L’impatto delle rinnovabili sul territorio italiano sarà molto limitato. Al 2035, il solare occuperà non più dello 0,2% del terreno agricolo. Mentre gli impianti eolici non si estenderanno oltre i 44 chilometri quadrati di suolo.
Lo rivela uno studio condotto da Althesys, in collaborazione con la European Climate Foundation. Il report, appena reso pubblico, sottolinea come le energie rinnovabili possano offrire un contributo significativo alla transizione energetica senza compromettere il paesaggio. Presentato presso la sede del Gestore dei Servizi Energetici (Gse), lo studio analizza l’impatto del solare fotovoltaico e dell’eolico sul territorio italiano al 2035, evidenziando una compatibilità con la tutela paesaggistica.
Gli impianti eolici si estenderanno per 44 km quadrati
Secondo il rapporto, al 2035 il fotovoltaico a terra interesserà solo lo 0,2% della superficie agricola totale, offrendo benefici concreti come maggiore occupazione, riduzione dei costi in bolletta e sicurezza energetica. L’agrivoltaico, in particolare, consente un uso combinato delle superfici agricole, riducendo l’impronta dei pannelli a terra del 70%.
L’eolico, con una capacità prevista di 30 GW (+17 GW rispetto al 2023), avrà un impatto minimo sui terreni, richiedendo appena 44 km² di suolo al 2035. Lo sviluppo di entrambe le tecnologie sarà accompagnato da investimenti nelle reti e negli accumuli, essenziali per la flessibilità del sistema.
Le rinnovabili costituiscono una opportunità per limitare il divario economico ed energetico tra regioni del Nord e del Sud Italia
La transizione energetica rappresenta un’opportunità per riequilibrare il divario energetico tra Nord e Sud. Mentre il Nord è storicamente avvantaggiato dall’idroelettrico, il Sud possiede un elevato potenziale per il fotovoltaico e l’eolico, rendendo il sistema energetico più equo e competitivo.
Ma non solo. Tra le soluzioni innovative – si legge sempre nel rapporto di Althesis – spiccano le comunità energetiche rinnovabili. Perché favoriscono la condivisione locale dell’energia e il coinvolgimento dei residenti, aumentando l’accettabilità dei progetti. Parallelamente, l’installazione di impianti in aree dismesse, come siti industriali abbandonati o terreni da bonificare, può rigenerare il territorio senza compromettere le superfici.
“Non esiste una contraddizione tra transizione energetica e tutela del paesaggio”, come spiega Alessandro Marangoni, leader del team di ricerca di Althesys. La sfida è armonizzare le rinnovabili con il territorio, privilegiando zone a basso impatto come tetti, cave abbandonate e parcheggi.
Con una pianificazione mirata e un’ampia partecipazione delle comunità, le energie rinnovabili possono non solo accelerare la decarbonizzazione, ma anche migliorare la qualità della vita, rendendo la transizione energetica un’opportunità per i territori.
in questi giorni mi trovo nel Nordovest della Spagna e ho avuto modo di conversare con diversi proprietari di case. Di solito qui c’è una “finca” (campo) di qualche migliaio di m2 (o anche di diversi ettari) connessa alla casa e impiegata come pascolo, mais etc.
Ebbene, la legislazione locale qui non prevede alcuna necessità di permessi per installare fotovoltaico, sia sul tetto che sui campi, cosa che moltissimi stanno facendo, grazie anche alle autorità locali che concedono ampi finanziamenti e contributi fino al 50%.
Vero anche che la densità abitativa è ridotta rispetto alle zone agricole italiane, però la differenza è immensa, e il costo dell’energia molto più basso, di conseguenza.
Ma anche la sensibilità alla questione dei cambiamenti climatici mi sembra abbastanza elevata, anche nelle zone rurali. La casa dove mi sono fermato ha efficienza energetica B e basta pochissimo per scaldarla grazie a cappotto termico di qualità, GSHP (Ground Source Heat Pump, a 20 m di profondità), finestre di ottima qualità.
Mi è capitato di passare accanto alla centrale a gas/carbon di As Pontes, un MOSTRO ambientale, sito in una splendida località, decommissionata anni fa e che verrà smantellata in futuro. In compenso sulle colline si vedono molti generatori eolici che francamente non disturbano affatto.
La differenza con la situazione in Sardegna è sorprendente… Alla faccia dei presunti protettori del paesaggio e dell’ambiente della nostra isola.
Molto interessante come report dall’estero 😉
Grazie
Io ho solo 2 ettari di terreno collinare a 40 km dalla città. Il terreno ha una inclinazione di circa 25 gradi esposto a Sud, ma non ci posso fare un impianto fotovoltaico. Non posso fare dell’agrivoltaico perché non è coltivato (ho una PIVA agricola in esonero, non sono un coltivatore diretto) e un impianto di 2 metri d’altezza costerebbe troppo. Non sono vicino all’autostrada o ad una industria (per fortuna) e quindi non posso fare un fotovoltaico a terra. Attorno a me campi incolti, qualche impianto da uva e boschi: la vegetazione (la fotosintesi, come ha scritto qualcuno) non ne risentirebbe… Non posso fare nient’altro che qualche kw sul tetto di casa… Per me la legge attuale non ha senso.
https://www.corrieresalentino.it/2024/12/mangiati-in-puglia-6-130-ettari-da-pannelli-fotovoltaici-a-terra/ Ma per vaielettrico è tutto normale, bè visto il nome della testata.
Lei legge gli articoli che cita? Coldiretti denuncia che in Puglia sono stati consumati 160 mila ettari di suolo, 6.130 dei quali da fotovoltaico a terra su terreni ex agricoli. E’ una terrificante quota del 3,8%. Il restante 96,2% deriva invece da: abbandono dei campi, catastrofi naturali, siccità; fenomeni per i quali si citano i cambiamenti climatici che la prodizione di energia da fonti rinnovabili cerca di contrastare.
prima di commentare “a senso unico”
ti invito a leggere le analisi di ISPRA sul consumo di suolo in Italia; se non ti va puoi trovarne sintesi su varie testate giornalistiche, che, col benestare della @Redazione di Vaielettrico, ti metto qui in link:
https://sinacloud.isprambiente.it/portal/apps/storymaps/stories/49db95690dea440b9ad42e1429c58922
https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/energia_energie/2024/12/03/ismea-con-fotovoltaico-persi-400-ettari-di-suolo-agricolo_9416989d-8179-48e9-92ff-fc0d7ef63d8f.html
buona lettura…
È comunque sbagliato, costerà di più ma è necessario non sostuire fotosintesi e suolo vivo con strutture, ci sono tanti tetti disponibili.
Chi ha a cuore l’ambiente sostenga la strada giusta.
La spinta dovrebbe arrivare dall’alto ,si dal sole ma anche dal governo che iniziando a copiare leggi tipo quella Francese che obbliga a mettere fotovoltaico nei grandi parcheggi . Non preoccuparti non riusciremo mai a sostituire la fotosintesi , però potresti indirizzare le scelte del governo visto che hai ragione di tetti e di parcheggi assolati ne abbiamo a dismisura.
..il suolo resta ben vivo nelle installazioni di fotovoltaico..cos’è, ha la febbre alta e sta delirando?
veniamo alla parte più seria:
non conviene usare “solo” i tetti, oltre al maggiore costo,
per ragioni pratiche se ne può sfruttare una frazione piccola solo e le installazioni lentamente, spesso attendendo di rifare prima i tetti stessi
chi vuole che l’italia vada avanti ancora metano e petrolio e le aziende agricole continuino ad essere in difficoltà economiche e abbandonare terreni che poi vengono cementificati, usa slogan come i suoi
è un disturbo spicologico considerare ogni cambiamento del mondo, anche quelli virtuosi, come negativi a prescindere perchè hai suio tempi si andava a legna e carbone e si mieteva il grano a mano, non capire il mondo che cambia non le ridarà la giovinezza