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Ricarica lo scooter elettrico al lavoro: l’azienda, la Novella Bio di Trescore, nel bergamasco, se ne accorge e dispone il licenziamento dell’operaio.
Ricarica lo scooter al lavoro. Lui: “Solo 25 centesimi di corrente…”
A quel che ci risulta, è il primo caso di un dipendente licenziato per avere ricaricato un mezzo elettrico in azienda. Qui, da quel che riferiscono i giornali locali, la cifra in ballo sarebbe modesta, c’è chi parla di solo 25 centesimi di corrente. Fatto sta che l’azienda parla di “furto e insubordinazione” da parte di un operaio 50enne di origine indiana. Secondo quanto riferisce il Giorno, però, la Novella Bio lo accusa di aver trasgredito al divieto di ricaricare la batteria che gli era già stato comunicato in altre occasioni. L’azienda è difesa dal legale Sergio Gandi, che è anche vice-sindaco di Bergamo. I fatti risalgono a qualche mese fa e il dipendente ha impugnato il licenziamento. La prima udienza si è tenuta il 12 settembre scorso davanti al Giudice del Lavoro di Bergamo.
Un rabbocco che può costare molto caro
In aula i difensori dell’uomo hanno ipotizzato che il licenziamento sarebbe una ritorsione per l’attività sindacale dell’operaio, rappresentante aziendale della Cub. L’azienda ha però insistito sul fatto che il “furto” sarebbe stato ripetuto in più occasioni. Sul tema ricarica al lavoro si sta discutendo da tempo, anche per un aspetto fiscale e contributivo non secondario. C’è chi sostiene, infatti, che concedere gratuitamente la ricarica ai dipendenti sarebbe una violazione del dovere di versare imposte e contributi sul valore dell’operazione. Trattandosi pur sempre di un corrispettivo di cui gode il collaboratore. Ma non è questo il caso dell’operaio della Novella Bio, a cui quel rabbocco al motorino elettrico rischia di costare molto caro.
Le auto nel 2080? Tutte elettriche (probabilmente), ma molte meno di oggi. Il NUOVO VIDEO di Paolo Mariano
Io possiedo un veicolo elettrico.
Ho chiesto per iscritto se potevo caricarlo in azienda e mi è stato negato poiché avrei creato un precedente.
Il licenziamento mi sembra eccessivo, però direi che bisogna procedere in questo senso.
Mail scritta e agire di conseguenza
anche per me è quasi certo che il tema della ricarica qui sia marginale (anche se è vero che in teoria a fare i pignoli esisterebbe il problema fiscale / benefit non conteggiato ) e che in azienda abbiano trovato, anzi probabilmente creato, pretesti per arrivare a cumulare alcuni richiami disciplinari formali e poter procedere e licenziamento per “giusta causa” (“venir meno del rapporto di fiducia”) e “insubordinazione” di un dipendente scomodo e non licenziabile altrimenti se in generale aveva un rendimento e un comportamento corretto
magari qualcuno gli potrebbe persino anche aver ri-dato il permesso a voce di caricare il motorino, apposta per creare un appiglio formale, e lui ci è cascato
L’operaio poteva anche stare più attento?
per tutelarsi avrebbe dovuto mettere per mail ogni singola azione e comunicazione, ma in pratica non è possibile, e alla lunga un sistema per appioppare qualche richiamo formale si trova se un passimo clima aziendale lo permette; basta aver concordato una variazione di orario di entrata uscita e non metterla per iscritto, o supposti “danneggiamenti” delle proprietà, e così via
i richiami possono anche essere poco credibili, ma formalmente bastano intanto per licenziarlo e allontanarlo, fa parte di una tecnica di logoramento (mobbing), perchè poi starà a lui fare la fatica di impugnare il tutto tramite avvocati, e sperare che gli capiti un giudice del lavoro incline almeno a leggere le carte, che non si accordi informalmente con i legali dell’azienda per liquidarlo, con o senza il contentino di alcune mensilità, oppure eventualmente imporre il reintegro
che sia andata così, o che ci siano sfumature diverse di incompatibilità, il motivo formale usato dall’azienda le fa una pessima pubblicità, sembra un segnale di un clima aziendale malato
concordo in linea di massima, epperò se è vero che bisogna sperare di trovare ‘un giudice del lavoro incline almeno a leggere le carte’ è il Paese ad esser malato assai prima che l’azienda del caso 🙁
Da premettere che ho visto diversi ambienti di lavoro, molti buoni; solo in un caso ricordo l’utilizzo modo sistematico e grave del logoramento per atrito per allonatare persone scomode (es. se non avallavano degli illeciti)
detto questo, che ogni azienda è un caso a sè, poi come dici tu c’è anche il contesto esterno che stuzzica gli appetiti meno corretti, la situazione era degenerata in modo netto dopo la riforma del lavoro Renzi
la riforma tra la varie cose (buona o cattiva ora non ricordo gli altri aspetti, ricordo che fu parecchio criticata) sul lato tutele/flessibilità aveva tolto un (forse?) precedente eccesso, ma aveva tolto troppo:
reso licenziabili senza motivazioni i dipendenti assunti da pochi anni fissando indennità modeste, e in generale per tutti reso più difficili i reintegri dopo licenziamento per giusta causa e meno accurate le udienze di diritto del lavoro, circa 30 minuti e con l’onere della prova ribaltato sul dipendente, cosi come pure le spese legali di entrambi le parti da pagare se si perde; prima c’era più tutela, si andava sempre a dibattimento e pìù spesso si poteva vincerlo, questo scoraggiava le aziende dal afre giochetti; il reintegro è diventato meno frequente, si rischia più di perdere e pagare pure le spese legali; per cui a molte udienze si rinuncia direttamente oppure si fa prima una transazione economica, con somme inferiori (più convenienti per la ditta) rispetto a come si faceva prima, quando se si creava una qualche incompatibilità con dei dipendenti ci si accordava per fare cambi di mansioni oppure una buona-uscita di circa 2-3 anni di stipendio
ora è diventato più conveniente, per aziende spregiudicate, fare direttamente il giochetto dei tre richiami disciplinari fasulli cumulati ad esempio in 6 mesi ( i dettagli dipendono dal regolamento contrattuale che varia per ogni settore lavorativo) e licenziare senza indennità per “giusta causa”, il più delle volte la spuntano con zero spese o 6 mesi di stipendio
a un dipendente più intraprendente come difesa da comportamento vessatori non rimane che provare a registrarli (oggi sono comuni microcamere e microfoni), oppure se licenziato finire sui giornali
magari non sono obiettivo su questo, ho immaginato che l’impiegato non abbia colpe, ma auguro all’operaio di spuntarla, se è questo che vuole, ottenere il reintegro in azienda anche se il clima è deteriorato, o per trattare da una posizione meno debole una buona-uscita
È successo pure a me, mi avevano preso di mira, ed ho dovuto fare causa.
Per fortuna non sono stati sufficientemente scaltri e, con una falsa testimonianza di un collega, da me sbugiardato, hanno dovuto desistere
Lavoro ancora qua….ma non certo con l’entusiasmo dei primi tempi….
State attenti a ricaricare il cellulare personale in ufficio o ad usare uno scaldavivande nella pausa pranzo, tecnicamente state rubando la corrente all’azienda.
NOVELLA BIO , ho controllato: producono ortaggi e frutta biologici.
Dovrebbero guardare ad un mondo migliore, senza pesticidi e inquinamento…
Ottima non pubblicità per loro :NON COMPREREMO PRODOTTI DI QUESTA AZIENZA !
Una volta un carabiniere mi disse che ricaricare il proprio cellulare in ufficio avrebbe comportato – in linea teorica – un’accusa di peculato. Lui e i colleghi ne erano al corrente e non lo sapevano. Non ho verificato l’esattezza di questa informazione, ad ogni modo vero o falso che fosse presumo che un carabiniere, un poliziotto e un finanziere conoscano i loro diritti e doveri meglio di altri.
Difficile pretendere la stessa conoscenza della legge da un operaio sebbene, nella vita reale, credo che chiunque di noi prima di ricaricare il proprio mezzo presso una rete aziendale avrebbe chiesto l’autorizzazione al proprio responsabile (magari l’ha fatto anche l’operaio ma avendo avuto un ok verbale ora non può dimostrarlo e quindi non può riportare il fatto per evitare di essere accusato di dire cose false). Questa storia ha qualcosa che non mi quadra, penso manchi qualche pezzo al puzzle che potrebbe uscire fuori nei prox giorni …
Il peculato riguarda appunto i pubblici ufficiali, nel caso di dipendenti privati (o di “comuni cittadini” in generale) il reato che puó essere contestato è appropriazione indebita o furto di corrente* a seconda della situazione.
* = finora il furto di corrente è consistito piú che altro nell’allaccio abusivo a impianto elettrico altrui ma con la diffusione dei veicoli elettrici il diritto dovrá adeguarsi alla nuova fattispecie
Se stanno così le cose, deve essere un incubo andare al bagno alla Novella Bio: bisogna sempre stare attenti a contare gli strappi della carta per non incorrere nel reato di furto ed essere licenziati. Oppure se tiri lo sciacquone due volte, anziché una, come da apposito cartello, sei immediatamente messo alla porta!
Non bastava farseli rimborsare e vietarlo semmai apertamente con una circolare? Di fatto dovranno vietare anche tutte le ricarche dei cellulari personali… Siamo proprio la repubblica delle BANANE!
Il vecchio problema della discrezionalitá del datore di lavoro in caso di irregolaritá formali da parte dei dipendenti (vedi commento di Guido qui sotto)
Aziende, negozi, centri commerciali e soprattutto LE SCUOLE (che dovrebbero avere l’educazione come unico fine) devono fornire la ricarica per biciclette, ciclomotori, motocicli e quadricicli elettrici. È il minimo per incentivare la mobilità elettrica. Ovviamente dovrebbero esistere incentivi per ridurre il prezzo dell’energia a chi offre questo servizio. Poi chi volesse “strafare” potrebbe offrire la ricarica per le auto…
…di base un problema di disinformazione,, oltreké di carenze legislative 🤷 ricarica di mezzi a due ruote assorbe pokissimi kw🔋🔌 bene lo sanno quelli ke ricaricano anke da colonnine stradali (app Enel X riporta immediatamente il costo di ogni ricarica). Intanto facciamo…gazzarra e solleviamo problemi inutili 🗣️🤔
Mi sembra una non notizia.
La ricarica non autorizzata è un pretesto, poteva essere l’avere preso una penna e infilata in tasca, lo avrebbero chiamato furto.
Ricordo di un caso di licenziamento per un lavoratore che aveva messo nel suo armadietto personale la cassetta degli attrezzi del lavoro anzichè riporla nell’armadio comune, era stato accusato di furto. Si trattava solo di un pretesto (formalmente è in effetti un furto, dato che il contenuto dell’armadietto è strettamente personale) per liberarsi di un dipendente scomodo (nel suo caso era un lavativo/assenteista/attaccabrighe) senza che si potesse opporre.
Per me è un’ulteriore dimostrazione di mancanza del governo centrale. Il governo dovrebbe obbligare le aziende nel favorire le ricariche elettriche dei propri dipendenti. Emanando regolamentazioni che legalizzano aspetti al momento non chiari. Ma a Roma dormono alla grande.
Concordo, passando in zone industriali vediamo migliaia di auto parcheggiate fuori dai capannoni… auto ovviamente termiche… ferme per 8 ore… l’ideale situazione nella quale basterebbe a turno (alcuni il lunedì, altri martedì, altri mercoledì..caricarsi l’auto) con poche colonnine soddisfare il bisogno di tutti i lavoratori che scegliessero una ev…. spesso sono capannoni con fotovoltaico…
Al governo non ci pensano… dobbiamo comprare auto termiche e benzina….
Gandi contro un indiano… ironia della sorte.
Più o meno siamo alla solite: chi ruba una mela per fame rischia di pagare molto più caro di chi ruba/distrae migliaia, centinaia di migliaia o milioni di €.
Si evidenzia la mancanza di proporzionalità fra il danno subito dall’azienda (danno ?) e la sanzione applicata.
Con una multa di qualche ora al dipendente la ricarica non conviene già più.
Io possiedo un veicolo elettrico.
Ho chiesto per iscritto se potevo caricarlo in azienda e mi è stato negato poiché avrei creato un precedente.
Il licenziamento mi sembra eccessivo, però direi che bisogna procedere in questo senso.
Mail scritta e agire di conseguenza
Concordo con Guido ed Enzo
anche per me è quasi certo che il tema della ricarica qui sia marginale (anche se è vero che in teoria a fare i pignoli esisterebbe il problema fiscale / benefit non conteggiato ) e che in azienda abbiano trovato, anzi probabilmente creato, pretesti per arrivare a cumulare alcuni richiami disciplinari formali e poter procedere e licenziamento per “giusta causa” (“venir meno del rapporto di fiducia”) e “insubordinazione” di un dipendente scomodo e non licenziabile altrimenti se in generale aveva un rendimento e un comportamento corretto
magari qualcuno gli potrebbe persino anche aver ri-dato il permesso a voce di caricare il motorino, apposta per creare un appiglio formale, e lui ci è cascato
L’operaio poteva anche stare più attento?
per tutelarsi avrebbe dovuto mettere per mail ogni singola azione e comunicazione, ma in pratica non è possibile, e alla lunga un sistema per appioppare qualche richiamo formale si trova se un passimo clima aziendale lo permette; basta aver concordato una variazione di orario di entrata uscita e non metterla per iscritto, o supposti “danneggiamenti” delle proprietà, e così via
i richiami possono anche essere poco credibili, ma formalmente bastano intanto per licenziarlo e allontanarlo, fa parte di una tecnica di logoramento (mobbing), perchè poi starà a lui fare la fatica di impugnare il tutto tramite avvocati, e sperare che gli capiti un giudice del lavoro incline almeno a leggere le carte, che non si accordi informalmente con i legali dell’azienda per liquidarlo, con o senza il contentino di alcune mensilità, oppure eventualmente imporre il reintegro
che sia andata così, o che ci siano sfumature diverse di incompatibilità, il motivo formale usato dall’azienda le fa una pessima pubblicità, sembra un segnale di un clima aziendale malato
concordo in linea di massima, epperò se è vero che bisogna sperare di trovare ‘un giudice del lavoro incline almeno a leggere le carte’ è il Paese ad esser malato assai prima che l’azienda del caso 🙁
Da premettere che ho visto diversi ambienti di lavoro, molti buoni; solo in un caso ricordo l’utilizzo modo sistematico e grave del logoramento per atrito per allonatare persone scomode (es. se non avallavano degli illeciti)
detto questo, che ogni azienda è un caso a sè, poi come dici tu c’è anche il contesto esterno che stuzzica gli appetiti meno corretti, la situazione era degenerata in modo netto dopo la riforma del lavoro Renzi
la riforma tra la varie cose (buona o cattiva ora non ricordo gli altri aspetti, ricordo che fu parecchio criticata) sul lato tutele/flessibilità aveva tolto un (forse?) precedente eccesso, ma aveva tolto troppo:
reso licenziabili senza motivazioni i dipendenti assunti da pochi anni fissando indennità modeste, e in generale per tutti reso più difficili i reintegri dopo licenziamento per giusta causa e meno accurate le udienze di diritto del lavoro, circa 30 minuti e con l’onere della prova ribaltato sul dipendente, cosi come pure le spese legali di entrambi le parti da pagare se si perde; prima c’era più tutela, si andava sempre a dibattimento e pìù spesso si poteva vincerlo, questo scoraggiava le aziende dal afre giochetti; il reintegro è diventato meno frequente, si rischia più di perdere e pagare pure le spese legali; per cui a molte udienze si rinuncia direttamente oppure si fa prima una transazione economica, con somme inferiori (più convenienti per la ditta) rispetto a come si faceva prima, quando se si creava una qualche incompatibilità con dei dipendenti ci si accordava per fare cambi di mansioni oppure una buona-uscita di circa 2-3 anni di stipendio
ora è diventato più conveniente, per aziende spregiudicate, fare direttamente il giochetto dei tre richiami disciplinari fasulli cumulati ad esempio in 6 mesi ( i dettagli dipendono dal regolamento contrattuale che varia per ogni settore lavorativo) e licenziare senza indennità per “giusta causa”, il più delle volte la spuntano con zero spese o 6 mesi di stipendio
a un dipendente più intraprendente come difesa da comportamento vessatori non rimane che provare a registrarli (oggi sono comuni microcamere e microfoni), oppure se licenziato finire sui giornali
magari non sono obiettivo su questo, ho immaginato che l’impiegato non abbia colpe, ma auguro all’operaio di spuntarla, se è questo che vuole, ottenere il reintegro in azienda anche se il clima è deteriorato, o per trattare da una posizione meno debole una buona-uscita
È successo pure a me, mi avevano preso di mira, ed ho dovuto fare causa.
Per fortuna non sono stati sufficientemente scaltri e, con una falsa testimonianza di un collega, da me sbugiardato, hanno dovuto desistere
Lavoro ancora qua….ma non certo con l’entusiasmo dei primi tempi….
State attenti a ricaricare il cellulare personale in ufficio o ad usare uno scaldavivande nella pausa pranzo, tecnicamente state rubando la corrente all’azienda.
NOVELLA BIO , ho controllato: producono ortaggi e frutta biologici.
Dovrebbero guardare ad un mondo migliore, senza pesticidi e inquinamento…
Ottima non pubblicità per loro :NON COMPREREMO PRODOTTI DI QUESTA AZIENZA !
Voleva ricaricare a scrocco, il padrone non si prende in giro, doveva pagare regolarmente, e’ giusto venga punito.
Una volta un carabiniere mi disse che ricaricare il proprio cellulare in ufficio avrebbe comportato – in linea teorica – un’accusa di peculato. Lui e i colleghi ne erano al corrente e non lo sapevano. Non ho verificato l’esattezza di questa informazione, ad ogni modo vero o falso che fosse presumo che un carabiniere, un poliziotto e un finanziere conoscano i loro diritti e doveri meglio di altri.
Difficile pretendere la stessa conoscenza della legge da un operaio sebbene, nella vita reale, credo che chiunque di noi prima di ricaricare il proprio mezzo presso una rete aziendale avrebbe chiesto l’autorizzazione al proprio responsabile (magari l’ha fatto anche l’operaio ma avendo avuto un ok verbale ora non può dimostrarlo e quindi non può riportare il fatto per evitare di essere accusato di dire cose false). Questa storia ha qualcosa che non mi quadra, penso manchi qualche pezzo al puzzle che potrebbe uscire fuori nei prox giorni …
Il carabiniere ha sempre ragione, se solo avesse un po’ di salsedine in zucca.
Il peculato riguarda appunto i pubblici ufficiali, nel caso di dipendenti privati (o di “comuni cittadini” in generale) il reato che puó essere contestato è appropriazione indebita o furto di corrente* a seconda della situazione.
* = finora il furto di corrente è consistito piú che altro nell’allaccio abusivo a impianto elettrico altrui ma con la diffusione dei veicoli elettrici il diritto dovrá adeguarsi alla nuova fattispecie
Se stanno così le cose, deve essere un incubo andare al bagno alla Novella Bio: bisogna sempre stare attenti a contare gli strappi della carta per non incorrere nel reato di furto ed essere licenziati. Oppure se tiri lo sciacquone due volte, anziché una, come da apposito cartello, sei immediatamente messo alla porta!
Gombloddo! Se avesse rubato la benzina dall’auto aziendale per fare il pieno al puzzoscooter avrebbe avuto una promozione!
Non bastava farseli rimborsare e vietarlo semmai apertamente con una circolare? Di fatto dovranno vietare anche tutte le ricarche dei cellulari personali… Siamo proprio la repubblica delle BANANE!
Il vecchio problema della discrezionalitá del datore di lavoro in caso di irregolaritá formali da parte dei dipendenti (vedi commento di Guido qui sotto)
Aziende, negozi, centri commerciali e soprattutto LE SCUOLE (che dovrebbero avere l’educazione come unico fine) devono fornire la ricarica per biciclette, ciclomotori, motocicli e quadricicli elettrici. È il minimo per incentivare la mobilità elettrica. Ovviamente dovrebbero esistere incentivi per ridurre il prezzo dell’energia a chi offre questo servizio. Poi chi volesse “strafare” potrebbe offrire la ricarica per le auto…
…di base un problema di disinformazione,, oltreké di carenze legislative 🤷 ricarica di mezzi a due ruote assorbe pokissimi kw🔋🔌 bene lo sanno quelli ke ricaricano anke da colonnine stradali (app Enel X riporta immediatamente il costo di ogni ricarica). Intanto facciamo…gazzarra e solleviamo problemi inutili 🗣️🤔
Mi sembra una non notizia.
La ricarica non autorizzata è un pretesto, poteva essere l’avere preso una penna e infilata in tasca, lo avrebbero chiamato furto.
Ricordo di un caso di licenziamento per un lavoratore che aveva messo nel suo armadietto personale la cassetta degli attrezzi del lavoro anzichè riporla nell’armadio comune, era stato accusato di furto. Si trattava solo di un pretesto (formalmente è in effetti un furto, dato che il contenuto dell’armadietto è strettamente personale) per liberarsi di un dipendente scomodo (nel suo caso era un lavativo/assenteista/attaccabrighe) senza che si potesse opporre.
Per me è un’ulteriore dimostrazione di mancanza del governo centrale. Il governo dovrebbe obbligare le aziende nel favorire le ricariche elettriche dei propri dipendenti. Emanando regolamentazioni che legalizzano aspetti al momento non chiari. Ma a Roma dormono alla grande.
Concordo, passando in zone industriali vediamo migliaia di auto parcheggiate fuori dai capannoni… auto ovviamente termiche… ferme per 8 ore… l’ideale situazione nella quale basterebbe a turno (alcuni il lunedì, altri martedì, altri mercoledì..caricarsi l’auto) con poche colonnine soddisfare il bisogno di tutti i lavoratori che scegliessero una ev…. spesso sono capannoni con fotovoltaico…
Al governo non ci pensano… dobbiamo comprare auto termiche e benzina….
Gandi contro un indiano… ironia della sorte.
Più o meno siamo alla solite: chi ruba una mela per fame rischia di pagare molto più caro di chi ruba/distrae migliaia, centinaia di migliaia o milioni di €.
Si evidenzia la mancanza di proporzionalità fra il danno subito dall’azienda (danno ?) e la sanzione applicata.
Con una multa di qualche ora al dipendente la ricarica non conviene già più.