Nel primo semestre del 2025 gli investimenti globali nelle energie rinnovabili hanno raggiunto un traguardo storico: 386 miliardi di dollari, in crescita del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma ancora più rilevante, dal punto di vista politico, il differenziale tra aree del mondo: l’Europa è andata molto meglio degli Stati uniti. Dove, a causa delle scelte dell’amministrazione Trump, gli investimenti nelle rinnovabili hanno subito una brusca frenata.
E’ quello che dicono i dati dei primi sei mesi dell’anno, contenuti nel Renewable Energy Investment Tracker di BloombergNEF, fonte internazionale di analisi sui mercati delle tecnologie pulite. Numeri che confermano la grande salute delle energie verdi. Ma che al tempo stesso mettono in luce un cambiamento nella geografia e nelle tipologie di progetti finanziati.
La spinta del solare distribuito e dell’eolico offshore
Il vero motore della crescita è il solare di piccola scala, nelle abitazioni e nelle imprese. Una scelta sempre più diffusa per la rapidità di installazione e la capacità di anticipare i cambiamenti normativi che incidono su rendimenti e ricavi. La Cina è l’esempio più evidente: nel 2025 gli investimenti nel solare domestico e commerciale sono quasi raddoppiati. Mentre i grandi impianti utility-scale hanno subito un brusco calo (-28%) per effetto delle nuove regole sul mercato elettrico.
Parallelamente, l’eolico offshore ha vissuto una stagione straordinaria, attirando 39 miliardi di dollari soltanto nei primi sei mesi dell’anno, più dell’intero 2024. Merito dei maxi-progetti già in cantiere e di un calendario di aste pubbliche che ha continuato a sostenere il comparto.
Fotovoltaico ed eolico onshore: tagli alla produzione e di prezzi negativi dell’energia hanno reso più rischiosi gli impianti rinnovabili di grande dimensione
Nonostante il nuovo record a livello globale, non mancano alcune zone d’ombra. Il fotovoltaico utility-scale ha registrato un calo del 19% rispetto al 2024 e l’eolico onshore ha visto ridursi del 13% gli investimenti finanziarie sui progetti più complessi. Secondo Meredith Annex, Head of Clean Power di BNEF, gli investitori stanno riorientando il capitale verso segmenti percepiti come più solidi. Nei grandi mercati come Cina, Spagna, Grecia e Brasile, infatti, la combinazione di tagli alla produzione e di prezzi negativi dell’energia ha reso più rischioso scommettere sugli impianti di grande dimensione.
Stati Uniti in frenata (-36%), l’Europa va veloce (+36%)
L’analisi geografica mostra scenari molto diversi. Gli Stati Uniti hanno registrato il calo più netto, con una contrazione del 36% e oltre 20 miliardi di dollari in meno di investimenti. A pesare sono state le incertezze politiche del dopo elezioni federali, il deterioramento del quadro normativo per l’eolico e l’aumento dei rischi tariffari.
Di contro, l’Unione Europea ha segnato un +63%, pari a circa 30 miliardi aggiuntivi, trainata soprattutto dall’eolico offshore del Mare del Nord. Una crescita che riflette anche il trasferimento di capitali dall’America verso mercati percepiti come più stabili e con politiche di sostegno più affidabili.
Nonostante i cambiamenti, la Cina resta il fulcro del mercato mondiale, con il 44% degli investimenti globali concentrati nel Paese. Se il solare utility-scale ha rallentato, il boom del solare distribuito ha compensato ampiamente, consolidando la leadership cinese. Anche altre aree emergenti, come il Sud-est asiatico e alcuni Paesi dell’America Latina, hanno mantenuto livelli elevati di finanziamenti, segnale di un consolidamento del settore più che di una nuova accelerazione.
Rinnovabili, il 91% dei progetti più economico delle centrali a fonti fossili
Secondo gli analisti di BNEF, la sostenibilità futura degli investimenti dipenderà dalla capacità dei mercati di offrire entrate stabili. Dove le regole cambiano in fretta, come negli Stati Uniti o in Cina, prevalgono cicli “boom-bust”, con picchi di spesa seguiti da brusche frenate. L’Europa, invece, continua a distinguersi per una maggiore continuità, favorita dalle aste regolari e dalla crescente domanda aziendale di energia verde.
Il nuovo record del 2025 rappresenta quindi un traguardo importante, ma non cancella le criticità: incertezza normativa, volatilità dei prezzi e rischi per i grandi progetti restano nodi centrali che determineranno la rotta degli investimenti nei prossimi anni.
Germania nel 2025 installerà parecchio, come già negli anni recenti, tra tante discussioni politiche interne sul “come”, sulla burocrazia, sulla tassazione, oneri di rete, etc, però intanto gli iter autorizzativi e la legislazione sono chiari e le installazioni procedono spedite:
– 7 GW-h di accumuli a batteria (domestici e di rete BESS)
– 15 GW di fotovoltaico
– 5 GW di eolico su terra (il loro record annuale)
– altri parchi offshore ma in attesa di connessione di rete (2026)
In Italia nel 2024 abbiamo intsllato 7 GW;
visti i cali di prezzo e maturità delle tecnologie FTV ed eolica, nel 2025 avrebbero dovuto essere almeno il doppio, abbondante energia e lavoro speciliazzato autoctoni,
ma i decreti recenti, scritti con un misto di malizia pro-fossile e incuria, hanno creato ostacoli e caos, a fine hanno pare arriveremo a 6 GW
sono pochi se si vuole fare la transione nei prossimi 15-20 anni, ma sono pochi anche se si vuole far abbassare in modo definitivo i prezzi energia nel prossimi 18 mesi, definitivo intendo senza dover dipendere dalle casuali fluttuazioni del prezzo del metano
mi piacerebbe che svecchiassimo il nostro punto di vista, pensare più in grande, considerare normale che vadano all’istante emarginati e non votati quei politici che fanno melina e provvedimenti ostruzione agli investimenti privati
e non farsi confondere dall’apparenza, se intanto concedono piccole quantità di installazioni rinnovabili e magari pagate invece con fondi pubblici e/o sovraprezzate, e/o dirette a premiare bacini specifici di elettori
invece al momento l’urgenza sarebbe smettere di tenere bloccare le installazioni utility (grande taglia), sono quelle che possono fornire molta energia, molto economica, molto in fretta; serve correggere il nuovo problema, i recenti decreti sabotanti (già impugnati presso i tribunali TAR, ma il governo insiste facendo ricorso), oltre a migliorare il precente problema, cioè velocizzare gli iter autorizzativi
che titolo patetico, chi ha stracciato chi? Un paese che decide di non investire in rinnovabili è stato stracciato dall’Europa? “Stracciare”presuppone una competizione e un avversario, che in questo caso non c’è
Ma sa che il suo commento non si capisce? Comunque scrivo per dire che questo Nick name è già occupato dal sottoscritto. Grazie.
Se l’avversario si ritira dalla competizione, non è colpa dell’Europa.
dal grafico di BNEF (Bloomberg-NEF) che posto più sotto, sembra che i 386 miliardi non includano gli investimenti in accumuli di energia a batteria BESS
i BESS sono in forte espansione a livello mondiale e nel h1 2025 gli investimenti valgono almeno altre decine di miliardi; il conto preciso dipende se conteggiamo i BESS effetivamente realizzati nel h1, oppure quelli finanziati nel h1 ma non ancora realizzati
– 87 GWh BESS installati in h1 2025… più 54% rispetto h1 2024
– 412 GWh coda di nuovi progetti BESS per l’intero 2025
https://www-energy–storage-news.translate.goog/global-bess-deployments-in-h1-2025-up-54/?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it
gli investimenti in BESS si potrebbero aggiungere al conteggio di BNEF, e in un certo senso considerarli come investimenti in fotovoltaico utility e eolico su terra, che ora tendono a diventare integrati con i BESS, così forse il dato sugli investimenti per FTV utility ed eolico su terra risulterebbe in crescita anche a livello globale (nonostante le bufere politiche pro-fossili negli USA e i citati problemi di attesa per avere le connessioni alla rete)
conteggierei i BESS con FTV ed eolico, perchè vediamo che nei paesi dove FTV ed eolico sono cresciuti molto iniziano a comparire picchi di produzione che per alcune ore saturano di energia la rete e mandano quasi a zero il prezzo energia; questo diminuisce anche troppo la profittabilità (in gergo parlano di “cannibalizzazione” dei prezzi) e rallenterebbero nuovi investimenti
ma anche rende profittevole aggiungere gli accumuli di rete BESS, che permettono di vendere l’energia in orari diversi dal momento della produzione, contrastando la saturazione di energia in rete; diventa nuovamente profittevole aggiungere nuovi impianti di FTV ed eolico, e cosi via coprendo tramite l’aiuto dei BESS sempre più ore sulle 24, e sempre più quota del mix energia
almeno finché non si arriveròà a saturare i consumi di elettricità su tutte le h24 (mix 100% rinnovabili), e allora i prezzi energia ricomincerebbero a scendere in modo esagerato e allora si le nuove installazioni si fermeranno spontaneamente
grafico BNEF
https://assets.bbhub.io/image/v1/resize?type=auto&url=https%3A%2F%2Fassets.bbhub.io%2Fprofessional%2Fsites%2F44%2FBloombergNEF_2HREIT_Renewable-Energy-Investment-Reaches-Record-386B-in-1H20251.jpg&width=602