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Record delle rinnovabili (40%): auto elettrica sempre più pulita

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Il 2020 sarà probabilmente l’anno record per le rinnovabili in Italia. Nei primi 9 mesi, infatti, l’energia “verde” ha coperto il 40% della domanda elettrica nazionale. Era il 36% l’anno scorso. Lo certifica Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale ad alta e altissima tensione nel suo ultimo rapporto con dati aggiornati a settembre. Nel solo mese di maggio si è toccata addirittura una quota del 50%. Per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione europea l’Italia dovrebbe raggiungere entro il 2030 una quota di generazione elettrica da fonti rinnovabili del 67%.

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Quelle del periodo gennaio-settembre 2020 sono performances dovute a situazioni (si spera) irripetibili, come il lock down per il Covid che ha drasticamente ridotto la domamda di energia. Nei 9 mesi della rilevazione la domanda si è ridotta del 6.8% rispetto allo stesso periodo 2019. La flessione è stata fronteggiata  tagliando la generazione da centrali termiche.

Tuttavia in settembre, quando la domanda è tornata sui livelli dell’anno precedente, le fonti rinnovabili hanno comunque coperto il 36% del fabbisogno, contro il 33% dello stesso mese 2019.

Ma sulle rinnovabili dobbiamo fare di più

E’ sufficiente? No, risponde l’Italy Climate Report (ICR) 2020,  presentato l’altro ieri alla Conferenza Nazionale sul clima.

rinnovabiliSarebbe necessario installare 6,5 GW di nuova capacità di generazione  all’anno, cioè raddoppiare in un decennio la capacità attuale. In realtà dal 2014 al 2018 le green energy sono cresciute meno del 7%, contro il 14% della media europea e tra il 16 e 18% di Francia, Germania e Spagna.

A livello mondiale le energie rinnovabili sono state ancora una volta la fonte di energia in più rapida crescita nel 2019, con un aumento del 12% e un enorme 252% in un decennio. Ciò spiega la quota crescente della domanda globale di energia soddisfatta da fonti rinnovabili, che, con quasi il 16% nel 2019, era la più alta nella serie storica (54 anni) elaborata annualmenta da BP.

Rinnovabili, ultimi anni in frenata

Non  altrettanto si può dire dell’Italia. Nell’ultimo biennio, addirittura, le nuove installazioni non hanno superato una media di 1 GW all’anno. Il risultato è che dopo un decennio di buone performance sul lato emissivo (-27% di gas serra dal 2005 al 2014), la traiettoria dell’Italia verso la decarbonizzazione si è quasi appiattita, con una media annua di tagli alle emissioni scesa all’1,6%.

Quindi è necessario un cambio di passo. La Fondazione Italy for Climate che ha promosso il report assieme a un gruppo di imprese (ChiesiConouDavinese2iERGillyING) propone una road map di misure. L’occasione è il Recovery Plan, lo sfondo è quello del Green Deal Europeo. Sei i fronti su cui operare: introduzione di un sistema di carbon pricing; passaggio da un modello economico  lineare a uno circolare e rigenerativo;  accelerazione nella ricerca e sviluppo e nella diffusione di soluzioni innovativesemplificazione e razionalizzazione delle procedure e degli iter autorizzativi; promozione della cultura della transizione.

Emissioni, trasporti  pecora nera

Il settore dei trasporti, in particolare, è l’unico a non aver ridotto le emissioni negli ultimi 30 anni. Oggi, con valori uguali a quelli del 1990, è il secondo in italia per CO2 rilasciata. Il 90% delle emissioni dei trasporti si producono sulla strada e per la gran parte dalle automobili, a causa della vetustà del parco auto e dell’alto tasso di motorizzazione. E’ necessario ridurre la domanda di mobilità privata, spingere sulla mobilità elettrica (con un obiettivo di 5 milioni di auto elettriche immatricolate nel 2030), far ricorso al biometano per la transizione del trasporto pesante.

La soluzione? Più auto elettriche

Anche l’ultimo report del World Economic Forum (https://www.weforum.org/projects/system-value)  rilasciato mercoledì, identifica nella mobilità elettrica uno dei pilastri di un sistema energetico più sostenibile. A condizione che siano «parte di una città intelligente integrata che affronta la decarbonizzazione in modo sistemico, compresa la generazione di energia verde e le sfide per la stabilità della rete energetica».

I veicoli elettrici, sostiene il rapporto, emettono meno gas serra  (leggi anche) rispetto ai veicoli a combustione interna e la percentuale in rapida crescita di energia rinnovabile disponibile per gli utenti continuerà ad ampliare la differenza di impronta di carbonio tra veicoli elettrici e veicoli ICE. Inoltre il costo totale di proprietà di un veicolo elettrico è già inferiore a quello di un veicolo ICE , sostiene Accenture.

Sei miliardi per le ricariche, un affare

Dunque il report consiglia l’adozione di tutte le azioni abilitanti per la diffusione dei veicoli a batteria, anche come risposta agli effetti economici della recessione Covid 19 (vedi Indice di transizione energetica 2020: dalla crisi alla ripresa). Per esempio, un investimento di 6 miliardi di euro in infrastrutture di ricarica per EV in Europa potrebbe produrre benefici per 12,6 miliardi di euro in termini di salute e qualità dell’aria. L’analisi indica  l’obiettivo di un milione di punti di ricarica nell’UE. Si otterrebbe una riduzione del 10% delle emissioni dovute al traffico stradale entro il 2030. Questo crerebbe anche 192.000 nuovi posti di lavoro.

La catena del valore dei concessionari classici e delle officine delle auto ICE sarà messa alla prova e saranno necessari aggiustamenti strutturali. Ma una riqualificazione dell’attuale forza lavoro e l’emergere di nuovi attori, sostiene lo studio, avrebbe un “prezzo sociale” complessivo indiscutibilmente positivo.

 

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16 COMMENTI

  1. Qui nel Monferrato vedo tantissimi tetti liberi per il fotovoltaico e molti campi coltivati per le biomasse, io sono dell’idea che la terra deve darci da mangiare.

    • Fantastico, non mi sembra vero. Eppure è ancora troppo poco: l’impianto di Catania ha una capacità produttiva nominale di circa 200 Mega Watt di pannelli all’anno ossia 0,2 GW; per arrivare ai 6,5 GW di nuove installazioni necessarie ogni anno mancano ancora 6,3 GW di pannelli. Vuol dire oltre 30 fabbriche come quelle di Cattania.

  2. “… Sarebbe necessario installare 6,5 GW di nuova capacità di generazione all’anno, cioè raddoppiare in un decennio la capacità attuale …”
    “… Nell’ultimo biennio, addirittura, le nuove installazioni non hanno superato una media di 1 GW all’anno …”

    Da qualche parte si vedono segnali di un miglioramento della situazione?

    • Pare che Enel Green Porwer abbia un importante piano di installazione di nuovi impianti solari ed eolici. Anche il superbonus 110% dovrebbe contribuire. Speriamo infine che arrivino risorse dal Recovery Plan

      • A pagina 46 dell’Italy Climate Report 2020 la tabella indica che il maggiore incremento di elettricità rinnovabile da qui al 2030 dovrebbe arrivare dal fotovoltaico (da 23 TWh all’anno a 102 TWh all’anno) e dall’eolico ( da 18 TWh all’anno a 55 TWh all’anno). Speriamo che la politica colga l’occasione e si dia da fare per sviluppare una filiera di produzione, se non italiana, almeno europea, e non essere dei semplici importatori di prodotti cinesi.
        Domanda: qualcuno sa se in Italia ci sono fabbriche, di una certa consistenza, per la produzione di pannelli fotovoltaici o batterie o inverter?

        • Pannelli fotovoltaici in grande serie no. Ma Solbian di Soldini fa prodotti molto sofisticati per la nautica. Faam costruirà un impianto pilota per produrre celle per batterie al litio. Flash Battery produce batterie litio ferro fosfato per veicoli speciali e nautica. Molte medie aziende producono inverter per impianti fotovoltaici, nessuna che io sappia, per automotive. Bonfiglioli produce i sistemi di movimentazione dei grandi generatori eolici, Stm è all’avanguardia nei semiconduttori per automotive, Atop è tra i principali produttori di macchine per motori elettrici, Marelli è un grosso fornitore di motori elettrici per auto e moto. La lista potrebbe continuare. Abbiamo tanti fornitori di componentistica, pochi colossi. Come al solito

  3. purtroppo il governo ha sbagliato la misura del 110%…legando l’incentivo dei pannelli solari ad altri interventi. Normalmente le assemblee di condominio non sono situazioni facili da gestire…e spesso ci sono inquilini che non hanno sensibilità ecologica e/o tecnologica…un conto è andare in assemblea e dire che senza cacciare un euro avranno energia elettrica gratis, un altro è prospettargli un cantiere per il cappotto termico…(che per carità è una misura ottima ma andava messa come accessoria).

    Io stesso sto esitando a contattare l’amministratore per vedere il da farsi…e di tetto pannellabile ne avremmo…

    • Caro Alberto, non per difendere il governo a prescindere, ma credo che il superbonus 110% vada inquadrato in un contesto. Un conto è utilizzare denaro pubblico per incentivare interventi con forte valenza sociale (risparmio energetico, riqualificazione degli edifici, stimolo al settore costruzioni), un altro è regalare i pannelli fotovoltaici (quasi tutti costruiti in Cina) a chi ha la fortuna di avere un tetto libero.

      • Non si tratta di difendere il governo (del quale a titolo di cronaca mi fido abbastanza visto il periodo che stiamo vivendo)…nè di favorire i produttori cinesi (che giocoforza saranno favoriti a prescindere). Si trattava di puntare i soldi su un intervento per affrancare (in parte) il paese dalla dipendenza energetica. Banalmente anche solo pannellando i tetti degli uffici pubblici. Ok, andranno via (si spera) un pò di riscaldamenti a petrolio e carbone nei condomini più vecchi, ma resto dell’idea che l’intervento più efficace e duraturo sarebbe stato quello dei pannelli (e per togliere il concetto di regalo si potevano studiare mille forme di gestione degli impianti per un certo numero di anni).

        ps: siamo parecchi palazzi in italia ad avere un tetto libero 😉

  4. Sono ottimi propositi che però si scontrano con burocrazia, norme vetuste, interessi di altra natura.
    Non vi siete chiesti come mai ENEL un gigante delle rinnovabili, non per sua volontà, è una multinazionale con enorme ” potenza di fuoco” all’estero che diventa quasi un nano nelle rinnovabili in Italia ?
    Faccio un esempio. Nel mio comune una società aveva chiesto la possibilità di installare del fotovoltaico su un terreno comunale “abbandonato a se stesso” con vantaggi anche economici per il suo bilancio . Immediatamente è stato detto che l’area era meglio utilizzarla per fini o di rimboschimento con specie autocnone o per coltivazioni biologiche… insomma oggi giace li cosi’ come era , come è da molto, senza prospettive… non si può essere sempre contro…

  5. Bisogna si accelerare sempre di più su rinnovabili ed auto elettriche. L’ecobonus al 110% e gli incentivi sono tutti segni di una forte volontà di cambiamento ed anche le stesse società stanno capendo..

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