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Ricarico nei Supercharger a 0,46, perché gli altri…?

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Ricarico nei Supercharger a 0,46 euro al kWh, perché gli altri gestori continuano ad applicare prezzi molto più alti? Non credi che regalino, scrive un lettore. Vaielettrico risponde. I vostri messaggi vanno inviati a info@vaielettrico.it .

ricarico nei SuperchargerRicarico nei Supercharger… / Davanti ai prezzi della concorrenza perché le autorità e i consumatori non intervengono?

“Dopo 6 mesi dal felice acquisto di una Tesla Model Y e di quasi 20.000km percorsi volevo fare alcune considerazioni sulla mia esperienza. Ricarico quasi esclusivamente nel box di casa, il resto solo tramite Supercharger, che trovò un servizio di altissimo livello fornito dalla casa madre ad un costo di 0,46 €/kWh. Da quanto leggo, Tesla sta facendo molti utili da questo business, infatti apre continuamente siti nuovi. Perché tutti, dico tutti, i fornitori di energia che offrono servizi di ricarica non riescono a fare concorrenza a Tesla? Tutti praticano prezzi stratosferici al costo dell’energia di sette-otto volte il valore d’acquisto. Anche Tesla comprerà, non credo che abbia centrali di sua proprietà in Europa che gli forniscano energia a costi più bassi. Perciò mi viene una domanda: ma l’AGICOM, autorità garante del commercio e del mercato, non vede che queste aziende fanno cartello per praticare dei prezzi esorbitanti? Usufruendo inoltre di finanziamenti pubblici? Le associazioni consumatori cosa fanno?“.

Ricarico nei Supercharger Il risultato è che lo loro colonnine restano inutilizzate

Tra l’altro questa pratica è totalmente fallimentaria, non carica nessuno alle loro colonnine almeno che non ne siano costretti. E non fanno comprare auto elettriche, perciò non incrementano clienti. Top manager alla Tavares che fanno perdere clienti alle loro aziende. Nel resto dell’Europa le macchine elettriche le vogliono e fanno di tutto per incrementare l’acquisto. In Italia, paese del sole, per mettere un impianto fotovoltaico devi piangere in cinese. Ultima cosa e poi chiudo: nel mio Comune vogliono fare una comunità energetica, però solo con impianti nuovi. Chi ha aderito al Superbonus non può aderire come produttore, ma solo come compratore. Vale a dire che per quattro-cinque anni non partirà un bel niente e i soldi che daranno al Comune verranno dispersi come sempre!!! Scusate lo sfogo“. Aurelio Mauro Bergomi

Ricarico nei Supercharger Ricarico nei Supercharger… / La giustificazione è: i clienti sono pochi, costretti a tariffe alte

Risposta. Comprendiamo lo sfogo, ma abbiamo qualche dubbio sul fatto che Tesla guadagni sui Supercharger. L’impressione è che i profitti vengano dalle auto e che la rete di ricarica sia (per il momento) un gigantesco ed azzeccato investimento a sostegno delle vendite. E che già un pareggio sarebbe un ottimo risultato. Resta il fatto che il confronto con i prezzi delle reti concorrenti è imbarazzante. È vero che per chi si serve dei Supercharger con auto non Tesla il prezzo al kWh finisce per essere leggermente superiore rispetto allo 0,46 citato. Ma siamo comunque lontani dagli 0,90 e più praticato dai principali network nazionali. Da dove arrivano questi prezzi? Enel X, per esempio, fa sapere che i prezzi restano alti perchè le colonnine sono poco utilizzate, rendendo impossibile rientrare degli investimenti con prezzi più bassi. Ma di auto elettriche se ne vendono poco anche perchè le ricariche costano troppo. Un cortocircuito da cui non si riesce a uscire, visto che le vendite di EV in Italia continuano a non decollare. A giudicare dai dati dei primi 11 mesi,  anche quest’anno non raggiungeremo neppure le 70 mila immatricolazioni, poca roba rispetto al resto d’Europa.

  • Le vostre auto usate in vendita raccontate sul nostro canale YouTube da Edoardo. Ma potete essere voi a illustrarle mandando un breve video a info@vaielettrico.it
mille auto di ricariche
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63 COMMENTI

  1. Per sapere se la divisione Supercharger è in attivo in perdita, non servono le errate “impressioni” di Vaielettrico, ma basta andare a guardarsi i numeri e quello che hanno detto alle presentazioni degli utili degli ultimi trimestri.
    Sono in attivo, confermato ufficialmente da Tesla.

    Certo questo è un dato globale, e non c’è il dettaglio della situazione italiana.

  2. Nemmeno io credo molto alla risposta di vaieletrico , che sostiene che tesla con le ricariche a 0,52 non ci guadagni. Sulla A22 le tariffe super fast sono 0,43 e le fast 0.38. ci perrdono? Dubito. Quindi deduco che gli altri son dei non onesti, sponsorizzati dalla nostra politica…che se ne frega di tutto ciò che ci allontana dal petrolio ..a buon intenditore poche parole

  3. Non credo che tesla ci possa rimettere ; io ho un abbonamento a 127 euro per 250 kWh ( quindi 51 cent €/kwh ) con Iren e posso ricaricare su Enel e Plenitude anche sulle super fast . La cosa che fa arrabbiare e’che con le tariffe di Enel e Eni paghi dagli 84 ai 95 cent sulle stesse colonnine ; senza senso .
    Stefano giovanardi

  4. Non sono del tutto d’accordo con la risposta di Vaielettrico sulle cause del prezzo degli Supercharger.
    Partirei proprio del costo di una colonnina Supercharger (SuC). Dati in USA hanno dimostrato che i SuC costano facilmente un terzo di quelle della concorrenza. Si parla dieno di $50.000 quando la concorrenza è sopra i $100.000 e alcuni a $150.000. Ricordiamo che Tesla ha una fabbrica dedicata ai SuC a Shanghai e avrà costi nettam inferiori a quelli europei.come ABB per esempio.

    Il costo dell’ energia sarà superiore per Tesla confronto a Enel che è un produttore quando Tesla non produce energia ( non ancora).

    Non posso immaginare che Tesla ingrandisce la sua rete di SuC con crescita del 30% annuo in perdita. Non ha senso come logica di business.

    Direi piuttosto che la concorrenza non riesce a fornire un servizio decente. Cioè, affidabile, sempre funzionante e disponibile.
    Dunque la gente incluso Teslari preferiscono utilizzare i SuC piuttosto.

    Fu un tempo un paio di anni fa che conveniva caricare presso Enel o altri con dei pacchetti. Il costo era inferiore ai SuC. E dunque andavo spesso caricare altrove piuttosto che ai SuC.

    Adesso non se ne parla con questo costo e la complicanza di dovere pagare un abbonamento. Con Tesla è ben più semplice per i Teslari ma anche non.

    Dunque gli altri fornitori si fanno semplicemente “hara Kiri”…. Ciao ciao.Enal, Eni e compagnia. Capirete quando sarà tardi.

  5. Leggo tanti commenti interessanti sul discorso della sostenibilità economica delle colonnine, che probabilmente meriterebbe un articolo a parte. E un’analisi completa dovrebbe affrontare questi punti:
    – quante colonnine serviranno per una penetrazione delle ev al 20%, poi al 50% e finalmente al 100% del parco auto italiano?
    – che costi avranno?
    – che coefficienti di utilizzo avranno?
    – la rete elettrica soprattutto di distribuzione sarà in grado di sostenerle? A che prezzo?

    Il tutto per confrontare gli stessi punti con un’altra soluzione che in Europa ci ostiniamo a non considerare, ossia il battery swap.
    Una stazione di swap non costa molto più di un supercharger ma permette di servire molte più auto e soprattutto va ad aiutare la rete elettrica invece di sovraccaricarla. Potrebbero essere installate in tutte le attuali stazioni di servizio potenzialmente diventando il vero trigger point della transizione elettrica.
    E non mi si venga a parlare di “problemi di standardizzazione delle batterie” : abbiamo fatto quasi fallire quello che doveva essere il primo produttore di batterie europeo e tutti i carmaker se la passano male… Forse è proprio il momento giusto per una “santa alleanza”?

    • per quanto trovi tecnicamente molto interessante il battery-swap stile NIO, dubito fortemente che possa trovare applicazione in contesti fuori dalle megalopoli cinesi (da oltre 20 milioni di abitanti, ove magari può aver senso spendere per installarne tanti):

      1) il battery-swap Non è uno Standard; se lo diventasse “in forza di legge” ed imposto a tutte le case allora si potrebbe pensare anche a distribuirli sui territori come gli attuali distributori (ho letto che CATL sta producendo ulteriori batterie da utilizzare in modalità swap, anche con caratteristiche differenti.. ma anche i veicoli devono avere HW + SW in grado di adattarsi a chimiche differenti (passando da NMC811/813 a LFP ad esempio);

      2) il battery swap Se imposto a tutte le case in Europa (ove le città son molto meno abitate di quelle asiatiche) penso sarebbe commercialmente sostenibile solo installando 1 o 2 centri per capoluogo (almeno sopra una certa dimensione), in modo da inviarci le vetture con batterie che hanno problemi di SOH per difetti o elevate percorrenze, al limite per dotare la vettura di un “pacco” con maggior densità energetica ed adattarla all’uso (da cittadino a viaggi lunghi).
      La modalità “normale” di usare una BEV resta comunque quella di ricaricare quando è ferma (di notte, al lavoro, durante la spesa o l’allenamento in palestra o la passeggiata con famiglia .. o cuccioli quadrupedi), che in modalità lenta (o lentissima) puoi fare praticamente ovunque (col “carichino” ovunque esiste una presa di corrente: io in 2 ore carico tutto ciò che mi sarebbe bastato per 3 giorni A/R col lavoro .. visto che percorrevo solo 12km da casa alla concessionaria… e tra l’altro … fatti con 7 turbodiesel 😱😱😔)

      3) dubito comunque che le stazioni di battery-swap costino poco per l’elevata complessità che comportano, per la sicurezza necessaria a “stoccare” e movimentare rapidamente componenti così complesse anche sul piano “sicurezza” senza rischiare “incidenti” che possono risultare difficili da gestire.
      (problema identico alle stazioni rifornimento H2 , secondo me possibili tecnicamente e finanziariamente solo presso terminali di trasporto commerciale merci e/o persone…. assurdi da immaginare “ovunque” come un normale distributore carburante, che già in Italia han dovuto comunque eliminare in zone a bassa densità abitativa).

      Francamente penso che mettere SUC o HPC dotati di FV+BESS costi molto meno… Esistono poi tanti generi di accumuli (fisici “inerziali”, termici, chimici etc) e quindi adattabili ai contesti (ove quelli chimici possono risentire di cali di efficienza per motivi termici possono usare quelli “inerziali” , tanto basta siano sufficienti a ricaricare in pochi minuti quel 20>80% necessario alla tappa successiva.

  6. Dissento sul fatto che la rete SuC sia in perdita.
    Per ogni kWh erogato guadagnano almeno 35 centesimi.
    Se anche uno stallo costasse 175.000€ (si dice che uno della concorrenza costi 350 ma: Tesla ne installa da 8 a 32 e i costi di allacciamento si dividono; Tesla non lo compra, li fabbrica; Tesla non deve pagare infrastruttura software) si ripagherebbe dopo 500.000 kWh. Per erogarli, con una media di 100kWh servono 5.000 ore, in 5 anni significa un’occupazione di 3 ore al giorno: siete mai stati in un Supercharger e avete provato a contare quanti si fermano e ripartono? È impressionante.
    Oggi ho caricato a Brescia e dei 16 stalli ne erano liberi 4 (ben 11 minuti di ricarica, non ho nemmeno provato ad andare in bagno, non avrei fatto in tempo).

    • Ti ricordo, Guido, che il tasso di occupazione medio italiano delle colonnine è dell’1,82%, meno di due ore ogni cento e circa mezz’ora al giorno. Dubito che i Suc facciano sei volte meglio. Infatti sono stati aperti alle altre case auto. Con tre ore al giorno di occupazione media tutte le colonnine di tutti gli operatori raggiungerebbero il break even entro 5 anni. Ma moltiplicato per 6 fa 30 anni di ammortamento, che non è il massimo per un investimento. Anzi, supera abbondantemente la vita media attesa dell’infrastruttura

      • Massimo,
        so che è un metodo empirico e non scientifico, ma l’app di Tesla mostra in tempo reale l’affluenza di ogni SuC e un grafico sul tasso di occupazione statistico per fascia oraria.
        In questo momento a Modena Sud ci sono solo 2 stalli occupati su 12 ma il grafico indica che dalle 8 alle 21 mediamente ne sono occupati da 5 a 7, che significa che per più del 50% del tempo sono occupati il 50% degli stalli, questo in un giorno feriale di basso traffico commerciale.
        Facendo lo stesso giochino con tutti gli altri Supercharger, 8 risultati sono analoghi: dire 3 ore medie giornaliere non l’ho sparato a caso, era frutto di una stima. Certo, è una stima.
        Oggi più che mai nessun altro ha tariffe così basse e questo ha richiamato tutte le Tesla che prima andavano altrove.
        Caricare 50kWh al SuC piuttosto che Free2X senza abbonamenti completa dai 20 ai 30€ di maggior esborso: si sentono eccome e vale la pena uscire dall’autostrada e fare quel chilometro.

          • Ah, non lo so. Qualcuno dice (letto in un forum Americano, attendibilità ignota) che la divisione SuC non è in perdita, la non ho idea se i dati di bilancio siano disaggregati.
            Di certo sappiamo che hanno seguito, in modo compresso, le oscillazioni del prezzo energia: se fossero in perdita perché calare il prezzo quando sei largamente competitivo con gli altri e perdere ulteriormente?
            Sarebbe davvero interessante sapere come stanno le cose veramente. Certo si possono permettere di essere in perdita e basta.

          • Molto spesso i SuC sono collocati in posteggi privati di grandi alberghi e residence. Potrebbero avere accordi per approvvigionarsi dal loro POD, anziché dalla rete con tariffa MTA. Questa è una mia ipotesi

          • È una ipotesi estremamente plausibile per quelli che sono nel parcheggio di un centro commerciale (Brescia, Arese, Bologna, Forlì etc) oppure presso un hotel (Arezzo, Modena, solo per citare quelli che conosco personalmente) perché accanto ad utenze che già hanno potenze dell’ordine della media tensione.

      • secondo me l’apertura dei SUC ai non-Tesla ha il duplice obiettivo di aumentare il tasso di occupazione MA soprattutto di far conoscere l’efficienza della rete TESLA e richiamare potenziali utenti per entrare nel sistema “BEV+FV+STORAGE”… senza fare spot su media come le case concorrenti… (che vedo riempire tanti spazi pubblicitari), anche perché per usare i SUC anche gli utenti Non-Tesla devono scaricare l’app (da cui si accede a tutto, dall’acquisto auto all’impianto domestico).

          • difatti un altro grave errore delle case europee è quello di non aver fatto tutti assieme una rete HPC alternativa a Tesla, per incentivare l’uso dei propri punti ricarica fidelizzando i clienti…
            all’acquisto della BEV mi han “regalato” un bonus 200€ (che per mia fortuna ho esaurito in quasi 1 anno) da utilizzare sulla tessera roaming della Casa; ora mi offrono un abbonamento a tariffe accettabili (che userò se e quando programmerò lunghi viaggi, visto che si paga mensilmente al momento).
            Certo è che se ci fosse una rete europea comune (tra quella Ewiva con VW-Audi + l’ingresso di Stellantis e Gruppo Renault) ci sarebbe tutta la “forza finanziaria ” e politica necessaria….

        • @damiano I (in risposta al tuo secondo commento)
          Lo facessero sarebbe perchè sono veramente intenzionati a produrre e vendere EV, quindi anche a ridurre i prezzi quantomeno in base ai poteri d’acquisto di ogni singolo Stati.
          Oltre che a sfornare prodotti un tantino migliori in termini di efficienza e scelta.
          Mi pare invece che per ora puntino ancora a “spennare i polli” e a spaventare gli altri.

    • ciao, sarebbe da capire se Tesla compra l’energia per il tramite della contrattazione in “borsa energia” o anche con contratti diretti con i fornitori, con contratti “PPA”, che abbassano i costi sfruttando le rinnovabili e tagliando fuori i costi della contrattazione in borsa energia, drogata dalla componente a metano e in generale da alcuni aspetti di eccesso di speculazione

      in Borsa energia quest’anno il PUN (prezzo medio nazionale all’ingrosso) avrebbe dovuto scendere sui 9 cents, ma con le tensioni geopolitiche sul gas, il pun medio annuo sarà circa 11 cents al kwh

      diventano 12,5 censt al kwh contando le spese di dispacciamento, cioè la gestione tecnica del bilanciamento in tempo reale della rete, che oltre al grosso dell’energia prenotatta e contrattata il giorno prima al prezzo orario PUN (varia ogni ora), richiede aquisto di piccole quantità di energia in tempo reale nella giornata (serve poca energia per correggere le previsioni sui consumi fatte enla contattazione del giorno prima, ma viene fatta pagare di più; in futuro aiuteranno gli accumuli di rete)

      dieventano poi circa 13,5 cents con i costi di commercializzazione (la gestione commerciale delle borsa energia, altra voce di costo un po’ in sovrappeso in Italia)

      poi ci sono le spese di rete, dove ogni grosso utilizzatore forse spunta condizioni diverse, più o meno buone; sappiamo dagli articoli di Vailettrico che le altre colonnine spuntano condizioni standard pessime sulla quota fissa dei csoti di rete; non si sà se si battono o meno per migliorare la cosa, se c’è continuità tra chi vende e chi compra all’ingrosso magari manca la volontà;
      ipotizziamo che Tesla faccia meglio, ma difficimente sarà sotto i 17 cents totali,
      a cui aggiungere IVA e tasse

      insomma forse nella tariffa al cliente finale, ci sono 25 (?) censt di spese non comprimibili, o comprimibili, ma solo di 6-7 cents se:

      – si sfruttano le tariffe variabili del pun orario: 11,5 censt a kw/h è il valore medio, ma ci sono ore della giornata in cui il PUN è più basso, e in quelle ore la tariffa finale al cliente può essere abbassata, e mi pare Tesla lo faccia

      – fare aquisti di energia anche con i contratti diretti PPA energie rinnovabili, mediamente tariffa fissa a 5 cents x kw-h

      • sicuramente l’offerta di tariffe SUC più convenienti su ore “non di punta” è legato all’offerta elettrica più che al congestionamento delle stazioni di ricarica (quello poi può esser gestito con tariffe a tempo + imposizione del SOC 80% massimo, nelle postazioni presso autostrade o altri punti critici).

        Il problema (voluto?) in Italia è stato anche scorporare le reti di ricarica dalle società capogruppo (ENEL X e BeCharge/Plenitude) visto che hanno meno possibilità singolarmente di recuperare i costi di investimento iniziale, mantenimento rete ed ulteriori sviluppi (infatti spesso vincono gare d’appalto e poi si ritirano …)

  7. Solo un inciso relativo alle comunità energetiche: sono uno degli strumenti per incentivare l’installazione di impianti fotovoltaici, Aurelio ha ricevuto in dono un impianto dalla collettività. Offendersi per il fatto di non guadagnarci su (sempre dagli incentivi dello Stato) mi pare sguaiato. Opinione personale.

  8. Due anni fa il costo delle ricariche alle colonnine varie era di circa 30 centesimi al kWh con meno auto circolanti. Le colonnine erano costantemente sfruttate. Gli operatori mica ci perdevano. Ci perdono adesso con la loro politica Già, “politica”; perché è questo che stanno facendo. La scusa del recupero costi è una sciocchezza. Li recupererebbero con tariffe più basse e stalli pieni. Chi vuol capire capisca…

    • Fully agree! Ho caricato per 4 anni tutti i sabati mattina la mia Citigo, poi ho sfruttato il bonus colonnina x mettere la wallbox in garage ma soprattutto per l’aumento spropositato delle colonnine pubbliche altrimenti, avendo 2 stalli fuori casa e altri 4 a 500mt, sarei andato avanti con le pubbliche… L’aumento sconsiderato delle ricariche pubbliche disincentiva le vendite di elettriche e contemporaneamente ha incentivato le wallbox in garage, “azzerando” i loro guadagni. Finiti i kWh gratuiti regalati da Volvo con acquisto della EX30, passerò esclusivamente ai SuC per i lunghi viaggi e garage per la quotidianità e i BeCharge che usavo prima continueranno a restare vuoti. Strategia furba come la tassa sui porti al mare di Mario Monti (che aveva immediatamente ottenuto come risultato un massiccio spostamento di yacht in Costa Azzurra con relativa perdita della tassa e degli affitti dei cantieri liguri)… Politiche proprio lungimiranti!

      • anche io ho beneficiato del bonus 80% WB; chi mi ha venduto la colonnina ha guadagnato (e pagato tasse), chi me l’ha montata e certificata (1 tecnico e-Distribuzione + 1 tecnico installatore.. altro lavoro indotto e tassato) ed io che ho quasi raddoppiato il consumo di corrente a casa (quando non coperto da FV), facendo quindi guadagnare le società che distribuiscono e fatturano la corrente elettrica….
        Ovviamente SE i prezzi alle colonnine pubbliche tornassero a valori accettabili non avrei problemi a sfruttarle di più (anche se, per mia fortuna, quelle volte che ci vado beneficio di “buoni ricarica” coi punti-spesa del supermercato).

  9. che in europa le aziende applichino prezzi piú bassi per la ricarica é una leggenda, paesi bassi a parte, le aziende applicano un ricarico pari in praticamente tutti i paesi, quello che invece pesa sono i costi supplementari come tasse, costi di trasporto e royalties, di fatto comunque i margini che le aziende applicano sono alti in tutta europa, questo perchè ai CDA di investire non interessa più nulla e se un investimento toglie dividendi non piace, per tanto, il breakeven deve avvenire entro massimo 2 anni, cosa che influisce molto sui margini; In ultimo non dimentichiamo che le aziende fornitori delle infrastrutture di ricarica sono le stesse petrolifere che ancora fanno margini miliardari con il fossile per tanto di tirarsi la zappa sui piedi di voglia non ne hanno tanta.
    Ritengo che l’unica soluzione sia di regolamentare i prezzi almeno per i primi anni e soprattutto vigilare sulla regolare concorrenza; creare un’infrastruttura di stato per poi cederla, di fatto però non è questo il governo giusto per incentivare l’elettrico.
    Tesla fa margini sulla vendita delle quote green, il resto è ausiliario per poterlo fare.
    Tesla non prudce co2 per tanto vende le quote ad altre aziende che invece inquinano, sono tante e ben disposte a pagare molto; un meccanismo contorto che peró fa margini importanti e musk non è uno sprovveduto.

  10. Aggiungerei due elementi: 1) non solo Tesla, ma ovunque in Europa i prezzi alle colonnine sono largamente inferiori a quelli praticati dagli operatori italiani, assolutamente predatori e che vedono nei clienti solo polli da spennare. 2) anche la scusa dei costi infrastrutturali è penosa: le colonnine le hanno pagati con i fondi del PNRR, Enel, Plenitude e soci non ci hanno messo un centesimo: quindi sorry, ma non c’è niente da ammortizzare. Per questo 60 centesimi a kWh è solo una rapina.

    • Mettiamo i puntini sulle i. I fondi del Pnrr sono stati appena assegnati: al momento le colonnine realizzate ed operative in base ai bandi Pnrr sono più o meno zero Flop dei bandi colonnine: assegnato solo un sesto dei fondi Pnrr. Il finanziamento a fondo perduto copre il 40% dell’investimento, che è molto ma non tutto. Comunque è falso dire che Enel, Plenitude e soci non ci hanno messo un centesimo. Tra l’altro Plenitude ha rinunciato ai lotti che si era aggiudicata.

      • Resta il fatto che anche all’ estero (in Europa) le installazioni di colonnine avranno costi simili ai nostri (tra l’altro alcune sono le italiche Alpitronic…) quindi sicuramente abbiamo un sistema che evidentemente non è funzionale…
        Quanto incide il differenziale del PUN sul costo finale? Forse sono più tasse/accise ed altre complicazioni burocratiche…

        • A grandi linee, Damiano, concordo con te. Ho studiato una settimana per produrre questi due articoli, che ti consiglio di leggere perchè spiegano molte cose sull’anomalia italiana:
          https://www.vaielettrico.it/tariffe-di-ricarica-ai-raggi-x-ecco-i-numeri-dellanomalia-italiana/
          Il paradosso della ricarica: più tasse sugli elettroni che sulla benzina.
          A breve ne pubblicherò un terzo con le ipotesi di revisione del sistema tariffario ora allo studio in sede Arera.
          Sono temi di enorme complessità tecnica e finanziaria: sconsiglierei di liquidarli con soluzioni da bar, del tipo “basterebbe questo, basterebbe quest’altro”.

          • Grazie per gli approfondimenti..li attendo con grande curiosità e spero di poter intravedere qualche possibilità di rendere più competitivo il sistema italiano.
            È veramente arrivato il momento che si smuova qualcosa per migliorare il mercato dell’ energia (che incide pesantemente sui costi di produzione, sui bilanci familiari e. ovviamente, sui costi di trasporto).
            Associazioni dei consumatori (e noi consumatori). dobbiamo cominciare a fare più “pressione ” sugli organi regolatori per riorganizzare il “castelletto” di oneri generali, eliminando magari quelli non direttamente imputabili al servizio (come il “decommissioning” delle centrali nucleari -mai entrate realmente nel nostro mix energetico..anche se adesso le spinte politiche e di Confindustria sono per il reinserimento) ed altri finanziamenti a fonti da dismettere più che incentivare come l’ uso di carburanti inquinanti…visto che intendono mettere mano alle accise su gasolio e benzina, “riequilibrare” ..in modo che magari il trasporto elettrificato sia più conveniente di quello inquinante e soggetto magari a sanzioni europee per sforamento limiti di legge.
            Oramai anche le industrie nazionali hanno produzioni di veicoli elettrificati per trasporto merci e persone ; è diretto interesse che riescano a raggiungere quote di vendita importanti sia sul mercato interno che internazionale.. così da mantenere anche indotto ed occupazione (ed il flusso fiscale necessario al bilancio statale).

  11. Come utilizzatore di un’auto EV, concordo con l’analisi della redazione circa la politica dei prezzi praticata dai proprietari dei sistemi di ricarica ad utilizzo pubblico.

    Non concordo, invece, con alcune affermazioni di Aurelio M. Bergomi, quando afferma che: “ In Italia, paese del sole, per mettere un impianto fotovoltaico devi piangere in cinese. Ultima cosa e poi chiudo: nel mio Comune vogliono fare una comunità energetica, però solo con impianti nuovi. Chi ha aderito al Superbonus non può aderire come produttore, ma solo come compratore…”
    Ho progettato, e seguito la realizzazione, di centinaia di impianti da fonte rinnovabile dal 2007, per centinaia di MW, e salvo casi sporadici la connessione di un impianto fotovoltaico residenziale (<20kW) è semplice e rapido, sia dal punto di vista autorizzativo che tecnico. I gestori di rete (E-Distribuzione, IRETI ecc.) rispettano, praticamente sempre, le regole dettate da ARERA. Infatti, in Italia, al 30 giugno 2024 risultano collegati alla rete elettrica oltre 1.700.000 impianti, di cui 169.000 collegati nei primi sei mesi del 2024 (fonte: Italia Solare).
    Comunità Energetiche Rinnovabili e 110%. Le CER hanno l’obiettivo di promuovere nuove installazioni ed incentivare l’energia condivisa. Chi ha realizzato un impianto utilizzando il 110%, effettivamente, non può ricevere un incentivo ulteriore sull’energia prodotta da impianti già "leggermente" incentivati. Il mio parere è che la scelta del legislatore sia corretta.

  12. Musk fa strapagare le auto e con parte dei ricavi sovvenziona le colonnine e i prezzi, al momento buono farà i suoi conti…

    • Bhe non hai che comprare una elettrica di un altra marca che a parità di caratteristiche sicuramente ti costa meno di una tesla

    • In che senso, Tesla, fa strapagare le sue auto?
      Dimmi 1 sola auto della concorrenza che costa meno ed offre quanto ti offre Tesla tutto di serie, così capiamo se fa strapagare le sue auto.

      Tesla, per chi non lo avesse ancora capito, non gli importa guadagnare dalle auto.
      Le auto fanno una piccola parte del fatturato di Tesla, la maggior parte del guadagno proviene, dall’energia che vende in tutto il mondo, dal software (vedi FSD), dai pannelli fotovoltaici, dalle batterie casalinghe e industriali (vedi megapack) e, soprattutto, dai token per l’inquinamento che vende alle aziende.
      Tesla è un impero e Elon stesso, qualche anno fa, disse che se la concorrenza dovesse essere più spietata, diminuirà ancora il prezzo delle sue auto e può permetterselo perché, a differenza di altre case automobilistiche (specie quelle europee), ha grandissimi margini.

      PS: non ti dimenticare la domanda iniziale…

      • Mi spiace ma non è così, basta vedere i report finanziari, il fatturato di Tesla deriva in stragrande maggioranza dalla vendita di auto e, quello sì, dalla cessione dei crediti verdi. È un costruttore di auto elettriche, né più, né meno.

        • Ti basta vedere quando sta crescendo il reparto energy per capire che tra qualche anno supererà di gran lunga i ricavi delle auto.
          Giusto per citare qualche numero:
          ($ in millions)
          Energy generation and storage Q3-2023 1,559
          Energy generation and storage Q3-2024 2,376 +52%
          Services and other revenue Q3-2023 2,166
          Services and other revenue Q3-2024 2,790 +29%

          Il settore energy sta crescendo tantissimo (+52%), molto di più di quanto sta crescendo il settore auto (+2%), così come sta crescendo il “Services and other revenue” (+29%) che comprende FSD, software terze parti e via dicendo.

          Credere che Tesla sia solo auto è un errore, Tesla fa tante cose, anche auto!

      • Già solo per il fatto che per risparmiare 2 soldi manchino un quadro strumenti dietro al volante e le leve per le frecce sostituite da pulsanti capacitivi.. Ecco due cose più che utili che le altre case offrono. Per carità, imbattibili in termini di efficienza e di rete proprietaria di ricarica, ma per il resto francamente non è che sia proprio il massimo

        • Tesla risparmia OVUNQUE possa risparmiare e se con 1 solo quadro strumenti può fare tutto, perché non farlo?
          Ha senso avere 1 quadro dietro il volante, 1 quadro al centro dell’auto e 1 quadro nel lato passeggero? Per Tesla no, non ha senso, e preferisce fare tutto con solo 1 quadro strumenti messo davanti che lo può usare sia il guidatore (quando non guida, quando guida può usare i comandi vocali), sia il passeggero.
          Ma non è solo il quadro strumenti, Tesla ha tolto tutto ciò che non era necessario, questo gli ha fatto risparmiare tantissimo peso (tant’è che di auto elettriche, con stessa batteria e potenza, che pesano meno non ne trovi), che si traduce in più autonomia e meno consumi.
          Non ti piace? Non la comprare.
          Preferisci un auto europea che ti consuma il doppio, ti da la metà dell’autonomia e con batteria che ha pochissimi cicli? Comprati un auto europea, però poi basta che non ti lamenti con ” eh ma l’auto elettrica…”.

    • Strapagare? Voglio dei numeri a corredo della tesi, perché per come la vedo io questo suo messaggio è aria fritta

    • I listini sono pieni di auto segmento D, trazione integrale e 400 cv a meno di 50000€. Una 330i xDrive per esempio… ah no… ha 250cv e costa 63000€. una passat 4 matic allora… ah no… 61000€ e la metà dei cavalli….

  13. E se il governo, invece di incentivi solo all’acquisto, favorisse le ricariche a prezzi umani magari con incentivi alle installazioni di colonnine, col patto di mantenere il prezzo al kw entro un certo delta dal prezzo di costo.?

    • Gli incentivi a fondo perduto per le colonnine mi pare esistano da sempre.
      Per le ricariche c’è solo necessità che il govreno dia il via libera, ma tempo che questo piuttosto sarà ben lieto di far pagare agli italiani tutte le sanzioni che l’europa volesse applicarci.
      Hanno obiettivi diversi e non sono a favore del nostro benessere.

  14. Condivido pienamente lo sfogo. Infatti da possessore di una Toyota BZ4X che ricarico per il 90 % a casa (a 0,25€/kWh) ho convenuto, dopo alcune ricariche a salasso sulla rete free to X (efficienti ma costose) di abbonarmi a Tesla e così posso anch’io ricaricare a 0,46 o a 0,51 in base agli orari.
    Così ho risolto per le gite fuori porta.

  15. Finchè era possibile utilizzare i pacchetti prepagati di Enel X io caricavo spesso alle colonnine fast anche se avrei potuto arrivare a casa e ricaricare in garage. Un po’ per non arrivare con pochi punti percentuali di batteria nel caso la macchina servisse ai miei figli, un po’ per esaurire il pacchetto di kWh in abbonamento prima di perderli. Nonostante avessi la possibilità di ricaricare a casa ero spesso un cliente Enel X.
    Da quando non ci sono più i pacchetti prepagati carico quasi sempre a casa. Per i viaggi più lunghi ricarico in Autobrennero (sono trentino e A22 pratica prezzi umani). Con Enel X carico tre quattro volte all’anno quando vado in ferie e uso le Free to X dopo Bologna, per il resto non mi vedono più. Non so se faccio testo, ma nel mio caso Enel X ha praticamente perso un cliente che poco o tanto aiutava ad ammortizzare la rete di ricarica.
    Quest’estate mi è capitato di parlare con turisti elettrici stranieri che commentavano stupiti i prezzi della ricarica in Italia. Non so se ritornetanno l’anno prossimo….

    • Idem. Caricato x 4 anni solo alle colonnine pubbliche, ora solo a casa o Supercharger Tesla x lunghi viaggi. E così sono almeno 2 i clienti persi.

  16. Concordo totalmente con lo sfogo di Aurelio e concordo anche sul fatto che non penso Tesla continui ad espandere un business in perdita, ma lo fa con un logica totalmente diversa da quella delle compagnie elettriche.
    Tesla considera in guadagno il servizio e non l’infrastruttura: le spese per quest’ultima sono considerati investimento e non costo e sono coperti da tutti i ricavi aziendali (considerando anche che sicuramente l’esistenza di una rete di ricarica efficiente spinge anche la vendita di auto).
    I grossi operatori italiani invece insistono sul fatto di voler rientrare dei costi di investimento all’interno del solo business delle ricariche (per questo hanno creato spin-off del brand principale) e questo rimarrà sempre un cane che si morde la coda, perché se tieni le tariffe alte non avrai clienti e non rientrerai dei costi dell’infrastruttura, oppure accetti di tenere i prezzi bassi e di rientrare dopo molti anni.
    Ritengo che questa non sia però una logica imprenditoriale, ma una logica di voler scaricare i costi di impresa sui clienti… e così evidentemente non funziona.

    • Rispondo alla risposta alla lettera. Non credo proprio che il business delle ricariche supercharger di Tesla sia in perdita, nel modo più assoluto. La verità sta nel mezzo. Non faranno i milioni, ma sono gli altri operatori che non fanno cassa avendo prezzi alti.

    • Con tutto il rispetto ma non sono d’accordo con la redazione. Se i Supercharger fossero in pari e avessero come unico obiettivo incentivare la vendita di auto Tesla non sarebbero stati aperti ai possessori di altri marchi col rischio di causare un disservizio ai propri clienti.
      Il dato sull’occupazione delle colonnine a che periodo si riferisce? Perché io come molti altri che scrivono qui, ma anche tutti (non ho scritto molti, tutti) quelli che conosco con auto elettriche, da quando sono schizzati i prezzi delle varie app usiamo solo i Supercharger in viaggio.
      Ricordo che è accaduto tutto repentinamente negli ultimi mesi quindi dubito che i dati sull’occupazione aggiornati alla situazione attuale si avranno prima del prossimo anno.
      Ultima considerazione: vedo anch’io come Guido nei Supercharger un via vai continuo di auto mentre contemporaneamente le colonnine dirimpettaie di altri operatori stanno lì a prendere polvere. Nell’ultimo viaggio che ho fatto ho visto la stessa situazione nei Supercharger di Padova, Verona, Brescia, Bergamo e Mogliano Veneto. Frequento inoltre settimanalmente il Centro Commerciale Città Fiera di Udine nel quale ci sono esattamente di fronte ai Supercharger le colonnine Ewwiva e Atlante e sono perennemente vuote. Solo le Ionity lavorano un pò infatti hanno prezzi in abbonamento concorrenziali a Tesla.
      Per quanto mi riguarda la spiegazione data da EnelX è la versione ufficiale che si può dire in pubblico, mentre la verità è un’altra e qui l’abbiamo capita tutti.

  17. “Enel X, per esempio, fa sapere che i prezzi restano alti perchè le colonnine sono poco utilizzate, rendendo impossibile rientrare degli investimenti con prezzi più bassi.” Un governo privo di conflitti d’interessi e che veramente persegue la neutralità tecnologica toglierebbe qualche punto percentuale dai sussidi alle fonti fossili e li girerebbe per mantenere il presso dell’energia distribuita dalle colonnine di ricarica basso in modo che ne sia incentivato l’uso favorendo di conseguenza la vendita delle auto/moto elettriche, inoltre potrebbe aiutare le aziende che si stanno convertendo alla produzione dei componenti necessari per la costruzione delle auto elettriche permettendo non solo di non perdere posti di lavoro ma di favorirne di nuovi. Ma siamo in una nazione che è in cronica asfissia da debito pubblico quindi i governo di turno, di conseguenza, favorisce una delle aziende delle quali è azionista che non solo gira miliardi allo stato tramite le tasse sugli utili generati dalla vendita dei prodotti derivati dalle fonti fossili ma ogni anno rimpingua il portafoglio grazie allo stacco dei dividenti.
    Purtroppo dovremo sopportare questa situazione finché la percentuale di mezzi elettrici in circolazione non “obbligherà” i politici a tenere in considerazione la quantità di elettori e quindi di voti “elettrici”, alla fine si sa che al politico interessa solo il mantenimento del potere che arriva tramite il voto, finché siamo in pochi a guidare auto elettriche o ad essere seriamente interessati non abbiamo peso ed il fatto che la principale associazione degli industriali abbia deciso di guardare solo lo specchietto retrovisore, danneggiando anche le industrie che nella transizioni ci credono, non aiuta ad accelerare il cambio della situazione.

  18. Siamo in un loop, si paralizzerà il mercato italiano, finché poi c’è questo governo allegria. Chi non ricarica a casa spende più che a benzina.

  19. Si chiama libero mercato purtroppo.
    Anche le tariffe residenziali con la spinta verso il libero mercato sono aumentate.
    (tempo 5 secondi e arriverà qualcuno a scrivere che ha la tariffa a libero mercato a 10 cent fissata per 10 anni)

    • Mah, io con il libero mercato ho il prezzo bloccato a 9/10/11cent a seconda della fascia. Non è per 10anni ma per 1, vuol dire che tra 11mesi cercherò di nuovo l’offerta migliore e il giro ricomincia. O almeno così ho fatto io negli ultimi 4anni. Basta solo guardarsi in giro, e neanche troppo. Volere è potere, sempre

      • Per curiosità, ci diresti il prezzo al kWh che deriva dalla divisione del totale fattura (escluso canone RAI) su kWh totali?
        Solo per ricondurre al metodo di calcolo inclusivo di tutti quegli oneri che non si possono evitare, senza nessun intento critico. Grazie!

        • Certo! Al netto di tutte le spese fisse e non, canone RAI escluso, ho una media (su 4 bollette) di 0,245€.
          Ammetto che sono stato fortunato, pochi giorni dopo hanno cambiato l’offerta e i miei genitori non l’hanno potuto attivare, ma ce ne erano altre comunque molto vantaggiose 😉

    • Mu permetto di farle osservare che i distributori di benzina sono OBBLIGATI a esporre il prezzo medio regionale.
      Perché non obbligano le colonnine ad esporlo ? Così tutti vedrebbero la vergogna di Be Charge a 0,97, che è esattamente il doppio dei supercharger.
      E non si dica che Tesla è in perdita, altrimenti come farebbe Musk ad essere l’uomo più ricco del mondo ? ( forse dopo Bezos)

      • Non ci sono i cartelli sui pali dei ripetitori telefonici.
        Perchè? Perchè la mia tariffa telefonica (o i Giga disponibili) dipendono dall’operatore con cui io uso QUEL ripetitore: si chiama roaming per il telefono e interoperabilità per le colonnine.
        Di colonnine che funzionano senza avere un’APP (perchè hanno il bancomat) ce ne sono pochissime: sono le uniche che potrebbero esporre un cartello col prezzo, per tutte le altre mi serve un’APP ed è il gestore che io scelgo che determina il prezzo di quella colonnina, non la colonnina in sè, che è solo il mezzo.
        Non esiste un’analogo nei carburanti tradizionali.

    • Accetto volentieri la provocazione di DanieleR, provando a rispondere con una proposta costruttiva che magari potrà interessare lui e altri lettori.

      Ebbene sì, pago la componente energia 0,1145 €/kWh per i prossimi 12 anni avendo aderito al “Fondo Produzione” di ènostra (la più grande cooperativa energetica italiana), mediante il quale ho cofinanziato -insieme a circa un migliaio di altre famiglie- un “impianto collettivo” (nello specifico una pala eolica in provincia di Perugia con 999kW di potenza).
      Il prezzo di 0,1145 €/kWh è fisso nel senso che è completamente slegato dalle fluttuazioni del mercato, quindi non è indicizzato al PUN. ll prezzo può cambiare di anno in anno solo per motivi legati all’impianto in quanto tale (condizioni meteo particolarmente avverse che inficiano significativamente la produzione o eventuali spese di manutenzione straordinarie).

      Ovviamente c’è un investimento di capitale a monte, che però viene retribuito poi restituito alla fine dei 12 anni (con possibilità di exit anticipata dopo 6, se non ricordo male).

      A me sembra molto interessante come scelta, sia per chi vari motivi non può installarsi un impianto FV per autoconsumo (es: in affitto, mancanza spazio, ecc) sia come fonte complementare per i mesi invernali quando il proprio FV non produce a sufficienza. Il tutto slegandosi dalle logiche del mercato e promuovendo “dal basso” una concreta democratizzazione della produzione energetica.

      Sperando di non violare le policy del sito lascio il link per approfondimenti: https://www.enostra.it/offerte/casa/prosumer-casa/

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