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Reinova porta il SOH delle batterie su blockchain

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soh batterie blockchain

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Reinova lancia un servizio innovativo per la trasparenza e la sostenibilità della mobilità elettrica: la certificazione del SOH (stato di salute) delle batterie basato su tecnologia blockchain. 

L’azienda modenese guidata da Giuseppe Corcione mette a disposizione uno strumento che permette di  tracciare ogni aspetto del ciclo di vita delle batterie, dalla produzione allo smaltimento. La successiva registrazione digitale, distribuita e immutabile nel blockchain, offre una trasparenza e una sicurezza senza precedenti. E garantisce l’autenticità delle informazioni prevenendo frodi e manipolazioni.

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Uno strumento che si integra nel nuovo Passaporto Digitale Europeo delle batterie

Il nuovo servizio di Reinova risponde alle esigenze del Regolamento Europeo sulle Batterie (EU Battery Regulation 2023/1542). Il regolamento prevede infatti  l’introduzione di un Passaporto Digitale delle Batterie a partire dal 2027. Questo passaporto conterrà informazioni cruciali sullo stato di salute, la composizione e l’impatto ambientale di ogni batteria.

Ogni misurazione dello SOH, il parametro che indica il livello di degrado delle batterie, registrato sulla blockchain, è impossibile da alterare a posteriori.

Inoltre la trasparenza sullo stato di salute delle batterie usate apre nuove opportunità per il mercato del second-life e del riciclo, promuovendo l’economia circolare e valorizzando adeguatamente le batterie usate.

«Questo servizio rappresenta un importante passo avanti per l’industria delle batterie» dichiara Giuseppe Corcione, CEO di REINOVA. E spiega: «La blockchain ci permette di offrire un livello di trasparenza e fiducia mai visto prima, a beneficio dei produttori, dei consumatori e dell’ambiente».

  • LEGGI anche e guarda il VIDEO: Batteria riparata e certificata: ecco la “clinica” Reinova

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5 COMMENTI

  1. L’idea di certificare il SOH delle batterie è interessante, ma la blockchain qui sembra più una trovata di marketing che una vera necessità tecnica. La trasparenza si può ottenere anche con sistemi molto più semplici, tipo database certificati o firme digitali, senza i costi e la complessità di una blockchain.

    Il CEO parla di “fiducia mai vista prima”, ma la fiducia la danno gli enti certificatori, non la tecnologia in sé 🙂 Qui sembra più che Reinova voglia vendere un servizio premium sfruttando la buzzword “blockchain” per attirare aziende e investitori. Insomma, problema reale, soluzione pompata!

    • Quasi. Il documento firmato dipende dalla catena di firma. E le firme hanno scadenza.
      Il db certificato richiede un’infrastruttura dedicata che può non sopravvivere a chi la implementa. A meno che non sia governativa con tutti i problemi che conosciamo. Pensa a farla globale.

      La blockchan risolve entrambi questi problemi.

      Tuttavia c’è blockchain e blockchain. Di che BC stiamo parlando?
      Sul discorso costi, le batterie sono oggetti costosi. Il costo di una scrittura su BC varia molto a seconda della BC. Da 1 euro o meno a qualche euro. Non è proibitivo per lo scopo che ci si prefigge.

      PS: Ovviamente se la BC chiude, ciao ciao a tutto. Per questo dicevo che la differenza la fa la blockchain scelta.

      • Se la firma digitale scade, un doc non perde automaticamente validità, dipende dalla normativa. Risolvi es. con timestamping qualificato (RFC 3161) o ETSI eIDAS con cui dimostri l’integrità del dato anche post-scadenza e ne estendi la validità temporale.

        Il fatto che un db centralizzato richieda manutenzione non è per forza un problema. Ci sono soluzioni non-BC come IPFS o QLDB che sono distribuite e danno tracciabilità e affidabilità.

        E come hai già detto tu, se la BC chiude, ciao ciao: hai dati crittografati non più verificabili quindi inutilizzabili. Se nessuno la valida più è un registro morto. E poi, quanto scala davvero? Se ogni batteria aggiorna spesso il SOH, anche solo 1-2€ a scrittura diventa un costo enorme su scala globale.

        Poi oh, magari la soluzione Reinova è pure buona eh! Volevo solo mettere i puntini sulle i 🙂

        • “[…] dimostri l’integrità del dato anche post-scadenza e ne estendi la validità temporale.”

          Hai ragione. Mi sono espresso da cani. Pensavo alle situazioni in cui la catena di firma si interrompe.
          Il certificato con cui fai la marca temporale (citi l’X509) ha la classica catena CA->chain->cert.
          Se la chain si interrompe (fallisce un soggetto) il documento ha sì, validità, ma, se non erro, non può essere revocata in caso di compromissione.
          Che è poi una delle criticità, remote, delle marche temporali. Ma sto filosofeggiando.

          “hai dati crittografati non più verificabili quindi inutilizzabili.”

          Una piccola precisazione. La BC non è crittografata. Sarà sempre leggibile anche se uno solo ha il ledger.
          Non a caso costi della BC sono in scrittura e non in lettura.

          Sul quanto scala, beh, visto per cosa è usata oggi la scalabilità c’è tutta. Ma io avevo capito che l’idea fosse salvarci un certificato di un test del SOH. Non il valore continuo del SOH.
          Del tipo, la metto in vendita e richiedo la certificazione del SOH.

          Se parlano di scritture continue la penso come te. E’ overkil sia tecnicamete che economincamente. Oppure usano una loro BC interna e lascia il tempo che trova. 🙂

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