“Fuoco amico” affronta la spinosa questione della ricarica domestica, fra incentivi vecchi e (forse) futuri, costi di installazione e procedure burocratiche, scelta della wallbox e di un installatore qualificato. Il tutto nel “frullatore” di un condominio. E’ un abilitatore decisivo per l’acquisto dell’auto alla spina: dimezza i costi e semplifica la vita. Ma che fatica dotarsene!
Tanta confusione sugli incentivi wallbox
Ci aiuta a fare chiarezza l’ingegner Claudio Biella di Albiqual (Albo dei costruttori qualificati impianti elettrici). Gli abbiamo rivolto le classiche 5-domande-5 selezionate tra quelle che ci sottopongono i lettori, proprio alla vigilia della scadenza del bando (27 maggio) che ha riaperto i termini per richiedere il contributo sui lavori realizzati fino al 31 dicembre 2024.
L’ing. Biella conferma ciò che abbiamo scritto più volte, e cioè che le installazioni di quest’anno sono escluse dal bando e al momento non godono di alcun incentivo. A meno che non sia rinnovato il decreto triennale (2022-2024) che li istituiva. E che potrebbe godere di risorse residue non utilizzate del decreto scaduto (oltre 2 milioni) o di un parte, anche minima, dei 597 milioni del Pnrr (leggi) dirottati dalla rete di ricarica pubblica all’Ecobonus auto.
Il caso di scuola: il garage in condominio
Analizzando poi un caso di scuola, come l’installazione di una wallbox nel garage di un condominio sottoposto a Certificazione prevenzione incendi (CPI), Biella ricapitola diritti e doveri del proprietario e le procedure da seguire anche in relazione agli altri condomini. Quantifica i costi di collegamento al contatore domestico (fra 2.000 e 4.500 euro) e le varie opzioni per una installazione “scalabile” da altri proprietari di veicoli elettrici che si aggiungessero in futuro.
Il nostro interlocutore non crede invece che sia indispensabile alzare la potenza del contatore domestico a 6 kW (con costi aggiuntivi) perchè la ricarica dell’auto sia compatibile con gli altri usi casalinghi.
Monofase, trifase o aumento di potenza?

Anche i tradizionali 3 kW sono sufficienti, se la wallbox dispone del bilanciamento dei carichi o se l’installatore regola adeguatamente la potenza massima erogata dalla wallbox. Senza dimenticare la possibilità di aderire alla sperimentazione Arera che li eleva gratuitamente di notte e nei festivi. Le domande si possono presentare fino al prossimo anno e la sperimentazione durerà almeno fino al 2027. Tanto meno è necessario passare a contratti in trifase fino a 22 kW, con aumenti dei costi energetici molto importanti.
Infine l’ing. Biella suggerisce i criteri per scegliere un installatore affidabile e qualificato. E consiglia di affidare a lui la scelta della wallbox da installare (con mille euro circa si trovano già ottimi prodotti italiani) e quella di un progettista professionale quando richiesto dalla normative.
Il “carichino”? No, grazie
Ultimo avvertimento: i caricatori d’emergenza, i “cosiddetti carichini” con presa shuko, non sono consentiti nella maggior parte delle situazioni, nemmeno se collegati all’impianto attraverso le prese industriali blu o rosse.
- Guarda anche il VIDEO del nostro convegno a E-Tech 2024
domanda: perchè un ‘carichino’, per di piú collegato con presa 16/32A, non dovrebbe essere consentito ?
Perché così dice la legge.
wow, che risposta esaustiva e approfondita..
Quindi devo pensare che i carichini siano illegali tout court, visto che si tratta di inserire una spina alla presa e la pistola alla macchina.
Perchè nel video si fa riferimento al fatto che l’utilizzo del tipo 2 non possa essere utilizzato nei parcheggi condominiali accessibili a estranei e va bene, ma nemmeno nei box perchè ‘non è obbligatorio avere un impianto certificato’. Quindi in un box privato si può fare, con la raccomandazione di verificare l’adeguatezza dell’impianto.
Inciso: si definiscono i carichini ‘caricatori di emergenza’, mentre si dovrebbe dire ‘caricatori portatili’.
Così, tanto per avere un informazione utile..
I “caricatori portatili” (contento?) si possono utilizzare solo in ambienti privati, non accessibili al pubblico, e solo negli edifici non sottoposti a CPI. La logica è evidente: la sicurezza non è assoluta. Per esempio la presa Schuko non è bloccata e i contatti a lungo andare si possono usurare. Poi lei si diletti in tutti gli arzigogoli che crede. Questa è la legge.
Leggiamo il vostro sito per essere informati.
Scrivere ‘i “cosiddetti carichini” con presa shuko, non sono consentiti nella maggior parte delle situazioni, nemmeno se collegati all’impianto attraverso le prese industriali blu o rosse.’ è come minimo incompleto e comunque fuorviante.
La mia domanda era interessata, visto che uso il caricatore portatile in dotazione a Tesla con presa da 32A, magnetotermico e cavo dedicati.
Suggerisco sommessamente che scrivere che possono essere utilizzati solo in ambianti privati, meglio se con presa industriale bloccata e, come deve essere sempre fatto, con impianto certificato (basterebbe dire ben eseguito e dimensionato) poteva essere più preciso.
Non sono arzigogoli, solo essere corretti.
Guardi, lei continua a non capire che l’ambiente privato non significa nulla, perchè se si trova all’interno di un condominio sottoposto a CPI lei viola la legge. Si informi dalla fonte che preferisce, visto che non si fida di noi ne’ dell’ing.Biella. E aggiungo: “ben eseguito e dimensionato” conta zero. Nelle situazioni suddette deve essere associato a una dichiarazione di conformità dell’installatore al progetto di un professionista.
I prezzi indicati sono probabilmente gonfiati per non cadere nel “Ma avevo sentito dire che costava meno”. Io, wallbox inclusa, cavi ripassati dal contatore al quadro principale (erano sottodimensionati), ma senza aver avuto la necessità (per mia fortuna) di opere murarie ho speso intorno al migliaio di euro. Certo, ci possono essere complicazioni, ma indicare come “spese di partenza” il migliaio per la wallbox e 2000 di installazione mi sembra tantino
Anche a me pare tantino.
Ma vado ripetendo da anni, cifre alla mano però, che quello della ricarica domestica è un modo dove tutti gli attori se la suonano e se la cantano a loro beneficio, peraltro coordinandosi molto bene fra di loro.
E dove i clienti finali, che saremmo noialtri, sono vittima di una specie di “sindrome di Stoccolma” grazie alla quale finiamo col dare ragione alla assoluta incongruità di certe cifre.
Perchè bontà nostra ci fidaiamo. E’ comprensibile.
Intendiamoci: senza soldi non si canta messa.
non sto dicendo che son lavori che si fanno a costo zero.
Nè che sotto ci sia un qualche “imbroglio”.
Non vendono fuffa, tutt’altro.
Dico solo che spesso i requisiti tecnici sono eccessivamente elevati e serenamente immotivati nella ratio “causa effetto”.
Solito esempio: dallo stretto punto di vista della presa industriale cosa cambia alimentare a 16 ampere un forno del kebab o della pizza per 12 o anche 18 ore al giorno oppure caricare una batteria di un veicolo elettrico?
Strettamente a quanto riguarda la presa, non cambia assolutamente nulla.
Solo che una cosa stante l’attività commerciale/produttiva è concessa, l’altra in presenza di CPI no.
Detto questo, mi raccomando non sto mettendo in dubbio la moralità o la professionalità dell’ospite del Signor Massimo. Dico sul serio.
L’installazione prevedeva un collegamento di 50 metri tra il contatore domestico e il garage. Per la wallbox, l’ing. Biella ha considerato un prodotto che rientrasse nei requisiti per la sperimentazione Arera.