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Rinnovabili, l’allarme di PoliMi: stiamo perdendo il treno

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Rinnovabili, ultima chiamata: il ritmo con cui l’Italia sta installando nuovi impianti a fonte rinnovabile è decisamente troppo lento rispetto a quanto servirebbe per raggiungere gli obiettivi di 125-150 GW al 2030. E’ Energy & Strategy della School of Managment del Politecnico di Milano a lanciare l’allarme, nel rapporto 2023 presentatovieri. Andando avanti così , dice in estrema sintesi, l’Italia perderà il treno della transizione energetica.

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Un grande impianto fotovoltaico (foto: Enel Green Power).

Nel 2022 aggiunti 3 GW su 100 necessari entro il 2030

Senza un’accelerazione  _ commenta Davide Chiaroni, vice direttore Energy & Strategy e curatore del rapporto _ avremo nel 2030 una copertura del fabbisogno elettrico da rinnovabili di solo il 34%, ben al di sotto del minimo richiesto (65%). Quello che manca sono soprattutto i grandi impianti. Il ritardo con cui avanziamo ci hai impedito anche di sfruttare l’effetto calmierante delle FER sul prezzo dell’elettricità salito alle stelle”. I target ancora più alti di REPowerEU, arrivano addirittura all’84% sulla generazione elettrica nazionale.

La Germania ci surclassa di tre volte, la Spagna di due

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Davide Chiaroni, vice direttore Energy & Strategy e curatore del rapporto

I poco più di 3 GW aggiunti nel 2022 (526 GW di eolico e 2,5 GW di fotovoltaico), benché rappresentino una crescita del 125% sul 2021 e abbiano portato la capacità FER installata a 63,6 GW, sono appena un terzo dei circa 10 GW (tra 8,6 e 10,7 GW) che dovremmo aggiungere annualmente per tenere il passo. E il coefficiente di saturazione per le aste che negli ultimi 4 bandi non ha mai superato il 30%. Nello stesso periodo sono stati installati 10,7 GW effettivi in Germania, 5,9 in Spagna e 5 in Francia. E nel frattempo l’elettrificazione dei consumi corre, cosa che porterà al raddoppio del fabbisogno elettrico (+126%) entro il 2050.

Puntare sulle rinnovabili avrebbe effetti positivi  anche sull’economia: il raggiungimento degli obiettivi comporta investimenti per le installazioni tra 43 e 68 miliardi di euro e 3-400.000 nuovi posti di lavoro. Senza contare la riduzione delle emissioni compresa tra 39 e 51 milioni di tonnellate di CO2.

Lo scenario PTE, che può essere considerato la baseline di diffusione auspicabile, mostra come la quota di fotovoltaico ed eolico da raggiungere al 2030 sia pari a circa 100 GW. Tale scenario richiede l’installazione di capacità aggiuntiva per oltre 63 GW rispetto al 2022, suddivisi in circa 48 GW di fotovoltaico e 15 GW di eolico.
Lo scenario Elettricità Futura, invece, riporta un target più ambizioso, con una capacità installata al 2030 che sfiora i 120 GW: +82 GW rispetto al 2022, suddivisi in 59,5 GW di fotovoltaico e 22,5 GW di eolico

Incertezza normativa e troppa burocrazia

Un altro problema continua ad essere l’incertezza normativa, che non accenna a migliorare: «L’inefficienza delle aste FER e le lungaggini degli iter autorizzativi sono tra i principali ostacoli alle installazioni da rinnovabili nel Paese – conferma Chiaroni -. C’è un evidente disallineamento tra la velocità normativa europea e quella italiana».

Ci sono 300 GW in attesa di autorizzazione

Il mese scorso gran parte dei provvedimenti nazionali attesi per il 2022, tra cui decreti attuativi di recepimento della REDII e il Decreto FER II, non erano ancora stati promulgati, così come risultano in attesa di autorizzazione circa la metà dei progetti fotovoltaici ed eolici onshore presentati nel 2019 e il 60-65% di quelli presentati nel 2020. Le percentuali arrivano a sfiorare il 100% se si considerano i progetti del 2021 e del 2022, con un backlog complessivo di richieste che a inizio 2023 superava i 300 GW.

A nostro parere- Molti ministri si strappano le vesti in previsione dei 70.000 posti di lavoro a rischio nell’automotive con l’elettrificazione della mobilità. Rischio peraltro tutto da verificare. Ma nessuno si preoccupa dei 300-400 mila posti che stiamo perdendo a causa dell’impasse nella transizione elettrica green.  In un caso e nell’altro i costi del non fare superano largamente quelli del fare. Anche se è molto più facile “monetizzarli” nelle urne.

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14 COMMENTI

  1. In più a Ravenna il rischio che le auto a batteria rimaste troppo a bagno possano diventare un pericolo “per la pubblica incolumità”.
    In un mondo tutto elettrico né le ambulanze né le auto dei soccorritori – vigili del fuoco inclusi – potrebbero muoversi coi loro mezzi elettrici finiti a mollo.

    • Mosè, nemmeno le auto termiche possono viaggiare in acqua. A meno che non siano anfibie o lei non separi le acque

  2. A, B e C si presentano alle elezioni.
    X è una azienda che ha interessi importanti in campi diametralmente opposti alle rinnovabili, che vede come fumo negli occhi, per cui più rinnovabili uguale meno profitti.
    Ovviamente X sa che più rinnovabili uguale miglioramento generale della bilancia commerciale del Paese, sviluppo tecnologico, lavoro, equità sociale, minor incidenza epidemiologica dell’inquinamento dell’aria in senso generale, minor spesa sanitaria
    i manager di X non sono certo stupidi.
    Tuttavia sanno anche che nel loro ruolo di manager durano per un po’, poi cambiano, di fatto senza dover render veramente conto di nulla.
    Quindi siccome una azienda ha il compito primario di fare un prpfitto e non beneficienza e non etica, allora i manager fanno bene il loro lavoro e puntano a fare fare profitti all’azienda, che non è brutta e cattiva perché fa profitti, è lì per quello.

    perciò X finanzia la campagna elettorale di A e B, legalmente, forse anche C ma non è ben chiaro, e intanto C conta poco.
    B vince le elezioni. il nuovo governo di B, quando arriva il momento (e se non arriva…lo crea) cambia i manager di X, secondo le prerogative del governo, e si ricorda che X ha finanziato la campagna elettorale, e restituisce il favore: X ha bisogno di poche rinnovabili, quindi si fanno poche rinnovabili.

    tutto nella legalità.

    il mondo intanto va avanti, da altre parti le regole funzionano diversamente, da altre parti l’etica ha ancora un valore come peraltro era per tante aziende del nostro Paese nate nel dopoguerra su spinta etica (Olivetti, Agip, per dirne due), da altre parti si guarda anche a dopodomani. da altre parti è diverso e se non ci piace possiamo andare da altre parti.
    il mondo quindi va avanti, come detto, la tecnologia lì avanza, il lavoro avanza, la società cambia, il sistema valoriale evolve, le giovani leve sentono il tempo che scorre e sentono la possibilità di dire la loro e di proporre nuove tecnologie, nuovi valori, nuovi lavori, sanno che c’è la potranno fare.
    qui cambierà il governo, A diventerà leader, X cambierà manager e i nuovi manager riceveranno la contropartita dell’aiuto alle elezioni dato anche ad A. poi toccherà di nuovo a B, forse anche a C.
    il mondo continua ad andare avanti, e il nostro Paese resta fermo al 1994.

    e se qualcuno osa protestare in maniere anche eclatanti
    allora è messo alla gogna sui giornali 1, 2 e 3.
    che incidentalmente ricevonp fondi pubblici per esistere per il tramite dei governi succitati. legalmente, ribadisco, legalmente.

    ma solo a me questa situazione fa venire in mente i Promessi Sposi, o l’Ancient Regime pre-rivoluzione francese?

    • Non sei solo, ma hanno costruito in sistema perfetto, autorigenerante. Altro che le nucleari a fusione che arrivano sempre fra cinquant’anni.

  3. Aldilà della maggioranza che ci governa e da cui non possiamo che aspettarci il peggio, lascia sgomenti leggere dei comitati che nascono ovunque per opporti a qualunque tipo di impianto rinnovabile. Qualche tempo fa ero a Vienna che è letteralmente circondata da pale eoliche. Dobbiamo prendere atto che siamo un paese retrogrado.

  4. Intendiamoci, non che nella politica italiana potessimo pescare dei fenomeni assoluti ma per affrontare le sfide di questi anni di cambiamento epocale abbiamo scelto i peggiori: genta senza capacità e senza prospettiva.

  5. A volte penso (quindi mia opinione personale) che la burocrazia sia un tragitto che a seconda della pratica può diventare veloce o lento con un sacco di ostacoli.
    In questo percorso sono dislocati (da anni) uomini di fiducia di chi comanda che agiscono da “freno” o “agevolatore” a comando.

  6. Il ns bel paese è sempre indietro su tutto ho montato il mio primo fotovoltaico nel lontano 2011 e oggi proprio oggi E-distribuzione mi completerà il secondo impianto ordinato a ottobre del 22 ben 8 mesi per concludere un 3 kW il lavoro consiste grosso modo nel taglio di due cavi e appendere un contatore su un supporto prenotato lavoro stimato 10 minuti e probabilmente 5 ore per la parte burocratica. Così non si va da nessuna parte .un paese minimamente lungimirante quanti anni fa poteva pensare alle rinnovabili????

  7. I numeri sono talmente evidenti che me ne sono accorto pure io da profano.

    Siamo indietro sul PNRR sulle infrastrutture di ricarica col rischio che chi ha l’auto elettrica non venga nemmeno come turista.

    Insomma tutto OK.

    Però leviamo il superbollo, quello si che é una svolta per il Paese.

      • Sa quale sarà un autogol? Se perdiamo i fondi PNRR per le colonnine.
        Quello SI sarà un grosso autogol che ci costerà un bel po di visitatori nelle loro belle auto per “ricchi”. Tedeschi, svizzeri, olandesi, austriaci, belgi che invece di venire a portare i loro soldi in Italianlinporteranno dove hanno una colonnina fast ogni 40 Km e le trovano libere.

        Ma se ci piace così, contenti noi contenti tutti.

        Andare a perdere tempo con 4 macchine da 185KW in un mercato che va a morire da qui a 15 anni.

        Un bell’investimento.

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