliste e la presidentessa Alessandra Todde

Lunedì i rappresentanti delle tre università presenteranno i risultati più significativi del rapporto a cui seguirà una tavola rotonda dedicata alla valutazione degli scenari futuri proposti dallo studio. Molto atteso il confronto e dialogo tra Attilio Piattelli, presidente coordinamento Free, e la presidentessa  della Regione Alessandra Todde (la sua presenza però è in attesa di conferma).

Qui sotto tutti i relatori dell’evento

convegno 100%FER
I relatori del convegno sullo studio dedicato agli scenari proposti dallo studio

 

  • LEGGI anche “Ammoniaca: il carburante quasi perfetto (automobili a parte)” e guarda il VIDEO qui sotto

– Iscriviti a Newsletter e canale YouTube di Vaielettrico –

Visualizza commenti (7)
  1. Ma c’è qualche documento che affronti il discorso anche da un punto di vista macroenomico? Nel senso: se voglio andare 100% rinnovabile dovrò spendere x miliardi di capex (inclusivi di adeguamento infrastruttura elettrica) di cui una buona percentuale (70%?) ricade direttamente sul territorio o comunque sull’Italia, il resto va fuori con pannelli e inverter cinesi e torri eoliche danesi. Poi dovrò spendere una quota minima di manutenzione degli impianti che immagino ricada quasi completamente sul territorio.
    Se voglio costruire la famigerata dorsale gas, o anche solo i rigassificatori, x si abbassa a x’ in quanto mi servono meno rinnovabili, si aggiunge una componente y dell’infrastruttura gas con anch’essa una buona percentuale di ricaduta in Italia, ma poi a tutto ciò si aggiunge un “mutuo” di approvvigionamento gas per i prossimi 20-30 anni che a parte il poco biometano verrà tutto dall’estero.
    Per cui anche se x è sicuramente maggiore di y+x’, se guardo l’effetto sull’economia del (bel)paese è sicuramente migliore il primo caso.
    Qualcuno di è messo a studiare questi numeri?

    1. Lo studio che si presenta domani è ricco di dati e proiezioni, ma in tutte le università “si fa il pieno” di studi. A iniziare dall’Università di Cagliari che da anni studia le alternative alle centrali a carbone

    2. Ci sono anche pannelli FV prodotti in Italia, e non sono 4 gatti a farli: FuturaSun, Ipersolar, 3D Energy, Eclipse Italia, EF Solare Italia, Gruppo STG, Sunerg Solar, Solsonica, SPS System, Peimar, Ecobel, Exe Solar, Recom, Solbian, V-Energy, Omnia Solar, Enel Green Power, Ares Power, Trienergia… I pannelli FV non sono solo cinesi

      1. Per rispondere a Villi, si chiaro c’è anche produzione italiana ed europea ma ad oggi statisticamente la fanno da padrone i prodotti cinesi.
        Ma appunto il mio intento sarebbe dimostrare che anche con pannelli/pale proveniente dall’estero un sistema basato sulle rinnovabili arricchisce il paese più di un sistema basato su gas, che è sicuramente di provenienza estera.
        Per non parlare del fatto che l’import di pannelli fv su cui spesso si fa parecchio magazzino crea molta meno dipendenza e ha meno fluttuazioni dell’import di gas/petrolio.

        Per risponere a Gian Basilio, si molto probabilmente gli studi macroeconomici ci sono ma non vengono abbastanza pubblicizzati verso il mondo politico, industriale e anche verso la popolazione.
        Oggi i sardi sono bombarati da campagne no fv e no eolico, e dall’altra parte da informazioni pro-contro la dorsale gas. Sarebbe cosa utile dar loro un’idea chiara delle ricadute economiche sul territorio dei due scenari perchè possano prendere loro stessi una scelta consapevole.

        1. Il problema è complesso. C’è stata una valanga di fake news impressionante, ma legata anche ad un retroterra politico culturale fertilizzante da una normativa nazionale – basta vedere i pronunciamenti di TAR e Consulta – che seminano incertezza. In Sardegna addirittura sono stati annullati incontri nelle scuole fissate con i favorevoli alle rinnovabili che dovevano spiegare i benefici della transizione. Una intimidazione anche fisica e intimidatoria. Non è semplice far conoscere questi studi con questo clima.

        2. a spanne:

          — metano e petrolio grezzo sono importati in italia per mi pare 60 miliardi annui (che poi aumentano contando ricarichi e tasse, ma guardiamo all’import netto), 1000 euro ad abitante; se sostituiti da rinnovabili il conto scenderebbe parecchio e soprattutto nelle spese residue avresti molto materiali-indotto italiani o europei e manodopera locale; le spese di import sarebbero su solo una frazione di materilai e relativamente e conomica, in pratica l’import sarebbe un ordine di grandezza in meno

          altro modo di vederla, su 12 cents al kwh elettrico da metano, circa 9 cents sono spesi per import del gas, e 3 per ricarico tecnico-commerciale-lavorativo

          con FTV hai 600-700 euro a KW-picco di Capex, e un po’ di Opex (8-10 euro al KW-picco annuo); i pannelli se cinesi incidono nel CAPEX per 120 euro al KW-picco; se europei-italiani circa 220 euro;

          o vista diversamente, FTV ha in italia un prezzo energia di 3,5 (sud) -5 (nord) cents al kw-h, di cui a spanne 0,6-0,7 censt sono dovuti al costo dei pannelli ( se cinesi di importazione, se sono italiani o europei calcola quasi il doppio), e 0,4-0,5 cents all’inverter (che però puoi benissimo comprare italiano o tedesco), gli altri 3-4 censt sono strutture metalliche, cablaggi, manodopera, progettazione, permessi, opere accessorie, etc, i dettagli delle spese li trovi sui report annuali di IRENA

          ricapitolando, conti a spanne:

          IMPORT — FTV richiede 0,7 cents di import ( se scegli pannelli cinesi) al kw-h contro 9 cents al kw-h del metano;
          si può fare un conto non cosi schiacciante ma ancora favorevole anche per eolico, oppure molto favorevole se le turbine sono europee o persino prodotte in italia (per quelle grandi abbiamo uno stabilimento Vestas, per quelle “piccole” un paio di altre ditte)

          MANODOPERA — ci sono studi (uno mi pare presentato anche qui) con dei conteggi per cui FTV (ed Eolico) richiedono non solo più indotto manufatturiero locale, ma anche più manodopera e occupazione locale nelle installazioni e manutenzioni, vengono occupati un discreto numero di persone

          CONTO TOTALE — il costo totale al kw-h comunque costa meno delle fossili, grazie al massiccio risparmio sulle spese di import, e non staimo ancora conteggiano i risparni sui costi sanitari ed esternalità negative (raffinerie, auto, navi petrolio e GNL, dipendenza politica, etc)

  2. Una fiammella di speranza che anche in Sardegna voci di autorevoli studiosi riescano a far ragionare opinione pubblica e istituzioni locali per adeguare le normative regionali a principi ben più sensati sia per finalità produttive che di effettiva protezione ambientale.
    Non abbiamo più tempo da perdere, sia per gli obiettivi climatici (fin qui drammaticamente mancati) sia per quelli legati al lavoro ed alla tenuta dei contesti sociali.
    Per coloro che non sono convinti della bontà delle F.E.R., vadano sul canale Telegram “Prezzo Zonale Sardegna” a verificare i livelli del PUN nelle ore di massimo intervento delle fonti rinnovabili (fotovoltaico & eolico)… e quanto potrebbero esser sempre più basse le tariffe se si aumentassero le torri in mare (eolico off-shore), che son così poco impattanti sul paesaggio e l’ambiente (quelle flottanti in particolare), anche se più costose da realizzare.. (ma ne val la pena quando si vuole anche tutelare l’ambiente e la salute delle persone).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Articolo Precedente

Con la mia MG4 da 51 kWh sono un pò "stretto" in autostrada

Articolo Successivo

Colonnine da attivare anche in Sicilia: "Fate presto..."

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!