Rinnovabili, la Commissione europea torna a mettere in mora l’Italia. Bruxelles ha scritto al governo “un parere motivato” per il mancato recepimento della direttiva 2023/2413, aprendo di fatto il secondo stadio della procedura di infrazione. Insieme all’Italia, risultano inadempienti altri sette Paesi, tra cui Francia e Grecia. Ora il governo ha due mesi di tempo per recepire la direttiva o verrà deferita alla Core di Giustizia: oltre alla condanna potrebbero arrivare multe milionarie
L’Europa mette a nudo il grande limite dell’Italia per lo sviluppo delle energie rinnovabili. La direttiva Ue è fondamentale per la decarbonizzazione dell’economia europea. La lettera inviata a Roma ricorda le scadenze ce non sono state rispettate. In particolare, la scadenza per notificare l’attuazione completa era fissata al 21 maggio 2025. Mentre alcune norme sugli iter autorizzativi avrebbero dovuto essere recepite già entro luglio 2024. Un ritardo che non riguarda solo l’Italia, ma che crea comunque un disallineamento normativo pesante in un ambito che l’Ue considera strategico.
Direttiva chiave per accelerare la decarbonizzazione
Il provvedimento al centro del richiamo punta ad ampliare in modo deciso l’adozione delle energie rinnovabili in settori dove la transizione resta lenta: edilizia, riscaldamento, trasporti e industria. L’Unione ha introdotto nuovi obiettivi e misure trasversali in grado di favorire l’elettrificazione, l’uso di idrogeno rinnovabile, il rafforzamento delle garanzie di origine e criteri più rigorosi per la sostenibilità della bioenergia. Per l’Italia, impegnata ad aumentare la quota di rinnovabili nei consumi finali e a facilitare la connessione alla rete dei nuovi impianti, queste norme rappresentano un percorso ormai inevitabile per raggiungere i target del 2030.
Rinnovabili, il 91% dei progetti più economico delle centrali a fonti fossili
Secondo Bruxelles, l’attuazione tempestiva della direttiva è cruciale per valorizzare la produzione energetica locale, ridurre la dipendenza dalle importazioni e tagliare le emissioni di gas serra, considerando che il settore energetico pesa per oltre il 75% delle emissioni Ue.
Per l’Italia, dove la crescita delle rinnovabili è ripartita ma procede ancora a velocità variabile tra regioni e tipologie di impianto, la piena trasposizione della direttiva aiuterebbe a chiarire norme, uniformare tempi autorizzativi e facilitare gli investimenti, anche nella prospettiva di integrazione nel mercato europeo.
Deferimento alla corte di Giustizia Ue e sanzioni
Il parere motivato arriva dopo un primo avviso inviato nel luglio 2025 a 26 Stati membri. Ora Bruxelles distingue le responsabilità: l’Italia rientra tra i Paesi che non hanno notificato le misure di recepimento, mentre altri – tra cui Ungheria e Polonia – hanno fornito informazioni giudicate insufficienti.
Da oggi scattano i due mesi per adeguarsi. In caso contrario, la Commissione potrà deferire il dossier alla Corte di giustizia, aprendo la strada a sanzioni economiche. Un rischio reale per Roma, che non può permettersi ulteriori rallentamenti proprio mentre la transizione elettrica richiede certezza regolatoria e procedure più snelle.

