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Regno Unito: “Troppo piano verso le emissioni zero”

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Nel Regno Unito, il Comitato della Scienza e della Tecnologia ha pubblicato un report che analizza le politiche adottate dal governo per favorire la crescita sostenibile e rispettare gli obiettivi sul taglio delle emissioni di anidride carbonica. Il quadro delineato è chiaro: bisogna creare (in fretta) una mobilità a zero emissioni. Con un cambio di marcia sostanziale. 

Il tempo non basta 

Secondo il rapporto, il processo di completa decarbonizzazione preventivato per il 2050 richiede misure efficaci e velocemente attuabili. Tra le principali spicca l’iniziativa “Road to Zero Strategy“, che prevede il divieto di vendere nuove automobili ICE a partire dal 2040. Questa misura dovrebbe aiutare a realizzare il proposito di avere su strada “quasi ogni autovettura o furgone a zero emissioni” per il decennio successivo. La transizione non sta avvenendo però al ritmo necessario.

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Gli esperti del Comitato segnalano infatti che l’obiettivo sarebbe raggiungibile “rimuovendo dalla circolazione 20.000 automobili a combustione interna alla settimana, da oggi fino al 2050“. Tuttavia, nel 2018, sono state immatricolate settimanalmente soltanto 1.200 macchine a emissioni ultra basse. Inoltre, nel documento, il settore dei trasporti è indicato come il principale responsabile delle emissioni di CO2 in Inghilterra (27% nel 2018). E c’è qualcosa di più preoccupante: è l’unico ad aver aumentato il proprio impatto ambientale negli ultimi anni.

Più condivisione e biciclette

Ad ogni modo il dossier contiene numerose indicazioni per invertire la tendenza. Nel breve termine, l’invito è riconsiderare gli incentivi fiscali per aiutare i cittadini ad acquistare veicoli con le emissioni più basse (elettrici in testa). Fondamentale è anche il potenziamento delle infrastrutture per la ricarica in ambito privato e soprattutto pubblico, implementando modalità rapid charge, interoperabilità e connettività. Nel medio e lungo periodo, invece, i membri del Comitato ritengono che si debba anticipare al 2035 la proibizione della vendita di nuovi veicoli ICE e ibridi.

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Questo provvedimento verrebbe poi esteso ai mezzi pesanti diesel nel 2040. Senza tralasciare il passaggio in massa dalla proprietà diffusa dei veicoli personali alla loro condivisione. Tutto questo dovrebbe ridurre il numero delle macchine richieste dalla popolazione, specialmente “promuovendo il trasporto pubblico e riducendone il costo relativo rispetto ai mezzi privati, ma anche incoraggiando e supportando l’utilizzo delle biciclette e il muoversi a piedi“.

Pensiero sistemico 

Andy Eastlake, Managing Director dell’azienda Low Carbon Vehicle Partnership, sostiene che “nel lungo periodo, il nostro scopo non è avere tanti veicoli a zero emissioni, ma avere una mobilità a zero emissioni. Dobbiamo creare un sistema di trasporti“. Un’operazione complessa e onerosa, il cui sforzo economico, calcolato nel report, sarebbe pari all’1-2% dell’attuale PIL nazionale. La consultazione in corso sul regolamento delle infrastrutture per la ricarica (leggi l’articolo) aiuterà a comprendere la direzione che il governo dovrà assumere in merito.

Un’altra disposizione suggerita dal Comitato prevede la formazione di flotte statali in sharing e a emissioni ultra basse entro il 2022, estendendo l’iniziativa alle autorità locali nel 2030“. Non manca poi l’attenzione verso l’ultimo miglio. La sperimentazione dei centri di consegna cittadini dovrebbe servire a “verificare il loro potenziale nella riduzione delle emissioni e identificare strategie per supportarne la distribuzione geografica e l’utilizzo effettivo“.

– leggi anche: Case auto, vendere un milione di Ev nell’Ue è “d’obbligo”

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