Sarà martedì prossimo il giorno della decisione sulla moratoria alle rinnovabili, ma non ai fossili, in Sardegna. Il consiglio regionale è diviso, ma l’accordo sembra vicino. E le associazioni degli ambientalisti insorgono: “Così si ferma la regione”. Il provvedimento, molto probabilmente, sarà bocciato dalla Consulta e finirà in un cestino. Un film già visto.
Il precedente dell’Abruzzo, la bocciatura della Corte Costituzionale
Ben due volte la Consulta ha bocciato le scelte della Regione Abruzzo in materia di rinnovabili. Chiara la presa di posizione dove si legge che è “possibile il coinvolgimento dei Comuni“, ma “la Regione non può per legge demandare a essi un compito che le è stato assegnato dai principi statali al fine di garantire, nell’ambito dei singoli territori regionali, il delicato contemperamento dei vari interessi implicati e il rispetto dei vincoli imposti alle Regioni (e analogamente alle province autonome) per il raggiungimento della quota minima di incremento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili”.
La logica è chiara: ci sono scadenze internazionali da rispettare e impianti da avviare quindi non si può accettare una moratoria di 18 mesi. Anche se l’ intenzione della presidentessa Alessandra Todde, dicono i bene informati, è di chiudere la pratica in meno mesi.
Visto il precedente dell’Abruzzo e la chiarezza della logica che ha permesso di accogliere il ricorso del Governo sembra, quindi, una scelta fragilissima.
Nessuna moratoria sulle fossili, via libera all’agrivoltaico
Sulla produzione di energia di origine fossile responsabile dell’inquinamento atmosferico non c’è nessuna moratoria. Anzi come ha sottolineato recentemente il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, in audizione davanti alla Commissione Ambiente della Camera “l’obiettivo di abbandono del carbone nel mix di generazione elettrica a partire dal 31 dicembre 2025 potrà sicuramente essere confermato per tutto il territorio nazionale, ad eccezione della Sardegna, dove sarà realizzabile tra il 2026 e il 2028“. Non si legge neanche di una moratoria sul gas.
Eppure il piano regionale esplicita che il 75% dell’energia prodotta nell’isola è di origine fossile, metà carbone e metà gas. E pur contando il 40% di perdite ed esportazione, resta ancora una forte dipendenza da queste fonti. Non dovrebbe essere così, in un’isola ricca di sole e vento.
Vediamo lo scontro in consiglio regionale tra maggioranza e opposizione. La Todde vuole un accordo, ma nell’ultima seduta non si è raggiunta una posizione comune. Il centrodestra, immobile e inattivo in questi ultimi cinque anni nella ricerca di soluzioni, ha presentato quattro proposte. Tre già accettate e una respinta dal campo largo che governa l’isola.

Queste le soluzioni concordate: via libera all’agrivoltaico (ma massimo per una produzione di 8 MW rispetto ai 16 proposti dal centro destra); costituzione della società energetica sarda; definizione del programma regionale di sviluppo con inclusa la politica energetica. Fin qui tutto bene.
La rottura si è avuta sulla richiesta di deroga per impianti di rinnovabili finalizzati alla produzione di idrogeno verde. Todde ha cassato il punto perché manca un quadro normativo, di mercato e soprattutto di utilizzo del vettore energetico.
Sarebbe, infatti, il colmo dare la precedenza all’idrogeno quando c’è ancora da costruire tutta la normativa e relativa regolamentazione. Non a caso in sostanza non ci sono in circolazione auto a idrogeno e la sua distribuzione è fortemente limitata.
Il 2 luglio la giornata decisiva per la decisione finale sulla moratoria
La scelta del Consiglio Regionale è rimandata a martedì prossimo. Riportando le posizioni dei gruppi politici l’Ansa scrive che “così ci sarà tempo anche per valutare attentamente l’impatto e gli effetti di alcuni emendamenti, soprattutto quelli sugli impianti a idrogeno“.
L’accordo c’è e martedì, salvo colpi di scena, si approverà la moratoria. A questo punto la palla rimbalza nel campo nazionale. Ma se ogni Regione blocca i progetti, anche per lodevoli motivi, si crea un problema internazionale sugli obiettivi approvati e concordati da tempo. E non c’è tempo, visti i ritardi accumulati nel processo di decarbonizzazione. Oltre il rispetto dei patti, il vero problema e l’ambiente che non aspetta e gli effetti tragici dell’economia del carbonio sono evidenti.
Le associazioni: “Si ferma la Sardegna”
La coalizione Sardegna Rinnovabile – vede insieme WWF, Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club – in una nota sottolinea che l’isola, mentre il mondo avanza, è ferma. “Negli ultimi anni le istallazioni di rinnovabili in Sardegna si sono addirittura fermate. Dal 2012 al 2022 la potenza complessiva fotovoltaica è cresciuta di soli 0,582 GW e quella eolica di appena 0,107 GW. Di questo passo anche i 6 GW al 2030 assegnati dal Governo come obiettivo non si potrà raggiungere. È vero che le domande di allaccio sono molte, ma gli impianti autorizzati saranno molti meno: la Regione va aiutata dal Governo ad attrezzarsi per valutare rapidamente i progetti“.
Sono troppi 6 GW? La transizione modificherà il fabbisogno energetico
Come già ci aveva detto Vincenzo Tiana di Legambiente (leggi qui) c’è un gap tra richieste e impianti che concretamente si realizzeranno. Basta valutarli uno per uno per promuovere e bocciare quelli critici.
Una contestazione ricorrente è il sovradimensionamento dei progetti, si propone di confinare i pannelli sui tetti. Una opzione irrealistica visto che volendo coprire tutto ciò che si può coprire l’energia prodotta non sarebbe sufficiente a soddisfare il fabbisogno degli edifici.
Si fanno i conti sui 6 GW ma applicati a una società ancora quasi completamente dipendente da petrolio, carbone e gas. Nei prossimi anni bisognerà convertire i motori di auto, moto, autobus – a Cagliari sul tema si è molto avanti – e delle navi che rendono molto pericolosa l’aria delle città portuali. C’è da spegnere i fumi tossici e cancerogeni. Non a caso anche la Sardegna è destinataria – in totale sono 700 milioni di euro (leggi qui) – di investimenti per realizzare banchine elettriche e alimentare i servizi di bordo con energia pulita.
Senza dimenticare la conversione all’elettrico del riscaldamento domestico e dei sistemi produttivi. In questo caso si prospetta l’idrogeno verde che ha necessità di quantità di energia verde – quindi da rinnovabili – molte alte.

La moratoria può contribuire ad accrescere la confusione poichè i tempi nella pubblica amministrazione non sono mai certi.
Alcuni investitori in Italia stanno ritirando i progetti (leggi qui) e come ha detto al Sole 24 Ore Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, in Italia sta aumentando lo spread sulle rinnovabili ovvero cresce il prezzo dell’investimento e di conseguenza il prezzo dell’energia prodotta.
Queste le sue parole: “Ad uno spread di 1,55 % si deve aggiungere lo spread dovuto all’incertezza normativa e alla burocrazia italiana che è ulteriormente cresciuto dopo l’approvazione del decreto Agricoltura“.
Anche quello sulle aree idonee: “Il limite di rispetto da ogni tipologia di bene tutelata o di pregio che le regioni hanno facoltà di applicare è stato esteso fino a 7 chilometri“. Insomma esistono già dei limiti alla “colonizzazione” denunciata da alcuni sindaci e comitati.
Peccato per l’isola aggiungere ritardi su ritardi
potrebbero scegliere tra i vari progetti, ad es fotovoltaico ed eolico a 25-35 km dalle coste non li trovo impattanti, sono praticamente invisibili ovunque vengano realizzati, e con molti benefici diretti e indiretti
mente sull’eolico su terra, con implicazioni paesaggistiche, capirei la diffidenza e il volere più verifiche possibili, anche in base a quanto un Comune è favorevole (perchè ricordiamolo ci sono i Comuni favorevoli anche in Sardegna, anche se non postano messaggi sui forum) e/o quanto può guadagnare il Comune dall’affitto dei terreni per 30 anni
ma nel concreto? a saperla gestire questa roba qua
POSSIBILI BENEFICI DIRETTI
> partecipare agli utili trentennali dei progetti entrando nell’azionariato (nei progetti di grandi dimensioni è prevista una quota di azionariato offerta localmente, e si potrebbe premere per aumentarla)
> concordare più oneri a favore del territorio (un pizzo, ma legale e a fin di bene)
> manodopera locale qualificata (ingegneri e tecnici) per la manutenzione degli impianti (e in parte per la manodopera per la costruzione; in parte invece è manodopera esterna)
POSSIBILI BENEFICI INDIRETTI (penso qui sta la ciccia)
> abbondante produzione locale di energia a basso costo, che tornerà utile se aumenteranno i prezzi carburante e anche il PUN zonale del kwh da fossile
> possibile sviluppo aggiuntivo di una filiera di idrogeno verde e di desalinizzazione per acqua dolce/potabile partendo dal mare, con notevoli benefici e indotto economico
> minore consumo di petrolio (fumi raffinerie e sversamenti in mare dal lavaggio stive di barche e petroliere), carbone (fumi e poi gli scarti delle miniere e le ceneri di combustione buttate nel Sulcis come fosse una discarica), e in futuro anche di metano (meno maxi opere, costose e impattanti come cementificazione per portare il gas)
> attrazione sull’isola di sedi per centri scientifici di calcolo e di ricerca (al momento mipare ne esite solo uno a Cagliari)
> attrazione per riaprire industrie normali o energivore, ora di tipo evoluto, più pulite e con salari più qualificati, oltre all’indotto; meglio delle sole miniere di una volta
> economia che non è più dipendente solo dalla cementificazione di turismo e speculazione edilizia, o lavori statali, e dai prezzi futuri di petrolio, metano, e persino del Pun elettrico di zona fatto con i fossili
ai “no a prescindere” auguroni con le bollette future, l’inquinamento, al mancato sviluppo economico e lavorativo, a chi vuole fare l “isola” e rimanere tagliato fuori dalle rinnovabili, e anche dai collegamenti di rete nazionali, che abbassano ulteriormente i costi di sistema
Sono isolani come gli inglesi: troveranno qualcuno straniero al quale dare la colpa della Brexit.
Oppure qualcosa, ad esempio l’inerzia.
quando avevo cercato interviste nell’archivio Rai regionale, persone o istutuzioni ai convegni di discussione dei progetti, o passanti in strada davanti al bar, molti Sardi sembrano pragmatici, interessati e in parte favorevoli, anche già per creare lavoro qualificato o entrate economiche per i Comuni che affittano i terreni, e poi le usano per i servizi comunali
è che su internet in proporzione fa più rumore chi strepita contro, poi l’opera continua secondo me di infangamento fatta dal principale giornale regionale non aiuta
Siete ridicoli, ambientalisti del piffero! Volete devastare la nostra terra per arricchire le multinazionali pagate coi soldi del pnrr che dovremo restituire all’ufficio, per poi trovarci aumentati in bolletta gli oneri di sistema, sempre a nostro carico. Ben venga la transizione green se non impattante e a servizio dell’economia locale, ma, se il tyrrhenian link disperdere lungo il suo tratto il 50% dell’energia trasportata, non sarebbe meglio che questa fosse prodotta dove serve e non devastando un territorio che fino ad ora ha come sua ricchezza il paesaggio? Ci sono altri modi meno impattante per ottenere energia elettrica green, ma, certamente questa scelta limiterebbe il ladrocinio che si sta organizzando.
Mi scusi lei è un pozzo non di scienza, ma di ignoranza. Il Pnrr ha finanziato con il bando agrisolare solo pannelli sui tetti delle aziende agricole, il secondo bando sull’agrivoltaico è legato all’attività agricola obbligatoriamente e stia tranquilla: stanno facendo la corsa da tutta Italia per i finanziamenti e il problema è che la Sardegna prenderà poco o niente. Con il dl agricoltura sono vietati – io ritengo una scelta sciagurata – i pannelli a terra e ripeto c’è la corsa da tutta Italia. Quindi di cosa parla? Di sicuro c’è che la Sardegna è l’unica regione con il carbone attivo fino al 2027, ma chissà che non lo prolunghino ancora, e il 75% – legga bene ben il 75% – è prodotta da petrolio e gas. Puro veleno per i polmoni e l’atmosfera. Molto meglio qualche fastidio estetico – ma parliamo dello zero virgola del territorio – che dei sistemi respiratori collassati – in alcuni casi fino alla morte – perchè non si vuole decarbonizzare e respirare il gas di scarico.
commento arrivato insieme all’altro commento a nome Sardu, stesso stile sciocchino con insulti, e contenente minestrone di slogan disinformanti,
viene il dubbio che sia un fake in malafede, ma al minimo è molto “igrorante”
le dispersioni inventate degli elettrodotti, o la bufala degli oneri che alzano le bollette..sembra materiale ripreso dal repertorio dei centri di disinformazione
a me ricordano gli articoli a ripetizione che a mia opinione personale sembrano altamente disinformanti e in malafede di Mauro Pili sul giornale Unione Sarda,
che si aggiungono ad altre attività organizzate disinformanti con finti comitati ambientalisti
mi pare Mauro Pili da politico (o imprenditore? o giornalista? conflitti di interessi ne abbiamo? ) avesse fondato anni fa un società che sperava di gestire lauti fondi per il potenziamento della infrastrutture per il metano, e scrive da anni articoli, sempre secondo mia impressione, in cui travisa o inventa informazioni per creare cattiva fama ai progetti di rinnovabili
la particolarità è che diffama tutti i progetti di rinnovabili, a prescindere, non solo quelli eventualmente fatti male, ma proprio tutti, anche quelli ottimi;
secondo me è una forma di lento inquinamento dei cervelli
alla fine hanno spinto anche Todde a inseguire il populismo e la disinformazione sul tema, pur di farsi eleggere con più facilità
Anch’io sono perplesso ma la Todde pare essere persona seria e capace.
Proviamo a darle un po’ di fiducia considerato che le rinnovabili e la transizione ecologica è sempre stato uno dei punti qualificanti del movimento.
Niente contro la Todde, non mettiamo a processo le buone intenzioni, ma a volte si sbaglia. Anche nelle migliori famiglie.
Signor Nieddu si rassegni. L’unica cosa ad essersi fermata in Sardegna è il cervello di pseudo-giornalisti del suo calibro. Quale multinazionale vi paga per non pensare da Sardi? Vergognatevi. Se voleste scrivere davvero della situazione di folle speculazione sulle rinnovabili andate a vedere sul mio link cosa dicono altri Sardi con dovizia di dati e particolari ben documentati.
Lei non è pseudo ma è proprio testa di legna senza se e senza ma. A iniziare dai numeri: ma non si sente ridicolo quando dite che si vogliono installare rinnovabili per 50 milioni di persone? Se ne rende conto? L’eolico off shore c’è in tutto il mondo e senza nessuno problema. L’appennino è pieno e nessuno si è lamentato. Idem per il fotovoltaico. Si riposi in attimo e poi con calma rifletta.
Si informi e rifletta lei che definire…
Sparisca o impari a interloquire civilmente
Se qualcuno si oppone all’enegia rinnovabile esistono solo tre possibilità: è un minus habens o persegue interessi personali a scapito di quelli collettivi o è corrotto.
Carlo Maria Cipolla,
https://utenti.quipo.it/base5/scienze/grafstupid1.gif
Ma la citazione corretta è Carlo M. Cipolla
Tutti ottimi scenari per la Sardegna!
Spero solo che quando la consulta boccerà la legge qualcuno trovi il modo di addebitare i costi dei danni a Todde. Mi domando come sia possibile che il PD sia così passivo. Per quanto mi riguarda potevano tranquillamente continuare a stare all’opposizione se questa è la politica che avevano in mente.
Cosa cambia? Tanto paghiamo noi, che abbia sbagliato Crespellani, o ultima Todde.
tra le varie disinformazioni sul tema (in Sardegna è molto attivo un gruppo politico forte che spinge invece per potenziare il metano e costruire le relative mega-infrastrutture, facendosi sponda del governo attuale nazionale e usando anche come megafono il giornale regionale)
1) confusione tra potenza nominale e potenza media effettiva, che si ottiene moltiplicando per un “capacity-factor” molto minore di 1:
>> fotovoltaico 1 GW = circa 0,16 GW medi su un anno
>> eolico su terra 1 GW = circa 0,2 GW medi su un anno
>> eolico off-shore 1 GW= circa 0,3 GW medi in un anno
PS: valori eolico per impianti recenti (migliori) e posti nel mar mediterraneo, con alcuni a 0,35; nel mare del nord resa è più alta, mi pare tra 0,4 e 0,55
2) le quantità di GW nelle richieste di nuove installazioni a Terna sono sovrastimate di un fattore almeno 2
– perchè molti progetti sono in attesa da cosi tanto tempo che non è detto che gli investitori siano ancora disponibili
– oppure sono progetti presentati per “mettere una bandierina”, start-up che sperano che l’evoluzione della situazione li renda più interessanti e acquistabili da grandi investitori
– in ogni caso Terna valuta solo la fattibilità di allaccio alla rete, è solo il primo passo di approvazione dei progetti, poi ci sono molte altre valutazioni, ostacoli o bocciature
come scritto nell’articolo, se avessero la competenza e la libertà di azione/pensiero, potrebbero selezionare i progetti che considerano i migliori come rapporto benefici/impatto, e liberarsi non solo del carbone ma pure di metano e petrolio, che gli costeranno sempre più cari nei prossimi anni (oltre all’impatto ambientale)
3) calcoli sul suolo impegnato dal fotovoltaico vecchi si anni; oggi i pannelli sono più efficenti, si arriva a 1MW per ettaro; discorso simile per le turbine eoliche, i capacity factor attuali sono diversi dal passato, e in generale si installano turbine più grandi ma in numero molto inferiore (secondo me con un win-win nelle installazioni a 35 km dalla costa)
4) confusione tra il consumo attuale elettrico della Sardegna, meno di due 2 GW potenza media su un anno, e il consumo elettrico che avrebbe elettrificando i vari servizi, tra cui i trasporti e riaprendo qualche attività produttivi;
secondo me contando un margine per le attività produttive e/o per rivendere energia alla Corsica, si arriva a dimensionare una produzione regionale su minimo 6-8 GW di consumo medio,
che significa circa 30 GW di rinnovabili installate localmente,
più una quota di eolico off-shore a 35 km dalla costa, in acque non regionali, che potrebbero condividere con il resto di italia guadagnandoci, banalmente entrando nella quota di azionariato locale dei progetti che di solito viene prevista, oltre a concordare degli oneri per il territorio
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PROBLEMA Eolico Off-shore MINISTERO = OPPORTUNITA’ SARDEGNA?
l’eolico off-shore del tipo specifico con piattaforma galleggiante è nuovissimo, è l’unica rinnovabile che già non costa molto poco e che fino ad ora aveva installati solo prototipi; ma in questi mesi vengono approvati i primi grossi parchi commerciali e il prezzo al Kwh, sino ad ora stimato, ma da adesso effettivo, ha già iniziato a scendere velocemente da 1-2 anni e scenderò ancora secondo le analisi tecniche
su una cosa hanno ragione i detrattori delle rinnovabili (ma secondo me per paradosso, non perché abbiano valutato-capito bene il contesto, e la soluzione non è fermare tutto):
sull’eolico off-shore italiano (quasi tutto del tipo nuovo galleggiante) al momento subiamo una distorsione negli incentivi, i primi 4 GW installati (a occhio saranno tutti intorno alla Sicilia e Puglia-Basilicata) anche secondo me saranno sovra-pagati
per incompetenza del ministero che ha rilasciato il decreto Fer2 senza aggiornarlo ai prezzi in discesa, visto che il decreto era in bozza da 2 anni, o peggio per fare un favore a ENI, che è subentrato come investitore in molti dei progetti più avanti nell’iter autorizzativo, quelli che faranno in tempo a partecipare alle aste
in Francia è stata appena chiusa un’asta al ribasso (un’asta vera, con ribassi effettivi) per il loro primo parco eolico off-shore galleggiante commerciale a 86 euro a MWh retribuiti per i primi 20 anni di funzionamento; va precisato che in Francia il valore si aggiornerà con l’inflazione (da noi sembra fisso), è che l’impianto è nel mare di Bretagna, con un capacity factor alto; per cui va fatta un pò di tara, però fa comunque impressione, i prezzi sono scesi rapidamente
la prossima asta Francese sarà per un parco eolico off-shore galleggiante nel mediterraneo e con minore ventosità, il prezzo del kwh sarà un pò più alto, diciamo 110 ? ricordo che è una tecnologia nuova e il costo scende a vista d’occhio ogni anno; una serie di progetti Italiani dichiarano sostenibilità a circa 90-100 euro al MWh, a cui va però aggiunto il fattore citato nell’articolo, cioè la paura che si genera negli investitori con un governo inaffidabile, portandoli a investire se il margine di guadagno è più alto
ecco che i geni del ministero italiano apriranno le prime aste, limitate ai primi 4 GW di eolico off-shore italiano, con pochi partecipanti, da vedere poi se ci saranno ribassi, a 185 euro al MWh; sperando che quando verrà redatto il prossimo decreto ci sia un governo almeno minimamente responsabile, perchè questi stanno sprecando molte decine di miliardi pubblici tra DL agricoltura, decreto aree idonee, Fer2, e creando distorsioni contro il libero mercato tanti settori
però dal punto di vista della Sardegna, danno per danno fatto dal nostro governo sulla calibrazione degli incentivi, perché non entrare come azionariato il più massicciamente possibile nei primi progetti invece di bloccarli, e fruire di questi incentivi ventennali?
SICILIA
per confronto la Sicilia forse di questi progetti cerca di trarne beneficio:
– circa 10 GW di rinnovabili (nominali, non medi, vedi sopra) già installati, a fronte di un consumo attuale che non supera i 5 GW in estate con condizionatori accesi e raffinerie in funzione ( molto energivore), ma che salirà nei prossimi anni con l’elettrificazione
– possibili altri 25 GW (nominali) di rinnovabili nei prossimi anni
– per non sprecare le potenze nei momenti di picco, iniziano ad avere bisogno di accumulatori, e di raddoppiare i collegamenti con elettrodotti all’Italia
Grazie sempre molto preziosi i tuoi commenti
Insomma, chiagnefottismo alla sarda.
All’Italiana ..
Rimini non è da meno
-_-