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Riciclo batterie, ecco i numeri del nuovo business

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La produzione di batterie nello stabilimento di Unternürkheim- Hedelfingen, vicino. Stoccarda

Il riciclo delle batterie auto sarà uno dei business del futuro. Creerà ricchezza in Europa e in Italia, darà lavoro a migliaia di persone, ridurrà drasticamente l’impatto ambientale della mobilità, rendendo quella elettrica ancora più sostenibile. Ostacolare la transizione dal termico all’elettrico in nome del made in Italy rischia di precluderci questa opportunità.

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Macchè “finite”: quelle batterie valgono un tesoro

Pochi lo sanno, ma le batterie al litio di un’auto elettrica valgono un tesoro anche quando, ormai degradate, non possono più alimentare correttamente un veicolo. Avviene dopo 10 o 15 anni, a volte prima o dopo. In ogni caso ogni batteria può avere una seconda vita lunga altri 10 anni nell’accumulo statico o essere ricodizionata per tornare in strada. E, alla fine, può restituire gran parte dei metalli preziosi che la compongono. Selezionati e raffinati, sono pronti a rientrate nel ciclo produttivo. Un esempio perfetto di econimia circolare.

Dal 2050, quando quasi tutto il parco auto europeo sarà elettrico, arriveranno a fine vita (prima e seconda) circa 17 milioni di batterie ogni anno. Equivalgono a 3,4 milioni di tonnellate di materiale da raccogliere, trattare e rimettere sul mercato. Oggi la capacità di riciclo non supera le 80 mila tonnellate annue. Quindi è enorme lo spazio per creare quasi da zero una nuova industria che creerà ricchezza e occupazione. Solo il recupero e la rivendita dei metalli utilizzati nel catodo (litio, nichel, cobalto) potrà valere almeno 6 miliardi di euro in Europa e non meno di 400-600 milioni in Italia. E creerà nuovo lavoro per decine di migliaia di addetti.

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Riciclo batterie, ecco le cifre di un nuovo business

Tutti i numeri della filiera delle batterie a valle del primo impiego nelle BEV di nuova immartricolazione li ricostruisce lo studio “Il riciclo delle batterie dei veicoli elettrici @2050: scenari evolutivi e tecnologie abilitanti”, presentato a Milano da Motus-E, Strategy& e Politecnico di Milano.

Il risultato? Il riciclo ridurrà il costo dell’auto elettrica

La vera scoperta è che questo valore residuo, oggi mai calcolato e mai valorizzato, potrebbe presto contribuire ad abbattere in modo molto significativo il costo delle batterie nuove e quindi il prezzo delle auto elettriche. Chi acquista il nuovo, infatti, paga oggi il valore della batteria, più il cosiddetto costo per la “responsabilità estesa” del produttore che deve smontarla, trasportarla, trattarla come oneroso “rifiuto speciale”. Ma al momento di rivendere un’auto con batteria “finita”, o di sostituirla, non riceve nulla in cambio.

Domani si aprirà invece un fiorente mercato delle batterie giunte alla fine della prima vita che le valorizzerà. Visti gli oneri di trasporto, sarà anche un mercato a chilometro zero o quasi, il più vicino possibile ai grandi bacini di utenza. Si svilupperà quindi dove circolano i veicoli elettrici: il riciclo delle batterie sarà un business che resterà in Europa. E resterà in Italia, se anche da noi i volumi di veicoli elettrici circolanti giustificherà gli investimenti sulla filiera del riciclo. Il ritardo nella transizione elettrica rispetto agli altri paesi europei, quindi, ci espone al rischio di accumulare un ritardo speculare anche nel cogliere le opportunità del nascente busines del riciclo.

Qualcosa già si muove anche in Italia

Tuttavia, come è emerso ieri nel dibattito seguito alla presentazione del rapporto,  qualcosa si sta muovendo anche in Italia. A2A, per esempio, ha già cocnluso uno studio di fattibilità per realizzare un impianto di riciclo da 10 mila tonnellate annue. Un secondo dovrebbe sorgere in Abruzzo. Un terzo potrebbe realizzarlo in Lombardia il  NHOA Energy, ex Engie Eps.

E il Gruppo E-Gap, con la controllata E-Gap Engineering, ha già attivato in zona Sud di Milano un piccolo impianto che produrrà  accumulatori mobili con moduli batteria in second life; montati su appositi camion, supporteranno la rete di ricarica fissa in località turistiche, sulle tratte a lunga percorrenza in periori di intenso traffiico (per esempio negli esodi estivi) o in occasione di eventi strordinari.

Nessuna batteria finirà mai in discarica

Di certo, nessuna batteria finirà mai in discarica, come narrano i denigratori dell’auto elettrica. Il riciclo obbligatorio è previsto dalla direttiva 2006/66/CE. La Ue ha fissato anche nuovi target sul contenuto minimo di materiale riciclato nelle batterie dei veicoli elettrici, con l’obiettivo di arrivare a un limite minimo del 70%. Questo farà della mobilità elettrica un caso esemplare di economia circolare.

Oltre a dare vita a un’articolata filiera tutta nuova, con tutti i benefici economici che ne derivano, riciclare questi materiali preziosi affrancherà l’Europa dalla dipendenza dai Paesi produttori di materie e ridurrà drasticamente l’impatto ambientale dell’estrazione, della raffinazione e del trasporto dei materiali di primo utilizzo.

“Abbiamo le carte per essere leader mondiali”

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Francesco Naso

«I risultati di questo studio sono l’esempio dell’approccio che come Paese dobbiamo avere nei confronti della transizione all’elettrico» ha commentato il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso. «Le competenze ingegneristiche dell’Italia sono riconosciute in tutto il mondo – ha aggiunto -: con le giuste politiche industriali possiamo metterle a frutto e diventare leader in molti ambiti della mobilità elettrica, come appunto il riciclo delle batterie».

Un’idea delle potenzialità del made in Italy anche in questo campo la si è avuta proprio nel dibattito seguito alla presentazione del rapporto.

La catena del “valore circolare” comincia dal design

Dalla platea sono arrivate infatti le testionianze di aziende all’avanguardia nello sviluppo di nuove tecnologie per il trattamento e il recupero dei materiali, più efficienti e meno energivore. E per ottimizzare il recupero dei materiali a fine vita è necessario partire da una nuovo design delle celle e dei pacchi batteria,  che ne faciliti il disassemblaggio automatizzato. Qui entrano in gioco altre aziende italiane, come Manz e Comau, che realizzano in tutto il mondo macchine e sistemi di processo per produrle.

Massimo Leonardo

«La creazione di una catena del valore circolare per le batterie è fondamentale per sfruttare il valore immagazzinato nella loro capacità residua e nei materiali che le compongono» ha sottolineato Massimo Leonardo, Principal Strategy&. «Oltre alla sostenibilità _  ha aggiunto _, l’interesse degli attori è incentivato dalle sinergie presenti tra le attività di produzione e utilizzo e gestione del fine vita». Gli attori in grado di sfruttare fin da subito queste sinergie, ha concluso «godranno di un forte vantaggio competitivo».

Per Marcello Colledani, professore associato presso il Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, «le sfide per il futuro riguarderanno lo sviluppo di soluzioni sostenibili e ad alto valore aggiunto». Solo così la materia prima-seconda ad elevata qualità «diventerà protagonista nelle Gigafactory attualmente in sviluppo in Europa».

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28 COMMENTI

  1. Degli Esposti, per cambiare lei fa confusione! Si parla percentuale sul venduto, sul nuovo immatricolato, questo non vuol dire che improvvisamente scompaiono tutte le altre auto e quindi la percentuale da lei citata è errata. Proprio non ammette critiche, vero? Lei scrive l’articolo e poi chiede a me di argomentare, veramente professionale, davvero!

    • Scrivevo: “fuori dal piccolo mondo antico italiano la quota di mercato elettrico, già oggi, viaggia attorno al 15%”. Le ho riportato il dato ufficiale che è appunto il 14% nella media europea. Capisce quel che significa? Lei si conferma un arrogante disinformato. Continui così e finirà nel cestino, come gli insulti che corredano il resto del suo commento.

  2. Si…. Ma…..
    Le batterie durano più del previsto e poi dopo l’uso in auto vanno finire in una seconda vita nelle batterie per case o uso industriale.
    Ho letto alcuni giorni fa un articolo di un azienda in USA che non riesce a ricevere abbastanza batterie usate.
    Ormai anche le vecchie Leaf o Zoe per non parlare delle prime Tesla continuano a funzionare dopo 10 anni. Ci sono Tesla con mezzo milione di km che girano tranquillamente.

    Sicuramente il riciclo sarà importante ma magari ancora troppo in anticipo oggi.

  3. “Dal 2050, quando quasi tutto il parco auto europeo sarà elettrico” Beh, chi ha scritto questo si ponga davanti ad uno specchio e si faccia delle domande. Le do un piccolo aiuto: 2035 il divieto di vendita di auto a combustione interna, 2050-2035=15 anni… lasso di tempo in cui verrà sostituito quasi tutto il parco ciscolante. Non aggiungo altro, non penso sia necessario

    • Risparmi l’ironia, non abbiamo bisogno di nessun aiuto. E sappiamo guardare i numeri almeno quanto lei. Anche fuori dal piccolo mondo antico italiano, dove la quota di mercato elettrico, già oggi, viaggia attorno al 15%.

      • “piccolo mondo antico italiano”…bella perifrasi Direttore👍 epperò qui Fogazzaro poco c’entra! C’entra purtroppo la….foga di Cartabianca e di tutta la stampa/tivvì/(parte del)net contro transizione elettrica ma forse anche energetica in genere.
        Benaugurante,, eppur forse prematuro in questo clima affrontare già questione del riciclo delle batterie montate su mezzi elettrici🤔

      • Per favore argomenti, 15% in media? Media di cosa? O in quale nazione? (Per favore tralasci la Norvegia, sappiamo già tutto).

          • Chissà perché non mi aspettavo una risposta diversa. Se pubblicherà questo mio commento gli altri lettori potranno farsi un’idea. Io sono il lettore, lei il redattore quindi risponda! Lei ha scritto una potenziale sciocchezza, Se invece la sostiene la spieghi se è una persona seria. La serietà si misura anche talvolta ammettendo di aver sbagliato. Le confesso che seguo da tempo quello che scrive in modo silente, il primo mio intervento lei reagisce come ha reagito.

          • Primo: moderi i toni. Lei non ha alcun diritto di pretendere risposte, numeri, fonti quando si rivolge a noi con frasi tipo “si guardi allo specchio..” oppure “lei ha scritto un potenziale siocchezza”.
            Secondo: le sciocchezze le scive lei. Questi sono i dati di vendita delle auto elettriche in Europa nel 2022: “L’Europa dell’auto elettrica ha stabilito nuovi record nel 2022: le immatricolazioni di Bev sono risultate pari a 1,56 milioni di unità, con una crescita del 29% rispetto al 2021. È quando emerge dalle ultime rilevazioni di Jato Dynamics.

            Il 60% dei modelli elettrificati venduti l’anno scorso erano a phev e bev. Si è però verificato un calo delle plug-in e una crescita delle full electric con risultato che 14 auto su 100 vendute in Europa l’anno scorso erano alimentate a sola batteria.
            Fonte https://www.ilsole24ore.com/art/auto-elettriche-boom-europa-italia-fanalino-coda-vendite-calo-AEBzcDjC

          • Visto che c’è, si legga pure questo: https://www.lastampa.it/esteri/2023/03/03/news/auto_rinviato_a_data_da_destinarsi_voto_ue_su_target_2035-12673472/
            E qui non è colpa SOLO dell’Italia e dei suoi abitanti. Non siamo tutti degli sprovveduti, nessuno nega i problemi dell’inquinamento, stiamo solo cercando andare verso un approccio più scientifico e trovare soluzioni che realmente possano portarci dei risultati apprezzabili da subito. Ciò sarà possibile soltanto con scelte fatte su basi solide e su numeri certi, non sparati a casaccio come spesso fa lei. Ah, dimenticavo, se a lei proprio non piace questo “antico Paese” di cui invece dovremmo vantarci, è libero di lasciarlo. Per fortuna siamo ancora in democrazia grazie alle elezioni di settembre.

          • Ci risentiamo “a data da destinarsi”. Se il blocco alle auto termiche fosse confermato, non le chiederò di emigrare, ma solo di essere meno arrogante.

          • /// 15% in media? Media di cosa? O in quale nazione? \\\ Si tratta della percentuale approssimativa di Francia e Germania che sono i principali mercati dell’Europa comunitaria (https://unrae.it/sala-stampa/autovetture/6141/mercato-auto-europa-il-2022-chiude-in-perdita-41-litalia-al-4-posto-tra-i-5-major-markets-ma-e-maglia-nera-nellelettrico) Per quanto riguarda le previsioni per il 2050, si tratta appunto di ipotesi (e nel giro di oltre 25 anni puó succedere di tutto..)

  4. A lavoro mi prendono in giro perché la settimana scorsa hanno visto un servizio in tv, non so dove, che sosteneva che la batteria della mia macchina deve stare in acqua per non so quanto tempo inquinando la generazione dei figli. Non me posso più di sentire sempre ste baggianate… Io cercavo di spiegare che sono riciclabili al 99%, ma non c’è potenza a far cambiare idea..

  5. bisogna assolutamente portarsi avanti coi lavori: non sia mai che tra 15/20 anni, quando ci saranno le prime batterie da riciclare, non ci saranno gli stabilimenti pronti.. 😁

  6. Questo articolo spiega bene come finiranno le batterie e chi ne trarrà beneficio economico,togliendo l’illusione di chi pensava potesse portarsi a casa per il suo FV la batteria auto🖖

  7. Ricordo a tutti che attualmente il VERO PROBLEMA è il riciclo della marea di piccoli accumulatori al litio, ormai arrivati a fine vita, presenti nei nostri:
    smartphone,
    tablet,
    lettori mp3,
    cordless,
    auricolari Bluetooth,
    telefonini, …
    E di tutte le batterie al litio presenti nei vari telecomandi

    • Esatto: perchè c’è l’enorme interesse economico a mettere le mani su una batteria da centinaia di kg e molto poco per una da 20 grammi in millemila chimiche, packaging e additivi vari.

      Credo che per le batterie tipo auricolare di bluetooth (5 grammi?) non ci sia molto vantaggio economico.

      • In realtà si.
        Le grandi batterie sono facilmente smontabili e in molti casi riciclabili quasi as-is. Non è un riciclo vero e proprio ma un ri-utilizzo.
        Le piccole batterie devono andare incontro ad un processo di distruzione e separazione per il recupero delle materie prime.
        Questo processo è oneroso in termini di energia (e ovviamente tanto più l’energia è pulita e tanto più è sostenibile) ma ha un tasso di recupero decisamente favorevole.
        E’ importante smaltire correttamente i RAEE/pile nelle isole ecologiche, sperando che gli operatori sappiano cosa devono fare.

        C’è un potenziale enorme.
        Ma è un settore che richiede ferreo controllo e impegno.
        Ce la possiamo fare. Altrimenti ce la faranno i “soliti noti”.

    • Un piccolo passo – almeno per i dispositivi casalinghi – sarebbe quello di utilizzare pile ricaricabili. Io ormai ho tolto tutte le varie LR03 e 06 in favore delle Eneloop Panasonic. Costano ovviamente più di quelle usa&getta, ma dopo 3 cicli di ricarica abbiamo già passato il punto di pareggio, e evitiamo di buttare continuamente le batterie in discarica.

  8. Purtroppo in italia il marcio è talmente esteso che è la stessa struttura portante del sistema.

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