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Ricarica flat o a consumo? Dite la vostra

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Ricarica flat, con prezzo fisso, o a consumo? Nella mobilità elettrica si  delinea lo stesso bivio che abbiamo conosciuto in questi anni per la telefonia mobile.

Rifornimenti dolci e rifornimenti strong

Tutti gli operatori dicono di voler semplificare il più possibile il rifornimento di energia. Parlano di interoperabilità e di accessibilità. Ovvero di garantire a tutti di potersi servire di (quasi) tutte le colonnine. Cosa fondamentale soprattutto in paesi come l’Italia che non dispongono ancora di una rete capillare. Ma qui vogliamo trattare il tema non del COME caricare, bensì del QUANTO pagare. Meglio una tariffa flat, con un importo fisso indipendente dalla potenza e dalla durata della ricarica? O meglio una tariffa a consumo, che ti addebita i kW che hai effettivamente accumulato nelle tue batterie? Ormai è chiaro a tutti che anche l’elettrico si divide in due mondi ben distinti.

L’ad di Enel X, Francesco Venturini, con il n.1 di Enel Group, Francesco Starace.

La scelta

Ci sono le auto che normalmente caricano fino a 22 kW, con pacchi-batterie che non superano i 40 kWh o giù di lì. E ci sono i modelli più potenti e costosi, che invece caricano (o vorrebbero caricare) da 40-50 kW in su. Da una parte le ricariche che noi chiamiamo dolci, in tempi lunghi. Dall’altra le ricariche strong, fatte da gente che ha fretta di riportare all’80% la sua batteria da almeno 75-80 kWh. Ricarica flat o a consumo, dunque? Non dimentichiamo che il boom della telefonia mobile in Italia è arrivato quando un dirigente di TIM, Mauro Sentinelli, si inventò la scheda ricaricabile. E una scelta giusta potrebbe favorire una rapida crescita del settore.

Enel X e il precedente di Ionity: 8 euro a ricarica

Da noi interpellato a Vallelunga, il numero uno di Enel X, Francesco Venturini, ha risposto che per l’auto elettrica l’obiettivo del maggior operatore italiano (e non solo)  è di “proporre tariffe strutturate per ogni cliente”. Cosa che la profilazione digitale dei clienti consente di fare. L’esperienza finora ci dice i comportamenti delle due famiglie delineate sopra sono ben diversi. Le ricariche dolci, in colonnine fino a 22 kW, in genere sono dei rabbocchi per un uso cittadino del veicolo. Hera, la multiutility con sede a Bologna, sostiene che in media la fornitura è di circa 8 kW per rifornimento. Il che equivale a una percorrenza di non più di 40-50 km. Qui una tariffa a consumo può essere più logica, ma molti utenti preferirebbero comunque la ricarica flat per sapere già in anticipo quanto del loro budget mensile andrà nella ricarica. Per le colonnine superfast il discorso si fa più complicato. Perché è ormai evidente che molti produttori di auto premium intendono usare il prezzo della ricarica come arma promozionale, per conquistare clienti. Tesla da anni offre ricariche gratis a chi ha acquistato Model S e Model X.

I punti ricarica IONITY: tariffa fissa di 8 euro

Cariche a perdere

E ora IONITY, il consorzio creato dalle maggiori case tedesche per montare colonnine fino a 350 kW in tutta Europa, ha annunciato il varo di una tariffa flat di 8 euro per ricarica (guarda). Indipendentemente da quanti kW si prelevino e da quanto duri l’operazione. Si tratta chiaramente di una fornitura in perdita, dato che il prezzo di mercato sarebbe ben più del doppio. Ma è altrettanto chiaro che in listini di auto che partono da 80-90 mila euro si possono facilmente annegare i costi (promozionali) delle ricariche. Tanto più che, come ha spiegato lo stesso Venturini a Vallelunga, disseminare colonnine superfast sulle arterie maggiori serve anche “come totem per rassicurare dall’ansia da ricarica“.

Alla fine, però, come sempre saranno i clienti a decidere. Secondo voi, meglio una ricarica flat o una a consumo? Vi spaventa la piccola giungla dei prezzi dell’elettricità o vi sembra più giusto che ognuno paghi per quel che effettivamente carica? Rispondete qui sotto.

Johann Wohlfarter, ceo di Alperia, utility dell’Alto Adige*: Le tipologie di pagamenti seguiranno dinamiche simili a quelle della telefonia, solo saranno tariffazioni ancora più complesse perché conterranno anche dei servizi. Siamo solo agli inizi. Per questo la domanda flat o a consumo si esaurirà presto. Già Enel ha presentato adesso delle tariffe dichiarate flat che flat non sono, perché hanno un cap, primo esempio di contratto come quelli telefonici“.                                                  *da LinkedIn

 

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3 COMMENTI

  1. Personalmente ritengo sia migliore il sistema “a consumo”; ma forse va tenuto in considerazione anche un altro elemento: senza più stazioni di rifornimento e con colonnine sparse sul territorio, la tariffa flat potrebbe risultare un incentivo ad occupare la colonnina anche oltre il tempo della ricarica. Tesla ha già dovuto affrontare il problema e vi ha posto rimedio addebitando una fee per il tempo extra di occupazione del supercharger, una volta terminata la ricarica (magari gratuita). I gestori dei servizi di ricarica diventeranno anche riscossori delle soste per conto dei comuni?

    • È vero, la tariffa flat può indurre a lasciare l’auto oltre il tempo della ricarica. Molte colonnine prevedono l’accensione di un alert luminoso nel caso in cui l’auto nello stallo non stia ricaricando, occupando abusivamente lo spazio. Ma il problema c’è anche con il pagamento a consumo: quando la ricarica è terminata, l’operazione finisce e non è detto che l’auto venga rimossa. Vedremo, ma certo la tariffa flat per molti è più invitante.

  2. Non avendo un’elettrica la mia opinione vale poco, tuttavia mi vien da dire che per l’utente normale, è meglio una tariffa a consumo. La Flat la vedrei meglio per chi con l’elettrica ci lavora, vedi tassisti, Ncc, e via dicendo…

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