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Robot solare e drone: in Emilia nei campi lavora l’hi tech

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Robot agricolo autonomo e solare
Farmdroid. il robot autonomo e solare nel campo di bietole del bolognese
Training Academy Varta

In Emilia si coltiva ancora, ma sempre sotto il segno dell’innovazione. L’ultima novità è il robot solare Farmdroid che grazie al pannello solare funziona anche senza ricaricare le batterie. Energia tutta pulita. Abbiamo visto questa macchina a guida autonoma in azione, insieme a decine di agricoltori, a Malalbergo, nel bolognese. Nel regno della barbabietola da zucchero.

Il robot ha seminato ad aprile, ora diserba

robot agricolo
La dimostrazione in campo

L’estate scorsa abbiamo presentato il robot solare Farmdroid (leggi) e dopo qualche mese siamo stati contattati da Minerbio, siamo sempre nel bolognese, il centro più importante per la lavorazione della barbabietola da zucchero. Alla COPROB (Cooperativa Produttori Bieticoli) – producono ben 280.000 tonnellate di zucchero – avevano acquistato il robot. Ci siamo dati appuntamento nei campi, in quelli dell‘azienda Bortolan di Malalbergo, dopo le prime sperimentazioni e lavori. Nei giorni scorsi abbiamo partecipato, con decine di agricoltori, alla dimostrazione del lavoro di Farmdroid in un campo da 8 ettari di barbabietole.

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Il pannello che permette l’alimentazione delle batterie

A fine aprile il robot aveva seminato il campo e ora pulisce dalle erbacee il terreno e permette la crescita delle piantine. Un diserbo meccanico che permette di evitare l’uso di prodotti chimici. L’ideale per chi sceglie il metodo biologico.

Il video

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Il pannello solare fornisce tutta l’energia

Con Farmdroid viene meno l’incombenza e il costo economico del ricaricare le batterie del pacco – la capacità è di 2,4 kWh -. perché basta l’energia trasformata e quindi prodotta dal pannello. Il robot lavora e si sposta a una velocità di mezzo chilometro orario, quindi, il consumo è ridotto e l’autonomia (in teoria) infinita. Il ritmo giornaliero, come ci spiega il tecnico Tommaso Iaboli, è di circa 2 ettari al giorno. Il robot funziona attraverso una serie di Gps e di antenne e conosce esattamente il punto preciso dove posizionare il seme mentre in fase di sarchiatura gira attorno alla bietola e tiene pulita la zona.

Il risparmio di lavoro con il robot autonomo

Farmdroid è fornito di un piccolo pluviometro che gli permette di sapere quando fermarsi in caso di pioggia. Un grado di autonomia che permette all’agricoltore di dedicarsi ad altri lavori mentre il robot svolge il suo. “Stiamo cercando di rendere più competitiva la barbabietola sia nel tradizionale sia nel biologico – spiega Giovanni Campagna responsabile tecnico ricerca e sviluppo di COPROBe quest’ultimo ha necessità di manodopera che si riduce con la meccanizzazione senza operatore. Zappare un ettaro di bietole costa dai 700 ai 1500 euro. Si ottiene un gran risparmio che consente di ammortizzare in tempi brevi i costi della macchina“.

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I coltivatori di bietole ascoltano le informazioni dei tecnici

Il primo Farmdroid arrivato  in Italia è questo di Minerbio, utilizzato anche nei paesi vicini. Segno di una forte volontà di modernizzazione. Lo sottolinea il presidente di COPROB Claudio Gallerani che per far resistere questa coltura punta, insieme a tutti i soci, sul biologico e su altre innovazioni come il grezzo di barbabietola o gli zuccheri per sportivi o diabetici. Il mondo cambia su diversi fronti: la ricerca di prodotti salutari da parte dei consumatori e la riduzione dell’inquinamento prodotti dai motori tradizionali e dalla chimica.

E la  guida autonoma è una necessità: manca il ricambio generazionale, le aziende agricole diventano più grandi, ma con risicati margini di reddittività. Il robot sostituisce il lavoro umano e permette paradossalmente la resistenza delle aziende agricole.

Il drone per l’agricoltura di precisione

drone agricoltura
Luca Raimondi, pilota di droni per l’agricoltura di precisione

Nella giornata del robot c’è anche il drone per l’agricoltura di precisione. Il pilota  è Luca Raimondi  della AgriGeoDron che illustra agli agricoltori il funzionamento e i benefici dati dall’applicazione di questa tecnologia. “La camera rileva delle bande di riflettanza dell’apparato fogliare della coltura che abbiamo in campo“. Questo il metodo, ma per ottenere cosa? “Permette di rilevare una sofferenza  anche 10 o 15 giorni prima dell’occhio umano“. E’ possibile così intervenire per risolvere o ridurre il problema e dosare nel giusto modo i trattamenti.

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10 COMMENTI

  1. Abbiamo bisogno di queste innovazioni, dico abbiamo perché anche io sono socio coprob, in Italia fino a pochi decenni fa c’erano migliaia di zuccherifici, quasi uno per comune, oggi ne sono rimasti 2 in tutta Italia, Minerbio e Pontelongo, dove porto io le barbabietole, e senza gli ingenti aiuti dell’ Unione Europea non ce ne sarebbe nemmeno uno. Questo robot permette di avere un ottima produzione di barbabietole biologiche, che agli agricoltori vengono pagate esattamente il doppio, con meno spese e inquinamento più che dimezzato. Oggi ci sono già barbabietole biologiche sarchiate con attrezzi trainati da trattori, ma sono inefficaci e la produzione è dimezzata se sei fortunato, ovviamente con una produzione così bassa il biologico è meno sostenibile del convenzionale. Ecco perché secondo me vedremo parecchi robot tra qualche anno.

  2. Nel bolognese c’è anche chi in agricoltura è molto meno virtuoso e rispettoso dell’ambiente e della salute

    • Stia tranquillo Luciano il discorso si può ampliare facilmente oltre i confini bolognesi e toccare tutti i cinque continenti

  3. Con le Kress, le sarchiatrici a dita tedesche montate su una 250 si fa 1 ettaro in 20 minuti. Pulito perfetto con una velocità così elevata, 10 km/h, che l’attrezzo si autopulisce anche su terreno molto umido. Niente elettronica, meno costi, più ingegno. E si può solo che migliorare.

    • Quei sarchi puliscono per davvero 70-80% del terreno le erbe quindi invadono tutto e la produzione è dimezzata, questo robot invece ha una zappa che smuove anche l’intrafila fino a 1cm dalla pianta

  4. a occhio e croce, il pannello solare ha un’area di 6mq; con il sole mediamente a 45° di elevazione (a 45° di latitudine in primavera inoltrata nelle 10 ore centrali della giornata) e un rendimento di conversione del 16%, la potenza elettrica da FV sfiora 1kW
    a quella velocità, supponendo solo di deporre i semi senza né scavare il solco né rincalzare la terra (se non semplicemente ripassandoci sopra con le ruote) 1kW mi sembra un po’ poco su terreno accidentato come nel filmato; può bastare su terreno piano ovvero lavorato e poi ben ripassato con l’erpice come nall’altro filmato (ma allora dovremmo conteggiare il gasolio speso per l’erpice…..)
    l’autonomia delle batterie non sembra sufficiente per una giornata di lavoro; basterà per il ritorno automatico alla base in caso di maltempo
    a mio modesto parere si potrebbe migliorare di un 40% semplicemente orientando il pannello solare in direzione del sole con un attuatore 2DOF, che dovendo intervenire quasi solo in occasione dell’inversione di marcia, avrebbe un consumo medio modesto, e un peso modesto; ma in caso di burrasca bisognerebbe “ammainarlo” prima che il vento se lo porti via

    • Ben vengano i suoi consigli Maurizio magari le sue indicazioni migliorano le prestazioni, ma è da tempo che a Minerbio, Malalbergo e dintorni lavorano con questo robot e i dati non sono da scheda tecnica ma da prove. Ormai neanche più tecniche ma di lavoro vero e proprio, fanno circa 2 ettari al giorno senza ricaricare le batterie.

    • La casa madre dice che riesce a fare una giornata intera e a volte anche tutta la notte, questo in nord Europa dove lo hanno creato e testato di più , dove radiazione solare è molto minore, ma i terreni sono molto sciolti, ho letto che riescono a farlo lavorare a 1km/h

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