Rinnovabili, nuovo record storico: coprono il 56% della domanda elettrica

Nuovo record per le rinnovabili in Italia. A maggio, hanno coperto il 55,9% della domanda di elettricità, nonostante il calo dell’idroelettrico rispetto al mese precedente. Nuovo primato anche per le batterie e sistemi di accumulo. Sempre a maggio, la capacità ha superato i 14mila megawatt’ora, in crescita del 70%

Un record che vale doppio. Il nuovo primato delle rinnovabili è stato battuto in un mese in cui è calato l’apporto delle rinnovabili e sono diminuite le nuove installazioni. Ma non c’è dubbio che si sta raccogliendo quanto seminato con le disposizioni avviate con il governo Draghi, per la semplificazione delle pratiche burocratiche e  la riduzione dei tempi per i permessi. Anche se si cominciano a notare i primi cali delle nuove installazioni, in parte attribuibili ai nuovi decreti del governo Meloni (decreto Aree idonee e decreto Agricoltura).

A maggio le rinnovabili hanno coperto anche il 100 per cento della domanda in alcune ore del giorno e per più giorni

Venendo ai dati, nel mese di maggio le fonti rinnovabili hanno coperto il 55,9% della domanda elettrica. Un anno fa la quota era del 52,8%: si tratta del dato più alto di sempre. In aumento la fonte fotovoltaica (+27,1%), ma anche l’eolico ha fatto la sua parte in crescita dell’11,3%. Un dato che va sottolineato perché il segno positivo arriva dopo quattro mesi di flessione). In diminuzione la fonte idroelettrica (-15,3%) così come l’apporto dei combustibili fossili (-5,1%).

Sempre a maggio,  in diversi giorni, per alcune ore, le fonti rinnovabili hanno coperto il 100% della domanda. Anche questo è un segnale della crescita delle fonti verdi, oramai diventato strutturale. Questo significa che nelle ore in cui la domanda è più bassa, le rinnovabili fanno il prezzo. E lo fanno sempre più spesso, contribuendo ad abbassare i costi della bolletta energetica di famiglie e imprese.

Come anticipato, tutto ciò è avvenuto in un mese in cui hanno rallentato le nuove installazioni. Lo si legge nella comunicazione pubblicata sul sito di Terna, “A maggio la nuova capacità rinnovabile è in aumento di 566 MW,  con un calo del 14% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.  Nei primi cinque mesi del 2025 la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 2.650 MW, in flessione rispetto allo stesso periodo del 2024 (-12,1%)“.

Meloni a Confindustria: “Energia troppo cara? Fate contratti con le rinnovabili”

Il dato positivo, in vista dell’addio ai combustibili fossili, riguarda anche batterie e sistemi di accumulo.  Sempre Terna informa che “Al 31 maggio, si registrano in Italia 14.708 MWh di capacità di accumulo (valore in aumento del 69,6% rispetto allo stesso mese del 2024). Corrispondono a 6.285 MW di potenza nominale, per circa 803.759 sistemi di accumulo“.

La crescita nel 2025 dei sistemi di accumulo è guidata dall’entrata in esercizio di impianti “grid scale” approvvigionati da Terna tramite il meccanismo del Capacity Market. Il dato non potrà che aumentare nei prossimi anni anche per il lancio della gara che Terna terrà a fine settembre: riguarda l’approvvigionamento a termine di nuova capacità di accumulo con batterie per il 2028. A questo si aggiungono le nuove gare per le rinnovabili da incentivare come il Fer X e il Fer 2, con cui il governo Meloni ha corretta la sua linea sullo sviluppo delle rinnovabili.

Visualizza commenti (11)
  1. A me basta vedere la foto di presentazione di questo articolo. Migliaia di mq di EX prati fioriti o campi coltivati, trasformati in campi fotovoltaici. Con anche tutta la deturpazione che porta il precedente sbiancamento e la cementificazione per fare le fondamenta alle basi dei pannelli. Il tutto quando ci sono milioni di mq di tetti (tra industrie e palazzi) da poter sfruttare, senza togliere terra.
    È questo il green che vi piace?
    Se questo

    1. Kendric dami retta fai una passeggiata al giorno che ti farebbe bene, sennò il “cemento” e lo “sbiancamento” ti viene nei tuoi neuroni

  2. Sempre a parlare in termini entusiastici di produzione da rinnovabili… Peccato che i consumi lordi di energia in Italia sono coperti solo per il 25% dalle rinnovabili. Facciamoci delle domande: di fatto non siamo in grado di sfruttare interamente ciò che produciamo per questioni legate a intermittenza, difficoltà di stoccaggio e infrastrutture

    1. Per passare in FER il 100% dei consumi lordi bisognerebbe elettrificare al 100% tutto, quindi trasporti (Auto/Camion/Navi e Aerei) e sopratutto il riscaldamento (residenziale e industriale).
      Ovviamente è un percorso su cui però altre nazioni si stanno già muovendo:
      – Sui camion MAN e Volvo stanno cominciando a vedere un incremento delle vendite, ma ovviamente siamo ancora lontani. In cina si stima il boom dei TIR elettrici a partire dal 2027
      – Sulle navi ci sono già i primi traghetti elettrici, molto costosi ma in grado di gestire delle tratte minori.
      – Elettrificazione dei porti: siamo già più avanti, con i fondi del PNRR sono partite numerose gare e si spera che in 1 o 2 anni avremo gran parte dei porti italiani attrezzati per il cold ironing
      – Trasporto aereo penso sarà l’ultimo ad essere elettrificabile, manca ancora la tecnologia adatta ma con l’arrivo delle prime batterie a stato solido vedremo secondo me già qualche spiraglio.
      – Elettrificazione riscaldamenti residenziali: il problema è la mancanza di incentivi chiari, il prezzo iniziale è molto più alto ma almeno abbiamo eliminato gli incentivi alle caldaie a Gas.
      – Elettrificazione consumi industriali è sicuramente il capitolo più complicato, ma ci sono delle tecnologie per risparmiare utilizzando calore prodotto da FER

      1. chiarissimo,
        e mi accodo, da quello che ho capito, si potrebbe schematizzare due fasi temporali (ma nella realtà sono in parte sovrapposte)

        – FASE 1
        il settore di PRODUZIONE ELETTRICITA’, verrà decarbonizzato con rinnovabili e accumuli (togliendo il metano fossile e il carbone) in tempi abbastanza rapidi, vari paesi europei sembra ci arriveranno prima del 2035-2040, vsito che aumentano la quota percentuale di rinnovabili nel mix elettrico circa +3 all’anno ( 50%, 53%, 56%, etc)

        – FASE 2 ( forse per il 2050-2060)
        negli anni successivi, seguiranno gli altri settori che hanno più inerzia, e che avrebbero alti extracosti se fossero forzati a cambiare in troppi pochi anni, cioè industria, trasporti, riscaldamenti delle abitazioni

        in questa seconda fase i consumi elettrici aumenteranno man mano sino a circa raddoppiare… il settore produzione eletricità, che in molti paesi sarà già decarbonizzato 100% rinnovabili, dovrà “solo” aumentare le installazioni anno su anno per seguire l’aumento dei consumi di elettricità rispetto ad ora

        con un battuta, arriveremo a 200% rinnovabili 😉

  3. Daniele Sacilotto

    A questo punto la domanda è: se anche il governo facesse veramente ripartire il nucleare in Italia e considerando i tempi in ballo, poi lo accenderanno? Perché avanti così tra 10 anni saremo al 70% di rinnovabili come potrà essere sostenibile dal punto di vista economico?

    1. Ma è ovvio che non verrà acceso, già oggi in molte nazioni il nucleare non può essere spento (per ragioni tecniche, ma anche per questioni di economiche) e quindi mandano offline gli impianti fotovoltaici.
      Immagina tra 15/20 anni quando sarà pronta per andare in produzione una ipotetica centrale nucleare italiana quello che potrà essere la necessità di energia elettrica…

    2. hanno costi esagerati,
      solo di CAPEX (spese di costruzione) circa 16 miliardi a GW potenza nominale; e anche i costi di gestione (OPEX) sono importanti, e con una buona parte che sono costi fissi; trascuriamo per semplicità i costi OPEX variabili, fingiamo siano 0, e facciamo un ragionamento

      contando le “attualizzazioni finanziarie ” dei costi e del ritorno di investimento, diciamo che a spanne un reattore da 1 GW per non mandare in rosso i proprietari dovrà ripagarsi in buona parte nei primi 25 anni, e non 60 come dicono gli slogan

      facciamo ipotesi dovrà incassare nei primi 25 anni di funzionamento almeno 1,2 miliardi di euri all’anno (potrà incassare meno, ma sarà ancora una cifra costosa, negli anni successivi, se nei primi 25 sarà riuscito a ripagare il Capex e gli interessi, e gli rimarrando da pagare “solo” le spese di gestione, le manutenzioni straordinarie con spese crescenti man mano che si usura, e le spese di smantellamento e gestione scorie, altra botta notevole anche se di solito viene trascurata tramite “attualizzione” finanziaria con intervallo di tempo spostato molti decnni nel futuro)

      — se vende elettricità per il 75% del tempo
      (per motivi pratici, manutenzioni, ispezioni, difficoltà di raffreddamento in estate, calo potenza nei fine settimana, e anche competizione sul mercato) in europa non vai oltre questo capacity-factor) sono 6570 ore annue, dovendo incassare 1,2 miliardi, il costo della sua energia sarà 182 euri al MWh, che vengano dalle bollette o dalle tasse

      — in futuro, in competizione sempre più forte con fonti di energia più economiche, se vende elettricità per il 50% del tempo, saranno 4380 ore,
      il costo della sua energia sarà 274 euri al MWh, e di nuovo che un parte te la nascondano nelle tasse o nel debito pubblico, non cambia la questione

      — se come dicono i trollini volessi usare il nuculare come back-up es “per ricaricare gli accumuli giornalieri quando serve”, esageriamo e diciamo per 1000 ore annue, il costo sarebbe 1.200 euro al MWh

      in ogni caso, sia che lo usi come mitologico Baseload circa fisso tutto l’anno, o che moduli la potenza e lo usi come integrazione variabile, costera carò, a fine anno gli devi mollare comunque 1,2 miliardi

      avendo questi alti costi fissi (oltre che limiti tecnici alla modulazione rapida della potenza, cosa in cui invece eccellono le batterie) non fa bene come integrazione ai mix rinnovabili, e dove non sovvenzionato a bestia dallo Stato, non verrà realizzato, anzi persino gli impianti esistenti vecchi, anche se costtano meno, lentamente verranno ritirati dal mercato, come in Spagna

      come integrazione di mix rinnovabili, leggo che si spende meno a usare impianti con alti costi varivabili ma bassi costi fissi, es centrali turbogas alimentate a biometano o a elettrometano o ad altri medoto di accumuli stagionali

      metti anche che il loro kwh, fatto soprattutto di costo variabili e pochi fissi, costi 300 euro a MWh in caso di basso utilizzo annuo, ma se la centrale turbogas ti serve da back-up ai mix rinnovabili per 500 ore annue su 8760, a fine anno per una potenza di back-up di 1 GW gli devi “mollare” in qualche modo 300 milioni di euro, non 1,2 miliardi come con il nuculare

      stesso ragionamento se come integrazione delle rinnovabili, invece degli accumuli stagionali, si sceglie di sovradimensionare le installazioni, oppure di potenziare le interconnessioni tra gli stati per scambiarsi energia, anche gli elettrodotti costano, ma pare sempre meno che fare nuove centrali nuculari,

  4. Redazione,
    un REFUSO nel riassunto introduttivo,
    come poi spiegate sotto, sono 14mila MW-H (con H)

    ma se non lo correggete forse ci divertiamo di piu’ con qualche trollino
    ” ..ah pennivendoli elettriciai green non sapete la differenza tra potenza ed energia.. lo dicevo io al bar che FTV, Eolico ed accumuli non funzionano “

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