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Report ARERA sulle ricariche in Italia: prezzi, potenze…

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sperimentazione arera

Report ARERA sulle ricariche per auto elettriche in Italia: analizzati 225 dispositivi, con potenze da 2 a 350 kW, prodotti da 24 aziende. Si va dalle wall-box da casa alle colonnine stradali, dalla ricarica slow quick (l’86% del totale) alle fastultra-fast. ARERA è l’Autorità che regola energia, reti e ambiente.

Report Arera su 225 prodotti, tra colonnine e wall-box

I prezzi spaziano dai 700 euro dei dispositivi ideati per le famiglie, agli oltre 80 mila per le ricariche ultra-veloci ad uso degli operatori professionali. Con un prezzo unitario per ogni kW installato che va da 36 a 580 euro, in relazione velocità di ricarica (quindi potenza elettrica in gioco). Tutto è raccolto in un prezioso report, che viene da un’Autorità al di sopra delle parti:  Mercato e caratteristiche dei dispositivi di ricarica per veicoli elettrici”.

Lo studio è uno dei risultati dell’attività dei Focus group sulla mobilità elettrica, report areraistituiti dall’Autorità a inizio 2020. I Focus Group  hanno contribuito a mettere a punto la sperimentazione per favorire la ricarica domestica in fasce orarie notturne e festive, con aumento di potenza gratuito. Si partirà dal 1° luglio, con adesioni dal 3 maggio. La ricerca ha riguardato le caratteristiche tecniche ed economiche dei sistemi di ricarica disponibili sul mercato per consumatori, aziende, amministrazioni pubbliche o gestori di punti di ricarica. Senza limitazioni né sulla potenza, né sulla tipologia di corrente elettrica erogata al veicolo (alternata o continua). 

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Report Arera: offerta concentrata sulle basse potenze

I 225 dispositivi censiti nel 2020 coprono un ampio range di potenze di ricarica, da un minimo di 2 kW fino a un massimo di 350 kW, classificati in 4 segmenti di mercato:

  • ricarica lenta o “Slow” (95 dispositivi), per ricariche fino a 7,4 kW;
  • accelerata o “Quick” (98), per ricariche fino a 22 kW;
  • veloce o “Fast” (20), per ricariche fino a 50 kW;
  • ultra-veloce o “Ultra-fast” (12), per ricariche oltre i 50 kW.

report areraL’offerta di mercato è molto ricca per i segmenti Slow e Quick  (fino a 22 kW in corrente alternata). Si tratta di 193 dispositivi (l’86% del totale), in una fascia di mercato in cui opera il 78% delle imprese considerate. Diversa situazione per le potenze maggiori: nel segmento Fast operano solo 9 aziende, in quello Ultra-fast 6, la metà delle quali solo con dispositivi in corrente continua. Ecco i diversi tipi di prodotto:

  •  destinati a un contesto familiare o di piccolo ambito professionale (spesso con una sola presa e montate a muro, definite comunemente wallbox)
  • prodotti più adatti per aziende, esercizi commerciali o pubbliche amministrazioni (colonnine con due prese e potenza non superiore a 50 kW)
  • prodotti molto più ingombranti e adatti soprattutto all’installazione lungo autostrade o importanti snodi di traffico extra-urbano (Ultra-fast).

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Le ricariche AC: quanto costano wall box e colonnine

Quanto ai prezzi di acquisto, il report Arera identifica questi principali fattori di costo:

  • Per i dispositivi di ricarica lenta/Slow (fino a 7,4 kW) la spesa media per acquisto e installazione domestica di una wallbox è stimabile tra un minimo 900 € e massimo 1.500 €. Con un valore medio approssimativo di 1.200 € IVA inclusa. Esistono anche soluzioni low-cost che costano solo 700 €, così come soluzioni “top di gamma” da 1.700 € e più. Ma la media risulta intorno ai 1.200 €. Diverse case auto offrono un acquisto combinato auto-wallbox, con il dispositivo di ricarica “in omaggio”.report arera
  • Per i dispositivi per ricarica accelerata/Quick (fino a 22 kW) i prodotti base (monopresa, con potenza di 11 kW e senza alcun meccanismo di autenticazione, né connessione internet) possono avere prezzi di poco superiori a quelli del segmento precedente, compresi tra 700 e 1.300 € + IVA. Per una colonnina con 2 punti di ricarica, ciascuno da 22 kW, i prezzi tipici (reali al pubblico) possono invece variare nell’intervallo tra 2.000 e 4.000 € + IVA (con funzionalità base i prezzi sono ridotti fino a 800-1.000 €+IVA).

Si sale di costo: per le ultra-fast arrivi a 80 mila + Iva

Tutt’altro discorso per le Fast e, soprattutto, per le ricariche DC:

  • Per le ricariche veloci/Fast (fino a 50 kW), per una colonnina monopresa a corrente alternata da 44 kW, i costi variano tra 7.000 € e 9.000 € + IVA.
  • Per dispositivi in corrente continua da 50 kW, la colonnina ha un costo compreso tra 22.000 e 29.000 €+IVA, ma esistono dispositivi meno prestazionali pur se interessanti (come wallbox con una sola presa da 30 kW a 7.500 €+IVA o colonnine da 24 kW, i cui prezzi possono variare tra 12.000 € (monopresa) e 19.000 € + IVA).report arera
  •  I dispositivi per ricarica ultra-veloce/Ultra-Fast (oltre 50 kW) sono quelli più costosiPer quelli compresi tra 60 e 150 kW, i prezzi a disposizione riguardano solo 3 dei 6 dispositivi totali censiti e variano tra 26.000 e 40.000 € + IVA, crescenti con la potenza erogata. Per i dispositivi tra 150 e 350 kW, i prezzi a disposizione riguardano 5 degli 8 dispositivi censiti. Variano tra 54.000 e 80.000 € + IVA, crescenti con la potenza erogata.

Colonnine gratis nel supermarket? Spesa contenuta

I dispositivi meno costosi sono quelli utilizzabili per ricariche gratuite ad accesso libero. Non necessitano né di autenticazione (fisica o elettronica) né di connessione internet per gestire i pagamenti. La fascia di prezzo più alta (tra 3.000 e 4.000 € + IVA) riguarda dispositivi con tutte le funzionalità, (RFID e connessioni web o con SIM nel dispositivo). In generale, a parità di potenza massima di ricarica, gran parte del prezzo finale è legato alla componentistica necessaria per le interazioni con l’utente.

Come display, chip RFID/NFC, possibilità di controllo tramite applicazioni mobili, ecc. Per questo motivo, l’investimento necessario per acquistare un dispositivo per offrire ricarica gratuita ad accesso libero (ad esempio nel parcheggio di un supermercato), può risultare nettamente inferiore (tra il 30% e il 50%) rispetto a quel che serve per un dispositivo che eroga ricarica a pagamento  inserito in un circuito interoperabile. Un indice interessante può essere quello della spesa media unitaria che è necessario sostenere per acquistare un dispositivo di ricarica. Varia molto in funzione della taglia e della tecnologia, variabile tra 36 e 580 euro per ogni kW, che riflette anche le diverse prestazioni dei dispositivi considerati nella ricerca.

Il problema del consumo delle colonnine in stand-by

Ulteriore fattore rilevante, in un’ottica di sostenibilità, è il consumo in stand-by dei dispositivi. Circa 1 dispositivo su 3 consuma costantemente tra 20 e 30 W e l’80% dei dispositivi non consuma più di 30 W. Solo 1 dispositivo su 5 risulta avere consumi trascurabili (inferiori a 5 W). Se si considera che a ogni W di prelievo in stand-by corrisponde un consumo energetico annuo pari a 8,76 kWh, l’installazione di 10.000 dispositivi di ricarica Slow o Quick  (con un valore medio di consumo in stand-by di circa 12 W) comporterebbe oggi il superamento di 1 GWh di consumo annuo in stand-by. Mentre altrettanti dispositivi di tipo Fast o Ultra-Fast arriverebbero a consumare 5,25 GWh/anno

Di conseguenza, laddove si sviluppasse una rete di ricarica privata-pubblica costituita da almeno 3 milioni di dispositivi di tipo Slow o Quick e circa 10.000 di tipo Fast e Ultra-Fast , i consumi di stand-by potrebbero arrivare a pesare – senza l’avvento di tecnologie ad alta efficienza – circa 300-350 GWh/anno. Rappresentando al 2030 oltre il 3% del fabbisogno di energia stimato per alimentare i 6 milioni di veicoli circolanti.

Vehicle-to-grid, funzioni smart e sostenibilità

Per attivare l’interazione tra le reti elettriche e i veicoli, offrendo al sistema servizi di bilanciamento o riserva (Vehicle-to-Grid, V-to-G) , è indispensabile che il dispositivo possa “modulare” la corrente durante la ricarica. Una capacità presente in due su tre dei dispositivi Slow e Quick (segmenti dominati dalla corrente alternata) e in quasi la metà dei dispositivi Fast e Ultra-Fast, quindi già in grado di effettuare la modulazione dei flussi monodirezionali (dalla rete alla batteria dell’auto, V1G).

Al contrario, il report evidenzia come sia ancora lontana la possibilità per questi dispositivi di gestire flussi energetici report arerabidirezionali (anche dalla batteria alla rete, V2G). Sono analizzate anche le caratteristiche ‘smart’ dei dispositivi di ricarica, cioè la capacità di interagire telematicamente con un soggetto esterno. Per trasmettere i dati relativi alla quantità di energia scambiata col veicolo e di attuare comandi per modulare la corrente durante la ricarica e poter offrire servizi V-to-G.

Nel 2020 solo un terzo dei dispositivi possiede queste caratteristiche smart: (35% delle Slow, Quick e Fast e 42% delle Ultra-Fast), ma la situazione è in rapido miglioramento. Anche grazie alla spinta di Arera per lo sviluppo di nuova normativa e l’avvio da maggio della sperimentazione per favorire la ricarica in luoghi privati.

Aumento gratuito di potenza: sperimentazione dall’1/7

Il report Arera ha elementi importanti sulla sperimentazione  per favorire la ricarica in luoghi privati.

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Permetterà, dal 1° luglio, l’aumento gratuito di potenza fino a 6 kW nelle fasce orarie notturne/festive per i clienti in bassa tensione (delibera 541/2020). Può aderire volontariamente – presentando richiesta al GSE a partire da maggio – chi utilizzerà dispositivi di ricarica (wallbox) che rispettino i requisiti tecnici definiti dall’Autorità. In un’abitazione italiana tipica (con connessione e impianto elettrico monofase) la potenza disponibile è di 3,3 kW. 

Per poter andare oltre in qualunque momento della giornata, in genere occorre richiedere una variazione del contratto di fornitura, pagando un costo fisso annuo su ogni kW aggiuntivo. Anche se dal 2017 l’ARERA ha reso tale aumento di potenza per i clienti domestici più agevole e meno costoso (info cliccando qui), grazie agli smart meter e alle nuove wall-box intelligenti e senza modifiche contrattuali, aderire alla sperimentazione consente di disporre di maggiore potenza nelle ore notturne e festive, in cui la rete elettrica è più scarica. A seconda delle situazioni specifiche, i risparmi stimati (rispetto all’aumento di potenza in tutte le ore del giorno e in tutti i giorni) variano tra 60 e oltre 200 euro l’anno.

Report Arera, in conclusione: serve più concorrenza nelle Ultra-Fast. E il V2G non è dietro l’angolo…

Secondo il report Arera, il mercato mostra una competizione particolarmente vivace nei segmenti caratterizzati da potenze di ricarica medie e basse, in AC. Con prodotti per mercato consumer (singole abitazioni o condomini), il micro-business (es. studi professionali, autorimesse), flotte aziendali e gran parte dei mercati Ho-Re-Ca e della grande distribuzione. Proprio questi dispositivi saranno utilizzati per attrezzare la larghissima maggioranza (ben oltre il 90%) dei punti di ricarica di cui si doterà l’Italia nei prossimi 10 anni.

Diversa è la situazione nei segmenti di mercato dedicati ai punti di ricarica veloce e, soprattutto, ultra-veloce, dove ancora opera un numero di aziende più ristretto. Meno del 50% di quelle presenti nei precedenti settori. Le possibilità di dialogo e interazione tra veicoli e infrastrutture elettriche (Vehicle to Grid) sono al centro delle politiche di smart charging che ARERA promuove da tempo. Ma è presto per poterle sfruttare a pieno in contesti di dimensioni superiori a quelle tipiche delle sperimentazioni. Se per le prime applicazioni V1G possono bastare anche solo pochi mesi, per le molto più costose applicazioni V2G l’orizzonte temporale è ancora di qualche anno.

 

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3 COMMENTI

  1. Alla faccia di chi sostiene che 0,80€ al kWh sulle super fast sia troppo costoso. 80000€ solo per la colonnina, ma poi c’è il manufatto per la cabina elettrica MT/BT e l’acquisto del suolo, con i suoi bei quadri MT, il trasformatore MT/BT, e il quadro BT con i suoi cavi che vanno verso le colonnine. Chi investe oggi in queste strutture farà molta fatica a ripagarsele. Il metodo più giusto è quello Tesla, vende le auto ad un prezzo relativamente alto, ma gli investimenti per i suo circuito di ricarica vengono ammortizzati all’interno del costo dell’auto e non dell’energia erogata/venduta.

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