Regolamento Ue sulle batterie: è sfida sul mix elettrico

regolamento batterie

La Commissione UE pensa di aggiornare il regolamento sulle batterie in vigore da febbraio di quest’anno. In particolare intende modificare il meccanismo per il calcolo dell’impronta di carbonio. Cioè delle emissioni di CO2 in fase di produzione.

Oggi l’impronta di carbonio si calcola partendo dalla quantità di energia elettrica richiesta in produzione. Dal 2027, invece, la Commissione Ue propone di adottare come base per il calcolo il mix elettrico del Paese di produzione delle batterie.

La Germania si ribella: ci penalizza

Questo nuovo sistema di calcolo penalizzerebbe molti produttori extraeuropei, ma anche l’industria automobilistica tedesca che si è subito schierata contro la riforma. E ha già chiesto al governo di Berlino di intervenire.

Fonte: https://astrolabio.amicidellaterra.it/node/3157

Il mix elettrico tedesco, infatti, è di gran lunga peggiore rispetto ad altri paesi come la Francia (che dispone di energia nucleare) o come quelli che già possono contare su una quota maggioritaria di energia elettrica da fonti rinnovabili. Oggi in Germania circa il 40% dell’elettricità deriva ancora da fonti fossili come il carbone e il gas.

regolamento batterieI carmaker tedeschi: “Noi in prima fila per abbattere l’impronta di carbonio delle  batterie”

Tuttavia, fanno notare i costruttori di auto tedeschi, molti di loro hanno preso accordi con aziende energetiche che forniscono loro energia “green” (i cosiddetti Power Purchase Agreement, in breve PPA). Sostengono quindi che le loro batterie per auto verrebbero considerate più “sporche” di quanto non siano effettivamente. E portano ad esempio la fabbrica di celle Northvolt a Heide, nello Schleswig-Holstein.

L’Associazione tedesca dell’industria automobilistica (VDA) ha diffuso una  nota con cui sostiene che «l’industria automobilistica ha poco a che fare con il mix energetico nazionale/regionale complessivo». Quindi i nuovi criteri penalizzerebbero proprio chi ha avuto approcci più lungimiranti ai problemi ambientali.

Il Regolamento UE sulle batterie vuole garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e stimolare l’economia circolare. Prevede quindi una dichiarazione sull’impronta di carbonio e un’etichettatura obbligatorie, anche sui singoli componenti la quota di materiale riciclato.  I requisiti di etichettatura si applicheranno dal 2026.

Visualizza commenti (5)
  1. L’ ennesima dimostrazione che i grandi gruppi industriali devono investire per realizzare propri impianti energetici o partecipare alla realizzazione con altri stakeholders. Avere il miglior mix energetico serve ad abbassare i costi produttivi ed evitare eventuali penalizzazioni per uso di fonti inquinanti.; ora è un momento critico per i numerosi conflitti in corso e scontri nel WTO (es. Il ricorso cinese contro i dazi europei); quando il clima politico sarà più tranquillo si accentuerà nuovamente l’ attenzione sulla minaccia globale .. che non aspetta i nostri “tempi” ed i nostri dubbi ma va affrontato molto rapidamente ed efficacemente…e coinvolge ognuno di noi con le scelte..e l’ impegno.

  2. i dati risportati sono del 2023,
    con Germania a 40% di fossili

    oggi, cioè 7 mesi dopo,
    la sua quota di fossili è scesa a 35%
    (media sui primi 7 mesi del 2024)

    giusto per ricordarci che la Francia ci ha messo 50 anni e molto debito pubblico per fare le centrali, mentre la Germania a questo ritmo decarbonizzerà in 6 anni da adesso

    1. Alexander Kozlov

      occhio a fare questi ragionamenti.
      Stai confrontando un anno specifico con i 7 mesi dell’anno successivo estrapolandone un trend, ma sono periodi talmente brevi che l’incertezza è altissima (soprattutto per la Germania, che fa ampio uso di fonti aleatorie).
      Tra l’altro è anche difficile aspettarsi un andamento lineare.

      Se avessimo usato lo stesso ragionamento sempre in Germania confrontando 2015-1016, oppure 2018-2019, oppure 2022-2023 avremmo trovato risultati completamente diversi e incoerenti tra loro

      A frapporsi alla decarbonizzazione completa tramite sole rinnovabili c’è anche il problemino dei picchi di produzione.
      Ad esempio vedo che in questo momento (giornata estiva soleggiata, ma non ventilata) le fonti fossili costituiscono solo il 9% del mix tedesco 🥳.
      Se dovessi valutare un investimento energetico, dovrei tener conto che in futuro capiterà di non riuscire a vendere energia nei momenti di picco. Quindi o mi compro un sistema di accumulo oppure mi rassegno a vendere meno. In qualunque caso ho un minor ritorno sull’investimento.
      Insomma, fotovoltaico ed eolico sono una gran cosa fintanto che ci sono fonti fossili da rimpiazzare in ogni momento (che fanno da batteria virtuale), ma è difficile pensare che possano rimpiazzarle completamente seguendo un trend lineare

      1. quel dato è una sintesi, per dare un’idea della velocità,
        e prima di proporlo mi sono passate per la testa valutazioni e verifiche

        ==== per essere breve:

        qui si vede l’andamento della Germania anno su anno su più anni:
        https://energy-charts.info/charts/renewable_share/chart.htm?l=it&c=DE&interval=year&legendItems=11

        Germania sta correndo a circa +5 di quota percentuale rinnovabili all’anno, mentre la media europa corre a circa +3 o +4

        ========================
        === per essere lungo, per chiacchere da “nerd”:

        – i primi 6-7 mesi dell’anno sono un mix di inverno ed estate, come andamento delle stagioni approssima abbastanza un anno intero, può essere un dato rappresentativo di come si chiuderà l’anno;
        anzi ai ritmi di installazione attuali non è escluso chiudano l’anno a 66% di rinnovabili invece che al 65% stimato sul primo semestre

        – 6 anni per decarbonizzare si intende per fare il grosso del lavoro di decarbonizzazione; ai fini del risultato di immettere meno emissioni totali in atmosfera, e anche di risparmiare più soldi, la parte più importante è la discesa rapida

        – sulle riviste di settore ci sono notizie che danno entusiasmo nel vedere come sul tema energia si stanno muovendo “compatti” senza autosabotarsi, per passare il guado di cui parla l’articolo più velocemente possibile

        cioè l’eredità pesante del carbone, su cui mi pare facciano già pagare i costi ETS delle emissioni carboniche, facendolo risultare abbastanza caro; al momento la loro quota di carbone sta calando molto rapida; poi sarà la volta di aggredire la quota del metano

        notizie (e previsioni numeriche in crescita) di nuove aste e costruzioni di nuovi impianti; sembra che le strade siamo spesso ingorgate dal trasporto di materiali per gli impianti e fatichino a trovare altra manodopera qualificata per stare dietro alle installazioni, un cantiere a cielo aperto, sono in piena fase di investimento, voglino fare prima della prossima crisi energetica

        un mese fa hanno finanziato con 25 miliardi i lavori di potenziamento della rete alta tensione interna e verso estero (che era ancora vecchiotta ed era già diventata un collo di bottiglia, perché la parte Sud, la Baviera, va un po’ al traino del loro nord, per ora il sud ha ancora poche rinnovabili), e fatto una legge speciale per velocizzare i permessi per i lavori

        essendo al 65% di rinnovabili, sono vicini alla soglia 70% in cui entano in gioco anche gli accumuli, che vanno ad assorbire i picchi di produzione valorizzando l’energia e permettendo ritorni di investimento ancora abbastanza brevi

        === la crescita delle rinnovabili non è detto che rallenti all’abbassarsi progewsivo del pun, al momento sta rimanendo lineare (più che lineare) perchè ad ogni stadio subentrano nuovi fattori di spinta

        >> azioni coerente dalla loro politica che si è data degli obiettivi e da “precisini” li stanno perseguendo; ad esempio le loro bollette hanno molte tasse, nonostante il loro pun sarebbe già ora buono, leggevo sarebbe una scelta per rendere più invitante per abitazioni e imprese a installare fotovoltaico e fare autoconsumo e accumulo, oltre efficentamento, isolamento termico e pompe di calore, cercano di velocizzare

        >> soprattutto, è spinta dalle continue innovazioni tecnologiche (più efficenza) e dal calo dei prezzi degli impianti e degli accumuli, che compensa la maggiore complessità dei sistemi con accumulo e il progressivo calo del prezzo pun, alla fine il tempo di ritorno sugli investimenti rimane breve

        >> oltre alle aste per sistemi BESS di rete (ma iniziano a metterli direttamente anche gli investitori di rinnovabili utility), stanno iniziando anche i primi esperimenti commerciali di elettrolizzatori.. che spingeranno la fase successiva; nelle previsioni di poco tempo fa di parlava di idrolizzatori in quantità in europa dopo il 2035, ma gli impianti in costruzione in Portogallo suggeriscono che i tempi saranno più brevi

        idrolizzatori che per ora sono cari, solo fortemente incentivati, ma vogliono essere pronti quando arriveranno a quota 85-90% rinnovabili e inzieranno a valutare di produrre una quota di idrogeno e derivati, es. metanolo, metano verde, ammoniaca per usi industriali, o accumuli (ribruciandolo poi in centrali a gas per riavere energia, ad es. centrali a ciclo Allam senza emissione di Co2 come accenava l’artico di Aspo oggi citato su vaielettrico), o uso nei trasporti difficili

      2. Guido Baccarini

        Obiezione corretta, la redditività progressivamente diminuirà: è il motivo per cui i distributori di carburante avranno una curva di decrescita non lineare e ad un certo punto il carburante sarà estremamente costoso perché dovrà assorbire anche l’incertezza.
        In Italia, però, abbiamo i bacini di pompaggio largamente sottoutilizzati, proprio perché al momento costa meno produrre che stoccare per il meccanismo regolatorio dei costi istantanei.
        Fintanto non avremo un governo che prenda sul serio le politiche energetiche (e non vedo nessun partito in grado di farlo), sarà davvero dura.

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