Nuovo aggiornamento sulla crescita, ormai inarrestabile, delle rinnovabili nel mondo. Secondo l’ultima ricerca di BloombergNEF, entro il 2030, la produzione elettrica da fonti rinnovabili avrà un incremento dell’84% rispetto ai 9.842 TWh generati nel 2024. Ed entro il 2050, raddoppierà ulteriormente.
La crescita si capisce ancora meglio guardano le proporzioni tra rinnovabili e combustibili fossili. Secondo il rapporto, entro il 2050 le fonti rinnovabili saranno in grado di soddisfare il 67% della domanda mondiale di elettricità. Un cambiamento significativo rispetto al 2024, quando la quota di generazione da fonti fossili (carbone, gas e petrolio) era del 58%. Entro il 2050, questa percentuale è destinata a scendere al 25%.
Il rapporto prevede l’aggiunta di 6,9 TW di nuovi impianti fotovoltaici e 2,6 TW di impianti eolici a livello globale entro il 2035. Questa espansione sarà cruciale per soddisfare l’aumento del 75% della domanda di elettricità previsto entro il 2050. Tale incremento sarà guidato dallo sviluppo economico di alcune aree del mondo, dalla diffusione delle auto elettriche, dalle crescenti esigenze di raffrescamento e dai data center1.
Resistenza alle rinnovabili: il petrolio raggiungerà il picco nel 2030, la domanda di carbone scenderà più rapidamente
Nonostante la crescita delle rinnovabili, i combustibili fossili continueranno a giocare un ruolo significativo. La domanda di petrolio non diminuirà nel breve periodo, con un picco previsto nel 2030 a circa 104 milioni di barili al giorno, per poi scendere a 88 milioni entro il 2050. La domanda di carbone, invece, dovrebbe diminuire più rapidamente, con una riduzione del 25% prevista entro il 2035, erosa dalla competitività delle rinnovabili e del gas.
La domanda globale di gas, tuttavia, è prevista in aumento del 25% rispetto al 2024, raggiungendo i 5.449 miliardi di metri cubi entro il 2050. Gran parte di questa crescita avverrà dopo il 2035, con un significativo “rimbalzo” dei consumi previsto in quell’anno. Il ruolo del gas nella transizione energetica varierà notevolmente a seconda di come i vari Paesi affronteranno la transizione energetica.
Data center all’8,7% della domanda di energia
I data center dovrebbero rappresentare una delle principali fonti di domanda elettrica futura. Ma è uno dei dati su cui, al momento, c’è più incertezza. BloombergNef, in ogni caso, prevede che al 2035 consumino 1.200 TWh/anno, una cifra che salirà a 3.700 TWh/anno entro il 2050. Questo consumo rappresenterà l‘8,7% della domanda elettrica complessiva a metà secolo. Sebbene questa percentuale sia inferiore a quella richiesta dai veicoli elettrici (11,2%), è comunque superiore a quella relativa a condizionatori e pompe di calore (7,1%).
Le rinnovabili (47%) e i sistemi di accumulo (9%) copriranno più della metà di questa capacità aggiuntiva, ma il restante 44% sarà ancora fornito da fonti fossili. Questo indica che, nonostante l’aumento della domanda elettrica dovuto a questi siti, le centrali a carbone e a gas esistenti continueranno a operare.
Rinnovabili volano in Cina, Usa e Europa
Il 2024 dovrebbe essere stato l’anno in cui si è raggiunto il picco delle emissioni globali, con il 2025 che potrebbe segnare il primo anno di declino strutturale. Entro il 2050, le emissioni globali legate all’energia dovrebbero diminuire del 22% rispetto al 2024. Questo calo sarà guidato per il 75% dall’impiego di tecnologie pulite, per il 15% dall’elettrificazione degli usi finali (inclusi i trasporti) e per il 7% dal miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici e nell’industria1.
Tuttavia, non tutti i paesi contribuiranno allo stesso modo a questa riduzione. Economie importanti come India, Vietnam e Indonesia vedranno aumentare le loro emissioni, mentre altre regioni, tra cui il Medio Oriente, l’Africa, l’America Latina e altre parti dell’Asia, potrebbero registrare un plateau. Il declino globale delle emissioni sarà quindi guidato principalmente dalle riduzioni nelle principali economie, come Cina, Stati Uniti ed Europa.
Esatto Damiano in quanto questi dati se pur decisamente positivi riscontrano un petrolio che passerà dai 104 milioni di barili nel 2030 (in aumento rispetto ad oggi) a una diminuzione dj soli 16 milioni di barili (15% circa) nel 2050 e il fas aumenterà del 25% in che signifi a che i gas serra aumenteranno esponenzialmente ora di allora, se in conto ci metti pure possibili imprevisti (guerre, pandemie, dazi, crisi economiche ecc ecc) lo scenario è tutto forché roseo e in quest’ottica, pur capendo che qui, giustamente dal loro punto di vista, si vuole sempre vedere il bicchiere mezzo pieno, il titolo del 2050 “senza rivalu” mi sembra un “attimino” eccessivo.
Ciao Antonio,
è previsto un progressivo calo delle emissioni totali di CO2, l’aumento (momentaneo) del gas, oltre che (forse..è da vedere..) del petrolio, sarà comunque minoritario rispetto al calo del carbone
PS: questo reporto di Bloomberg sembra essere una critica all’amministrazione Trump, perchè nelle previsioni ha adottato stime pessimistiche, per es per i prossimi anni “solo” +600-700 GW all’anno di FTV nel mondo, come se la manovra retrograda che sta compiendo l’America contro il commercio internazionale prendesse piede stabilmente
ma altre previsioni parlano di molte più installazioni di FTV e di rinnovabili in generale all’anno.. vedremo.. considera che storicamente le previsioni sulle rinnovabili sono sempre state troppo pessimistiche, il ritmo di crescita poi è stato superiore, spinto da miglioramenti di prezzi e di tecnologia
Ad arrivarci al 2050 …
la profezia di Eintstein (sulla “clava”) è sempre più vicina…