Quarto attentato in pochi mesi in Sardegna contro un impianto di rinnovabili. Questa volta si è passato il segno: a fuoco 5mila pannelli di una comunità energetica promossa da imprenditori locali in un’area industriale. Anzi: una ex cava abbandonata a fianco di una blocchiera sotto sequestro da tempo. Gli attentatori non hanno colpito le multinazionali, bensì imprese, amministrazioni e associazioni locali. Un atto frutto di uno stillicidio quotidiano di notizie false sulle rinnovabili. Abbiamo parlato con l’ingegnere Alessandro Canu, responsabile dei lavori in di permitting della Cer distrutta.
A fuoco il lavoro delle imprese del territorio
L’ingegner Canu conferma la natura dolosa dell’attentato: «E’ successo verso le 2,30 della notte. Nonostante l’illuminazione e le telecamere non si sono fermati». Colpita a morte la Comunità energetica rinnovabile Valle del Coghinas, sede nel Comune di Viddalba in provincia di Sassari, ma che interessa 11 comuni. Un impianto di 3 ettari che si estende tra le macerie di una cava, finanziato con i fondi del Pnrr. Ma attenzione: la società è senza scopo di lucro, mette insieme produttori e consumatori e i guadagni possono essere utilizzati fino al 55% per interventi sociali: «Si stava iniziando a ragionare su investimenti su verde pubblico, le aree archeologiche...».

C’è un ex assessore regionale che recentemente ha detto: «In Sardegna sta avvenendo un genocidio, parola che mette insieme la terra e le persone». Le ha pronunciate senza vergogna e senza sprezzo del ridicolo Maria Antonietta Mongiu, oggi tra i seguaci di Renato Soru. Sono affermazioni come queste che rendono torbido il confronto pubblico sulle rinnovabili.
Sardegna: a fuoco migliaia di pannelli. E siamo a tre attentati
Fino a fare opposizione contro gli impianti nei terreni contaminati delle zone industriali (leggi). E’ il caso dell’impianto della comunità energetica: «Si passa da una depressione minima di sei metri fino a 15. Abbiamo schermato tutto – ci spiega l’ingegner Canu – con essenze autoctone per rendere invisibile dall’esterno l’impianto. Si tratta di una vera e propria opera di riqualificazione». Senza parole.
Un clima d’odio anche contro la Cer, intervento per l’economia locale
Il senso della comunità energetica è quella di «avere ricadute sul territorio per i cittadini e le imprese del territorio». Insomma c’è da far pagare meno l’energia ai residenti grazie all’auto produzione e consumo.
I benefici sono tutti interni all’area, ma anche qui è soffiato il vento contrario. Conosciamo quello regionale;, ma si può arrivare ad impedire pure una struttura a beneficio della comunità locale? «Sappiamo che il progetto non è gradito a tutti nonostante il coinvolgimento delle aziende del posto e aspettavamo tante altre adesioni. Hanno aderito alla Comunità anche amministrazioni comunali». Eppure si è arrivati ancora una volta alla violenza, anche senza multinazionali.
LEGGI: Sardegna, festival di bufale contro le rinnovabili: dal virus bovino agli incendi e GUARDA IL VIDEO


Nessuno ha pensato alla mafia, a un pizzo non pagato? Perché nulla di quello che leggo ha un senso ..
I sardi sono molto bravi ad auto-boicottarsi, speriamo che le nuove generazioni siano più liberi dai condizionamenti culturali.
Quali nuove generazioni?
Quelle che le generazioni attuali continuano ostinatamente e pervicacemente a voler gasare?
Mentre i loro “amici”, a distanza di sicurezza, si fregano le mani e sorseggiano lo spumante brindando: Che polli! Il veleno a loro e i soldi a noi!
Interessante che la notizia non sia stata fatta passare sui TG nazionali.
E soprattutto incompleta su tante testate locali che non hanno parlato di comunità energetica e di impianto in una ex cava per cui tanti commenti contro le multinazionali e l’attentato al paesaggio
leggo hanno incendiato con una tanica di benzina i pannelli ancora da montare, accatastati sui pallets, e un muletto che era di fianco
è il momento in cui sono danneggiabili e in cui toccherà usare la sorveglianza; era già successo un’altra volta sempre in Sardegna, incendio appiccato a pile di pannelli accatastati in attesa del montaggio
lo scrivo perché una volta che fossero montati, hai voglia a cercare di bruciarli, dovresti coprirli di benzina uno a uno, e nel caso dei pannelli bifacciali vetro-vetro (non hanno il foglio di plastica sul retro) anche così penso si farebbe fatica
Ci vuole pianificazione e professionisti per fare questo genere attentati.
Non penserai che siano stati ragazzetti alle prime armi stufi di lanciare sassi dai cavalcavia?
PS l’ho messa sul ridere ma ci sarebbe da piangere
Non credo al clima d’odio ma ad interessi da parte di qualcuno.
Se si vuole risolvere il problema si segua “l’odore dei soldi”, altrimenti si rinunci alle rinnovabili a terra e li si lasci al loro carbone per esclusivo uso interno all’isola.
E, se soffocheranno… amen.
Con tutto il rispetto, ma bisogna proprio essere dei complottisti per scrivere un commento come il tuo.
La faccenda delle rinnovabili ha giocato un ruolo importantissimo nelle ultime elezioni regionali sarde.
Ha vinto Todde, e ora il 98-99% della Sardegna è “non idoneo” a grandi impianti fotovoltaici ed eolici.
Per carità, ha vinto per pochisimo, ma ha vinto cavalcando proprio quel clima d’odio a cui tu non credi.
A parte che, in parte, ai complotti credo perchè li vedo sul lavoro tutti i giorni.
Dipende poi il significato a cui si dà a questo termine.
Detto questo, pensi veramente che chi commette questi atti vandalici lo faccia per odio contro le rinnovabili? E quale sarebbe la loro motivazione… che sono del demonio?
Suvvia non fateci passare troppo per ingenui.
Il tema allora non era ancora al centro dell’agenda politica
Ciao zi ti
penso anche io che per rischiare di finire in galera potrebbero aver avuto motivazioni abbastanza precise, comunque le stesse motivazioni dei furbetti che poi montano le campagne d’odio sui socials
leggo che l’auto è stata ripresa dalle telecamere, magari sarebbero beccabili dalla polizia, partendo dal modello di auto, anche se servirebbe fare un (improbabile) grosso sforzo a tappeto usando gli archivi elettronici del P.R.A. / Ufficio Motorizzazione
Tipo quelle ricerche che i telefilm polizieschi che passano sulla Rai e Mediaset fanno credere alla gente si possano fare in pochi minuti?
anche il momento in tv in cui il detective dice al tecnico mentre esaminano un filmato: “ingrandisci l’immagine e usa il computer per aumentare la risoluzione” (NB: nel mondo reale non si può fare)
una ricerca per modello di auto, o per numeri parziali di targhe, per un crimine “solo” contro il patrimonio, e neppure passato negli show televisi, non la fanno; spero allora ricevano una “soffiata”.. forse aiuterebbe mandare su internet il filmato dell’auto?
Forse e ammettendo che gli investigatori dell’isola siano tutti imparziali e supponendo che, a chi dovesse aver visto o sentito qualcosa, non venga “consigliato” di tacere.
Altrimenti finisce come con il DC9 Itavia nel 1980.
A questo punto tocca alla parte sana dei sardi rispondere a questi vandalismi commessi da altri sardi che accettano di farsi sicari al servizio di interessi retrogradi e di gruppi di potere legati ai combustibili fossili che da decenni inquinano e avvelenano la loro splendida terra e li condannano ad avere il mix energetico più sporco d’Italia e i prezzi dell’energia più alti.
Finché la maggioranza sana dei sardi rimarrà indifferente a questo scempio, nessun riscatto sarà possibile per loro.
e problemi con una minoranza che delinque e usa la violenza ne hanno anche fuori dal tema rinnovabili, nella regione appiccano un po’ troppo spesso fuoco alle auto (Siniscola, Villasimius, …)
🙁
Sembravano selvaggi quelli dell’Alabama e del Texas, ma, certo, siete ben messi anche in Sardegna!
Vi manca solo di mollare in massa il cattolicesimo e gemellarvi con gli evangelici di Trump così gli incendi serviranno a “purificare” questi territori invasi da “adoratori del sole e del vento”.
Catturare il sole ed il vento è nell’ undicesimo comandamento vietato. Umanamente un atto deprimente ed anti-abbronzante in una regione che con il sole vive di turismo agostivo