Rinnovabili, ma quale frenata? Così le batterie rilanceranno gli investimenti

Rinnovabili, nei prossimi cinque anni gli investimenti legati alla transizione energetica si concentreranno sulle batterie e sui sistemi di accumulo. Mentre rallenteranno su eolico e fotovoltaico. Questo sarà vero soprattutto per i paesi del nord Europa dove stanno aumentando il numero di ore in cui l’energia elettrica raggiunge prezzi negativi. 

La previsione arriva dal capo analista da un primario istituto bancario svedese, la Banca Seb. E in Scandinavia il tema è ormai all’ordine del giorno. Per Bjarne Schieldrop – come ha riferito il sito specializzato Montel – ha dichiarato in un convegno che si è appena tenuto a Oslo “la flessibilità sul lato della domanda sarà uno dei temi dominanti nei prossimi cinque anni, ma anche la rete e le batterie, mentre saremo delusi dalle nuove installazioni di energia solare ed eolica“.

Skandinaviska Enskilda Banken è un gruppo finanziario svedese con sede a Stoccolma. Fu fondata nel 1856 da André Oscar Wallenberg e da allora controllata dalla nota famiglia Wallenberg. Secondo il capo analista di SEB, è ormai essenziale investire nelle batterie per immagazzinare energia nelle ore di bassa domanda e in reti elettriche più potenti per gestire le energie rinnovabili in eccesso.

“Rinnovabili, gli investimenti sui sistemi di accumulo risolveranno il nodo dei prezzi negativi”

Questi cambiamenti contribuiranno a risolvere il problema dei prezzi dell’energia pari a zero o negativi. Sempre come riportato da Montel, Schieldrop ha spiegato che “le batterie sono in grado di immagazzinare elettricità per ore in cui la domanda è più elevata. Insieme a una maggiore capacità della rete per trasportare le energie rinnovabili in eccesso verso i principali centri di domanda, ridurrebbero l’attuale problema dei prezzi negativi. E renderebbero nuovamente interessanti gli investimenti nelle energie rinnovabili“.

L’intervento del capo analista di Seb è in linea con lo studio appena pubblicato in Germania dal Fraunhofer Institute, il più importante centro di studi industriali in Europa. Il report rivela come il fotovoltaico collegato a batterie produca elettricità con costi inferiori rispetto alle centrali a gas o a carbone. Ma è anche più economico di sistemi innovativi come il nuovo nucleare, le centrali a idrogeno e l’agrifotovoltaico.

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  1. A quanto pare.. non occorre “tappezzare” spazi enormi di pannelli fotovoltaici e pale eoliche: quando hai una dotazione ridondante tra diverse esposizioni a sole e vento, si può accumulare in postazioni multiple e sparse sul territorio tramite BESS, rendendo la rete molto più resiliente anche ad eventuali problemi da eventi avversi.
    Considerando anche le altre fonti disponibili tra geotermico ed idroelettrico si dovrebbe ampiamente raggiungere un ottimo grado di auto-produzione italiana (a livello dei migliori paesi che investono in F.E.R.); le eventuali centrali a gas a loro volta possono essere usate per integrare la produzione con minori necessità di modulare se anch’esse possono ricaricare gli accumuli…
    Oggi ho visto in TV un impianto in realizzazione in Sicilia per produrre idrogeno da F.E.R. … e leggo anche dell’ impianto di Ineos nel livornese per idrogeno da autotrazione… Insomma… Qualcosa si sta muovendo… anche se col dis-amore alimentato in Italia verso le NEV e una sempre più probabile uscita di Stellantis (Senza rimpiazzi a breve termine) finiremo per alimentarci auto cinesi e prodotti tutti realizzati all’ estero.
    Speriamo che i fenomeni estremi recursivi non ci azzerino anche le produzioni agricole tanto apprezzate nel mondo.

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