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Ricarica in condominio: un’odissea a prezzi altissimi

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ricarica CONDOMINIO
Comodissima la ricarica domestica notturna: ma se il box è in un condominio installare un impianto diveta un'odissea

La ricarica in condominio è un’odissea: burocrazia, norme confuse e contraddittorie, costi su costi che si sommano. Senza contare gli ulteriori problemi che potrebbero venire dall’assemblea condominiale, sui quali per ora preferisce sorvolare l’autore di questo racconto autobiografico. E’ il professor Alessandro Abbotto, amico storico di Vaielettrico e autore di pubblicazioni divulgative come  Idrogeno. Tutti i colori dell’Energia   e  “La mobilità elettrica, Storia, tecnologia, futuro”.

                                                di Alessandro Abbotto∗

versione Cingolani
Alessandro Abbotto

Chiariamo subito. No, il prezzo dell’elettricità non c’entra per nulla. Adesso più che mai. In giro si trovano offerte per contratti al valore del PUN (Prezzo Unico Nazionale) senza alcun spread. Poiché il PUN è adesso ridisceso a circa 16 centesimi/kWh, un pieno di 500 km (al consumo medio di 15 kWh/100 km) costa, al netto delle spese per il contatore che devo comunque sostenere per il mio appartamento, poco più di 10 €. Una pacchia.

Eppure…
Eppure, questa pacchia non sembra così facilmente accessibile. In particolare, per chi abita in un condominio con autorimessa soggetta a CPI o Certificato Prevenzione Incendi (praticamente la quasi totalità delle autorimesse), il percorso è irto di ostacoli e, soprattutto, associato a costi molto elevati. Per non parlare della confusione che regna attorno al quadro normativo che regola la ricvarica in condominio. Andiamo per ordine.

Quali modalità posso usare per ricaricare a casa?

Risponde la normativa internazionale IEC 61851 sulla ricarica, che ammette in condominio  due modalità, anzi “Modi”. 

presa industriale casa
Presa industriale blu CEE interbloccata 230V/16A 2P+T+N (box di casa)

Il primo è il “Modo 2”, che comporta l’uso di un cavo dotato di ControlBox, che garantisce la sicurezza dell’operazione di ricarica, e una presa a muro tipo Schuko o CEE industriale. E qui cominciano le interpretazioni. Perché, essendo ammessa dalla normativa, l’auto elettrica che avete acquistato ha spesso, in dotazione, il cavo con la spina Schuko, ma poi andate su internet, anche su questo sito, e leggete che è preferibile non utilizzare questa spina perché, si sa, non è fatta per sopportare un lavoro continuo per molte ore.

E allora meglio ripiegare per la ricarica sulla presa CEE industriale che, sì, costa poco ma non è mai presente in condominio. Quindi dovete chiamare un elettricista che la monti e vi rilasci tutti i documenti del caso (Dichiarazione di Conformità ecc.). PRIMA SPESA.

La seconda modalità è il “Modo 3”: Wallbox, cioè un dispositivo appositamente progettato per la ricarica elettrica che richiede un cavo di ricarica Modo 3, sempre in dotazione al veicolo. Arriviamo alla SECONDA SPESA importante. Mentre una presa CEE industriale, anche interbloccata per maggior sicurezza, costa poco più di 20 euro (fonte Leroy Merlin), la Wallbox costa da 600 a oltre 2.000 euro (fonte Listini interattivi Vaielettrico.it). A cui, naturalmente, bisogna aggiungere il costo dell’impianto eseguito dall’elettricista.

Posso installare una presa nel mio box di proprietà?

La risposta è sì. La normativa di riferimento è il DM 37/2008 (“Disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici”), che vi dice cosa dovete fare se volete installare una presa nel box, indipendentemente dalla destinazione d’uso, sia che serva per ricaricare l’auto che per attaccare una lampadina da 10 W.

Qui il punto delicato è che la norma impone che venga redatto un progetto. E siamo arrivati alla TERZA SPESA importante. Perché, la norma cita, il progetto deve essere redatto da un professionista iscritto agli albi professionali. Il costo, in questo caso, si aggira oltre i 1.000 euro. Per fortuna l’art. 5, comma 2, lettera a) precisa che, se la potenza impegnata non è superiore a 6 kW (ad esempio in caso di Wallbox da 3,7 kW), allora è sufficiente un progetto redatto dal responsabile tecnico dell’impresa che installa l’impianto. Ovvero, l’elettricista di cui sopra. A cui basta chiedere, quando rilascia la Dichiarazione di Conformità, di allegare anche lo schema dell’impianto realizzato (art. 7, comma 2).

Quindi i costi alti rientrano? Macché! Intanto perché, per chissà quale ragione, le Wallbox da 3,7 kW sono rarissime, praticamente introvabili. Eppure, per la ricarica notturna nel box del condominio, quando ho a disposizione diverse ore, una potenza di 3,7 kW sarebbe più che sufficienti. Ad esempio, per una ricarica dal 20 all’80%, una batteria di capacità medio-alta da 50 kWh richiederebbe meno di 10 ore. Più che sostenibile.

Ma a raffreddare ulteriormente l’entusiasmo arriva l’art. 5, comma 2, lettera d) che specifica che, nel caso di ambienti “per i quali sussista pericolo di esplosione o a maggior rischio di incendio”, allora è comunque richiesto il progetto redatto dal professionista iscritto all’albo, anche se la potenza è inferiore a 6 kW. Quali sono questi ambienti? Magari la norma lo esplicitasse. Quindi nuova interpretazione. Ricercando in rete sembra che lo sia qualsiasi autorimessa soggetta a certificato CPI, praticamente tutte quelle di qualsiasi condominio escluse le più piccole (superficie dell’autorimessa inferiore a 300 mq, ovvero grosso modo come 3 appartamenti). Pertanto, la TERZA SPESA, anche ammesso che troviate una Wallbox economica da 3,7 kW, la dovete comunque affrontare.

E’ proprio necessaria la Wallbox o basta la presa CEE?

Dal momento che, come abbiamo capito, installare una Wallbox rappresenta un costo molto impegnativo, la domanda è più che lecita dal momento che:

-1) una presa CEE costa solo 20 euro;
-2) la IEC internazionale lo ammette;
3) il vostro concessionario ve l’ha data in dotazione all’auto elettrica e, se non l’ha fatto, la potete tranquillamente acquistare dove volete a costi nettamente inferiori a quelli di una Wallbox.

In questo caso sembra (sottolineo sembra) chiarire tutto la Circolare n. 2 del 5 novembre 2018 del Ministero dell’Interno-Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile-Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica (Linee guida per l’installazione di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici) che, tanto per cominciare, non è una legge né una normativa ma, appunto, solo una circolare. Ma, non essendoci nient’altro, bisogna affidarsi a queste linee guida per capire cosa fare.

Le quali dicono quanto segue: per “un punto di ricarica come definito all’art. 2, comma l, lettere c), d), e), g) e h), del Decreto Legislativo 16 dicembre 2016 n. 257” si deve utilizzare il Modo 3, ovvero la Wallbox. Inoltre, la stazione di ricarica in un condominio deve essere collegata al comando generale di sgancio elettrico di emergenza presente, per legge, in tutte le autorimesse soggetta a CPI (da aggiungere all’impianto elettrico: QUARTA SPESA importante). E poi, ma questo è facile, aggiungere un estintore idoneo all’uso su impianti o apparecchi elettrici in tensione, in aggiunta a quelli già previsti e, infine, idonea cartellonistica.

ricarica condominio

Già, ma cosa dice esattamente l’art. 2, comma l, lettere c), d), e), g) e h), del Decreto Legislativo 16 dicembre 2016 n. 257? Alla lettera d) è specificato che un punto di ricarica di potenza standard è un punto “esclusi i dispositivi di potenza pari o inferiore a 3,7 kW”.

Nel dubbio…la spesa lievita ancora

Ma allora una presa CEE da 16 A, ovvero da 3,7 kW, sarebbe risparmiata da tutti gli obblighi di cui sopra, con notevole risparmio di soldi? Bella domanda. Nessuno sa rispondere, né gli esperti, né le società assicurative. Certo, per non sbagliare, è meglio dire di no. Non si sa mai.

In conclusione, la ricarica per la vostra auto elettrica in un condominio soggetto a CPI (la quasi totalità) rappresenta un rebus infinito che ha una sola certezza: se volete essere certi di aver fatto il massimo che richiedono tutte le varie norme, circolari ecc. allora la spesa diventa importante, anzi molto importante.

Per riassumere i costi da affrontare:
1) Progetto elettrico redatto da professionista iscritto all’albo (da 1.000 € in su)
2) Wallbox da almeno 7,4 kW (da 1.000 € in su)
3) Impianto vero e proprio, con collegamento al proprio contatore elettrico e al comando
generale di sgancio elettrico di emergenza (da 1.000 € in su, a seconda della distanza
dal box al proprio contatore) eseguito da elettricista autorizzato
4) Spese accessorie varie.

Fate la somma e vedete che, bene che vi vada, siamo intorno ai 3.000 €. Facilmente, però, si arriva anche a cifre maggiori.

Tutto ciò è accettabile? A mio parere assolutamente no! È come se voi compraste uno smartphone e poi foste costretti a spendere 3.000 € per poterlo ricaricare a casa. Oppure se, dopo aver affrontato la spesa per l’acquisto di un’auto a benzina, poi doveste spendere altre migliaia di euro per poter fare rifornimento comodamente (al netto della spesa per il carburante).

È chiaro che tutto questo è paradossale, tanto più che la totalità degli esperti concordano col dire che, in Modo 2, con cavo in dotazione dotato di ControlBox e presa CEE da 20 €, la ricarica è consentita (norma IEC sopra menzionata) e anche sicura.

Aiuto!!! Ma anche quello è a pagamento

ricarica condominio

Quindi la conclusione è: AIUTO!!! Vigili del Fuoco, decisori politici, chiunque venga in aiuto e semplifichi, nell’interesse dell’utenza e, certamente della massima sicurezza, tutto questo percorso irto di ostacoli. Che sembra avere un unico scopo: convincervi che la mobilità elettrica, nonostante rappresenti la migliore tecnologia oggi disponibile e, non dimentichiamolo, non inquinante e tossica sia per la salute umana che per l’ambiente, in Italia è meglio metterla da parte, magari a beneficio di una anacronistica vettura diesel inquinante (ormai di fatto scomparse in diversi mercati transalpini) o anche ibrida facendo il pieno di e-fuels, ingenuamente illusi che quest’ultimi siano veramente puliti e che bruciandoli non immettano nell’aria particolato, ossidi di azoto e anidride carbonica.

Per fortuna esistono, anche in Italia, società che vi sollevano da tutte queste incombenze e vi risparmiano l’odissea descritta offrendovi dei pacchetti tutto compreso chiavi in mano. Si tratta di ottime opportunità perché vi offrono il meglio della tecnologia nel rispetto, oltre ogni minimo dubbio, della norma esistente e della sicurezza. Ma che hanno una sola controindicazione: il costo complessivo diventa ancora più importante (anche se, in gran parte, diretta conseguenza di quanto abbiamo detto).

E viene da dire: auto elettrica, ma chi me lo fa fare?

E sembra dar ragione, anche se involontariamente, a quella schiera di persone che credono erroneamente che la mobilità elettrica sia un capriccio per ricchi nababbi,
mentre invece è, almeno a giudicare dai molteplici studi autorevoli che hanno calcolato il costo totale di possesso della vettura (e su questo sito più volte ripresi), un normale e moderno modo di muoversi su strada più accessibile di una equivalente automobile con motore a combustione interna. A meno della installazione della presa di ricarica a casa vostra…

Presidente della Divisione di Chimica Organica della Società Chimica Italiana. Coordinatore Nazionale dei Giochi e Campionati Internazionali della Chimica della Società Chimica Italiana. Professore a contratto presso il Vellore Institute of Technology (India). Docente presso Dipartimento di Scienza dei Materiali Centro di Ricerca Energia Solare MIB-SOLAR all’Università di Milano–Bicocca

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48 COMMENTI

  1. Secondo me vi fate davvero troppi problemi. È un anno che carico nel box con la Shuko, ho giusto fatto mettere una linea a 16 ampère e zero problemi e zero surriscaldamenti. Anche il manuale dell’auto (Renault) dice che si può tranquillamente caricare così in modo continuativo.

  2. 1000 per un “progetto elettrico” redatto da un professionista iscritto all’albo:
    un furto!

    Posto che un professionita ok, lo pago anche 50 euro/h …. come cavolo si fa ad arrivare a 1000 € ?

    Il “progetto” non è nient’altro che dimensionare UN CAVO e al limite la relativa protezione magnetotermica. Basta stabilire quale percorso far fare al cavo, e come deve essere installato.
    La carta? Copia incolla di progetti vecchi già fatti e via.

    In mezza giornata, stando larghi, il progetto lo si fa.

    1000€ per meza giornata di lavoro vuol dire approfittarsene. Ma in Italia siamo pieni di approfittatori di questo tipo … e vuoi che per un cliente che fa il “fighetto” con l’auto elettrica magari da 40k non gli tiri una pelata da 1k ?

    Povera Italia…
    affossata da norme contradditorie, e piena di scuse per instaurare i magna magna

  3. LA PRESA SCHUKO LA UTILIZZO ogni giorno da un anno e mezzo per caricare la spring , anche 8 – 10 ore di seguito mai avuto surriscaldamenti ,i regge 16 A non vedo perche’ non dovrebbe andare bene fino ad a,ssorbimenti di 3.5 kw . ovvio conduttori di sezione adeguata , nel mio caso 2.5 mm2 e messa a terra impeccabile !

    • -non vedo perche’ non dovrebbe andare bene-

      Non lo vedrà finchè una mattina non la trova mezza sciolta o addirittura nera e svampata.
      Il che potrebbe accadere in qualsiasi momento così come potrebbe non accadere mai.
      E’ il condizionale quello che frega tutto il discorso e che mi ha spinto verso altre soluzioni 😉
      Detto da uno che, per vari motivi, le sue brave schuko le ha bruciate eccome 😀
      Poi ci mancherebbe, davvero si senta libero di fare come preferisce. E’ solo la mia esperienza, vale quello che vale.

      • Buonasera, io sono interessato alla sua esperienza. L’utente sopra non ha specificato a che amperaggio carica con la Schuko.
        Nel mio caso, 8A costanti su una presa da 16A, per molte ore di notte. Però mai oltre gli 8A, su cavo da 2,5 installato da poco.
        La presa, anche dopo molte ore, non è mai nemmeno tiepida.
        A questo amperaggio ritiene vi sia rischio comunque? Il mio elettricista è assolutamente convinto di no, ma leggo su molti forum pareri discordanti.
        Le sue prese schuko in che condizioni di utilizzo si sono bruciate?

        Grazie, buona serata.

        • Buongiorno,

          Fermo restando che nella vita le uniche cose certe sono le tasse e la morte 😇🤘 in linea puramente teorica caricare con una Schuko a 8 ampere prelevati da fili da 2,5 mm² dovrebbe essere cosa da potersi fare a tempo indeterminato.
          Sono quindi d’accordo con quello che le ha detto in linea di massima il suo elettricista.
          Rimane da stabilire se la cosa le conviene, perché caricando a 8 ampere in molte situazioni le dispersioni cominciano ad assumere un valore abbastanza sensibile.
          Che poi è uno dei motivi per cui si cerca di ricaricare a potenze un po’ superiori, oltre ovviamente al fatto che caricando a potenze superiori o si fa prima o a parità di tempo si carica di più.
          Per quanto riguarda le Schuko bruciate, le posso dire che grosso modo con utilizzi continuativi dai 3 kilowatt a salire ho visto che nel giro di qualche mese può accadere qualcosa di indesiderato.
          Come si sono riuscito? Per lavoro ho un magazzino, all’interno c’è il classico “sgabiotto” chiuso che mi funge da ufficio. D’inverno il modo meno costoso per scaldare è il classico riscaldatore elettrico “industriale” da 3 kw.
          Che magari nel mio caso durante la stagione fredda a volte funziona anche se sei o sette ore in una giornata.
          In capo alla seconda Schuko svampata mi sono fatto una linea apposta che parte dal quadro elettrico e finisce in una presa blu industriale dentro l’ufficio. Ho cambiato la spina alla stufa e chiaramente da allora non ho più problemi.
          Ma le ribadisco, stiamo parlando di situazioni dove si lavora a lungo tempo dai 3 kW circa a salire. Che però equivalgono ai famosi 16 ampere con cui si può ricaricare un’automobile usando un banalissimo carichino comprato su Amazon.

  4. Per Dubbioso
    I 38 Milà Euro sono per progetto per conseguire CPI e moduli sgancio BOX .
    Per mettere in canaline esterne i futuri cavi ci hanno chiesto 85 Milà euro , solo il ferro delle canaline , senza cavi ecc .

    • 85.000 euro per 170 box, quindi 500€ a testa ed avete il coraggio di lamentarvi?
      Quanto hai speso scusa per curiosità per il tuo ultimo telefono e per quanto tempo pensi di tenerlo?

      No comment…

      • Ma leggi quello che scrivo ?
        85 Milà euro sono solo le canale vuote , viste come futura predisposizione dove chi ha l auto elettrica potrà tirare i cavi in ordine .
        Per cui sono 38 per CPI e quello verra fatto , ma la predisposizione NO in quanto ad oggi abbiamo solo 5 Auto elettriche .
        Poi magari assieteremo a anarchia su posa cavi x Wall box

        • Che dire un condomino di lungimiranti… ricapitoliamo: se fate i lavori di predisposizione adesso ad ognuno costerà solo 500 € (che parlando di box con 150 posti sono davvero una cavolata dato che parliamo di distanze “locale contatori / singolo box” che non può essere di pochi metri…. 150 posti auto richiedono un ampissima superficie, così come una catalina di enormi dimensioni per poter alloggiare tutti i cavi (e questo rende il costo di 500 € per singolo posto davvero una sciocchezza….).
          Ma siccome oggi solo 4 o 5 hanno l’auto elettrica decidete di non fare i lavori così poi nei prossimi 10 anni ognuno dovrà provvedere a farseli per conto proprio spendendo 4-5K € a testa….
          Perché presto o tardi tutti dovrete passare ad un auto elettrica ed allora capirete quanto siete stati stupidi a non sfruttare questa occasione per fare un lavoro collettivo che vi avrebbe dmfatto spendere 1/10 di ciò che sarete costretti a spendere fra pochissimi anni.

          • Concordo, quello che mi fa arrabbiare è che vivo in un condominio di gente studiata …
            A Milano ma non capiscono cosa vuole dire predisposizione

        • Ho letto quello che scrivi. Ed in ogni caso il discorso vale. 500 euro per avere una predisposizione, per cui alla fine al tuo elettricista basterebbe passare il cavo e montare la wallbox, quindi in definitiva fare il lavoro che farebbe chiunque abbia già un box privato. Scusa, ma comunque mi sembra una spesa decisamente affrontabile e di grande valore.

      • Non fate altro che confermare quanto ho detto in un altro commento….
        Per noi italiani amche 1 € è sempre troppo… secondo noi tutto andrebbe fatto dal proprio cugino ovviamente in nero e semza seguire alcuna accortezza a livello di sicurezze e prevenzione… L’unica cosa che conta è spendere meno possibile!!!!! Secondo noi chiunque dovrebbe lavorare praticamente a gratis tranne noi stessi che invece meriteremmo di guadagnare 5K € senza neanche andare a lavoro ed ovviamente sul nostro stipendio non dovremmo pagare neanche 1 centesimo di tasse….

        Questo è il mondo in qui vorrebbe vivere l’italiano medio e poi ci stupiamo che in Itslia abbiamo 100K leggi che fanno diventare tutto complicato??? Da noi se una legge non prevede amche la cosa più assurda che si possa fare sta certo che tutti faremmo proprio quella pur di non spendere e/o di non pagare tasse!!!!

        • Forse non hai mai partecipato ad una riunione di condominio e di quanto è complesso portare avanti le votazioni , se poi aggiungi 170 teste con ,se va bene 170 distinguo , si spiega come mai non si va avanti

          • Daniele so bene come sono le assemblee do condominio… Nel mio 2 anni fa non siamo riusciti a partire con la progettazione di lavori con il 110 % (2 anni fa, non oggi… cioè quando il 110% era cosa certa e non un odissea) dove ogni singola abitazione avrebbe beneficiato di miglioramenti per decine di migliaia di € praticamente a gratis solo perché per fare lo studio di fattibilità serviva investire 300 € ad appartamento…. solo gli imbecilki si rifiuterebbero di mettere “a rischio” 300 € davanti alla possibilità più che concreta di ricevere un aumento del valore del proprio jmmobile di decine di migliaia di € semza spendere nulla, ma tanto che la maggioranza ha votato a sfavore e nulla si è potuto fare….
            Ma sa qual’è la differenza fra me e voi? È che io sono consapevole che la colpa per cui non si fanno le cose in Italia non è delle leggi e/o della burocrazia ma del popolo (nel mio caso dei miei co-condomini) e non scarico su altri compe che sostanzialmente sono nostre!!!!

  5. Nel condominio dei miei hanno fatto un preventivo a “chiavi in mano” di 20,000 € circa PLUS la raccomandazione di un assicurazione SUPPLEMENTARE visto che molto spesso ci sono allagamenti … Ovviamente bocciato tutto ….

    • Ci dia qualche dato in più: quanti box da collegare, quante wallbox da i stallare, e con quali lavori.

  6. Come sempre però in questo sito si cade sulla wallbox. Basta presa industriale blu a 220v 16 ampere e non ci sono problemi. Oltre peraltro quanto scritto da altri nei commenti precedenti.

    • Anche lei, però, suona sempre la stessa musica. In questo caso pure a sproposito: si rivolga al professor Abbotto.

      • Non l’ho capita… Ora non va bene la presa industriale blu? Non regge i 16a?. Dai su. Oltre tutto come scrivono altri si può anche installare una wallbox tanto cara ma con linea limitata e quindi sotto soglia per le relative onerose incombenze.

        • Infatti, non ha capito di cosa stiamo discutendo. Le prese blu industriali vanno benissimo, ma non c’entrano nulla

    • Ma certo che basta una presa industriale, lo dice a me? 😉

      Il problema non è tanto il che cosa, ma il come.
      Perché ancora una volta si dimostra che in questo paese se a qualcuno punge vaghezza di fare le cose fino in fondo, come tra l’altro si fa in tutto il resto d’Europa, si entra in un gorgo di burocrazia e di spese tale da farti preferire la soluzione più “furba” rispetto a quella magari non strettamente necessaria, ma quasi certamente la più completa.

      Detto questo mi concedo un paio di annotazioni:

      1. Ho sempre sostenuto che il calcolo del TCO di un veicolo elettrico in genere viene fatto enfatizzando i lati positivi e sottovalutando o addirittura omettendo le voci in passivo. Mi duole constatare che ancora una volta, in linea di massima e tolte senza dubbio non poche eccezioni, ho ragione.

      2. L’acquisto di un veicolo elettrico quantomeno fino al segmento C è già di per sé sensibilmente più oneroso rispetto ad un corrispondente a pistoni. Con una differenza che, se tutto va bene e senza intoppi, si recupera tra i cinque e i sette anni di utilizzo. Certo che se per disgrazia bisogna metterci anche questi carichi da 8 squisitamente burocratici è del tutto evidente che conti vanno a farsi benedire.
      Già di per sé in linea di massima non è che nel nostro paese ci siano le liti davanti alle concessionarie per portarsi a casa un’auto elettrica, ma con queste aggravanti poi non stupiamoci che anche chi fosse sinceramente interessato a fare il passo alla fine in molti casi preferisce ripiegare sulle vecchie soluzioni… 🙄🙄🙄🙄.

      Nessuno auspica che venga meno una qualsivoglia minima soglia di sicurezza, ma senza dubbio tutte le normative in materia vanno riviste con una certa urgenza. Altrimenti di qui a pochi anni si rischia seriamente la paralisi.

      • Alessandro secondo te la burocrazia crea problemi e fa preferire la soluzione “furba”?
        Io invece sono convinto dell’usato contrario e cioè che è la spudorata propensione dell’italiano medio a prendere sempre scorciatoie ed a far fare lavori in nero da “mio cugino” senza seguire alcuna norma di sicurezza (tanto non risulta da nessuna parte chi li ha fatti…) pur di spendere il meno possibile a rendere necessario tutta questa burocrazia!!!
        Ma hai presente in che paese viviamo io ti invito a guardare qual’è il comportamento degli italiani ogni qual volta li si lascia liberi di fare quello che vogliono!!!! Sicurezza e prevenzione uguale a 0 sempre!!!
        Noi italiani siamo bravissimi a scaricare la colpa di tutto sui politici ed affini ma la realtà è che siamo un popolo con senso civico pari a 0 a cui se vuoi sperare di costringerlo a fare le cose fatte come si deve sei costretto a mettere 100K vincoli e controlli visto che cerca di svicolare sempre per la strada più semplice….
        E fidati che non dipende da quanti costa, per l’italiano medio anche pagare un solo € è sempre troppo.

        • Sarà anche come dici tu, ma ho qualche dubbio che il costringere a delle spese cosi ingenti sia un sistema valido e soprattutto proficuo per convincere i più circa la bontà della mobilità elettrica…giusto un’impressione eh? 😂

    • Che la burocrazia sia il vero male dell’Italia lo si sa da un pezzo, che poi danneggi un settore che in altri paesi è in espansione verrebbe da dire.. “ma cosa vi aspettavate da un governo che ha fatto di tutto per fermare la norma che dal 2035 obbliga a vendere solo auto elettriche?”

    • È proprio il punto del mio articolo. Dal punto di vista tecnico basta una presa CEE industriale da 16 Ampere che si compra da Leroy Merlin a circa 20 € ma la normativa non la consente (nell’articolo è tutto spiegato in dettaglio, con corrispondenti riferimenti normativi). Ma se lei conosce una normativa che invece dice che lo consente la condivida con tutti! Grazie per la collaborazione

      • Peggio professore peggio! 😂

        Perché da un lato la circolare dei pompieri in linea di massima non lo consente, dall’altro il decreto da lei citato non lo vieta “puntualmente”, poichè non considera ufficialmente come punto di ricarica qualcosa che sia “pari o inferiore ai 16 ampere”.
        Follia.
        Comunque capisco i suoi sacrosanti scrupoli e li apprezzo anche tantissimo, ma a questo punto io fossi in lei mi farei montare una presa blu “protetta” nel migliore dei modi possibili, un buon carichino con spina industriale e morta lì.
        Ci vuole una certa dose di coraggio e di incoscienza, lo ammetto, ma l’alternativa è che
        altrimenti diventa matto.
        Sia chiaro che le sto parlando come se fossimo al bar a berci l’aperitivo. 😉

      • Professore, se in Italia stiamo dietro a tutte le norme e le leggi che si inventano i nostri politici poltronari, non andremmo da nessuna parte e tutte le aziende chiuderebbero e andrebbero all’estero.
        Spesso e volentieri sono lacunose, contradditorie o incomplete.
        Bisogna, come spess accade, usare un minimo di buon senso.
        Il “progetto” elettrico da 1000 € lo lascerei perdere, in quanto stiamo parlando di una presa in bassa tensione e non di un impianto elettrico di un intero appartamto o palazzina.
        Se si dimensiona la linea correttamente (2.5 mm2 dovrebbero essere più che sufficienti, ma se vogliamo stare tranquilli usiamo un cavo da 4 mm2) e si installa una presa da 16 A industriale (esiste anche da 32 se si vuole stare iper sicuri) , ce la si cava con poco.
        L’importante è sapere quello che si sta facendo e fare tutto in piena sicurezza, in modo da non creare danni a cose o persone (come tutte le normative di sicurezza recitano).
        Una volta che si rientra in questi parametri, un po di “malizia” e qualche legge o nroma non rispettata alla lettera non causeranno alcun problema a nessuno e ci permettono di ottenere quello che ci serve.
        Per proteggere la linea basta mettere un paio di fusibili, che in caso di sovraccarico saltano e si rimpiazzano con meno di 1 €.
        Questo è quello che si fa normalmente negli impianti industriali.
        Farlo anche a casa propria, se si è i padroni dei muri, non vedo come possa causare preoccupazioni di sorta.
        Ripeto, laddove le norme o le leggi si contraddicono, lasciamole stare dove sono e procediamo usando il buon senso, in autonomia ed in sicurezza.

  7. Come 2013 Iscritto col n° MI6697P0696 all’Elenco dei Professionisti Antincendio del Ministero dell’Interno ex L818/84.
    Mi permetto di aggiungere info che possono essere utili in caso di realizzazione in autorimesse & box soggetti a prevenzione da VVF :
    1) Esiste una WallBox base completa di cavo lungo 7,3 m che costa solo 500 € IVA e trasporto compresi: Tesla la vende a chiunque .
    2) Il progetto è SEMPRE necessario in quanto siamo in luoghi a maggior rischio di incendio (a causa del contenuto dei serbatoi delle auto a pistoni) questo è scritto nel Codice Prevenzione Incendi VVF e nella Norma cei 64-8 https://www.vigilfuoco.it/allegati/PI/COORD_DM_03_08_2015_Codice_Prevenzione_Incendi.pdf

    • Stiamo lavorando per fare la CPI nel ns condominio e abbiamo dovuto prendere due ingegneri, uno per il progetto elettrico con sgancio di emergenza ed uno per il discorso impianto antincendio, porte antincendio ecc .
      Alla fine saremo sui 38 Milà Euro !!!!

      • Se chiedete all’ingegnere elettrico di prevedere anche l’istallazione delle WallBox il progetto vi costerà poco di più .

        • Purtroppo no , in quanto l impianto elettrico per la carica auto esigerebbe canaline esterne per accomodare cavi x 170 box e impianto nuovo .
          Probabilmente faremo colonnine negli spazi comuni da 22 in DC e litigi futuri

          • 38K per 170box onestamente mi sembra una spesa accettabile. Sono circa 225 euro a testa..

  8. Diciamo che il caricare in condominio non è la condizione più facile in quanto , lo sto verificando sulla mia pelle , i box hanno cablaggi previsti per accendere luce e al massimo un basculante .
    Inoltre da più di 10 anni il CPI è scaduto e nessuno vuole giustamente installare Wall box .
    Ma forse ho trovato una soluzione , su sito russo vendono una piccola pila atomica che potre mettere nel locale pattumiera per alimentare tutti i box .
    Potremmo acquistare piu di uno così risparmiamo sul trasporto …..

  9. Capisco che scocci dover spendere qualche migliaio di euro per poter adeguare l’impianto del box e mettere una wallbox, soprattutto nel momento in cui buona parte dei costi sono imposti dalla burocrazia. Però trovo che l’aspetto peggiore sia lo sbattimento di informarsi e di compiere l’opera, non tanto il costo. Fossero anche 3.000 euro, è un investimento pari ad una frazione misera del costo della prima auto elettrica e che ti rimane e ti consente di caricare l’auto di oggi, quella di domani e quella di dopodomani. E che avrà un suo valore nel momento in cui un domani la mobilità elettrica sarà la norma e vendere un box già predisposto sarà molto più facile e redditizio che uno non predisposto.
    Ma vi immaginate se in passato qualcuno vi avesse detto che con 3.000 euro avreste potuto farvi un distributore di benzina in casa che vi avrebbe consentito di fare rifornimento ad un costo variabile tra metà ed un quinto di quanto si spende al distributore pubblico?? Saremmo stati tutti entusiasti, altro che il lamentarsi di oggi per l’elettrico!

    • Il pensiero di per sè non è sbagliato ma, per tanti, 3000 € sono la retribuzione di un mese e mezzo / due.
      E per cosa? per un lavoro che mediamente necessita di una mezza giornata di impegno, tirare un cavo adeguato, attaccare al muro una wallbox (nel mio caso decisa dal tecnico) sulla quale è stato ovviamente aggiunto un ricarico perchè non si viene pagati solo per il lavoro svolto ma anche per cosa ti vendono.
      Ecco un po’ scoccia.
      Potrebbero chiedere meno e ottenere più incarichi, quindi lavorare di più… ma perchè mai?
      Intendiamoci vale per quasi tutti i settori mica solo per questo… e poi l’Italia è con le pezze al c.

      • Per potenze fino ai 3,7 KW sarebbe sufficiente la dichiarazione di conformità dell’elettricista.
        Basterebbe una norma di una riga, scritta chiara e semplice, senza tanti casini.
        La prevenzione zone incendi mi pare non sia solo appannaggio delle auto elettriche ma di tutte le auto indifferentemente dalla tipologia di alimentazione (a parte per le automobili a pedali 😉 ).
        In abitazione non si chiedono tutti questi adempimenti, e basta la semplice dichiarazione di conformità dell’impianto, nonostante l’impianto abitativo stesso sia ben piú complesso di quello di un garage, tanto é vero che in quante abitazioni viene eseguito il controllo salvavita annuale, con la pressione mensile del tasto di test? E la verifica della perfetta continuità della linea di terra nel singolo appartamento? Qui la confusione viene lasciata come é per permettere giochetti speculativi sulla pelle dei consumatori. Poi se vogliamo trifase da 11 KW in Garage allora ci puó anche stare che serva un progetto, ma una schifosissima bobina di sgancio da aggiungere a quelle giá esistenti é cosí poi difficile da installare? Invece perché non si esigono controlli anche sugli impianti elettrici che debbano essere a norma DOVUNQUE, in casa e nei garage? Anziché rompere le scatole solo in azienda ed in ufficio?

        • No, non basta, come spiegato nell’articolo e confermato in uno dei commenti da un professionista iscritto all’elenco dei Professionisti Anti Incendio del Ministero dell’Interno.

      • Parliamo di condominio, non di casa popolare. Parliamo di un bene di proprietà che vale alcune centinaia di migliaia di euro, con garage che ne vale alcune decine di migliaia. Investire 3.000 euro per valorizzarlo non mi sembra una follia. Costa di più ritinteaggiare una volta ogni 10 anni, rinnovare la cucina cucina ogni 15 o rifare i bagni ogni 20-30 anni.

  10. Sono assolutamente d’accordo con la disamina fatta dal professor Abbotto.
    Lo dico senza mezzi termini: questi ha scritto ovviamente con parole sue un articolo che avevo in animo di scrivere a mia volta e mandare alla redazione. A questo punto evito di farlo perché sarebbe fondamentalmente una fotocopia. Diremmo esattamente le stesse cose, e questo tutto sommato lo dico con soddisfazione perché finché le dico io da solo ha un peso (per quanto mi occupi di queste cose fondamentalmente per lavoro). Se però siamo in due a pensarla esattamente nella stessa maniera…

    Quindi, per quello che può valere, considerate che sono esattamente allineato sulle sue posizioni. Quella che descrive è la realtà dei fatti ad oggi.

    Si tratta quindi di un articolo da conservare, per lo meno fnché le cose non cambieranno, perché elenca in maniera perfetta tutte le problematiche della questione.

    A disposizione per ogni ulteriore “chiarimento” se dovesse servire e se dovesse interessare.

  11. Secondo me il ragionamento seguito in quedto articolo ha un errore di fondo….
    Tutto il ragionamento parte dal presupposto che la potenza del punto di ricarica sia per forza la massima sopportabile dal dispositivo finale montato che sia wall box o presa industriale…..
    In realtà la potenza del punto di ricarica è la massima potenza che questo può erogare nel suo complesso e non per forza della wall box che si decide montare…. mi spiego meglio: se uno monta una wall box da 7 kW in monofase e la alimenta con una linea che a monta ha un jnterruttore magnetotermico da 13 A la potenza del punto di ricarica a istallato non è di 7 kW ma di “solo” 3 kW perché l’interruttore magnetotermico limita l’erogazione a questo valore…
    E non è cosa proibita mettere un interruttore automatico magnetotermico più piccolo del massimo che può erogare la wall box (mentre ovviamente lo è metterlo più grande perché non lrotreggerebbe più nulla) allo scopo appunto di limitare la massima potenza erogabile da quella linea…
    Perciò la soluzione è piuttosto semplice se si vuole stare dentro la legge (cioè non avvicinarsi ai 3,7 kW, soglia che rende il tutto molto più comllicato) e completamente in sicurezza (perchè l’interruttore automatico magnetotermico è utilizzato perfettamente per quello che è fatto senza artifici all’italiana) e spendere poco….
    Basta montare la wall box o presa industriale da 16 A (a seconda delle preferenze) ed alimentarlo da una linea tagliata tramite interruttore magnetotermico da 13 A. In questo modo si realizza un punto di ricarica di potenza massima di 3 kW (che sono già abbondanti per il 90% degli automobilisti perché permette di ricaricare fino a 24 kWh in una notte, cioè 8 ore… che tradotti in autonomia sono ben 150 km da poter fare ogni singolo giorno…) perfettamente a norma e sicura e sotto la soglia he rende complessa e costosa la realizzazione

    • Concordo. Anche dove dice che le spese di progetto sono inferiori se la potenza impegnata dell’impianto è inferiore a 6 kW e lamenta che non si trovano wallbox di potenza inferiore… che c’entra? Mica la wallbox deve necessariamente essere meno potente della capacità dell’impianto, di può sempre limitare (in modo fisso o dinamico) in modo da non superare il carico previsto in uscita dal contatore. Sennò nessuno di noi potrebbe montare in casa praticamente alcuna wallbox, dato che quelle monofase sono tutte da 7,4 kW ed in casa in monofase hai al massimo 6 kW.

    • Purtroppo non è così semplice. In caso di controllo dei VVF l’operatore verifica la presenza di un dispositivo utilizzabile a 7,4 kW ma un impianto non idoneo a sopportare questa potenza (chi dà la certezza a VVF che lei un domani sostituisce il magnetotermico con un altro, senza rifare tutta la linea?). Anche questa via è ambigua: alcuni dicono che si può fare, come dice lei, altri nettamente no, per le ragioni che ho appena spiegato.
      Inoltre, come ben spiegato nell’articolo, anche con una potenza da 0,1 kW il DM 37/2008 impone il progetto da professionista iscritto all’albo, come confermato anche qui in uno dei commenti. Tutto l’articolo cerca di far capire al decisore politico come sia appunto necessaria una normativa che consenta di installare, nel pieno rispetto della normativa, una presa CEE o una wallbox con potenza inferiore a 3,7 kW. Al momento NON esiste tale normativa. Questo È il punto!

  12. Non posso che confermare tutti i punti esposti nell’articolo, con la sola differenza che mi sono stati chiesti SOLO 2000 €.
    Insomma mi è andata bene!!!
    Peccato avevo iniziato l’avventura pensando di non spendere più di 400 € linea dedicata compresa.
    Ultima nota: 3 elettricisti dichiaratesi interessanti al lavoro non si sono mai fatti sentire nemmeno con un preventivo.
    Il quarto ha acconsentito solo installando wallbox, fra l’altra scelta da lui… altrimenti nada.

    • Articolo ben scritto.
      Manca però un costo, quello di aggiornare la CPI con sopraluogo dei vigili del fuoco dopo aver terminato il tutto, che non è gratis.
      L’assurdità è che la normativa attuale è che rende il metodo meno sicuro (presa industriale o semplice shuko) quello più conveniente e facile da percorrere.

      • -L’assurdità è che la normativa attuale è che rende il metodo meno sicuro (presa industriale o semplice shuko) quello più conveniente e facile da percorrere.-

        Assolutamente perfetto.

      • In questo caso almeno no, perchè è sufficiente inserire l’impianto al primo aggiornamento, quindi comunque obbligatorio per il Condominio.

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