Le dichiarazioni di Donald Trump contro le energie rinnovabili – definite “la truffa del secolo” e con l’assurda accusa che l’eolico “causi il cancro” – segnano il ritorno di una narrazione che usa l’ideologia per frenare la transizione energetica. Eppure nei paesi in cui è cresciuta molto la produzione eolica e fotovoltaico, i prezzi dell’elettricità sono calati. A differenza di quanto accade in Italia. Ma di chi è la colpa? Milana Gabanelli con la sua rubrica “data room” è andata a caccia dei colpevoli, Vediamo cosa ha scoperto.
“Lo sappiamo: l’elettricità in Italia è la più cara d’Europa. Lo scorso anno il prezzo medio all’ingrosso (Pun) è stato di 108,5 euro per Mwh a fronte dei 78 euro della Germania e dei 58 euro della Francia. Nell’area scandinava, con la Norvegia dove oltre il 95% dell’energia prodotta è green, invece il prezzo è crollato a 36 euro. E allora, cosa frena la corsa alle rinnovabili?”.
Rinnovabili, il 91% dei progetti più economico delle centrali a fonti fossili
E’ questo l’incipit dell’inchiesta uscita sul Corriere della Sera lunedì 10 ottobre. Gabanelli lo ha firmato con Andrea Priante e si avvalsa della collaborazione di Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del Cnr. In realtà, gli obiettivi che si sono dati i governo italiani sono anche ambizioosi. “Il Pniec (Piano Nazionale per l’Energia e il Clima) stabilisce che entro il 2030 le rinnovabili dovranno coprire il 63,4% dei nostri consumi, ma in pochi credono riusciremo a centrare l’obiettivo”, scrive Data Room. Negli ultimi dieci anni, la capacità delle rinnovabili in Italia è aumentata del 44%. Ma in Francia è salita del 75%, in Spagna del 78%, e in Germania del 93%.
Secondo Data Room a frenare la corsa del fotovoltaico, che dovrebbe essere trainata dai grandi impianti (-28% nei primi nove mesi dell’anno) sono soprattutto “il groviglio normativo e l’opposizione dei territori sui quali quegli impianti dovrebbero sorgere. Tra la prima istanza per un grande parco fotovoltaico e la sua costruzione, possono trascorrere 70 mesi, e 78 per l’eolico.
Rinnovabili, nuovo record storico: coprono il 56% della domanda elettrica
Eppure, le rinnovabili convengono. E per molti esperti, eolico e fotovoltaico associati a batterie e sistemi di accumulo diventano ancora meno cari. Sui costi è stata molto chiara l’Agenzia internazionale dell’energia: “Produrre un megawatt di solare ed eolico costa 4 volte meno del gas e 3 volte meno del nucleare“. Senza dimenticare la possibilità di fare accordi con i produttori, per ottenere energia sul lungo periodo a prezzo prefissato e inferiore al prezzo nazionale.
L’inchiesta, inoltre, smonta la narrazione che vuole le rinnovabili dannose per l’ambiente (perché consumano troppo territorio) e inquinano. Nel primo caso, suggerisce Data Room, si possono usare oltre ai tetti, anche le aree dismesse. Ma soprattutto smonta la seconda contestazione citando dati dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) e dell’università di Oxford. I loro esperti sostengono che “per fabbricare un impianto da un Mw di fotovoltaico a terra servono 200 tonnellate di materiali. Per produrre la stessa elettricità, a una centrale termoelettrica servono 14mila tonnellate di carbone e 5mila di gas.
La conclusione dell’inchiesta è affidata allo stesso Armaroli. Ed è molto netta. «Prima con il Covid poi con l’impennata del prezzo del gas dovuto alla guerra, gli italiani si erano schierati a favore delle rinnovabili, ora la controffensiva delle lobby dei combustibili fossili sostenute dalla Casa Bianca è arrivata qui, e trascina su posizioni ideologiche che ignorano i dati scientifici e generano un oggettivo danno economico ad aziende e famiglie».
