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Frenano rinnovabili e decarbonizzazione: primi effetti dei decreti del governo?

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prezzo energia

Nel terzo trimestre dell’anno rallenta la transizione energetica in Italia. Le rinnovabili sono cresciute dell’8% rispetto al +25% dei tre mesi precedenti, anticipando gli effetti dei decreti del governo che penalizzano le nuove installazioni. Cala anche la riduzione delle emissioni di CO2 (-1%, contro il -7% della prima parte dell’anno).

Peggiorano le condizioni di lotta al cambiamento climatico in Italia. Ma si tratta solo di un incidente di percorso, un trimestre negativo non destinato a ripetersi o siamo di fronte a un inversione di tendenza? E tutto questo si può considerare una prima conseguenza delle politiche del governo Meloni, in particolare dei decreti Ambiente, Aree idonee e rinnovabili?

La domanda sorge spontanea dopo gli ultimi dati pubblicati dall’Enea. L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile ha pubblicato anche i dati dell’indice Ispred. Si tratta di un parametro importante per valutare “sicurezza energetica, prezzi e decarbonizzazione“: l’indice ha raggiunto i minimi storici, con un netto rallentamento della velocità verso gli obiettivi climatici del 2030.

Rinnovabili in calo dell’8%: pesano le scelte del governo che difende i fossili e penalizza le rinnovabili?

I segnali, come detti, sono contrastanti. Le rinnovabili proseguono, anche se al rallentatore, con un incremento dell’8% nella produzione energetica totale. Tuttavia, questo rappresenta un rallentamento rispetto al +25% registrato nella prima metà del 2024. Va aggiunto, tra i segnali comunque positivi, che il settore della produzione elettrica nazionale, la quota di generazione elettrica da fonti fossili è scesa al 46%, toccando un minimo storico.

Carbone in calo, gas e petrolio in ripresa

Ma qui passiamo ai dati negativi. Nonostante questi progressi, la decarbonizzazione procede a rilento. Le emissioni nei settori non coperti dal sistema ETS (Emissions Trading System) risultano sempre più distanti dagli obiettivi. Per rientrare nella traiettoria indicata dal PNIEC, le emissioni dovrebbero calare in media del 5% all’anno fino al 2030, un ritmo oggi lontano dalla realtà.

Il consumo di carbone ha subito un drastico calo (-40%), ma a bilanciarlo è stato l’aumento delle altre fonti fossili: petrolio (+2,5%) e gas (+3%), il cui utilizzo è cresciuto nella generazione elettrica. A livello europeo, la situazione appare meno sbilanciata, con un calo del carbone più contenuto (-20%) e un aumento delle rinnovabili (+15%). Da qui la richiesta per ulteriori misure a favore della crescita delle rinnovabili, di cui dovrebbe tener conto il governo.

Sulle rinnovabili chiesto al governo nuovi interventi

Sul fronte dei prezzi, il gas ha registrato un incremento del 7% rispetto all’anno precedente, tornando sopra i 40 €/MWh da ottobre. In Italia, il costo dell’elettricità è stato superiore del 5% rispetto al terzo trimestre del 2023, a differenza di altri mercati europei dove i prezzi si sono mantenuti più bassi. L’Italia si è così confermato il Paese dove il prezzo medio dell’elettricità è tra i più alti della Ue.

Dati contrastanti nei consumi. Sempre secondo l’ultimo rapporto Enea, sono aumentati nei trasporti (+2%) e nel settore civile (+3,5%), complici le elevate temperature estive che hanno spinto l’uso dei climatizzatori. Tuttavia, i consumi industriali continuano a calare (-2,5% rispetto allo stesso periodo del 2023), un fenomeno che prosegue da dieci trimestri consecutivi. Secondo Francesco Gracceva, ricercatore dell’Enea citato da Il Sole 24 ore, questo è legato alla crisi economica in Germania e ai prezzi dell’energia storicamente elevati, con una nuova tendenza al rialzo.

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14 COMMENTI

  1. A giudicare dai dati Terna di fine ottobre, lo scenario mi pare ben più roseo. Il fotovoltaico avrà un anno record, con installazioni sostanziose anche a ottobre, e notevole crescita anno su anno, sia di installato che di produzione elettrica. L’eolico resta sotto tono, ma l’idroelettrico è stato protagonista in un anno molto piovoso.

    Certo le politiche del governo faranno cambiare rotto al FV a breve, ma si scontreranno contro gli impegni ribaditi con l’Unione Europea. Vedremo cosa succederà.

    • mi pare che nel 2024 saranno stati installati e connessi in rete 7 GW di fotovoltaico, che come dici tu è tanto se paragonato agli anni precedenti

      sembra che altri 7 GW sono pure stati approvati e in maggioranza non saranno più ostacolabili e dovrebbero essere installati e connessi nel 2025

      molti sono impianti utility che erano già in stato di valutazione iniziata e i nuovi decreti per lo più non sono riusciti a bloccarli in modo retroattivo

      avrebbero potuto essere molti di più senza i nuovi decreti, specie aggiungendo l’agrivoltaico a pannelli bassi, forse 15-20 GW nel 2025, ma accontentiamoci,
      7 + 7 GW aggiunti dovrebbero iniziare a farsi sentire nel mix energetico 😉

      == eolico in questi giorni sta producendo ( va di più in inverno) insieme a idroelettrico, biomasse e solare, calmierando i prezzi energia, ma il PUN resta alto (non solo in Italia, ma in ogni stato che abbia anche una piccola quota di centrali a metano) perché per le tensioni internazionali è in corso una speculazione sul metano, il prezzo è passato 33 a 45 euro al MW-h termici, e le centrali in questi giorni producono elettricità facendola pagare da 100 a 190 euro al MW-h elettrico a seconda dell’ora della giornata ( alla fascia del tardo pomeriggio-cena, con meno contributo del solare, è dove possono tirare di più al rialzo il prezzo)

      per limitare le speculazioni del picco serale ci vorranno più inpianti rinnovabili e più accumuli di rete, un prima asta pubblica per contratti per accumuli di rete è stata rimandata a giugno 2025

      • Finchè ritardano le grandi batterie di rete, potranno continuare a dire che le rinnovabili non funzionano e sono costose… vediamo se la bacchetta della UE può aiutare.

        Riguardo il fotovoltaico, 6-7 GW annui vuol dire rimpiazzare ogni anno il 2,5% della domanda elettrica soddisfatta dal fossile con il solare. Nel 2025 il FV coprirà almeno il 15% della domanda nazionale. Enormi passi avanti quindi, quasi un bene che per ora non se ne parli, sennò chiuderanno ogni opzione al FV.

  2. Il governo è impegnato ad ostacolare la diffusione delle rinnovabili. Ma nel panorama della destra mondiale è, al momento, un unicum. In Texas con un governo repubblicano e petrolio che sgorga da ogni buco, installano rinnovabili più di qualunque altro stato. Che disastro quando si diventa ideologici.

    • Succede per una ragione ovvia, secondo me, ogni litro di petrolio risparmiato è un litro di petrolio che vendono. Se lo bruciano loro non lo possono vendere a te.

      Quello che fa la norvegia, lei coi soldi di gas e petrolio va in elettrico così vende gli idrocarburi agli altri (e finanzia le FER)

      • già negli ultimi due anni le navi metaniere texane cambiarono rotta verso i paesi che avevano offerto prezzi più alti … quindi ai nostri rigassificatori on/off shore rischia di arrivare comunque LNG a prezzi più alti (a quotazioni “spot”); di qui il grande attivismo del nostro governo in paesi africani (aumentare le possibilità di acquisto e da rotte più brevi.. perché nel conteggio dell’inquinamento emesso andrebbe calcolato anche il costo del trasporto & stoccaggio)…. una volta tanto sono gli africani che dicono “aiutiamoli a casa loro sti’ italiani” 😂

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