Il leader del partito populista Reform Uk, Nigel Farage ha proposto di riaprire le miniere di carbone nel Galles. Lo ha fatto dopo aver annunciato che se fosse per lui cancellerebbe il divieto di nuove trivellazioni nel Mar del Nord per l’estrazione di gas e petrolio
Nonostante la Gran Bretagna sia impegnata in un processo di riavvicinamento all’Unione europea (o forse proprio per questo), il capo dei populisti si spinge sempre di più verso posizioni “trumpiane” in campo energetico.
Durante un evento pubblico a Port Talbot, storica roccaforte dell’industria siderurgica gallese, Farage ha proposto la riapertura delle miniere di carbone. Lo ha fatto evocando il rilancio dell’acciaio “made in UK”. Nonché la necessità di rifornire gli altiforni con carbone nazionale. Affermando che “i gallesi tornerebbero a lavorare nelle miniere, se la paga fosse abbastanza alta”. Un messaggio diretto a una popolazione colpita da decenni di deindustrializzazione, che il leader di Reform UK vuole riconquistare con la promessa di un ritorno all’autosufficienza produttiva.
Farage non vuole solo riaprire le miniere di carbone, ma vuole anche revocare i divieti di nuove trivellazioni nel Mare del Nord
Il messaggio di Farage si inserisce in un’offensiva che Reform UK sta conducendo contro le politiche ambientali del governo e del partito laburista. In una recente visita ad Aberdeen, ex capitale britannica dell’estrazione offshore, il leader populista ha ribadito l’impegno del suo partito a revocare dal “primo giorno” di governo il divieto di nuove trivellazioni nel Mare del Nord, imposto dai laburisti. Secondo Farage, l’estrazione nazionale è cruciale per garantire la sicurezza energetica. E salvaguardare i 200.000 posti di lavoro che ancora dipendono dal settore petrolifero e del gas.
“Nei prossimi anni useremo più acciaio di quanto abbiamo mai usato, tra spese militari ed edilizia residenziale. Dobbiamo produrlo in casa, con il nostro carbone”, ha dichiarato Farage, legando così la questione energetica al rilancio dell’industria pesante e alla difesa dell’interesse nazionale.
Il Labour potrebbe fare marcia indietro?
La crescita nei sondaggi di Reform UK, trainata anche da una campagna incentrata sul rilancio dei fossili, ha messo in difficoltà il Labour di Keir Starmer. Secondo fonti raccolte dal Guardian, alcuni consiglieri del governo avrebbero comunicato agli investitori che potrebbero essere concesse nuove autorizzazioni per trivellazioni . A patto che si tratti di progetti vicini alle infrastrutture di oleodotti esistenti e non si estendano in aree “greenfield”. Una posizione più sfumata rispetto alla promessa elettorale di bloccare ogni nuovo progetto fossile.
Una fonte del settore ha dichiarato che da Downing Street e dal Tesoro sarebbero arrivati segnali “piuttosto chiari” sull’intenzione di mantenere aperta la porta a nuovi investimenti nel Mare del Nord. Il motivo? Oltre all’occupazione, si tratta anche di miliardi di sterline di entrate fiscali che il governo non vuole perdere, soprattutto in un contesto di instabilità economica e geopolitica.
Gran Bretagna divisa, ma favorevole alla transizione
Nonostante il ritorno dei combustibili fossili nel discorso politico, l’opinione pubblica britannica continua a sostenere, in larga maggioranza, l’obiettivo di riduzione delle emissioni nette a zero entro il 2050. Un sondaggio YouGov pubblicato a marzo ha rilevato che il 61% dei cittadini è favorevole a mantenere l’impegno climatico. Contro un 24% che si dice contrario o fortemente contrario.
Tuttavia, il crescente ricorso a importazioni di gas e petrolio da Stati Uniti e Qatar – che sostituiscono la produzione interna in calo – è alla base della narrativa nazionalista proposta da Farage. Una narrativa che punta a scardinare il consenso verde, facendo leva su insicurezza economica, nostalgia industriale e sovranismo energetico.
Sarà interessante osservare le mosse del Labour. Se il principale partito progressista britannico dovesse davvero fare marcia indietro su alcune delle sue promesse in favore della lotta alle emissioni di CO2, si creerebbe un precedente politico significativo. In gioco non c’è solo la politica energetica del Regno Unito, ma anche la credibilità internazionale della transizione climatica come progetto condiviso.
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Il Faràggio già non pago
d’aver fatto il suo portento
dal sapor piuttosto vago
e latore di sgomento
or se n’esce tutto fiero
con la nuova sua trovata
per la gloria dell’Impero
per Britannia ritrovata:
s’è proposto nella testa
per la terra sua d’Albione
di riapir con mossa lesta
le miniere di carbone!
Per passar per inclusivo
ha già preso decisione:
“Personal lavorativo
verrà dall’immigrazione!
Perlopiù già sono neri,
non vogliam discriminare
noi nel cuore siam sinceri
li vogliam far lavorare!
di carbone tutti intrisi
per vederli bene in viso
gli diremo tra gli avvisi
di mostrarci un bel sorriso!
E’ con tale seria azione
che accogliamo lo straniero
noi facciam l’integrazione
la facciamo per davvero
loro sotto coi picconi
noi di sopra a bere al bar
chè non siamo più coglioni
per il nostro lavorar.
Noi ci piace star tranquilli
con stipendio e sindacati
i lavori meno arzilli
li lasciamo agli sfigati.
Ma a nomar dei tempi andati
dove solcavamo i mari
ci fa sempre star beati
e sentirci rinomati.
Sono balle colossali
ma son dolci da sorbire
i miei fessi abituali
son già pronti ad applaudire”
Questa cosa è solo un passo
di fatal restaurazione
del passato ricco e grasso
che c’è in sua immaginazione.
Poichè pure ha le sue idee
su moneta e pagamento
e pagar con le ghinee
sarà’l nuovo cambiamento.
il vapor su treni e navi
sarà poi ripristinato
sol pei casi un po’ più gravi
il gasolio autorizzato
di volar non se ne parla
salvo col motor radiale
che sa l’elica girarla
e svolazza bene o male
ma su tutto, e non si puote
nominarle tutte quante
le scemenze un po’ aricinote
di quel sordido brigante,
nondimeno quel Faràggio
s’è deciso a parlar male
pur del nobile lignaggio
del sistema decimale
vuol tornare a fare i conti
sulla base “due più dieci”
per tornare senza sconti
di quei tempi un po’ pre-greci
dove il popolo d’Albione
si sentiva un po’ marziano
e viveva un po’ babbione
su quell’isola lontano
dove fan tutto al contrario
guidan da parte sbagliata
anche il tempo lì è antiorario
su quell’isola fatata.
Di boccaloni è pieno il mondo e la Storia.
Per questo i parassiti prosperano.
Ah Farage, me lo ricordo, il fenomeno che ha convinto gli inglesi più stolti a votare la brexit… Ancora Dan retta alle sue sparate?
son le “leggi dell’attrazione 💕… certi le “sparano” .. altri le votano…
Certo…i gallesi…nelle miniere di carbone…se la paga fosse abbastanza alta….si…si….come no….
Per me gli inglesi possono soffocare nei fumi del loro carbone e annegare nel loro petrolio, basta che la smettano di fare gli europei più di quando in Europa erano solo per attizzare guerra in Ucraina e nel resto del mondo .
In UK i consumi di petrolio sono stabili, mi aspetto addirittura una leggera discesa nel 2025 visto che il market share delle BEV sembra stabile sopra il 20%…
Aprire un pozzo di petrolio oggi vuol dire un investimento a brevissimo termine con inquinamento a lunghissimo termine, invece di buttare soldi sulla nostalgia del passato dovrebbero pensare a spingere ancora di più su Eolico ed elettrificazione dei consumi.
con il nuovo governo in uk hanno sbloccato e fatto ripartire la crescita dei progetti rinnovabili, e di enormi quantità di accumuli di rete, però il risultato di queste azioni, più elettricità (pulita), più stabile, e meno costosa di oggi, lo vedranno tra 2-3 anni
nel frattempo hanno elettricità abbastanza cara (frutto dei ritardi e delle ideologie lobbistiche dei governi precedenti).. riuscirà l’elettore medio a capire la giusta correlazione temporale, o per lo scontento di oggi voterà Farage per così risfasciare tutto?
Direi frutto di privatizzazioni selvagge in cui si e’ dato ai privati il monopolio di diversi settori, con il diritto di fare profitti senza controllo. Eppure, a qualcuno sembra ancora una buona idea.
Puntroppo in molti hanno la memoria corta, non solo in UK. Il mentire e’ stato sdoganato.
Le destre ed i populisti promuovono e vivono di una sola cosa, L’INGNORANZA DEL POPOLINO.