Un nuovo studio dell’Università di Sharjah, negli Emirati Arabi, suggerisce che il combustibile nucleare esausto potrebbe aumentare l’efficienza della produzione di idrogeno verde tramite elettrolisi, trasformando un problema ambientale in una risorsa.
L’idea alla base della ricerca sarebbe quella di utilizzare radiazioni, calore e uranio residuo per rendere più efficiente la scissione dell’acqua. Una prospettiva che, pur lontana dall’applicazione industriale, solleva prospettive interessanti anche per l’Europa, dove l’idrogeno verde è un tassello della transizione energetica.

Radiolisi, come i rifiuti nucleari accelerano l’elettrolisi
La produzione di idrogeno tramite elettrolisi è considerata il percorso più pulito, ma è anche costosa e poco efficiente. Secondo i ricercatori, l’esposizione dell’acqua alle radiazioni del combustibile esausto potrebbe facilitare la rottura delle molecole prima ancora dell’intervento della corrente elettrica. Questo processo di radiolisi genererebbe radicali e molecole intermedie più facili da separare, con potenziali aumenti di resa.
Si tratterebbe di un utilizzo indiretto: non c’è contatto tra acqua e materiale radioattivo, riducendo i rischi di contaminazione. Un dettaglio cruciale in contesti particolarmente sensibili al tema sicurezza e gestione del nucleare.
Catalizzatori a base di uranio?
Un secondo approccio proposto dallo studio riguarda l’impiego dell’uranio recuperato dalle barre esauste come catalizzatore per accelerare le reazioni dell’elettrolisi. Un catalizzatore del genere potrebbe rappresentare una soluzione molto più economica rispetto ai materiali tradizionali come platino o iridio, oggi tra i principali limitatori dei costi degli elettrolizzatori.
Per l’industria europea, che punta alla produzione su larga scala di elettrolizzatori per centrare gli obiettivi del Green Deal, tecnologie capaci di ridurre la dipendenza da metalli critici avrebbero un valore strategico.

Non solo acqua. Calore nucleare: energia gratis (o quasi)
Una terza via, più vicina ai processi industriali esistenti, riguarda lo Steam Methane Reforming (SMR): ancora oggi la principale fonte mondiale di idrogeno “grigio”, seppur fortemente emissiva. Un catalizzatore a base di uranio potrebbe ridurre il deposito di carbonio, aumentando la durata degli impianti e l’efficienza del processo.
Pur non rappresentando una soluzione a zero emissioni, un miglioramento degli SMR potrebbe supportare transizioni intermedie, in attesa di una diffusione più ampia dell’idrogeno verde.
Lo studio ipotizza anche l’uso diretto del calore generato dai rifiuti nucleari, normalmente dissipato nelle piscine di stoccaggio, per alimentare le reazioni termochimiche o elettrochimiche nella produzione di idrogeno. Una sorta di cogenerazione “imprevista” da un materiale altrimenti inattivo.
Suggestioni scientifiche, sfide reali
La prospettiva di trasformare un rifiuto complesso in un abilitatore della produzione di idrogeno pulito è affascinante. Tuttavia occorrono prudenza, regolamentazione e verifiche tecniche: la gestione dei materiali radioattivi, anche in sistemi indiretti, resta un ambito altamente normato, in particolare nella UE.
Per Paesi come l’Italia, che ha rinunciato al nucleare ma deve comunque gestire residui radioattivi, non si tratta di una soluzione immediatamente replicabile. Tuttavia l’idea contribuisce al dibattito internazionale su come rendere più circolare anche la filiera nucleare.
Per il mondo della mobilità elettrica e dell’energia rinnovabile, la ricerca di Sharjah non offre una soluzione pronta all’uso, ma introduce un principio chiave: ridurre i costi dell’idrogeno verde richiederà innovazioni radicali, anche al di fuori dei percorsi convenzionali.
- LEGGI anche “Sogni all’idrogeno: se fosse quello “bianco” il nuovo petrolio?” e guarda il VIDEO


Fonte:
https://www.rivistaenergia.it/2025/02/impatto-climatico-idrogeno/
Ho trovato questo articolo, anche se non è stata la mia fonte originaria.
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“Al tempo stesso l’H2 è un gas serra indiretto in quanto artefice di reazioni chimiche atmosferiche che influenzano la vita e la concentrazione di altri gas ad effetto serra (come metano, vapore acqueo, ozono), che perturbano gli equilibri climatici.
Della totalità dell’idrogeno che fuoriesce in atmosfera, si stima che circa il 70-80% venga rimosso per assorbimento dai batteri del suolo, mentre il restante 20-30% è ossidato reagendo con il gruppo ossidrile OH presente nell’aria. Ed è proprio la reazione chimica tra l’H2 e l’OH ad essere problematica e responsabile dell’effetto serra indiretto dell’idrogeno.”
a ok, capito, grazie
Si vocifera che l’idrogeno prodotto tramite lavorazione con scorie nucleari sia veramente verde.
Di un bel verde luminescente, con temperatura colore tendente al freddo.
Verde radioattivo insomma.
le idee proposte (pubblicate su una rivista di dubbio valore) leggo che fanno acqua da tutte le parti.. per esempio qualsiasi cosa sta in contatto con le scorie, il cemento delle centrali o il materiale stesso che fa da contenitore, o da catalizzatore in questa idea, diventa radioattivo e lui stesso cioè un altra scoria poi difficile da avvicinare, movimentare e smaltire da qualche parte.. immagino tanti costi e molti più problemi che vantaggi
e ci sono forse altri 100 (?) modi più ragionevoli, tra esistenti e in sviluppo, per fare idrogeno verde a costi che invece possono concretamente essere interessanti.. specie in luoghi favorevoli a sole e vento come Spagna e Sud-Italia
non è una critica a vaielettrico, ci stanno le notizie frizzanti su tutti i temi energia, così curiosiamo e chiacchieriamo.. ma a chi le mette in circolo queste fuffate, anche per ottenere un certo effetto psicologico
ne arriveranno altre, per continuare a far parlare di “reattori” e fare un lavaggio del cervello per cui sarebbero “utili” e le scorie magicamente diventerebbero “non pericolose e non costose da gestire” per cui sarebbe “una bella cosa” produrle in quantità
anzi, giovedi un articolo che spiega che secondo alcuni studiosi un po’ di scorie radiattive nel panino insieme all’insalata ha un qualche buon effetto sulll’accelerare il nostro metabolismo facilitando la dieta
venerdi, un articolo che ci spiega che l’uranio nelle scorie mischiato all’asfalto delle strade aumenta il coefficenza di aderenza e la luminescenza notturna
PS.. successo davvero in Francia qualche decennio fa, con tanto di scoop in TV e strumenti misuratori di radiazioni all’opera.. smaltivano i rifiuti radioattivi delle miniere di uranio diluendoli nelle strade e nelle fondamenta
Devo ritrovare l’articolo in cui si riportava uno studio secondo il quale l’uso dell’idrogeno, attraverso qualche processo chimico che non ho capito e non ricordo, avrebbe aumentato l’effetto serra.
..penso potrebbe riguardare l’idrogeno derivato “spaccando” molecole di metano fossile (e pertanto rilasciando Co2, oltre che a perdite di mnetano lungo a sua filiera estrattiva), oppure idrogeno ottenuto si per elettrolisi dall’acqua, ma usando energia da fonti fossili che emettono loro Co2..
..in questi casi non si chiama più idrogeneno “verde” ma piuttosto c’è un vario bestiario di “colori”