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Saic, Catl e due big del petrolio: ecco la via cinese al battery swap

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Battery swap: la Cina fa sul serio e dopo il “cane sciolto” Nio (leggi), scende in  campo con quattro colossi come Saic Rising auto, Catl e le due compagnie petrolifere  Sinopec e CNPC. Inizia a concretizzarsi, quindi, l’indicazione del governo di Pechino per lo sviluppo di una via cinese allo scambio rapido delle batterie.

Battery swap
Il nuovo Suv R/ di Rising Auto (Saic) in una stazione di battery swap

La portata dell’allenza annunciata la scorsa settimana fra il numero uno cinese dell’auto elettrica, il numero uno delle batterie e due grandi compagnie energetiche con una diffusa rete di distributori di carburante fa pensare che la Cina possa riuscire in un’impresa più volte tentata e sempre abortita in Occidente. Vedi Tesla e gli israeliani di Better Place.

Jieneng, battery swap e batterie in leasing

L’alleanza promossa da Saic con Sinopec, China National Petroleum Corp (CNPC) e CATL è stata battezzata Shanghai Jieneng Smart Power New Energy Technology. Il capitale sociele è di 4 miliardi di RMB (560 milioni di dollari) così suddiviso: 12,5% ciascuno  CNPC e CATL; Saic 37,5%, Sinopec 25%. Con quote minori entrano anche Shanghai Automobile City e  Shanghai Jieneng Zhidian New Energy Technology.

Il core business della nuova società sarà il leasing di batterie per auto elettriche. Ma lo sbocco finale dovrebbe essere lo sviluppo di una tecnologia di standardizzazione e sostituzione rapida delle batterie, con una rete di stazioni di scambio collocate presso i distributori delle compagnie petrolifere, che sono in totale oltre 50 mila. Si darebbe vita così ad un modello di business inedito, che separa completamente il corpo vettura elettrica dalla batteria, ha spiegato Saic.

Lo zampino del governo di Pechino

Secondo il governo cinese ciò consentirebbe l’acquisto di un’auto elettrica a un numero più ampio di automobilisti, riducendo l’esborso iniziale. Questo in prospettiva della fine degli incentivi pubblici, prevista per  l’anno prossimo. In base all’attuale politica di sovvenzione per i veicoli a nuova energia (NEV) della Cina, i modelli con un prezzo superiore a 300.000 RMB (42.000 euro) non possono beneficiare di sovvenzioni nazionali, ad eccezione di quelli che supportano lo scambio di batterie.

I marchi del gruppo Saic (Rising Auto, Roewe, MG e Maxus) lanceranno modelli abilitati al battery swap, coprendo tutte le categorie tra cui SUV, berline, monovolume e veicoli commerciali. Il primo è il SUV R7 di Rising Auto, in vendita da ieri, con le prime consegne da ottobre.

In questo video dimostrativo, il Suv  della Rising Auto R7 in fase di sostituzione della batteria, condiviso da Shanghai Auto News.

Tremila stazioni entro il 2025

Rising Auto consentirà solo ai consumatori che scelgono di noleggiare la batteria al momento dell’acquisto di utilizzare il servizio di sostituzione della batteria. I consumatori che prendono in consegna la R7 durante l’anno riceveranno un sussidio di 12.600 RMB per l’acquisto del veicolo, ha detto la società.

La joint venture costruirà circa 40 stazioni di scambio di batterie nel 2022 in città di primo livello tra cui Shanghai, Pechino, Guangzhou e Shenzhen. L’obiettivo è installare 300 stazioni entro fine 2023 e 3.000 entro il 2025. NIO al momento ne ha installate 1.123.

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Il nuovo Suv Rising Auto R7, in vendita da ieri

Dal battery swap alle batterie modulari

 

In tutte le stazioni di scambio presso i distributori Sinopec e CNPC sarà anche possibile ricaricare i veicoli da tradizionali colonnine. La joint venture, quindi, guiderà  la trasformazione delle stazioni di servizio in stazioni di servizio energetico integrate, in grado di contribuire al bilanciamento dei carichi della rete elettrica e supportarla come  centrali elettriche virtuali. Per l’industria delle batterie, la mossa potrebbe aumentare la scala del settore, promuovendo anche la scalabilità delle batterie modulari, con significativi benefici ambientali, ha affermato SAIC.

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5 COMMENTI

  1. Lo consigliavo già due anni fa ma… niente.
    Sui motorini funziona(all’estero) ,da noi niente.
    E’ l’ unico modo per avere utilitarie elettriche per tutti.
    Dobbiamo per forza ringraziare la Cina che ci costringerà a
    Cambiare!

  2. Ma se ho una batteria da battery swap, posso caricarla dove e quando voglio? Quando faccio lo swapping? Quando e completamente scarica? Mi valutano quello che contiene la mia? O nei 136 dollari è compresa anche la carica? Quanto costa una stazione di swapping rispetto a una colonnina e quindi quale diffusione può avere? E quali i costi che poi ricadono sugli utenti?
    Come si sarà capito sono piuttosto poco convinto dal sistema, che oltrettutto mi sembra legare, o come dicono oggi fidelizzare, il cliente a qualcuno, cosa che con la ricarica è più difficile. Posso ricaricare a casa magari col mio fotovoltaico.
    Poi, mi chiedo: quante volte mi servirà spendere 5 minuti invece di 15 o 20 per una ricarica veloce già oggi possibile e domani ancora più veloce?
    Mi sembra uno spreco di materiali e di energie che forse è meglio usare per qualcos’altro.

  3. Ciò che l’Europa avrebbe dovuto fare già 10 anni fa e che dovrebbe fare oggi adottando uno standard, prima di farcelo imporre da altri. Questa scelta permetterebbe anche di risparmiare energia con le batterie modulari, poichè non ha senso portarsi in giro batterie di 70 KWh in città, si potrebbero adottare solo per i lunghi viaggi anche se 50 potrebbero bastare visto che il cambio comporta un tempo inferiore della pompa di benzina.
    Vedo però che in Europa studi di questo genere non esistono se non per veicoli leggeri.

    • Risparmiare energia con le batterie penso di no: ogni auto dovrebbe averne a bordo una, seppur più piccola, ma in più in ogni stazioni di ricarica dovrebbero essercene almeno altrettante (ma sicuramente il triplo o il quadruplo) in ricarica e pronte alla sostituzione.
      La vedo molto dura

      • nulla che non si possa risolvere con una adeguata programmazione. Cosa che le autorità cinesi dimostrano di voler avere, mentre da noi ci sono personaggi che vogliono mettersi di traverso allo stop ai veicoli con energia fossile dal 2035. Ma il mondo (e la Cina) va avanti, e noi rimarremo al palo a guardare. Come è successo ai computer, agli elettrodomestici, e a molto altro.

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